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Autore: La_Folie    12/06/2016    1 recensioni
Che cosa succederebbe se una giovane ragazza italiana vincesse una borsa di studio per andare a studiare in Inghilterra e realizzare il suo sogno?
Questo è il caso di Giulia che decide di accettare il suo destino e di mettersi alla prova andando a vivere a Londra e di Jamie, la cui vita verrà stravolta da qualcosa di inaspettato.
Amici, alcool, feste, premiere, viaggi, sfilate di moda, musica e cinema sono all'ordine del giorno per Jamie.
Musica, danza, cinema, teatro e scuola sono la vita di Giulia.
Ma allora come faranno a scontrarsi due mondi così differenti, ma anche così simili?
Che cosa li porterà ad odiarsi e poi ad amarsi?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jamie Campbell Bower, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IV
Vaniglia

Il cielo cupo di Londra rispecchiava pienamente il mio cattivo umore. Mentre camminavo attraverso le strade affollate, riflettevo sul fatto che non riuscivo a credere che ero nella mia città preferita da nemmeno quarantott'ore e già ero stata cacciata di casa da uno dei membri di quella famiglia, perchè non era stato avvisato della mia presenza.
Perchè, poi, non era stato avvertito se lui abitava lì? Per quale motivo la sua famiglia l'aveva tenuto all'oscuro di tutto?
Aveva pienamente ragione su questo argomento, ma ora, a causa sua, ero nel panico più totale, perchè non sapevo dove andare e come fare per vivere. Di sicuro mi sarei dovuta trovare un lavoro per potermi mantenere. Inoltre se lo avessi detto ai miei genitori, loro mi avrebbero fatto tornare indietro immediatamente ed io non volevo rinunciare a questa opportunità che mi era stata concessa. Avevo fatto enormi sacrifici negli anni passati per arrivare a studiare qui in Inghilterra e ora, di certo, non me ne volevo andare perchè non avevo nulla di cui vivere.
Pensai a dei modi in cui risolvere il mio problema, ma non me ne venivano in mente nessuna.
Intanto ero arrivata in accademia e non appena entrai nell'edificio, cominciai a sentirmi nuovamente in ansia, proprio come il giorno precedente. Il fatto era che mi sentivo sempre sotto esame, il che era vero, poiché essendo una studentessa straniera, avevo gli occhi di tutti puntati addosso: gli insegnanti pressavano per avere un'occasione per sbatterci fuori e diminuire il numero degli allievi, mentre gli alunni guardavano gli altri per prendere in giro e spettegolare... insomma lasci una situazione di pace e trovi una situazione di bullismo psicologico. Che cosa c'è di peggio? Essere il loro bersaglio.
Io ero la nuova arrivata e quindi ero presa di mira da tutti. Soprattutto dai compagni. Ma questo non era una novità, data la mia esperienza in Italia.
Non appena arrivai nello spogliatoio, Emily venne immediatamente a salutarmi e a dirmi di sbrigarmi a spogliarmi e ad indossare le mezzepunte, perchè l'insegnante di danza classica voleva vedermi.
Così, non appena fui pronta, Emily mi condusse nella sala in cui si trovava la signora Williams, la quale non appena mi vide, fece uscire la mia accompagnatrice e mi si avvicinò, con fare molto attento, per osservarmi meglio.
Io, essendo una ragazza timida, mi sentii subito messa in soggezione, finchè con tono duro l'insegnante non mi disse di togliermi le scarpe e di andare sulla bilancia all'angolo destro della sala.
Una volta salita sullo strumento, la Williams mi si avvicinò e mi pesò. Poi si allontanò e si avvicinò alla scrivania che aveva affianco per andare a scrivere su un fascicolo con la mia foto, mentre io mi rimettevo le mezzepunte. Poi mi disse di andare alla sbarra e mi fece fare alcuni semplici esercizi, i quali, a mio parere, uscirono piuttosto bene, anche se con qualche imprecisione qua e là.
Ero in ansia e aspettavo che lei mi dicesse qualcosa, ma si limitò solamente a scrivere sul fascicolo e a dirmi quale esercizio svolgere e non parlò nemmeno quando non mi congedò.
Chissà per quale motivo si comportava in quella maniera. Inoltre mi domandavo che cosa avesse scritto per tutto quel tempo. 
Quando tornai allo spogliatoio per potermi preparare per la lezione successiva, sentì le altre ragazze sussurrare «Vedrete che la metterà a dieta» oppure «Con quella corporatura pensa di fare la ballerina e di trovare lavoro?». Non c'era bisogno che un'altra persona mi dicesse chi era l'oggetto dei loro discorsi, perchè non ci voleva molto per immaginare che ero io colei di cui discutevano. Sapevo perfettamente che erano cattiverie e che per fare questo lavoro dovevo accettare il fatto che ne avrei ricevute tante, ma io non ero ancora pronta a riceverne in tal maniera, perché ero ancora molto fragile e sensibile alle parole degli altri e l'armatura che mi stavo costruendo pian piano era vacillante. La mia mente non era abituata ad ignorare i pettegolezzi e ne soffrivo terribilmente.
Alle loro parole cercai di trattenermi e di non scoppiare il lacrime davanti a tutti e, con il groppone in gola, finì di prepararmi e mi diressi verso la prossima lezione sotto il loro sguardo attento. Sapevo che avrei avuto lezione con la maggior parte di quelle ragazze che erano in quella stanza e che quindi avrei dovuto tener duro fino a quando non fossi uscita di lì per andare a casa, ma adesso che una casa non ce l'avevo più, avrei dovuto accontentarmi solo di uscire di lì.

Il resto della mattinata non era andata benissimo a causa dei continui pettegolezzi che circolavano su di me. Inoltre l'ansia di non riuscire a trovare un alloggio per la sera non mi permetteva di concentrarmi abbastanza sulle lezioni e più volte ero stata richiamata per la mia “testa fra le nuvole”. Avevo persino chiesto ad Emily se conoscesse qualche posto economico dove stabilirmi temporaneamente, ma lei mi aveva risposto negativamente, offrendomi anche un posto nella sua camera a casa sua. Naturalmente io avevo gentilmente declinato l'offerta, perchè non volevo recarle disturbo, soprattutto perchè non ci conoscevamo da molto tempo e non volevo invadere i suoi spazi. Ero, io per prima, una ragazza riservata e, di conseguenza, non volevo mettere altre persone a disagio.
Quando suonò la campanella che segnava il termine delle lezioni mattutine, avevo perso completamente l'appetito. Così decisi di impiegare quel tempo, sperando di non perdermi, andando in giro alla ricerca di una qualsiasi sistemazione per la notte e di un lavoro che mi permettesse di rimanere a vivere a Londra.


Jamie's P.O.V.

Non ce la facevo più.
Da quando Sam era uscito di casa non avevo fatto altro che ricevere chiamate su chiamate da parte di mamma e di papà. Ovviamente non avevo risposto, dato che sapevo già quello che mi avrebbero detto: ovvero di far ritornare a vivere qui quella ragazza, ma io non ne avevo la minima intenzione.
Odio ricevere ordini dalle persone, soprattutto se questi ultimi riguardano me personalmente.
Non volevo e non voglio accogliere in casa una persona a me sconosciuta. Chi mi assicura che avrebbe rispettato la mia privacy e che non mi avrebbe venduto alla stampa solo per ricavarne qualche spicciolo?
Mi passai le mani tra i capelli e li strattonai con fare nervoso. Troppe domande assillavano la mia mente fin da quella mattina e io non potevo fare a meno di chiedermi se stavo facendo la cosa giusta. Per me, indubbiamente. Ma per lei?
Da come Sam me l'aveva descritta era una ragazza a posto. Mi aveva anche riferito che aveva vinto una borsa di studio di Musical Theatre e che aveva deciso di andare ad abitare con una famiglia del posto per migliorare la lingua e per risparmiare qualcosa in fatto di alloggi.
Non avevo nulla contro di lei. Anzi, era da ammirare quello che aveva fatto e col senno di poi, un po' mi dispiace per non averla ascoltata e di averla cacciata in quella maniera, ma mi dava fastidio il fatto che la mia famiglia aveva deciso di accoglierla in casa senza consultarmi.
Se l'avessi saputo prima, magari avrei agito diversamente o mi sarei preoccupato di trovarle un'altra sistemazione, ma no. Ero stato tenuto all'oscuro da tutto ed ora non c'era nulla che potesse farmi cambiare idea. Nemmeno le preghiere di mio fratello e le minacce dei miei genitori.
Mi alzai svogliatamente dal divano sul quale ero seduto e mi trascinai fino in bagno per farmi una doccia e, magari, schiarirmi i pensieri.
Mentre mi insaponavo, però, mi venne voglia di andare al Southbank Skatepark per svagarmi un po' e per non pensare alla situazione assurda in cui mi trovavo, così mi sbrigai a lavarmi e ad asciugarmi per poi andare in camera mia ed indossare un paio di skinny jeans neri, una felpa nera con cappuccio e una giacca di pelle del medesimo colore degli stessi abiti che indossavo.
Una volta pronto, scesi al piano inferiore, presi il mio portafoglio e il cellulare che avevo lasciato all'ingresso, dove si trovavano le valigie della ragazza italiana, e andai a recuperare il mio skate nel garage di casa.
Fuori il cielo pomeridiano era carico di nuvoloni grigi pronti a buttare giù tanta pioggia, ma non me ne preoccupavo più di tanto, visto che lo skatepark era al coperto e quello era il tipico tempo londinese. Così, mi diressi fuori dal cancello di casa per andare a prendere la metro e dirigermi verso uno dei luoghi più frequentati dai giovani di Londra. Infatti non si trattava solo di uno skatepark, ma lì affianco si trovava anche il famoso teatro Queen Elizabeth Hall e vi era una vista di Londra sul Tamigi spettacolare. Era uno dei luoghi della città che più mi piacevano.


Sam's P.O.V.

Quella mattina avevo raccontato a Jamie un po' di cose su Giulia per cercare di smuoverlo dalla sua convinzione, ma lui, testardo, non aveva voluto sentire ragioni. Preferiva mettere sulla strada una povera ragazza e non smussare il suo orgoglio e ammettere che aveva sbagliato ad agire in quella maniera.
Avevo avvisato i miei genitori di cosa Jamie aveva fatto e loro, alterati, mi avevano riferito che non rispondeva alle chiamate e che, quando sarebbero tornati a casa, ne avrebbe pagato le conseguenze. Jamie sarà anche il mio fratello maggiore, ma questa volta non la passerà liscia. L'aveva combinata grossa.
Mamma e papà non volevano mettere Giulia nei guai e mi avevano anche ordinato di cercare di convincerla a rimanere a casa nostra; ma quando all'ora di pranzo, sapendo che aveva terminato le lezioni, l'avevo chiamata per chiederle di tornare, aveva declinato l'offerta, dicendomi che aveva già recato fin troppo disturbo e che non voleva peggiorare i rapporti con mio fratello; quindi mi ero messo ad aiutarla per cercare un alloggio abbastanza decente ed economico dove farla rimanere. Non volevo che rinunciasse al suo sogno per colpa di quello sconsiderato di Jamie. Quest'ultimo non aveva capito quanto il suo soggiorno a Londra fosse importante e quanto questo le condizionasse il futuro.
Continuai a cercare fino alle 5 p.m., quando mi era squillato il telefono e avevo risposto alla chiamata da parte di Giulia, la quale mi chiedeva se poteva venire a recuperare le sue cose dalla dépendance. Ovviamente le accordai il permesso e le dissi che l'avrei aspettata in giardino. Speravo solo che Giulia avesse trovato un posto dove fermarsi almeno quella notte.
Mi avvicinai alla finestra della mia camera per poter vedere che tempo faceva fuori, quando vidi mio fratello uscire da casa sua e andare verso il garage. Una volta fuori vidi che aveva in mano il suo skateboard. Perfetto! Lei sarebbe venuta senza doverlo incontrare e lui non le avrebbe dato fastidio. Quell'imbecille aveva ottenuto, ancora una volta, quello che pretendeva.
Non appena lo vidi varcare il cancello di casa, scesi velocemente al piano inferiore, andai in cucina e uscii dalla porta sul retro che dava sulla veranda. Mi sedetti al tavolino che vi si trovava, per aspettare Giulia e, quando lei arrivò, non la feci nemmeno citofonare, perchè la precedetti sull'uscio.

«Sei proprio sicura di volertene andare?» Le chiesi, mentre lei raccoglieva la sua ultima valigia. Lei si fermò per un momento e sospirò.
«Sam, ne abbiamo già parlato.» Disse voltandosi verso di me. Era distrutta. Glielo potevo leggere in viso che c'era qualcosa che non andava. Qualcosa che mi nascondeva. «Non voglio recarvi altro fastidio.»
«Non rechi alcun fastidio.» Affermai poggiando le mie mani sulle sue spalle. «Non pensare a ciò che ha detto Jamie. È solamente testardo ed orgoglioso. Vedrai che col tempo capirà.» Riprovai a convincerla, ma lei scosse la testa.
«Sam è tutto okay.» Disse facendomi un mezzo sorriso. «Starò bene e noi continueremo a vederci. Sei il mio unico amico qui a Londra.»
A queste parole mi immobilizzai per qualche secondo, ma poi non resistetti più e l'abbracciai fortissimo, inspirando il suo dolce profumo. In un primo momento rimase immobile, sorpresa da quel gesto, ma poi ricambiò anche lei. Dentro di me si faceva spazio un nuovo sentimento: sentivo che avrei dovuto proteggerla da tutto e da tutti. Come se fosse stata mia sorella. Era così fragile, ma allo stesso tempo così forte e combattiva. Ammiravo il suo essere così comprensivo e tenace.
«Non ti lascerò sola ad affrontare tutto questo.» Le promisi lasciandole una bacio sulla fronte. Era incredibile come mi fossi affezionato a lei dopo solo un giorno che la conoscevo. Avevamo parlato abbastanza il giorno precedente da sapere tutto ciò che era necessario l'uno sull'altra e viceversa. Più avanti, sicuramente, il nostro rapporto si sarebbe sviluppato maggiormente e avremmo saputo ancora più cose su ognuno di noi due.
«Ora devo andare.» Affermò staccandosi lentamente dall'abbraccio. «Perderò la metro se non lo faccio.»
Io annuì solamente, limitandomi a guardarla prendere le sue valigie e ad accompagnarla al cancello.
«Vieni qui quando vuoi. Questa è anche casa tua.» Le dissi prima che lei uscisse del tutto fuori.
Giulia si girò facendomi un sorriso per ringraziarmi e poi si voltò verso la strada cominciando a camminare, mentre io chiudevo il cancello e rientravo in casa.


Jamie's P.O.V.

Quello era stato un pomeriggio stranamente tranquillo. Solitamente, quando uscivo, qualche persona mi riconosceva e subito si creava un piccolo mucchietto di gente attorno a me, che andava via solamente dopo aver ottenuto un  autografo e una foto insieme; invece, quel pomeriggio, nessuno si era avvicinato e io mi ero pienamente goduto la quiete e i miei amici allo skatepark. Stando sempre in giro per il mondo era difficile incontrarli ed ero felice ogni qual volta ci riuscivo.
Non appena rimisi piede dentro casa, mi invase, inebriandomi, un dolce odore di vaniglia. Come se qualcuno fosse stato lì; e solamente dopo essermi voltato verso il mobile con lo specchio, dove era appoggiato lo svuota-tasche, lì all'ingresso, capì: osservando il riflesso potevo vedere l'altro lato della stanza totalmente vuoto.
Lei era stata qui e aveva portato via tutte le sue valigie, liberandomi casa. Quel che però non capivo era la fitta allo stomaco che mi era venuta in quel momento e quello stato di ansia che mi era piombato addosso non appena avevo constatato che lei se n'era andata, lasciando solo una scia di profumo.


To be continued...


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Buonasera a tutti!
Dopo un bel po' di  tempo ho ripreso a scrivere. Gli impegni sono tanti e la scuola non mi lasciava un attimo di respiro. In più ho avuto il blocco dello scrittore e quindi ci è voluto un po' di più per completare il nuovo capitolo della storia e spero che quello che è uscito fuori vi piaccia.

Passando a parlare del capitolo...
Giulia ha avuto una giornata abbastanza stressante, al contrario di Jamie che in un primo è nervoso e che poi riesce a rilassarsi.
Sam invece comincia a sviluppare un forte sentimento nei confronti della bella italiana. Che cosa succederà?
Spero che continuerete a seguire questa storia.

Vi ricordo la mia pagina facebook dove potete seguire e trovare news, curiosità e spoiler riguardanti le mie storie e i personaggi, così se avete delle domande da fare potrete scrivermele direttamente qui e non solo nelle recensioni: → https://www.facebook.com/pages/La_Folie/258082537697051?ref=hl


Ora vi lascio liberi
A presto!
La_Folie











 
   
 
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