Note della traduttrice: Capitolo un po' di transizione, ma cosa c'è di meglio di un po' di sano fluff? E vai (di nuovo) di cliffhanger finale <3
Capitolo
7
Le
tende
svolazzavano leggermente, mosse dal vento freddo che soffiava
attraverso la
finestra aperta; Shizuo pensò di alzarsi per andare a
chiuderla, ma poi
realizzò che per farlo avrebbe dovuto spostare Izaya, che si
era addormentato
sul suo petto. Sembrava stanco come se non dormisse da giorni, e il
biondo non
avrebbe rischiato di svegliarlo per niente al mondo, quindi si
limitò a coprire
entrambi con il lenzuolo, sorridendo per come il ragazzo strofinava il
naso
contro il suo petto. In lui stava crescendo un calore che nemmeno il
freddo
della stanza poteva soffocare, ed era il sollievo di sentirsi
finalmente
accettato; Izaya aveva conosciuto la sua parte più
mostruosa, ne era stato
addirittura ferito, eppure era ancora lì. Shizuo
passò una mano tra i suoi
capelli scuri e gli posò un bacio sulla nuca, ripensando a
quella sera sul
tetto.
Non
si erano
baciati una seconda volta, si erano solo seduti vicini, con le gambe a
penzoloni dal bordo dell’edificio, e avevano chiacchierato a
lungo, sfiorandosi
appena le dita. Izaya era stato insolitamente silenzioso, ma Shizuo
aveva avuto
l’impressione che non volesse parlarne, quindi non gli aveva
chiesto nulla. Si era
limitato a raccontargli quello che riusciva a ricordare della sua
infanzia: per
la maggior parte aveva parlato della sua forza sovraumana, di tutte le
volte
che era finito in ospedale, e di quando aveva distrutto un negozio per
cercare
di salvare la proprietaria dagli uomini che la stavano minacciando
«Ehi,
Izaya?»
«Che
c’è?»
«Volevo
solo proteggerti.»
«Sì»
la mano di Izaya si posò sulla sua «Lo
so.»
Spostò
il
braccio, facendolo passare dietro al collo di Izaya e avvolgendo
l’altro
attorno al suo fianco. Il ragazzo si era addormentato addosso a lui
mentre
erano sul tetto e Shizuo l’aveva portato nella sua stanza,
poi aveva sistemato
entrambi sul letto, dopo aver gettato sul pavimento tutti i vestiti che
c’erano
sopra. All’inizio aveva pensato di accompagnarlo a casa, ma
poi si era
ricordato di non sapere dove viveva. C’erano un sacco di cose
che non sapeva di
lui: che lavoro facesse, quale fosse il suo cognome, perché
diavolo continuasse
a chiamarlo Shizu-chan.
Però
pensandoci bene c’erano altrettante cose che, invece, sapeva:
i suoi cibi
preferiti, i film e i libri che amava; la sua infinita conoscenza di
battute
toc toc, tanto orrende da far sospirare a gran voce chiunque avesse un
minimo
di buon senso; le ventiquattro ore filate che una volta aveva trascorso
guardando soap opera, cercando di capire quella che sembrava essere
“una parte fondamentale
dell’esistenza umana”.
Che importava se non conosceva il suo nome completo? C’erano
tante altre cose assai
più importanti nella sua vita.
«”Quella
che
noi chiamiamo rosa, anche con un altro nome avrebbe il suo soave
profumo”» declamò,
sorridendo; per un attimo sperò che Izaya fosse sveglio, in
modo che potesse
assistere a quest’ulteriore prova della sua cultura
letteraria, poi realizzò quanto
doveva suonare sdolcinato e fu molto, molto
felice che il ragazzo stesse dormendo.
Passarono
un
paio d’ore prima che Izaya si svegliasse, e a quel punto il
respiro di Shizuo
si era fatto regolare, e buona parte del suo peso gravava ormai sulla
nuca
dell’informatore. Izaya rimase immobile per un po’,
prendendosi del tempo per
scendere a patti con quella situazione; non si era mai addormentato
accanto a
qualcuno prima d’ora, non si era mai svegliato trovandosi
avvolto dal calore di
un’altra persona. Era la vulnerabilità di quello
scenario ad irritarlo: addormentarsi
vicino a qualcuno significava mostrarsi privi di difese, e soprattutto
significava fidarsi di quella persona, mentre Izaya non si fidava di
nessuno.
Eppure eccolo lì, raggomitolato accanto al suo peggior
nemico, a strofinarsi
gli occhi ancora assonnati. Il suo peggior nemico. Quello che lo aveva
baciato.
Che gli aveva preso le mani tra le sue. Che lo stringeva tanto forte da
fargli
sembrare che fossero le sue braccia a tenerlo in piedi.
Izaya
si
raddrizzò, cercando di analizzare meglio la situazione; la
luce stava
cominciando a filtrare attraverso le tende semi aperte, e il ragazzo si
ritrovò
ad apprezzare il fatto che Shizuo fosse così caldo, dato che
ormai la stanza
era diventata quasi fredda. Si mosse istintivamente per tornare
più vicino a
lui, prima di rendersi conto di quello che stava facendo. Non
c’era modo che
quella storia potesse funzionare. Non che lo volesse, provò
a dirsi, ma quanto
quella fosse una bugia appariva ovvio da come le sue mani giocavano
distrattamente con il polsino della maglietta di Shizuo, e dagli angoli
delle
sue labbra che minacciavano di piegarsi in un sorriso. Non aveva mai
avuto
bisogno di contatto umano: per lui era delizioso, ma anche ridicolo,
che la
gente credesse di poter migliorare la propria vita grazie
all’interazione con
specifici membri della loro specie; Izaya rideva di come i sentimenti
per
qualcun altro riuscissero a prendere il controllo del corpo e della
mente, che
procurassero dolore fisico, che spingessero a ignorare la logica, che
rendessero
felici le persone indipendentemente dai beni materiali. Eppure, mentre
si
districava dal biondo, riusciva a sentire il proprio petto stringersi
fastidiosamente, causandogli un vago senso di nausea.
All’inizio aveva creduto
che queste reazioni fossero il modo in cui il suo corpo esprimeva
l’innaturalità
della situazione, ma poi aveva cominciato a pensare che forse
significavano
qualcos’altro.
Izaya
rimase
sul letto per un po’, dopo essersi allontanato dal corpo di
Shizuo e da quel
bozzolo protettivo che lo aveva avvolto fino a quel momento.
Esaminò lo sguardo
tranquillo e pacifico sul suo viso, e quell’innocenza, quasi
da bambino, che
era molto lontana dall’espressione a cui era abituato, tanto
che stentava quasi
a riconoscerlo. Shizuo aveva sempre costituito un’eccezione,
per lui. Era
l’unica persona per cui avesse provato qualcosa di diverso,
prima come adesso:
effettivamente, prima provava
istinti
omicidi, adesso stava ammirando
come
il suo naso si contraesse di tanto in tanto durante il sonno, facendolo
assomigliare
a un coniglio troppo cresciuto. Carino.
No.
Non
carino.
Izaya
sospirò a bassa voce. Stava diventando sempre più
difficile ignorare il tipo di
parole che il suo cervello gli suggeriva quando pensava al biondo.
Supponeva
che, se avesse dovuto fare un gioco di associazione di parole a tema
Shizuo due
settimane prima e uno in quel momento, i risultati sarebbero cambiati
drasticamente; si passava da citazioni ai romanzi di Chuck Palahniuk
alla posta
del cuore dei giornaletti per adolescenti.
Dopo
aver
riflettuto per un momento sul modo assurdo in cui la frangia di Shizuo
si era aggrovigliati,
Izaya immaginò che la situazione dei suoi capelli sarebbe
solo peggiorata mano
a mano che dormiva; serrò le palpebre, sperando di liberarsi
delle parole che
stava disperatamente cercando di non associare al biondo. Quando il suo
tentativo fallì, decise che probabilmente era arrivato il
momento di andarsene.
Però…
Se
Shizuo
fosse rimasto sdraiato in quel modo, probabilmente gli sarebbe venuto
il mal di
schiena.
Lanciò
un’occhiata alla finestra, sapendo che avrebbe dovuto
andarsene e basta, poi
borbottò un “fanculo”
a denti stretti
e cominciò a cercare di sistemare il biondo in una posizione
potenzialmente
meno dolorosa.
Non
era un
compito facile. Izaya si piazzò a un lato del letto, facendo
passare le braccia
sotto le ginocchia del biondo e dietro la sua schiena per cercare di
spostarlo
più in basso, ma ogni volta che ci provava il biondo
rotolava verso l’altra
parte del materasso, rendendogli impossibile muoverlo. Aveva bisogno di
sollevarlo mentre era dritto, in modo da non dover reggere il suo
pesò, così
guardò il ragazzo addormentato e sperò
intensamente che non si svegliasse. Salì
in piedi sul materasso, spiegazzando le coperte con i piedi, e si
chinò,
provando di nuovo da quella nuova posizione, ma scoprì di
essere troppo lontano
per riuscire ad avere una presa solida. Sospirò e si chiese
se fosse il caso di
adottare “fanculo” come
suo nuovo
mantra, prima di realizzare che quella probabilmente non era la cosa
migliore
da dire mentre si trovava inginocchiato sullo stomaco di
un’altra persona. Mise
una mano dietro ai reni di Shizuo e l’altra tra le scapole,
sussultando per il
peso che ora gravava sul suo fianco ferito, ma determinato a non
pensare a come
si sarebbe evoluta la situazione se Shizuo fosse stato sveglio.
Immaginò quegli
occhi intensi che lo guardavano, quelle mani rudi di nuovo sui suoi
capelli e
attorno ai suoi fianchi, che lo attiravano verso di lui…
A
quel punto
Izaya spinse un po’ troppo forte e la nuca del biondo
scivolò contro la
testiera del letto, per poi rimbalzare sul materasso.
L’informatore raggelò,
spostando lo sguardo sullo spiraglio d’ambra che ora si
intravedeva tra le
ciglia scure.
«Izaya…
che stai
facendo?»
«Io,
beh,
dovevo andare al lavoro, quindi mi sono alzato, poi però,
beh, tu sembravi
scomodo, quindi stavo cercando di spostarti, ma continuavi a scivolare
e io…
ecco.»
Era
sconvolto. Gli sembrava di cadere a pezzi davanti a quegli occhi caldi.
E lui
non era mai sconvolto.
Dannazione,
Shizu-chan.
«Oh»
rispose
Shizuo «Grazie.»
Izaya
si
ricordò di essere praticamente accovacciato su di lui, a
pochi centimetri dal
suo viso, e si raddrizzò. Realizzò troppo tardi
di esserglisi seduto in grembo,
ma tentò comunque di sembrare disinvolto, combattendo il
rossore che gli stava
salendo sulle guance. Non c’era un modo non imbarazzante di
uscire da quella
situazione, però stare seduto in braccio a Shizuo era di
certo l’opzione
peggiore – e allora perché non si era ancora
spostato? Per quanto si sforzasse
di pensare, non riusciva a concludere nulla. Chinò la testa
all’indietro e
chiuse gli occhi, mentre si liberava della tensione scaricando il peso
del suo
corpo su Shizuo. Si lasciò sfuggire un sospiro di
esasperazione e lanciò
un’occhiata al ragazzo, decidendo che quella era stata la
decisione peggiore
della sua intera vita. Gli occhi del biondo erano luminosi,
c’era un bagliore
da cui l’informatore non riusciva a distogliere lo guardo;
aveva ancora i capelli
scarmigliati, che gli ricadevano di fronte al viso in un modo che
alcuni
parrucchieri avrebbero pagato oro per ricreare; aveva la bocca
leggermente
aperta, e respirava piano.
Prima
di
sapere cosa stesse facendo, la mano di Izaya si infilò tra i
capelli di Shizuo,
scendendo fino alla mascella per tracciare il contorno delle sue labbra
socchiuse. Il biondo cercò di sedersi, avvolgendo le braccia
attorno ai suoi
fianchi per avvicinarsi a lui il più possibile. Le loro
fronti si sfiorarono e
l’informatore avrebbe potuto rievocare ogni singola volta che
erano stati così
vicini, però pieni di rabbia piuttosto che di lussuria. Si
baciarono, e Izaya
trattenne un gemito quando sentì la lingua di Shizuo
sfiorargli il labbro
inferiore, e i suoi denti che lo mordicchiavano leggermente. Le mani
del biondo
scivolarono sotto la sua maglietta e le sue dita callose gli mandarono
brividi
per tutto il corpo. Sia la mano che le labbra se ne andarono
decisamente troppo
presto, e un Izaya un po’ eccitato si ritrovò a
sbirciare attraverso le ciglia
per scoprire cosa fosse successo. Shizuo si era steso di nuovo, con le
braccia
incrociate sotto la testa e le guance in fiamme. Tuttavia stava
guardando verso
di lui e non sembrava imbarazzato, nonostante Izaya si sentisse sempre
più
indignato.
«Hai
detto
che devi andare al lavoro» spiegò, alzando le
spalle «Non voglio farti arrivare
tardi.»
«Ma
se sono
un libero professionista! Io lavoro per me stesso»
piagnucolò lui, mentre il
suo corpo protestava a gran voce per l’interruzione del
contatto.
«Mi
hai
raccontato fin troppi aneddoti sulla tua segretaria pazza. Non ho
nessuna
intenzione di inimicarmela» lo prese in giro Shizuo, roteando
gli occhi di
fronte all’occhiata di biasimo che gli lanciò
l’altro ragazzo. Izaya crollò sul
petto di Shizuo, appoggiando il mento sulle sue dita incrociate sul
costato, e
un’espressione petulante si fece strada sul suo viso.
«Avanti,
fuori di qui» aggiunse Shizuo, divertito, facendogli cenno di
andarsene prima
di prendergli il viso tra le mani e chinarsi per baciarlo sul naso.
Izaya piegò
la testa all’indietro e catturò la bocca del
biondo per spingere le labbra
sulle sue. Un paio di braccia si avvolsero attorno alle sue cosce, e il
ragazzo
all’inizio si rallegrò, prima di sentirsi
sollevare dal letto; allora attorcigliò
le gambe attorno a Shizuo, rifiutandosi di scendere per continuare a
baciarlo.
Il biondo lo trasportò fino alla finestra, spingendolo
contro il muro, e
approfondì il bacio per un momento, prima di interromperlo.
«Se
non te
ne vai, sarò costretto a buttarti fuori dalla finestra io
stesso» lo avvertì.
Izaya si sorprese ancora una volta della mancanza di veleno nelle sue
parole.
Era proprio quella voce roca e scherzosa a fargli venire voglia
di….
Il
ragazzo
sbuffò la sua frustrazione con un ringhio.
«E
allora
mettimi giù, razza di protozoo.»
Dio
pensò Quand’è
che è diventato un nomignolo affettuoso?
Shizuo
lo
assecondò, sorridendo con quel suo stupefacente sorriso
non-omicida, e Izaya
cominciò ad arrampicarsi fuori dalla finestra. Quando
entrambe le sue gambe
furono fuori, appoggiate a un cornicione sotto i suoi piedi,
sentì una mano che
gli sfiorava i capelli, e si girò per salutare. Le sue
parole vennero troncate
sul nascere dalla bocca di Shizuo sulla sua. Il bacio era casto, ma
Izaya ne fu
riconoscente, dato che si trovava a svariati metri di altezza.
La
mano del
biondo scivolò lungo la sua mascella con un sorriso che gli
incurvava le
labbra, e Izaya si stupì di non averlo mai visto in quel
modo. Era… felice.
«Ciao»
disse
Shizuo, allontanando la mano dal viso di Izaya. Qualcosa si
attorcigliò nello
stomaco dell’informatore, e il ragazzo sentì
l’irrefrenabile impulso di
sporgersi in avanti e riprendersi quella mano, stringerla fino
impossessarsi di
tutto il suo calore. Digrignò i denti e cercò di
riacquistare il controllo di
sé.
«A
dopo,
Shizu-chan» e dopodiché si calò
giù dall’edifico, sforzandosi di impedire alle
sue paranoie di sfondare il muro mentale con cui le aveva finora
bloccate.
Aveva bisogno di non pensare a quanto la sua già ambigua
relazione con Shizuo
si fosse trasformata in coccole e baci e altre tipiche dimostrazioni di
affetto. Già era stato strano parlargli senza tentare di
ucciderlo o farlo
arrabbiare, ma adesso cosa provava per il biondo? Simpatia?
Fanculo,
pensò, scompigliandosi i
capelli Sono troppo giovane per queste
stronzate da crisi di mezza età.
Izaya
raggiunse il marciapiede e cominciò a camminare verso la
stazione, così perso
nei suoi pensieri da non notare il dottore occhialuto e la motociclista
vestita
di nero che lo fissavano dall’altra parte della strada.
EXTRA:
«Okay,
me ne è venuta in mente una davvero buona.»
Shizuo
per tutta risposta sospirò, roteando gli occhi di fronte a
quell’Izaya sovraeccitato che sedeva sul bordo del suo letto.
«No,
Izaya, arrenditi. Non sei capace.»
Il
ragazzo gli diede un calcetto e tirò fuori la lingua.
«Per
favore, Shizu-chan, questa qui è fantastica, te lo
assicuro»
insisté, sbattendo le ciglia. I due avevano passato
l’ultima mezz’ora seduti
l’uno davanti all’altro, mentre Izaya sciorinava
una lunga lista di terribili
barzellette toc toc, fermandosi solo per ridere istericamente alle sue
stesse
battute. Beh, qualcuno doveva pur farlo.
«E
va bene, basta che la smetti di fare quell’espressione
idiota.
Avanti, spara.»
Izaya
gli elargì un gran sorriso, e un luccichio nei suoi gli
occhi lo
spinse a chiedersi se arrendersi fosse stata una buona idea.
«Grande!
Okay, comincia tu.»
«Toc
toc.»
«Chi
è?»
Shizuo
si immobilizzò, interdetto, restando con la bocca
leggermente
aperta. Non è così che dovrebbe andare,
pensò, perplesso. La sua
confusione venne presto interrotta da Izaya, che stava quasi soffocando
dal
ridere, mentre si reggeva i fianchi con le mani. Poi Shizuo ci
arrivò.
Ma
tu guarda
che idiota.
Nel
prossimo
capitolo:
Shizuo riceve una visita da Celty
e Shinra e Izaya riceve consigli di cuore da Namie.