Capitolo Nono
Discendenza
Giovedì. 01.30
Una fitta lancinante al capo, strinsi gli occhi, poi sbattei le palpebre, mettendo a fuoco il luogo dove mi
trovavo. Le ciocche di capelli mi ricadevano sul volto rendendomi difficile la
visione ma, quando tentai di scostarle con la mano, realizzai
che, legata come ero, non potevo muovermi. Terrorizzata, deglutii, alzando la
testa, fissando davanti a me.
Il vampiro di nome Jens,
seduto di fronte a me, mi osservava, sorrise. “Ben svegliata…” esclamò, la voce
allegra, prima di leccarsi le labbra.
Io deglutii, spostando poi lo sguardo attorno,
cercando di capire se avevo mai visto quel luogo in precedenza.
Tlack.
Provocando volutamente rumore, per farmi appoggiare di
nuovo lo sguardo su di lui, Jens si alzò. Fece pochi
passi, lenti, avvicinandosi a me poi anche lui si guardò attorno.
Un secondo.
Riappoggiò lo sguardo su di me.
“Siamo in una vecchia fabbrica, discendente…” esclamò, la voce calma.
“E perché siamo qui?” chiesi
subito io, sfruttando la lezione che avevo imparato da Stefan,
ovvero che un vampiro può sì farti a pezzi mentre parla ma, di norma,
preferisce farlo dopo aver finito di parlare…
Jens si guardò ancora un secondo attorno, fingendo di
riflettere, poi tornò a guardare me, sorrise nuovamente “Aspettiamo
che Stürmlin sia di ritorno dopo aver ucciso Toi, poi incominciamo…”
Fingendo sicurezza che, in realtà non avevo,
sogghignai, imitando Stefan.
Jens mi fissò, sorpreso. “Che
cosa ci trovi di divertente?” domandò, la voce calma “Credo che non hai capito
bene… Morirai, discendente…”
“Certo, certo…” risposi subito io, continuando a
mostrarmi tranquilla. “Ma, per curiosità, mentre
aspettiamo che Sturm arrivi…” ricominciai subito,
anelando delle risposte “…non è che mi spiegheresti questa storia della ‘Discendente’…. Sai, mi ricorda tanto la parola ‘Emo’… Tutti ne parlano, ma nessuno sa cos’è…”
Jens mi fissò, incerto. Si guardava attorno, come se
temesse che qualcuno possa sentirlo. Infine, espirò e sorrise “Non vedo perché
no…” esclamò “…tanto poi morirai…”
“Certo, certo…” interloquii ancora io, impaziente
“Perché discendente?!?”
Un secondo.
Il vampiro scoppiò a ridere. “Perché sei l’ultima
nata, no?!?” esclamò.
“Ah!” esclamai io, sarcastica, prendendolo in giro,
pensando che fin lì ci ero arrivata anche senza il suo
vampiresco aiuto. “Ma discendente di cosa?!?” rincarai.
Un secondo.
Jens mi fissò, in silenzio, fregandosi il mento. “Non che
la cosa mi abbia mai interessato molto…” ricominciò “ma, se non ricordo male, Sturm mi ha spiegato che esistono
due tipi di discendenza…”
Io, ancora legata, continuai a fissarlo, le
sopracciglia sollevate, ridacchiando fra me e me della sua incompetenza. “Ovvero…?”lo incalzai.
“Beh…Diretta o indiretta…” rispose subito lui, poco
convinto.
Un secondo.
Si fermò ancora, gettando
un’occhiata alle proprie spalle, poi tornò a guardare me.
“E che consistono in…?”
Il vampiro tacque ancora per alcuni secondi, prima di
iniziare a spiegarsi “Diretta quando nelle tue vene scorre
lo stesso sangue dell’ammazzavampiri…”
“Ammazzavampiri?!?” ripetei io, aggrottando le sopracciglia, cercando
contemporaneamente di non scoppiare a ridergli in faccia.
“Certo!” esclamò lui, energicamente “Sai, stupidi
umani che eliminano i vampiri…Di solito riusciamo ad avere la
meglio quasi subito ma capita, raramente, che appaia un ammazzavampiri particolarmente dotato per il quale conviene
aspettare…”
“Aspettare? Aspettare cosa?”
Jens sorrise “Che muoia di morte
naturale e con una discendenza… E poi, si ammazzano i discendenti, ottenendo
maggiore potere di quello che si otterrebbe uccidendo il capostipite…”
Io, sbattei un secondo le palpebre, sorpresa “Il
potere aumenta con il passare del tempo…”
“Esatto!” concordò subito lui, pieno di entusiasmo “Come la birra diventa sempre più buona!”
Per la seconda volta in un minuto, lo osservai
sconvolta. “La birra?!?” ripetei, basita.
“Certo, la birra!!!” confermò
ancora lui.
“Certo, certo…” ricominciai allora io “E quella indiretta?!?”
Dal volto di Jens scomparve
il sorriso, mentre ricominciava a riflettere, prima di parlare “Dovrebbe essere
quella più rara…” iniziò.
“E cioè?”
“Ehm… Credo sia rara perché il capostipite è un
vampiro…”
Pensando seriamente che Jens
avesse perso completamente il cervello per il trauma della trasformazione, lo
fissai, allibita, prima di chiedere spiegazioni su quella che mi sembrava
essere la più grande sciocchezza mai sentita “Un vampiro ammazzavampiri?!?”
Jens osservò la mia faccia, poi ridacchiò “Si, si…Lo so che può sembrare impossibile, ma ci sono tipi
così…” spiegò, la voce neutra.
“Vampiri che uccidono vampiri?!?”
domandai ancora io, sconvolta, prima che nel mio cervello comparisse l’immagine
di Stefan che trascinava il cadavere di Markus. Sospirai, consapevole che non era poi così fuori dal mondo come pensavo.
“Si…” ricominciò lui “Ma non per i normali motivi…Ma
per il motivo più stupido di questo mondo…”
Io osservai il volto di lui,
attendendo che mi svelasse questo motivo. Dopo un paio di minuti di silenzio,
vedendo che lui non concludeva il discorso, svogliata,
esclamai “Jens?!?”
“Cosa?” esclamò subito lui
“Ah! Non sai il motivo! Sai che sei davvero stupida, discendente?!?”.
Il vampiro ridacchiò, un paio di secondi, mentre io lo
fulminavo con lo sguardo, infine, dopo essersi calmato, riprese “Salvare esseri
umani da altri vampiri, ovviamente…”
Lo fissai un po’ in viso, riflettendo febbrilmente,
prima di porre la fatidica domanda “Ma scusa, Jens… I
vampiri non possono mica… Voglio dire, come fa un vampiro ad avere un figlio?!?” domandai, rossa in viso.
Il biondo mi fissò ancora, prima di ricominciare a
ridacchiare, probabilmente di me “I ‘figli’ sono coloro che vengono morsi… Solo che, di norma, il ‘figlio’ diventa vampiro a sua volta…perciò solo nel raro
caso in cui ciò non accade, nasce un ‘discendente’,
che, per via dei suoi poteri, è molto prezioso…” Non appena finito di parlare,
sul volto di Jens apparve un sorriso e, velocemente,
si avvicinò a me. La sua mano, lenta, scivolò sul mio collo. Io, investita da
brividi di disgusto cercai di tirarmi indietro, ma con scarsi risultati, essendo
legata come un salame.
“Sai qual è la cosa più divertente, discendente?”
domandò lui mentre io gli fissavo i canini che brillavano “Tu sei la
discendente più preziosa mai creata sin’ora perché
oltre ad esserlo per via diretta, lo sei anche per via indiretta… E del più grande vampiro ammazzavampiri poi,
che, colto da compassione ha compiuto il più grande sbaglio che avrebbe potuto
commettere, trasmettendo il suo potere a quello che si sarebbe rivelato essere
il più spietato cacciatore di esseri umani…”
Il vampiro si interruppe per
alcuni secondi, sorridendomi, prima di domandarmi “Hai capito a chi mi sto
riferendo, vero?”
“Stefan…” risposi subito io,
aggrottando le sopracciglia per la rabbia.
“Stefan?!?”
ripeté lui, fissandomi stupito, prima di scoppiare di nuovo a ridere “Io,
intendevo Toi! Sei davvero stupida, allora…”
Ignorando l’unico vero stupido del luogo, riflettei,
veloce, domandandomi quale motivo aveva portato Stefan
a farmi questo, rendendomi la “cena” più desiderata da tutti i vampiri.
Un secondo di silenzio poi sentii
di nuovo la mano di Jens scorrere sulla mia pelle.
Ritraendomi di nuovo, lo fissai, schifata. Lui però continuò a
osservarmi e a ridacchiare “Davvero furbo, Toi…”
ricominciò, la voce con una punta di ammirazione “Sapeva di avere in sé un
grande potenziale che non avrebbe mai potuto sfruttare, a meno che non lo
avesse prima ceduto ad una discendente e, nel momento in cui ha trovato te, che
eri già speciale per via diretta, ha pensato di sommare le due cose…Davvero
furbo…” esclamò, prima di concludere dicendo “Ma, purtroppo per lui, ha
dimenticato di pensare a noi…”
Il volto basso, riflettei, per nulla
convinta delle parole di Jens mentre una
brezza leggera mi faceva rabbrividire. Alzando il capo di botto, osservando
oltre la spalla di Jens, lo vidi.
Il vampiro, i lunghi capelli scuri, sogghignava, il
viso duro.
“A dir la verità, Jens…Avevo
pensato anche a voi…”
Un attimo, poi Jens di voltò a fissarlo, sconvolto mentre io, guardavo in silenzio
il “mio” vampiro, la causa di tutti i miei guai, troppo furiosa per ascoltare
la parte razionale di me che dal mio cuore, urlava, in direzione del mio
cervello.
Ma se aveva bisogno di te solo per ottenere il potere,
Rory, perché non ti ha ucciso subito?!?
Giovedì. 02.47
Rory e Jens mi osservarono, a
lungo, senza battere le palpebre. Lui, sembrava davvero sconvolto dalla mia
presenza lì mentre lei, invece che spaventata o contenta, appariva furiosa e
non avevo difficoltà ad immaginare con chi ce l’avesse
la “mia” combattiva discendente. Solo io, difatti, ero in grado di provocarle
una reazione del genere.
Passandomi una mano fra i capelli, espirai, poi
sogghignai. La parte più dura della faccenda non era certo Jens,
ma lei. Forse, a pensarci bene, era meglio lasciarsi uccidere da lui.
Sospirai ancora, poi concentrai nuovamente la mia attenzione su di loro.
L’espressione arcigna di Rory
non era mutata anzi, il suo volto appariva ancora più rosso di prima. Il mio
avversario invece, ora, probabilmente dopo aver realizzato
che la mia presenza lì era possibile solo con la morte della propria congiunta,
aveva stretto gli occhi ed iniziato a ringhiare, interrompendosi solo un
secondo per urlare “Toi! Tu, maledetto bastardo…! Me
la pagherai per questo!”
Ovviamente io, tutt’altro
che impressionato, sogghignando, cercai di spiegargli le mie ragioni “Suvvia, Jens! La colpa non è mia…” avevo
iniziato, la voce allegra, spiazzandolo completamente.
Lui, che fino ad un momento prima
se ne stava piegato in avanti nella posa del cane pronto a balzare, si era
rimesso eretto, continuando a gettarmi occhiatacce “Adesso, non venire a dirmi,
che Sturm è partita per un viaggio, Toi! Non sono stupido!”
Inconsciamente, sollevai le sopracciglia, mi mordicchiai le labbra, poi aggrottai le sopracciglia,
tentando di apparire serio “In un certo senso, è davvero partita per un
viaggio…” spiegai, stendendo nuovamente le sopracciglia.
Il vampiro di fronte a me ricominciò a ringhiare ma
notai che la persona che mi gettava occhiate più cariche d’odio, non era lui,
ma Rory perciò, cercando di calmare la parte più
crudele di me, espirai, prima di parlare ancora, questa volta con voce seria.
“Andiamo fuori, Jens…”
Il mio avversario, a quelle parole, mi fissò, un secondo, poi gettò un’occhiata alle sue spalle, a Rory. Ritornò a fissarmi, scoppiò a ridere “Non vuoi
combattere davanti alla discendente?!?” domandò poi,
la voce divertita.
“Vorrei evitare di sporcarla con i resti del tuo
corpo, Jens…” risposi subito io.
Un secondo, Rory arricciò il
naso, chiaramente schifata.
“Quanta premura per un “pranzo”, Toi…”
A quelle parole, stavolta fu lui ad essere fulminato
dallo sguardo carico d’odio di lei. Io, arrabbiato a mia volta, per l’infelice
commento, avevo espirato, cercando di calmarmi.
Il silenzio era caduto sul capannone, per alcuni secondi
poi, il mio avversario aveva ricominciato a ridere “Sei arrabbiato perché ho offeso la tua preda, Toi?!? Non
ti facevo così schiavo del cibo…”
Alzando di nuovo lo sguardo su di lui, urlando “Al
diavolo!” scattai in avanti, cogliendolo alla sorpresa, scaraventandolo a terra
proprio ai piedi di Rory.
Il volto di fronte a quello di lui, sogghignai,
fissandolo ancora con odio “Perché non provi a ridere adesso, Jens?!?” lo provocai, sfottendolo,
prima di rimettermi in piedi di scatto, trascinandolo con me e lasciandolo poi
andare di colpo, gettandolo dritto verso una vetrata.
Sfondandola in pieno con la testa, Jens
rimase immobile un paio di secondi ed io, aspettando che si rialzasse,
consapevole che non sarebbe bastato così poco per liberarmi di lui, mi voltai,
un secondo ad osservare Rory. La ragazza, ricambiò il
mio sguardo, ancora arrabbiata. Sbuffando, tornai a fissare il mio nemico che
stava lentamente riemergendo dai vetri infranti.
Jens, numerosi tagli sul corpo, si rimise in piedi, senza
troppa fatica, gettandomi un’occhiata carica di odio.
“Ti sfido a rifarlo, Toi…”
Alzai le sopracciglia, poi sogghignai, sicuro di me
“Sfida accettata!” urlai, prima di scattare di nuovo verso di
lui. Jens rimase immobile un
secondo, poi scattò verso di me, tentando di mordermi, al collo.
Sogghignando, evitai il suo colpo, colpendolo con un braccio, scaraventandolo
contro un pilastro.
Vedendolo di nuovo a terra, mi avvicinai,
lentamente, le sopracciglia sollevate “Mi sto annoiando, Jens…”
esclamai, la voce piatta.
Un secondo dopo però lui, cogliendomi completamente
alla sprovvista, saltò in piedi ma, invece che scagliarsi verso di me, scattò,
fuggendo nella direzione opposta. Lo fissai, sconvolto, un solo istante, poi
scoppiai a ridere, pensando che lui, avendo realizzato di non potercela fare,
preferiva darsi alla fuga, piuttosto che morire così ma poi, seguendo la sua scia, un brivido di terrore invase il mio corpo, come non
accadeva più da secoli.
Il vampiro che correva alla massima velocità
non stava fuggendo ma si stava dirigendo verso quello che riteneva essere il
mio unico punto debole. Rory, che ora mi fissava con
gli occhi sgranati, vedendo Jens avvicinarsi, urlò
con voce terrorizzata il mio nome.
Consapevole che non sarei mai riuscito ad arrivare a
lei, prima di lui, scattai, alla cieca, come un pazzo, ripromettendo a me
stesso che lo avrei ucciso, impedendogli a qualsiasi costo di toccarla.
Perché lei era mia. Di nessun’altro.
Un solo istante poi ero su di
lui, scaraventandolo a terra, cadendo a mia volta. Interrompendo a tutta
velocità la sua corsa, deviando la traiettoria, sfondammo il muro di una parete
che cadde, colpendoci. Per la botta inaspettata, rimasi, un paio di secondi
sotto alle macerie, poi sentii la voce singhiozzante
di Rory che urlava, senza sosta, il mio nome.
La mia mano sinistra, inconsciamente si serrò, mentre
una strana sensazione iniziava ad attanagliarmi il petto “Sto bene…” urlai subito dopo, di risposta, gettando da parte il muro
sopra di me, liberandomi.
Non appena uscito Rory mi fissò, un secondo, in silenzio, scoppiando poi in
un pianto dirotto.
Un po’ meno velocemente del solito,
mi avvicinai a lei, che se ne stava ancora incatenata ad un palo.
“Sto bene, Rory…” iniziai, fissandola negli occhi “Sto bene… Non mi sono fatto
nulla… Tranquilla…”
Lei però continuava a piangere, tremando, balbettando
cose che non riuscivo a comprendere.
Espirai, un secondo, appoggiando il capo
di lei contro il mio petto poi afferrai una maglia della catena e,
torcendola con le mani, la aprii.
Un secondo.
Il volto di lei scomparve,
nascosto contro di me, mentre piangeva, stringendomi convulsamente. Espirando,
chiusi gli occhi, appoggiando la guancia contro il suo capo, accarezzandole
piano la testa con la mano sinistra e stringendola a me con la destra.
“Scusami…Scusami…” mormorai,
una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Un attimo poi, realizzando
che non provavo quel sentimento da talmente tanto tempo da averne quasi
dimenticato il nome, sollevai il capo di colpo, gli occhi sgranati.
Rimorso.
Soltanto un altro istante di panico, poi lo vidi. Le
mie sopracciglia, immediatamente si corrugarono mentre Jens,
uscito dalle macerie, apparentemente meno ammaccato di me, correva a tutta
velocità verso di noi, i canini in mostra.
Senza pensare, con un movimento veloce feci fluttuare Rory, posizionandola dietro di me.
La ragazza, completamente sconvolta, impiegò mezzo secondo per accorgersi di
avere il capo contro la mia schiena poi alzò il volto, urlò, terrorizzata, le
sue unghie che, chiudendosi, strappavano lembi della maglia che indossavo, già
provata dalla caduta di poco prima.
Io, di fronte a lei, consapevole che dal mio
autocontrollo dipendeva la sua vita perché lei era molto più facile da
distruggere, attesi, immobile, il braccio destro
alzato davanti al collo, a mo’ di scudo muovendomi solo un attimo prima che lui
potesse affondare i canini nella mia carne. Solo allora, ritirando il braccio
destro, allungai di scatto il sinistro, da sotto, afferrandolo per il collo,
sollevandolo da terra.
Continuando a tenerlo, feci un paio di passi avanti,
lo sguardo duro fisso su di lui poi, dopo aver sentito uno
strano rumore alle mie spalle, mi voltai, lesto. Rory
giaceva a terra, apparentemente svenuta per lo spavento. Osservai un paio di
secondi il suo corpo poi, dopo aver notato che respirava, spostai di nuovo la
mia attenzione su Jens, decido a farla finita, una volta per tutte.
Il vampiro, il collo stretto nella mia mano sinistra
aveva atteso in perfetto silenzio mentre io, osservando Rory,
inconsciamente, avevo stretto la presa. Cercando i suoi occhi, mi fermai.
“Volevo ucciderti decentemente, Jens…”
iniziai, la voce carica d’odio “Non avevo nulla contro di te, eccetto che ti ho
sempre trovato stupido ed irritante, ma questo era prima che tentassi di fare
del male a Rory…” mi fermai, un secondo, voltandomi a
gettare un’occhiata alle mie spalle, alla ragazza che giaceva dietro di me.
Jens, ricambiò il mio sguardo in silenzio per alcuni
secondi, prima di replicare “Tu hai ucciso mia sorella...”
Senza sorridere, sostenni il suo sguardo “Solo perché
si è messa contro di me… Come non mi stuferò mai di
ripetere, Jens, io calpesterò, distruggerò,
annienterò chiunque si metta fra me e ciò che voglio…”
Un secondo di silenzio
“Una ragazza…” interloquì subito lui, la voce schifata
“Hai ucciso mia sorella per una stupida umana…”
Sentii tutti i nervi del viso indurirsi sottopelle
mentre con passo lento, iniziavo a camminare, verso il capannone adiacente.
“Non è una ragazza qualunque…” risposi, la voce ferma.
“Ah, certo che no!” concordò lui, la voce sarcastica
“Una stupida discendente…” poi,
dopo aver appoggiato entrambe le mani sul mio braccio, vi si aggrappò, come
aveva fatto solo qualche ora prima Sturm. Inconsciamente, sorrisi malignamente, muovendo la testa.
Lo lascia fare per un po’, camminando imperterrito
come se in realtà fosse una semplice zanzara fastidiosa ma poi, quando lo vidi
afferrarmi più deciso, intuendo che voleva rompermi il braccio, senza nemmeno
pensare lo scaraventai di peso contro un macchinario di ferro. Jens si accascio al suolo senza nemmeno un lamento ed io,
prontamente, lo riafferrai, avvicinandomi maggiormente
al fondo del capannone, dove sapevo esserci un enorme forno da produzione,
ancora funzionante che mi ero premunito di accendere dopo aver gettato una
rapida occhiata a Rory, prima di tornare ed
intervenire.
Quando finalmente raggiunsi il forno, gettai a terra il
corpo semisvenuto di Jens, aprendo il portellone poi
mi chinai sopra di lui, schiaffeggiandolo per fargli riprendere i sensi.
“Svegliati, Jens, coraggio!” lo chiamai, la voce
allegra, spietato come sempre “Sveglia, che a breve vedrai
Sturm!”
Il vampiro, al suolo, impiegò un paio di secondi per
riaprire gli occhi, un altro paio per mettermi a fuoco e poi, infine, iniziò a
fissarmi con uno sguardo carico d’odio, segno che mi aveva riconosciuto.
Con calma, lo riafferrai, camminando
lentamente verso l’apertura del forno al cui interno crepitava il fuoco. A pochi passi, Jens iniziò
a tossire, poi sputò per terra un po’ di sangue, infine, gli occhi fissi nei
miei, parlò, la voce stanca “Sapevo che sarebbe stato
pericolosa la tua collaborazione…” iniziò “Lo avevo detto a Sturm…che non doveva coinvolgerti… Che per te, Toi, è tutto un gioco… ma non avrei mai pensato che avresti
ucciso persino Sturm, a sangue freddo e tutto per il
potere che otterrai strappando la vita ad una ragazzina…”
Un passo.
Mossi il capo, gli occhi fissi nei suoi, senza
sorridere. La mia mano era ferma, non tremò mentre io l’allungavo, per gettarlo
alla purificazione del fuoco, condannandolo a svanire nell’oblio. “Non mi interessa il suo potere” risposi, la voce tranquilla “Né
la sua vita…”
Aprii la mano e Jens
assecondando il movimento, scivolò all’indietro.
Prima del crepitare, i suoi occhi fissi nei miei.
“Che cosa vuoi da lei,
allora, Toi?”
Ascoltando il rumore, dopo aver chiuso gli occhi,
attesi, per alcuni minuti, in perfetto silenzio poi, voltandomi, mi allontanai, tornando al capannone adiacente dove, al suolo, giaceva
lei, svenuta.
Non appena l’ebbi raggiunta, la presi tra le braccia,
sollevandola. Il suo corpo era freddo, dai suoi occhi, due piccole scie create dalla lacrime, percorrevano le guance. Con
di nuovo la sensazione di rimorso nel cuore, la strinsi a me, poi mi
alzai, portandola lontana da lì.
Lontana dalla morte.
Questo significa solo una cosa… Lontano da me…