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Autore: Tad_Cooper    13/06/2016    1 recensioni
Litigare è doloroso, ma fa più male quello che viene dopo: la solitudine e quella sensazione di impotenza difronte ad essa. rimanere da soli è insopportabile, bisogna sempre trovare una via d'uscita, ma come? è difficile chiedere scusa, la paura di non essere accettati, l'incertezza... ma come si dice, l'amore supera ogni ostacolo.
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Percy/Nico
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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La litigata con Percy era stata devastante per lui, sia a livello fisico che psicologico, lasciandolo solo, insicuro e tremante dentro quella casa vuota, che, senza Percy, sembrava essere troppo grande. 
Se ne era andato lasciandolo con un vuoto dentro difficile da colmare.
Se ne era andato dopo che lui gli aveva voltato le spalle.
Lo aveva fatto per orgoglio, gli aveva dato le spalle negli ultimi momenti di quella stupida litigata, per non fargli vedere le lacrime. aveva cercato di resistere, invano, ma loro avavno iniziato a scendere copiose sulle guance, senza che lui potesse fare altro che tremare, stringendosi una mano stretta a pugno sulle labbra, dando le spalle alla persona più importante della sua vita. Perché per Nico, Percy era questo.
Aveva spesso cercato di negarlo, quando era piccolo e sua sorella morì, dopo essersi unita alle cacciatrici di Artemide; Nico aveva dato la colpa a lui, lui che gli aveva promesso di proteggerla e invece non era più tornata dalla missione.
Solo qualche anno dopo decise di non mentire più a se stesso, comprendendo i suoi sentimenti, i sentimenti verso Percy; già sapeva che la morte di sua sorella non era colpa sua, che lui aveva fatto di tutto per salvarla, e che era strata a Bianca a decidere la propria strada. Da allora di cose ne accaddero parecchie e di sbagli infiniti. per un certo senso andò bene, era riuscito ad avere delle amicizie e il rapporto con il padre non era dei peggiori (anche se di sicuro neanche dei migliori, non si parlavano spesso, ma sfido voi a parlare con il Signore degli inferi), le lezioni al campo erano divertenti e riusciva a stare al passo con gli altri ma poi iniziarono i guai. 

Dopo la caduta di Chrono durante l'ultima battaglia e l'ascesa di Gea, Era stata colpa sua se Percy fu reso prigioniero da suo padre Ade e la caduta di lui e Annabeth nel Tartaro, solo colpa sua, e lui ancora non voleva ammettere i suoi sentimenti verso il ragazzo. dopo l'incontro con Eros aveva capito che doveva essere sincero, ma non sapeva come fare. 
Quando finalmente ebbe una chance con Percy la prese al volo titubante, incerto se il suo amore sarebbe stato corrisposto; la felicità era stata immensa quando Percy lo baciò la prima volta, non gli semprava vero, la loro prima notte insieme fu anche meglio, piena di carezze, coccole e parole dolci. Avrebbe tanto voluto che quel momento si fermasse, che il tempo smettesse di andare avanti per immortalare quel momento insieme a Percy.
erano passati tre anni da allora, erano andati a vivere insieme sotto gli occhi di tutti, il sospetto di molti e la conoscenza di pochi, tra i quali c'erano la sorella di Nico, Hazel, Jason e Sally, la mamma di Percy, lei era impossibile da fregare.
il tempo scorreva sempre troppo veloce, ma stavano bene, sì litigavano spesso ma tutte le coppie hanno alti e bassi, ma questa volta qualcosa andò storto, era iniziato tutto per una stupida ragione: le persone da inivtare per la festa di capodanno.
«Annabeth non la possiamo non invitare» cercava di farlo ragionare Nico, la rottura tra Percy e la ragazza era stata presa di comune accordo, perché lui si era innamorato di Nico, non glie lo aveva confessato, ma le aveva spiegato che c'era qualcun altro. Nico la voleva alla festa per riappacificare i due, e per spiegare ad Annabeth perché Percy aveva rotto con lei, perché anche quella era stata colpa sua alla fine dei conti.
«No, non possiamo invitarla, non voglio che la vedi» Percy riusciva ad essere testardo quando voleva, ma Nico fraintese le sue motivazioni di non volerla alla festa.
«Ma certo, non invitiamo la tu ex» avava sbottato furiosamente Nico  « non sia mai che scoprisse che ora esci con me, lo so che ti vergogni di ammetterlo» non lo voleva dire, sapeva che Percy lo amava, ma non riusciva a smettere, la voce incrinata «oppure perché in fondo non sei mai voluto veramente uscire con me, ero uno svago, una prova, tu hai ancora dei sentimenti per lei e non vuoi che io la veda!»
«non essere stupido, lo sai benissimo che non è questo il motivo» ribatté piccato il compagno.
«Lo so? ah si? no che non lo so, non mi dici mai nulla, cercando di non farmi capire che ormai non ti interesso più» le parole uscivano veloci. cose che non voleva dire, risposte che non voleva sentire. da quel punto la discussione degenerò sempre di più, tra insulti e frecciatine cattive, finendo con Percy fuori di casa e Nico che piangeva silenzioso in camera. 

Non riuscì a rimanere in quella casa, non ora, non da solo. prese le chiavi, spense le luci e uscì dalla porta, chiudendosela alle spalle. L'aria fredda dell'inverno lo colpì in piena faccia, facendolo rabbrividire, le lacrime che fino a poco scendevano dai suoi occhi si erano asciugate, lasciandoli rossi e gonfi, ma nessuno lo avrebbe notato, era notte e in ogni caso sapeva come passare fra la gente senza essere visto.
anche il buio, che era sempre stato il suo rifugio, sembrava troppo solitario per lui, decise quindi di andare a prendere qualcosa da bere in qualche pub. ne girò almeno cinque, da solo, senza riuscire a non pensare a Percy. non poteva chiedere scusa, non era colpa sua, non avrebbe mai chiesto perdono per primo però...
Però Percy sarebbe potuto rientrare a casa in qualsiasi momento, magari per scusarsi
«Accidenti!» imprecò sommessamente afferrando la birra dal bancone e gettandoci invece due dollari, si diresse subito a casa, aspettando il ritorno del fidanzato, ma non tornò. neanche il giorno seguente. La paura inizio a farsi spazio nel petto di Nico: e se si fosse stancato di lui e avesse deciso di andarsene per sempre? e se aveva incontrato dei mostri? cosa sarebbe successo se non lo avesse visto mai più? le ultime parole che si erano scambiati non erano state belle.

Altre lacrime iniziarono a farsi largo dai suoi occhi, scendendo verso il mento.
"no, no, no... non può avermi abbandonato così, non lui" i pensieri lo tormentavano mente andava avanti e indietro per casa. il secondo giorno non uscì di casa, rimanendo sdraiato a letto, nella direzione della porta di casa, fissandola, aspettando che da un momento all'altro si sarebbe aperta, facendo entrare Percy; si sarebbe immerso nei suoi bellissimi occhi azzuri, avrebbe passato le mani tra i suoi capelli esi sarebbe lasciato trasportare dall'emozione (trasportare fino al letto). Le parole non bastavano, non erano sufficenti e non erano esaustive per spiegare l'affetto e l'amore che Nico provava, non che lui lo dicesse, aveva sempre preferito girare intorno alle cose, senza mai arrivare al punto, gli sarebbe piaciuto almeno riuscire a fare qualcosa (e di cosa che Percy avrebbe voluto che lui facesse ce n'erano abbastanza da riempire l'oceano Atlantico, non che glie lo abbia mai detto), a iniziare un bacio, una coccola. No, non ci riusciva. Si fermava a metà, arrendnosi.
Fortunatamente però c'era Percy, lui lo capiva, sapeva cosa voleva fare o voleva dire e lo anticipava in ogni cosa, era un fidanzato perfetto per lui, ma a Nico non piaceva che facesse tutto lui, ne era felice, sì, ma voleva esserne capace anche lui a fare quello che Percy faceva con tanta naturalezza.

Doveva fare qualcosa.

Il terzo giorno si alzò dal letto, deciso ad andare a cercare Percy, chiamò perfino Sally, chiedendo se fosse tornato a casa da lei, ma niente, non era neanche al Campo, Chirono non lo aveva visto. Uscì di casa passando per tutti i posti preferiti del ragazzo, la spiaggia, il parco, il negozio di dolci dove riusciva sempre, non si sa bene come, a trovare solo caramelle blu, ma non riusiva a trovarlo. A tarda sera riprovò in spiaggia, almeno il rumore del mare gli teneva compagnia e lo faceva pensare a Percy, le lunghe passeggiate in riva al mare, quando gli aveva finalmente insegnato a nuotare, l'odore di sale faceva sembrare che Percy fosse lì con lui, non riusciva a smettere di piangere, nenache fosse ancora un bambino.
dopo qualche ora passata a camminare lungo la spiaggia si sedette accanto ad un tronco, appoggiandoci la testa e guardando verso il mare. il paesaggio era meraviglioso, il cielo era limpido e le stelle immense, certo faceva freddo ma lui stava bene.
il mare si increspò e un'onda più alta delle altre arrivò sulla riva facendo emergere un ragazzo, perfettamente asciutto.  la sua faccia era oscurata dalla notte ma Nico sapeva che era Percy (andiamo quante persone escono dall'oceano in pieno inverno asciutte e senza morire di freddo?). Voleva chiamarlo ma la parole gli si bloccarono in gola, non riusciva a parlare, un po' per l'emozione ma soprattutto per la paura di quello che avrebbe visto sul volto dell'amato. Percy non sembrava lo avesse notato, tirando dritto verso la strada e poi verso casa, Nico lo seguì dapprima con lo sguardo, guardandolo salire quei pochi gradini per la strada, senza però riuscire a muoversi. solo quando Percy era uscì dal suo campo visivo, le sue gambe decisero di dargli retta; si alzò di scatto, gli occhi rossi, e corse verso casa, sperando di raggiungerlo, di fermarlo prima che arrivasse, non ce la fece. con mani tremanti raggiunse la porta e la aprì, facendo scattare la serratura. 
entrato trovò solo una luce accesa, ma non vide Percy, e a quanto pareva neanche lui si era accorto che era entrato qualcuno in casa; Nico fece qualche altro passo, girando la teste per vedere se magari stava in cucina o in qualche altra stanza ma niente, poi lo vide.
Era raggomitolato sul letto, al buio con una maglietta tra le mani e... piangeva? non lo aveva mai visto piangere, mai. 
Rimase fisso sulla porta della stanza a guardarlo singhiozzare, immobile, incapace di fare o dire qualcosa. non riusciva a comprendere le emozioni che gli suscitavano quelle lacrime, quelle stesse lacrime che ora rigavano anche il suo volto pallido. se le asciugò, prendendo coraggio ed entrò nella stanza, cercando di abbozzare ad un sorrisetto.
 « È la mia maglietta che stai abbracciando?»

   
 
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