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Autore: Cara93    11/06/2016    1 recensioni
Una sera, riguardando vecchi episodi di Merlin, ho deciso di buttare giù un'idea che mi frullava da un po' in testa. Un crossover con la serie tv La Spada della Verità. Uther è ancora vivo, Artù è combattuto fra le sue responsabilità e il suo amore per Gwen. Merlino è ancora costretto a nascondere la sua natura, mentre Morgana trama alle spalle del re. In questo conteso, una misteriosa donna giunge da un'altra dimensione: Kahlan Amnell. Che fin da subito, esercita una sorta di attrazione verso il principe di Camelot e il suo mago. Ha bisogno di aiuto. Lo riceverà?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Contesto generale/vago
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Quando arrivarono, Artù e gli altri trovarono solo Galvano, in piedi e tremante. Il cavaliere raccontò al principe ciò che era successo, tentando di calmarsi. Incredulità e rabbia travolsero Artù: Merlino gli aveva mentito per tutto quel tempo! Merlino faceva parte di quella razza bastarda che gli aveva portato via la madre, Merlino doveva pagare, pensava, la mente confusa. Poi, lo guardò, lì a terra, indifeso. Quante volte lo aveva salvato? Quante volte lo aveva fatto sorridere, facendogli dimenticare i suoi pensieri? Quante volte si era dimostrato un amico con lui?
-Pecifal, aiuta Merlino. Mettilo in una posizione...un poco più comoda-disse, poi. Il giovane mago, infatti, quando era crollato a terra, svenuto, era caduto a faccia in giù, gli arti scomposti, il collo in una posizione strana, tanto che i cavalieri avevano creduto fosse morto. Poi avevano rivolto l'attenzione al resto della radura. Due donne e decine di morti. Poi c'era Elyan. Anche lui svenuto. Galvano aveva raggiunto il compagno e lo aveva allontanato dalle due donne. Dopo quello a cui aveva assistito, il povero cavaliere non aveva avuto il coraggio di toccarle, perciò ancora giacevano a terra, ciascuna ad un lato della radura. Distolti i pensieri dal suo servitore, si accorse che l'omone del bosco, Chase, si era avvicinato a Lady Kahlan e che la scrutava senza toccarla. Incuriosito, si avvicinò.
-Dovremmo spostarla, vedere come sta e portarla al castello-parlò quasi tra sè, senza rivolgersi a nessuno in particolare. Infatti, la mente di Artù era dominata dalla preoccupazione per suo padre e dai suoi sospetti. Aveva scoperto che Merlino era un mago e che aveva lanciato un incantesimo contro le due donne, mentre la bionda stava attaccando Lady Kahlan. Ma Elyan? Galvano gli aveva raccontato che il fratello di Gwen aveva attaccato la priora e non l'altra donna. Perchè mai? Che fosse successo qualcosa?
-No, sire, è meglio non toccarla. Almeno finchè non sarà sveglia-disse Chase. Il principe, incuriosito, lo guardò di sottecchi. Cosa sapeva?
-Non è morta, se è questo quello che temete-rispose l'uomo al suo sguardo. Un movimento attirò la sua attenzione: la bionda. Estrasse subito la spada e la puntò alla gola della donna, che si stava mettendo seduta. Alla vista dell'uomo sopra di sè, Kara sbuffò irritata.
-Ben svegliata, Mord-Sith-la salutò il guardiacaccia, ironico. Un silenzio stupito colse i cavalieri. L'omone e la donna in rosso si conoscevano. Il principe si spostò, dando modo al gigante nero di tenere sotto controllo l'altra. Kara ne approfittò per tentare un movimento verso le Agiel, che giacevano a terra, poco lontano da lei. L'uomo, accortosi del gesto, sguainò l'ascia e rapidamente, spinse via le bacchette rosse di Kara lontano da lei, mentre la donna seguiva ogni suo movimento, i gelidi occhi azzurri sprezzanti e pieni d'odio verso quelli che considerava suoi nemici.
-Sei ancora qui, pezzente? Credevo di averti ucciso-chiese, sprezzante.
-Credevi male, ragazzina. Non ti hanno insegnato a controllare, prima di definire un lavoro concluso?-
-Non mi importa della feccia-disse, irosa. Chase stava per ribattere ancora, quando la bionda emise un gemito, tenendosi la testa.
-Tu...-riprese la donna. -Io ti ho già visto. Sei un amico di Lord Rahl. Ma come posso riconscerti? Non sei mai stato al Palazzo del Popolo... non ti ho mai visto lì- era confusa e gemeva di dolore. Chase aveva giò visto la Mord-Sith e la conosceva semplicemente perchè Richard, quando era ancora l'uomo di un tempo, gliel'aveva presentata come una cara amica e anche la Madre Depositaria e il mago avevano fatto altrettanto: fosse stato per lui, la donna in rosso sarebbe marcita all'Inferno insieme al Guardiano e a tutti i suoi mostri. Un altro gemito distolse l'attenzione di Artù dalla bionda e dalle domande che il principe si preparava a fare. Merlino era sveglio. Sempre con la spada spianata, si avvicinò al mago e gliela puntò contro, incurante dei suoi uomini, a cui aveva ordinato chiaramente di trattare Merlino normalmente: era un mago, certo, ma era anche un loro amico. Il giovane spalancò la bocca, gli occhi sgranati. Artù gli stava puntando la spada al petto, lo sguardo duro.
-Perchè?- gli chiese il biondo principe.
-Cosa? Artù, non capisco...-
-Ora basta, Merlino! So cosa sei!-
-E allora? Cosa avete intenzione di fare? Imprigionarmi? Esiliarmi? Oppure consegnarmi a vostro padre, che sono sicuro, farà preparare una pira alta quanto me?- Artù non aveva mai visto il suo servitore così deciso e sicuro si sè. Era la magia a renderlo tale, o era già così?
-Artù, io...so che riderete di me, che mi prenderete in giro a vita, ma io vi considero un fratello! Sono un mago e non ve l'ho detto. Se l'aveste saputo, cosa avreste fatto? Mi avreste dato modo di spiegare, di farvi capire che, nonostante i miei poteri, io non sono malvagio?- Il principe abbassò la spada. Merlino aveva ragione. Se, quando si erano conosciuti, gli avesse rivelato la sua natura, di sicuro ora non sarebbe stato il suo servitore, ma cenere. Sapeva che Merlino non era cattivo, anzi, che gli era fedele. Mai come in quel momento il principe era consapevole della fiducia che provava verso il ragazzo. Gli altri cavalieri sospirarono di sollievo, temevano per la vita di Merlino, ma soprattutto che il loro principe facesse qualcosa di cui si sarebbe poi pentito.
-Allora non siete così arrogante come volete far credere!- intervenne una voce roca e contrariata, alle loro spalle. Kahlan si era ripresa e osservava attentamente gli uomini mentre stavano "regolando i conti" a modo loro. Merlino, che la poteva vedere bene, emise un gemito strozzato, mentre gli altri si voltarono verso la donna in verde. Involontariamente, i baldi cavalieri arretrarono dalla donna, seduta ai piedi di un albero.

Perchè si stavano comportando in quel modo? Kahlan non sapeva darsi una spiegazione. Mentre stava riprendendo conoscenza, aveva sentito le voci dei cavalieri. Subito, il suo pensiero era volato a Kara. Era sveglia, con un omone nero che le faceva da guardia, le Agiel lontane da lei. Guardò il profilo dell'uomo, sì, pensò, lo conosceva.
-Chase!-chiamò. L'uomo, senza distogliere l'attenzione dalla Mord-Sith, fece un gesto alla volta della Depositaria, senza guardarla. Aveva notato l'atteggiamento dei cavalieri e del ragazzo che loro chiamavano "mago", ma non ci aveva dato molto peso. Lui doveva sorvegliare quel demonio biondo. Fu la Mord-Sith a parlare, la fronte aggrottata:-Depositaria, sicura di stare bene?-

Ma che razza di domanda era? Si chiese Kara, appena l'ebbe pronunciata. Perchè mai dovrebbe preoccuparsi della mora? Dopotutto, il suo compito era ucciderla! Ma c'era qualcosa, che le diceva che era sbagliato, come una vocina dentro di lei che le chiedeva di aspettare. Il dolore alla testa era diminuito e riusciava a pensare abbastanza lucidamente. Perchè la Madre Depositaria era corsa in suo aiuto quando quei soldati l'avevano attaccata? Cosa non sapeva?
-Sto benissimo! Perchè non dovrei?- risposa, piccata.
-Da quando in qua, una Mord-Sith si preoccupa della salute della Madre Depositaria?-chiese Chase, ironico alla bionda, che gli rivolse uno sguardo disgustato, senza rispondere. Solo allora Artù si riscosse, fece per dirigersi alla volta di Lady Kahlan, quando una spada sguainata gli sbarrò la strada. Alzando un sopracciglio, il principe osservò l'uomo che gliela puntava contro, incredulo. Elyan. Come avevano potuto dimenticarsi di Elyan?
-Elyan, lasciami passare! Devo parlare con Lady Kahlan-disse, cercando di scostare la spada dal suo petto.
-No!- urlò il cavaliere -Nessuno si deve avvicinare alla mia Signora! Nessuno!- Gli occhi del principe incontrarono quelli del suo cavaliere. Era deciso, sembrava lo stesso Elyan di sempre eppure... eppure, il suo cavaliere, il fratello di Gwen gli stava puntando contro una spada, intimandogli di stare lontano da Lady Kahlan.
Percifal, Galvano e Lancillotto si avvicinarono al loro signore e al loro amico, guardinghi. Gli altri osservavano la scena: Kara indifferente, Chase curioso, Kahlan confusa e Merlino impaurito e in ansia per la sorte dei suoi amici. I cavalieri circondarono il loro compagno, la spada in mano, ma molle nella presa; non avevano alcuna intenzione di usarla contro Elyan se non fosse stato necessario.
-Elyan, smettila! Devo parlare con Lady Kahlan- continuò il principe.
-Lo potete fare anche da qui- ringhiò Elyan, spingendo la spada sempre più contro il petto del principe.
-Ma cosa..-
-Ora basta! Rimettete quelle spade al loro posto!- esplose Kahlan, abbastanza forte da farsi sentire da tutti. Con enorme stupore di tutti i presenti, tranne Kara e Merlino, Elyan obbedì, poi, voltandosi verso Kahlan:-Come desiderate, mia Signora- Non volò una mosca, Kahlan impallidì.
-Cosa gli hai fatto, strega?-urlò Galvano, pronto a balzare sulla Depositaria, se Lancillotto non l'avesse trattenuto.
-Io...mi dispiace, non..-tentò di dire, sempre pallida.
-Kahlan- intervenne, allora, Merlino, dolcemente, notando la confusione della donna -quando ho lanciato l'incantesimo che ci ha stesi, tu stavi Confessando Elyan-
-Cosa? Io...non-
-Ha ragione il mago da strapazzo, Madre Depositaria. Credi che quegli uomini si siano decimati da soli? Certo, avrei voluto prendermi tutto il merito, ma non sono così brava-intervenne, secca Kara. Il respiro si mozzò in gola alla Depositaria. Cosa era successo?

Confessare? Cosa diamine voleva dire Merlino? E perchè tra tutti solo la priora, la donna bionda, il gigante e Lancillotto avevano capito a cosa si stava riferendo il mago? Si sentiva inadeguato, terribilmente inadeguato, come gli capitava solo durante le feste di rappresentanza di suo padre, dove doveva sorridere e fare moine alla volta di nobili di cui non ricordava il nome e di cui non gli importava nulla e quando si trovava solo con Gwen. Doveva capire cosa stava succendendo, solo così, forse, quella sensazione di disagio sarebbe svanita.

Percifal percepì dai movimenti del guardiacaccia che voleva voltarsi in direzione della strega, la donna che era stata ospite al castello, ma che non voleva perdere di vista la donna in rosso. Si fidava del gigante, anche se non capiva il perchè. Come non capiva le battute che aveva rivolto alla bionda o al fatto che non si fosse scomposto alle parole di Merlino. Decise di seguire l'istinto, quello che tante volte lo aveva salvato in battaglia e con un cenno e una mezza pacca sulle spalle, fece capire all'omone che poteva distogliere l'attenzione dalla bionda: ci avrebbe pensato lui.

Chase si voltò verso Kahlan. Aveva sentito la conversazione, ma non aveva mai distolto l'attenzione dalla Mord-Sith, quindi non aveva avuto modo di vederla bene. Poteva immaginare perchè il cavaliere che li aveva ragguagliati, Galvano, l'avesse definita strega. Oltre a ciò che aveva fatto al loro amico, anche involontariamente, a quanto sembrava, e agli uomini ormai morti, nella radura, la donna aveva un aspetto tremendo, spaventoso. Guardandola, capì che le sensazioni che aveva provato nel bosco erano giuste: la Madre Depositaria aveva gli occhi iniettati di sangue, vermigli; le vene del viso ben visibili e la pelle tirata la rendevano simile ad uno spirito maligno o ad un demone e in più era pallida come una morta. L'aveva vista in quello stato quando aveva scatenato il Con-Dar nelle segrete del castello di Denna, ma c'era una differenza: si rendeva conto di quello che stava facendo, almeno in quel momento, cosa che la Furia del Sangue non rendeva possibile.
-Kahlan-la chiamò, come se dovesse domare una puledra selvaggia -Madre Depositaria, vi siete resa conto di aver scatenato la Furia del Sangue?-chiese, circospetto, cercando di non irritarla.
-Il Con-Dar? E perchè usi queste formalità con me, Chase?-domandò, come se non sapesse cosa fosse. Rassicurato, l'uomo continuò, descrivendole il suo aspetto. Dopo un attimo, la donna prese a tremare, incontrollata.
-Interessante-commentò con voce incolore la Mord-Sith -sapevo che era una prepogativa delle Depositarie, ma non ne avevo mai visti gli effetti. Siete più distruttive di un esercito, ecco perchè Lord Rahl vi vuole morte- all'ultima frase, un lampo le squarciò la testa, un dolore più forte di prima che quasi la stordì. Ma nessuno era interessato a Kara. Tutti gli abitanti di Albion cercavano di capire cosa fosse questo Con-Dar, la Furia del Sangue, che tanto aveva sconvolto la priora.

-Quello che non capisco-continuò il gigante -è perchè sei consapevole di quello che ti sta attorno.-
-Io...non lo so. Forse l'incantesimo di Merlino ha provocato qualcosa-disse, stanca. Fece per alzarsi, ma le forze le vennero meno. Tutto in lei era stato concentrato per scatenare il suo potere e ora il suo corpo stava chiedendo il conto, forse troppo salato, questa volta.
-Cosa sta succedendo?-si intromise Artù -Che strega siete?- le parole le giunsero all'orecchio attutite, stava per svenire di nuovo. Non sentì la spiegazione che Lancillotto, che era stato informato da Merlino riguardo alla sua natura e alla sua provenienza, stava dando al principe. Prima che cadesse a terra, di nuovo, delle braccia la sostennero e la adagiarono dolcemente su un materasso di felci.

-E voi sareste i miei amici fidati?-sbottò, contrariato. Non solo Merlino era un mago, ma ora scopriva che anche Lancillotto ne era a conoscenza!  Lo avevano raggirato, preso per stupido! Odiava sentirsi uno stupido.
-Quanti al castello sanno della tua natura? Gli stallieri? Le sguattere di cucina? Morgana? Gwen?- chiese, sperando che gli rispondessero che Gwen era, come lui all'oscuro di tutto.
-Soltanto Gaius-soffiò Merlino, piano.
-Certo. Gaius. Avrei dovuto immaginarlo-borbottò Artù, corrucciato.
-Anche lui era un mago, un tempo-si lasciò sfuggire il ragazzo.
-Un tempo? Che stai dicendo? Se si è servi della stregoneria, si è servi per tutta la vita!-continuò, freddo Artù.
-La magia non è un padrone severo, sire. Essa è paziente e consapevole dei limiti dei suoi adepti. Siamo noi esseri umani a sfruttarla, a non capire quando essa è utile oppure no, cercando sempre di fare di più perseguendo i nostri scopi, quali che siano. La magia non ha obbiettivi, la magia non dà restrizioni. Solo quello in cui crediamo lo può fare.-rispose il mago, parafrasando gli insegnamenti di Gaius e del Grande Drago, sperando che Artù capisse. Il principe fece per rispondera a tono, quando si accorse dello sguardo velato dell'omone.
-E tu, che diavolo hai?-gli domandò, sgarbato.
-Come è possibile?-chiese Chase, alla volta del mago, ignorando il principe -avete toccato la Madre Depositaria e siete ancora voi stesso!-
-Perchè non dovrei?-adesso era Merlino incuriosito.
-Giusto, voi non sapete cosa sia la Furia del Sangue-mormorò tra sè, prima di riprendere in tono che gli ricordava tanto il vecchio mago, che a sua volta gli aveva spiegato di cosa fosse in grado la donna in verde -in determinate situazioni, le Depositarie più potenti hanno la capacità di scatenare il loro potere tutto in una volta, senza bisogno di pause. In questi casi, è come se la loro magia si impossessasse di loro, come se solo lo scopo che le avevano portate a scatenare tanta potenza le potesse sorreggere-
-Quella cosa che voi avete chiamato Furia del Sangue-intervenne Lancillotto. Galvano e Percifal, poco interessati a quelle questioni erano uno intento a sorvegliare Elyan, l'altro Kara, che sembrava come svuotata, la testa tra le mani.
-Esatto, Cavaliere. Non è una capacità alla portata di tutte. Ci vuole molta forza, determinazione e, soprattutto, spirito di sacrificio. Di solito, la Depositaria che scatena il Con-Dar non soppravvive a lungo. Kahlan è l'unica eccezione-
-Quindi, ha già scatenato questa forza?-chiese Merlino. Il gigante annuì. -E come è sopravvissuta?-
-Richard-rispose, sospirando triste.

-Chissà cosa l'ha portata a questo-borbottò Lancillotto. Dopo un momento di riflessione, avevano deciso che Merlino, con l'aiuto di Elyan, che si era agitato alla vista di un altro uomo che sfiorava la mora, l'avrebbero portata al castello, da Gaius. Stessa sorte sarebbe toccata alla Mord-Sith, solo che avrebbe affrontato il viaggio da prigioniera, scortata da Percifal e Chase.
-Credo che l'abbia fatto per me. Per difendermi-rispose la bionda, alla domanda retorica del Prode.
-E perchè avrebbe dovuto?-domandò Chase, anche se immaginava la risposta. Sapeva che la Madre Depositaria sarebbe morta, pur di aiutare i più deboli, soprattutto se questi erano suoi amici. E in qualche modo, aveva giudicato debole la donna in rosso, anche se non si spiegava come quella definizione potesse essere applicata ad una Mord-Sith.
-Non lo so, pezzente. Ma lo scoprirò, dovessi morire-gli rispose, gelida. Non si rese conto che il suo tono aveva fatto rabbrividire Galvano, che tra sè pensava che non avrebbe mai più guardato una donna attraente nello stesso modo, dopo quell'esperienza.

-Mio signore!- al suono della voce della sua pupilla, Uther si voltò. Stava camminando per i corridoi, impaziente. Voleva che le guardie riportassero al castello Lady Kahlan al più presto, ma sapeva che i suoi desideri non potevano essere realizzati con uno schiocco di dita. Poi, Morgana lo aveva chiamato. La scrutò a lungo: non aveva lo sguardo accigliato e freddo che aveva notato in lei dalla comparsa di sua sorella; Morgana credeva di averlo nascosto bene, ma una durezza nuova nello sguardo aveva fatto capire all'acuto re che qualcosa non andava. Si era sempre fidato di lei, sicuro del suo affetto, ma quel cambiamento improvviso l'aveva preoccupato non poco. Quel giorno no. Sembrava la ragazzina che aveva cresciuto alla morte di Gorlois, allegra e solare. La ragazzina che aveva sempre considerato una figlia.
-Posso camminare con voi?-chiese, sorridendo, per una volta sincera. Aveva i capelli neri sciolti sulle spalle, un abito blu con decori dorati, a maniche corte, con una cintura di tessuto blu che le sottolineava la figura sottile. Era bella, Morgana. Bella quanto sua madre, pensò, scacciando quel pensiero molesto. Non gli capitava mai di ripensare alla madre di Morgana, mai. Allora perchè lo stava facendo in quel momento? Prima di acconsentire, si passò una mano sulla fronte sudata. Cosa gli stava succedendo? Da quando la sua mente si faceva dominare così facilmente da desideri e ricordi diversi da quelli che lo tormentavano dalla nascita del suo unico figlio? Stava forse impazzendo?

Richard Rahl, come Uther camminava spedito per i corridoi del Palazzo del Popolo. E come Uther venne fermato da una persona, nel suo caso Lady Ravenna.
-Tutto sta procedendo secondi i piani, amore mio. Ancora poche ore e la Madre Depositaria e quella fastidiosa Mord-Sith saranno solo un ricordo-alitò la donna al suo fianco.
-Credi davvero che le due sorelle siano in grado di sostenere la loro parte fino in fondo?-chiese, incolore.
-L'Ultima Sacerdotessa, Morgause, sembra decisa, molto più di quell'altra. Morgana si affida troppo alla sorella, se dovesse accaderle qualcosa, chissà come reagirebbe-rispose, pensierosa.
-Hai intenzione di far del male all'Ultima Sacerdotessa?-domandò, disinteressato. Non gli importava della sorte delle due donne. L'unica di cui gli imporatava era lì, al suo fianco.
-Non vorrai davvero dare a quelle due il Libro, vero? Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto...-chiese, stupita.
-Certo che no! Solo che non pensavo volessi liberartene così presto- Ravenna gli sorrise, radiosa.
-Io non farò niente, Richard. Faranno tutto da sole.-

Un rumore distolse Zedd dalle sue riflessioni. Ancora. Solo che questa volta era attutito dalle pareti della cella. Cosa poteva mai essere? Limitato dalle catene, il vecchio mago prese a ispezionare le spesse pareti, alla ricerca di qualcosa, ancora non sapeva cosa. Dopo ore, che parvero al vecchio interminabili, sentì uno spiffero freddo provenire dalla parete di fondo. Lentamente, con un unghia cominciò a grattare il muro. Poteva pazientare. Tanto non sarebbe uscito presto da lì. Aveva tutto il tempo del mondo, o per lo meno quello che Ravenna e Richard gli avrebbero concesso. Si domandava spesso perchè non l'avessero messo a morte, specie dopo quella conversazione con Ravenna. Ma sapeva che, nonostante la clemenza momentanea del nipote, doveva muoversi. Perchè i suoi veri nemici erano l'immobilità e l'inerzia; forse, se si fosse occupato in qualche modo, il tempo sarebbe stato dalla sua parte.

Nota: un ringraziamento a chi sta seguendo, leggendo e a chi ha recensito la storia. Grazie di cuore!
   
 
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