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Autore: Persefone3    12/06/2016    5 recensioni
Killian Jones è un giovane e promettente artista di Boston, ma la sua vita non è stata sempre facile. Proprio nel momento in cui decide di iniziare a riprendere in mano la sua vita, una giovane donna fa capolino nella sua vita. Dal canto suo, Emma Swan non ha la minima idea che dopo il suo incontro con Killian tutto quello che l'ha spinta a chiudersi in se stessa sta per subire un forte scossone. Riusciranno a trovare un loro equilibrio? E cosa succede quando uno dei due si troverà nella delicata situazione di dover proteggere l'altro dai residui del proprio passato?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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IX. When You Need, I’ll be There For You
 
La pensione stava bruciando. I pompieri avevano perimetrato l’edificio per agevolare le operazioni di soccorso. Emma iniziò a cercare Granny preoccupata. Provò a superare il nastro ma uno dei pompieri la bloccò.
 
- Dove crede di andare signorina?
- Mi lasci passare!
- I pompieri sono ancora a lavoro e questo non è un’esercitazione né tanto meno un gioco.
- Lei non capisce io alloggio in quella pensione!
- Il suo nome?
- Emma Swan.
 
Il pompiere estrasse un elenco con i nominativi dei pensionanti.
 
- Va bene signorina Swan, quando i miei colleghi avranno finito, potrà controllare di persona lo stato delle sue cose.
- E la signora Granny?
- È una parente?
- No
- E allora non sono tenuto a darle informazioni. Aspetti qui.
 
In quel momento uno dei colleghi richiamò l’attenzione del pompiere che stava parlando con lei. Quando lo vide allontanarsi, Emma cercò di oltrepassare il nastro.
 
- Dove credi di andare? Hai sentito cosa ha detto! – disse Killian trattenendola.
 
L’uomo era rimasto in disparte per tutta la discussione. Al primo rifiuto del pompiere stava per intervenire, ma Emma aveva risposto a tono a quell’uomo non lasciandogli nessuna possibilità di intervenire.
 
- Non me ne starò qui con le mani in mano! Voglio sapere come sta Granny!
 
L’ardore di Emma accese Killian. Impetuosa e indomita, quella donna sapeva esattamente cosa voleva e non si sarebbe fermata senza averla ottenuta.
 
- E va bene – disse prendendola per mano ed oltrepassando il nastro – ma niente colpi di testa, intesi?
 
Emma annuì e poi iniziarono a cercare tra la folla Granny. La individuarono dopo una decina di minuti tra i salvati che stavano ricevendo le prime cure dai paramedici, intervenuti sul posto con i pompieri. L’anziana donna era un po’ ammaccata e avvolta in una coperta termica. Emma corse subito a stringerla.
 
- Granny! Stai bene? Cosa è successo qui?
- Emma tesoro! Stai bene per fortuna! Ma dove eri finita? I pompieri stanno evacuando l’intero edificio!
- Killian mi stava riaccompagnando a casa quando ho visto tutto questo casino.
- La mia pensione, i risparmi di una vita intera mia e di mio marito.
 
La voce di Granny si incrinò per l’emozione.
 
- Cosa è successo?
- Pare che un incendio sia scoppiato nell’edificio accanto e abbia danneggiato parte della pensione. Almeno è questo quello che i pompieri mi hanno detto. Per avere un’idea precisa del danno, però, devono spegnere tutto l’incendio e fare un sopralluogo.
- Mi dispiace tantissimo, Granny, so quanto ci tenevi.
- Spero solo che l’assicurazione copra tutti i danni o sono davvero rovinata.
 
Quando l’incendio fu domato definitivamente, uno dei pompieri stava spiegando a Granny che nonostante fosse bruciata una buona parte dell’edificio, non c’erano danni strutturali gravi. Era necessario però mettere in sicurezza quello che era sopravvissuto al fuoco e avviare i lavori di ristrutturazione.

Emma abbracciò Granny ancora. Killian era rimasto in disparte ad osservarle. Era chiaro che tra le due donne c’era un legame molto stretto.
 
- Vado a prendervi qualcosa di caldo signore – disse Killian
- Non c’è bisogno Killian, grazie di tutto, davvero. Torna a casa, non voglio esserti di peso.
- Granny io non ce la faccio più con questa storia! Dille qualcosa tu! – disse Killian rivolgendosi complice alla signora.
- Ha la testa dura la ragazza!
- E ora scusatemi, ma due caffè ve li siete meritati.
 
Quando Killian tornò con due bicchieri di carta in mano, vide Emma seduta nel suo maggiolino con una pila in mano ed un giornale aperto. Si avvicinò immediatamente e bussò al finestrino.
 
- Ehi è tutto a posto? Dov’è Granny?
 
Emma uscì dall’abitacolo.
 
- I medici hanno consigliato di portarla in ospedale per dei controlli di routine, per l’assicurazione sai.
- Ma vi hanno detto quando potete tornare a prendere le vostre cose?
- Non prima di domani.
 
Solo in quel momento Killian si accorse della pagina che Emma stava consultando. La guardò preoccupato.
 
- Nella classifica dei guai in cui mi sono cacciata, dormire in macchina non arriva neanche in top ten – replicò Emma sorridendo.
- Vuoi davvero dormire in auto?
- Se non trovo di meglio, ma qui intorno non ci sono molti posti in cui dormire e il mio stipendio non mi permette di avvicinarmi troppo al centro.
- Senti se le cose stanno così, io ho una stanza in più.
- Grazie, ma come coinquilina sono pessima. Non fa per me. Funziono meglio da sola.
- Emma, è la soluzione migliore. Il mio appartamento è molto spazioso, ti assicuro che avrai il tuo spazio.
- Non insistere, per favore. Sei davvero molto gentile, ma me la cavo da sola.
 
Dal tono della voce, Killian capì che insistere sarebbe stato controproducente. E non aveva tutti i torti. Non poteva sempre recitare la parte del salvatore. A lei piacevano i suoi spazi e la sua indipendenza e lui non poteva essere così invadente. Dovette, però, fare lo stesso un grosso sforzo su se stesso per fare quello che Emma aveva chiesto.
 
- D’accordo. Ma ti prego, se avessi bisogno di qualunque cosa, chiamami. E non dire che mi disturbi. La notte dormo poco.
- Va bene. Vado da Granny in ospedale e poi cerco di inventarmi qualcosa.
 
Emma aveva aspettato nella sala d’attesa dell’ospedale una buona mezz’ora, prima di poter andare da Granny. La stava aiutando a rivestirsi. Fortunatamente a parte qualche escoriazione non aveva subito grosse ferite. Era stata dunque dimessa.   
 
- Grazie Emma, davvero.
- Non dirlo neanche Granny.  Ti accompagno volentieri da tua nipote.
- E tu dove passerai la notte?
- Per il momento in macchina finché non troverò una soluzione.
- E Killian te lo ha lasciato fare?
- Killian non deve avere il controllo della mia vita. Ma si era offerto di ospitarmi
- Benedetta ragazza, ma perché fai così? Quanto tempo pensi di poter tirare la corda prima che si stufi di correrti dietro?
- Non mi corre dietro! Ma perché lo pensate tutti?
- Perché si vede Emma! Scommetto che anche Mary te lo ha detto. È assurdo negarsi qualcosa che si vuole fortemente.
- Io non voglio niente.
- Lascia che ti dica una cosa ragazza mia, non avere nessuno che si ama è la peggiore maledizione possibile. E non lo dico tanto per dire. Meriti di essere felice. Dovresti smetterla di punire te stessa per quello che è successo.
 
Mentre Emma, stava guardando Granny percorrere il vialetto sottobraccio a sua nipote, sentì una strana morsa attanagliargli lo stomaco. Aveva fatto centro, quella donna. Il motivo per cui  era restia a lasciarsi andare con Killian era perché stava ancora punendo se stessa per la sua ingenuità con Neal. Ovviamente non erano la stessa persona. Ma lei sì. Mise in moto per andare a farsi un giro, la notte era ancora lunga. Era ferma al semaforo, quando si accorse dei bicchieri di caffè rimasti in macchina. E il dolce viso di Killian prese forma nell’ombra. E per la prima volta sentì la solitudine non come una scelta ma come un peso. Durante la loro chiacchierata al bar, Killian le aveva detto dove abitava. Non ci pensò due volte e ripartì con una meta ben precisa nella mente.

Killian stava guardando nervosamente il cellulare. Voleva chiamarla, sapere dove fosse. Era molto preoccupato per la sua testardaggine. Dormire in macchina non era la soluzione migliore per una ragazza. Si stava maledicendo per non aver insistito di più e per aver accettato passivamente il suo volere, pur sapendo che era una decisione sbagliata. Guardò ancora l’orologio: mezzanotte e mezza. Doveva fare qualcosa o non se lo sarebbe mai perdonato. Prese la giacca e si diresse verso la porta, quando sentì qualcuno bussare timidamente. E chi poteva essere a quell’ora? Che le fosse successo qualcosa?
I suoi dubbi e le sue ansie furono spazzate via quando se la ritrovò davanti, con gli occhi bassi.
 
- Emma!
- Scusa se ti disturbo a quest’ora. Quella stanza è ancora disponibile?
 
Killian sentì una gioia incontenibile esplodergli nel petto.
 
- Ma certo entra.
 
Se Killian avesse dato retta al suo primo impulso l’avrebbe presa e baciata sulla porta senza curarsi di nulla. Era sollevato di vederla e soprattutto galvanizzato dal fatto che si fosse presentata alla sua porta di sua spontanea volontà. Questo voleva dire che anche lei sentiva qualcosa, sapeva che tra loro c’era qualcosa di speciale. Si fece da parte e la lasciò entrare.
 
- Accomodati sul divano – disse lui – vuoi qualcosa da bere?
- No grazie – rispose Emma sedendosi.
 
Killian si sedette accanto a lei in attesa che continuasse a parlare.
 
- Per quanto ami la solitudine, stanotte non avevo voglia di stare sola con me stessa.
- Capisco. Mary non era in casa?
- Non lo so. Se fossi andata da lei, mi avrebbe sommerso di domande. Tu non hai paura dei miei lunghi silenzi, Killian. Non so perché ma è così e io sinceramente non ho la forza di dare risposte ora come ora.
- Granny come sta?
- Bene. L’hanno dimessa e l’ho accompagnata da sua nipote.
- Ha una nipote?
- Già una ragazza della mia età con cui non va molto d’accordo.
- Ora capisco perché tiene tanto a te.
 
Il telefono di Emma squillò.
 
- Scusami.
 
Killian la vide allontanarsi e parlare piano al telefono. La conversazione durò pochi minuti Tornò a sedersi accanto a lui non appena ebbe chiuso il telefono.
 
- La polizia ha detto che domani posso andare a prendere le mie cose. Ti prometto che non abuserò della tua ospitalità e mi cercherò una sistemazione provvisoria.
 
Killian si avvicinò a lei, le labbra a pochi centimetri dalle sue. Per un attimo dimenticò cosa voleva dirle. Voleva solo le sue labbra e stringerla per farle dimenticare quella sensazione di precarietà che la stava attanagliando. Se esisteva davvero una donna perfetta per lui, quella era sicuramente Emma Swan.
Anche la mente di Emma si stava lasciando trasportare dalle emozioni. Oltre ai suoi bellissimi occhi, era l’odore della sua pelle ad inebriarla, un dolce misto di velata malinconia, rhum e salsedine. Più lo respirava e più in lei si rafforzava la voglia di sentirlo su di sé. Cosa mai aveva fatto quell’uomo per stregarla così, per farle crollare le sue certezze, le sue difese? Perché per quanto aveva provato a resistergli, davanti ai suoi occhi si sentiva nuda, vulnerabile ma allo stesso tempo al sicuro. Quando le prese la mano, Emma sentì la passione esplodere dolcemente. Non era la prima volta che lo faceva, ma ora c’era qualcosa di più profondo.
 
- Puoi rimanere qui tutto il tempo che ti serve, te lo ripeto – stavolta il tono della voce era più morbido, più suadente.
- Va bene, hai vinto. Posso chiederti ancora una cosa?
- Spara Swan.
- Mi accompagneresti domani a prendere quello che resta delle mie cose?
- Con molto piacere. E ora vado a prepararti la stanza. Sarai esausta. È meglio se ti metti a dormire un po’.
 
La mattina dopo, arrivarono alla pensione abbastanza presto. Nonostante i danni, Granny era sempre al suo posto. Come la vide entrare in compagnia di Killian si sentì immediatamente sollevata.
 
- Buongiorno Emma, buongiorno Killian.
- Buongiorno Granny – rispose Emma abbracciandola – come stai?
- Meglio. Sei venuta a prendere le tue cose?
- Esatto e mi sono portata un aiutante.
- Bene Granny – intervenne Killian – dove posso trovare qualche scatolone?
- Nel ripostiglio. Corridoio, prima porta a destra.

La donna aspettò che Killian si fosse allontanato per tornare a rivolgersi alla ragazza.
 
- Noto con piacere che ieri hai seguito il mio consiglio.
- Per ora mi sono limitata al fatto di accettare il suo aiuto, per il resto non so.
- Se non altro è un inizio.
 
Killian tornò dopo pochi minuti con un paio di scatole di cartone da montare.
 
- Nastro adesivo, Granny, per favore
- Subito – rispose la donna frugando in uno dei cassetti del bancone della reception
- Bene Swan e ora mettiamoci a lavoro.
 
Killian rimase stupefatto dalle poche cose che Emma aveva con sé. La ragazza gli spiegò che Granny affittava mini appartamenti già arredati e che lei non aveva fatto molti acquisti negli ultimi due anni. Emma chiese a Killian di occuparsi della libreria mentre lei avrebbe pensato all’armadio e al vestiario.
 
- Se le mie cose sono troppe, posso mettere tutto in deposito fino a che non mi sistemo per bene
- Non sognarti di buttare soldi così! La stanza degli ospiti è molto spaziosa e ho una cantina che sarà grande quanto questo appartamento.
- D’accordo allora. Non ci metterò molto a riempire le valigie. Mi porto via lo stretto necessario per ora e poi vengo a prendermi il resto.
- Certo per te non è un problema traslocare – disse Killian osservando l’armadio di Emma.
- Il fatto è che non amo avere molte cose.
- A parte libri
- Esatto. Carichiamo tutto nel tuo portabagagli e poi andiamo.
- Dove hai messo il maggiolino?
- Nel posto macchina che mi hai detto questa mattina. Jones, siamo sicuri che non è un problema?
- Sicurissimo.
 
Emma lo guardò interrogativa, era ovvio che voleva qualche delucidazione in più.
 
- Se appartiene a qualche cuore che hai infranto, non credo sarà contenta di sapere che lo occupa una che, ai suoi occhi, potrebbe essere una rivale.
 
Killian iniziò a ridere.
 
- Se uno spasso, lo sai? Comunque per placare i tuoi sensi di colpa quel posto macchina è sempre mio.
- Davvero? E oltre al transatlantico cosa parcheggi, l’elicottero?
- Ma sai Swan, che mi hai appena dato un’idea?
- Sei sempre il solito!
- Dicevo quel posto macchina è sempre il mio. Mio fratello aveva comparto due appartamenti adiacenti quando l’azienda che dirigeva aveva preso il volo. Uno per me e uno per lui. Dopo la sua morte ho ereditato l’appartamento, che ora è chiuso e le quote dell’azienda. Il posto è assegnato con l’appartamento, quindi non stiamo facendo niente di male.
- E l’appartamento di Liam non lo usi?
- No. È chiuso dal giorno della sua morte, ma non riesco neanche a venderlo. Come ti ho detto è quello proprio adiacente al mio.
 
Calò un malinconico silenzio tra loro.
 
- Bene Killian, muoviamoci. Ci sono ancora molte cose da fare.
 
Un’ora dopo, Emma e Killian stavano portando l’ultima borsa dalla macchina all’appartamento di Killian. L’uomo sapeva che tutto quel via vai avrebbe insospettito le sue non alquanto discrete vicine. Si era aspettato di vederle comparire da un momento all’altro, e invece non se ne era vista neanche l’ombra. Stava per tirare un sospiro di sollievo, quando la più temuta di tutte fece capolino dalla porta.
 
- Signor Jones!
 
Killian si maledì per non essere stato più veloce a chiudersi la porta di casa alle spalle.
 
- Signora Leroy, come sta? – disse voltandosi e parandosi davanti ad Emma che rimase in completo silenzio.
- Molto bene, grazie e lei?
- Tutto bene.
- Ho visto gran movimento, ci sono novità?
 
La donna cercò di vedere la ragazza che Killian stava disperatamente cercando di celare alla sua vista. Rassegnato, l’uomo fece le presentazioni.
 
- Signora Leroy, le presento Emma Swan.
 
Emma porse educatamente la mano alla signora che strinse con notevole curiosità.
 
- È la prima volta che vedo una donna entrare nel suo appartamento, è la sua fidanzata? È molto carina sa!
 
Emma arrossì vistosamente.
 
- No signora, c’è stato un equivoco – rispose lei timidamente
- Be’ ha praticamente traslocato da lui. Comunque mi congratulo con lei, signorina. Finalmente è riuscita a far mettere a posto la testa a questo scapestrato giovanotto! Mi ricordo che dava un gran bel da fare al povero signor Liam.
 
Emma guardò divertita un Killian vistosamente in imbarazzo e desideroso di tagliare corto quella conversazione.
 
- Signora Leroy, Emma non è la mia fidanzata, ma una mia carissima amica e starà da me per qualche tempo.
- Ah non è la sua fidanzata?
- No.
- Oh … allora domani viene mia nipote perché non viene a prendere un thè da noi e fate conoscenza? Mi creda è una ragazza straordinaria.
- Vorrei tanto, signora, ma ho già un impegno con Emma. E ora ci scusi.
 
Killian aprì velocemente la porta e spinse dolcemente Emma dentro.
 
- Buona giornata, signora – disse prima di chiudere
- Buona giornata a voi.
 
Non appena la porta si fu chiusa alle loro spalle, Emma iniziò a ridere.
 
- Scusami Emma, ma il vicinato qui è un po’ particolare.
- Ho notato. Quella donna ci stava tenendo sotto stretta sorveglianza.
- Scusa se ti ha messo in imbarazzo.
- Di niente.
 
Killian si avvicinò al mobiletto dell’ingresso ed estrasse da uno dei cassetti un mazzo di chiavi.
 
- La tua copia delle chiavi così che tu possa muoverti in piena libertà.
- Grazie.
- Ho poggiato tutto di là. Sistemati con comodo. Se ti serve una mano sono di qua.
 
E per la prima volta da quando l’aveva incontrato, Emma fece una cosa che mai aveva fatto prima: lo abbracciò.
 
- Grazie, davvero. So di averlo ripetuto un milione di volte, ma non sono abituata a tutte queste attenzioni.
 
Killian non riuscì ad articolare una risposta di senso compiuto, che Emma si staccò da lui e scomparve nel corridoio dietro la porta della stanza degli ospiti. Averla tra le braccia anche solo per un istante era stato fantastico.

Nella sua stanza, Emma si stava guardando intorno. Era ben tenuta con un bagno tutto per lei. Iniziò a sistemare le sue cose e per la prima volta nella sua vita si sentì parte di qualcosa.

A pomeriggio inoltrato, Emma si riaffacciò in salotto. Killian era seduto sul divano a fare zapping. Era stato così discreto da lasciarle sistemare le sue cose nel massimo della tranquillità e della riservatezza. Emma voleva fare qualcosa per lui, ringraziarlo in qualche modo. Si avvicinò.
 
- Ho sistemato tutto. E questo lo metto qui – disse Emma poggiando il bicchiere pieno di monete su una mensola della libreria.
 
Killian era stato così gentile da farle posto per i suoi libri.
 
- Bene. Hai fame? – rispose lui spegnendo il televisore.
- Un po’ a dir la verità.
- Ordiniamo un po’ di pizza?
- Se permetti, la cena la preparo io. Per ringraziarti.
 
Killian la vide alzarsi e sparire dietro la porta della cucina. Avrebbe cucinato per lui. E quel calore che sembrava sparito con la morte di Liam tornò a scaldarlo di nuovo, perché da moltissimo tempo anche lui non era più abituato a ricevere attenzioni da qualcuno.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci!
Ebbene sì, ora vivono sotto lo stesso tetto!! A Granny non è successo nulla, ma è stata proprio lei a spingere Emma a mettere in discussione i suoi paletti e se ancora non ha accettato quello che prova se non altro si è lasciata aiutare da un Killian che si stava mangiando le mani pur di esserele utile!
E poi la signora Leroy ... scusate ma io ci sto ridendo da sola: immaginatevo Brontolo con la cipolla in testa e il suo caratterino, sempre pronto ad interrompere i nostri amatissimi nelle loro effusioni! XD
Diciamo che siamo a metà di questa prima parte della storia. Concluderò il flashback e poi riprenderò la storia nel presente ... e non sarà così fluffosa ... XD
Grazie davvero a tutti come sempre per lettire, affetto, recensioni e inserimenti!
Un bacione
Persefone
 
  
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