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Autore: Black_cat_is_lucky    14/06/2016    2 recensioni
< Visto, siamo uguali: abbiamo entrambi due occhi, due mani, un naso, una bocca e un cuore. >
< No, non è vero. Io non ce l'ho un cuore. Mi è stato strappato tanto tempo fa. >
Una Romanogers solo per voi ^^
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Annabelle era, come suo solito, intenta ad allenarsi in palestra. Pugno contro il sacco da boxe, rapido calcio contro il medesimo, altro pugno. Era molto sudata, era lì dal primo pomeriggio e non aveva ancora smesso dopo quattro ore che era lì. Con un gesto irritato si terse la fronte con il polso e spostò una ciocca di capelli sfuggita alla coda dietro l'orecchio. Smettila!, si disse, Sono passati tre mesi, stai cercando una nuova copertura. Non puoi permetterti di pensare a lui!
Ma il ricordo prepotente di due labbra contro le sue la distrasse e la fece sbilanciare. Annabelle cadde a terra e rimase li seduta ansimando. Sei proprio una scema!, pensò, Ti basta solo ricordarti di quando vi siete baciati che perdi subito la concentrazione. Sei peggiorata Nat!
< Dio! > esclamò ad alta voce < Ma che mi succede?! Sembro una ragazzina alla sua prima cotta. >
< Mi scusi signorina Keeths, ma io dovrei chiudere. > la voce dell'anziano proprietario di quella vecchia palestra nella periferia di Philadelphia la fece voltare. Con uno dei suoi più amabili sorrisi, Annabelle Keeths, alias Natasha Romanoff, annuì in direzione dell'uomo < Ma certo, mi scusi signor Junne, ho perso di vista l'orologio... >
< Oh, non c'è problema signorina Keeths, lo sa: la palestra per lei è sempre aperta! Quest'oggi mi dispiace ma devo andare a una cena con mia nipote, è una gran brava ragazza, sa? Le piacerebbe, andreste d'accordo. > Natasha sorrise nuovamente e raccolse il proprio borsone dalle panchine dove l'aveva appoggiato.
< Lo so, grazie signor Junne. Le auguro una buona serata, mi raccomando, però: domani voglio tutti i particolari! > Natasha uscì e fece un segno di saluto all'uomo, poi si avviò verso il suo appartamento a due isolati da lì. Il suo era un bell'appartamento, giusto per una persona. Ma non ci si sentiva, lo aveva lasciato spoglio come quando ci era entrata, tranne che per le piccole cose come gli utensili da cucina e le lenzuola e altre cose. Vabbé, pensò la donna, Più di così non posso fare, quindi è meglio smetterla e dimenticare per una notte. Dovrei avere ancora due o tre bottiglie di vodka.
Ovviamente si trattava di vera vodka russa, mica quello schifo annaquato degli americani!
 
Era di nuovo sera, e lei era di nuovo in palestra ad allenarsi. SBAM! Un sacco finì a terra. Natasha si fermò e prese un altro sacco dal pavimento. L’aveva contagiata, sorrise tra se la ragazza, Buttare a terra i sacchi così…
< Signorina Keeths! > Il signore Junne la raggiunse al centro della palestra < Ah, bambina. Che le succede? È già da un po’ di giorni che la vedo in questo stato. Posso aiutarla? > Natasha scosse la testa mantenendo lo sguardo a terra < Ne dubito, signor Junne. Non sono… non… Non è per qualcosa di adesso, bè, si, anche, ma… ma è perché io sono diversa. > Natasha si morse un labbro: voleva dirgli di farsi gli affari suoi e invece si era trovata a parlargli del suo più grande problema. Fantastico.
< Certo che lei è diversa da me, Annabelle, come io sono diverso da mia nipote e da sua madre. Nessuno di noi è uguale agli altri in questo mondo. >
Natasha scosse la testa < Non è quello che intendevo. >
< Ah, capisco. > rispose il vecchio avvicinandosi < Ora mi ascolti bene Annabelle, e mi guardi. > Natasha alzò gli occhi grigioverdi per fissarli in quelli marroni del signor Junne.
< Guardi, Annabelle. > disse prendendole le mani < Abbiamo entrambi due mani e oh! > esclamò < Vedo che lei ha due occhi, un naso e una bocca esattamente come me. > dopodiché l’uomo si chinò e poggiò la testa sul suo petto. Natasha represse l’istinto di schiaffeggiarlo perché sapeva che il signor Junne voleva solo aiutarla, e non approfittarsi della situazione.
< Annabelle, appoggi la testa sul mio petto. > disse dopo essersi raddrizzato. Natasha eseguì. < Lo sente? > le chiese l’uomo < Abbiamo entrambi un cuore che batte. Questo ci rende uguali, no? >
Natasha indietreggiò di scatto < No. > disse cupa < Non siamo affatto uguali. Io non ho un cuore. Mi è stato strappato tanto tempo fa. >
Il signor Junne le poggiò una mano sulla spalla < Sei in errore questa volta, bambina. Anche tu hai un cuore, l’hai sentito, no? E anche se non è il cuore che avevi “tanto tempo fa”, è comunque un cuore. Può essere un cuore che cade a pezzi, tutto rattoppato, ma ti vedo, Annabelle, quando aiuti quelle vecchie megere qui di fronte ad attraversare. Ti ho vista quando hanno scippato lo zaino al ragazzino del piano di sopra e sei riuscita a riportarglielo. Io ti conosco, Annabelle Keeths, e tu sei una brava persona. >
< Ma… > provò a protestare lei.
< L’hai capito, adesso, bambina? >
< Si. > Natasha afferrò la borsa e corse via salutando frettolosamente l’uomo e sussurrandogli un debole < Grazie. > quando gli passò accanto.
 
Toc toc toc. Steve si stropicciò gli occhi e maledisse la persona che si trovava dall’altra parte della porta: erano le tre di notte e lui stava tentando di dormire quando avevano bussato alla porta. Toc toc toc. Ciabattando goffamente verso la porta Steve mise su una faccia che avrebbe mandato via chiunque, del resto era quello il suo intento, ma rimase stupito quando, aperta la porta, si trovò davanti la sua collega Natasha Romanoff vestita con una semplice canottiera e dei leggins neri e con in mano un borsone blu scuro.
< Nat?! > esclamò l’uomo < Che ci fai qui a quest’ora?! È successo qualcosa? Stai bene? > Natasha gli fece cenno di tacere e poggiò la testa sul suo petto. Steve si irrigidì, il cuore cominciò a battergli un po’ più velocemente e lui arrossì: quando mai gli era capitato che la bella spia fosse così, come dire, espansiva per essere lei? Natasha intanto aveva sospirato sollevata e guardato Steve negli occhi < Appoggia la testa sul mio petto. > gli ordinò.
< C-cosa?! > boccheggiò il Capitano < Nat, sei impazzita per caso? > la russa scosse la testa e si indicò il petto < Steve, ti prego, ho bisogno che tu lo faccia. > Steve annuì imbarazzato < Va bene. > borbottò chinandosi in avanti.
< Lo senti? > gli chiese la donna dopo un attimo < Lo senti il mio cuore che batte? >
Steve si raddrizzò < Certo. > rispose mentre cominciava a intuire dove voleva andare a parare la donna.
Natasha lo guardò con gli occhi che brillavano < Anch’io l’ho sentito. Questo vuol dire che ho ancora un cuore! >
< Perché, hai dubitato della sua esistenza? > replicò lui con un sorrisino < Io ho sempre saputo che c’era: ti conosco Nat, e so che tu hai un gran cuore. >
< Io no. > disse lei < Non lo sapevo. Ed è per quello che non sono mai riuscita a fare questo. >
< Fare cosa? > domandò lui.
< Baciarti. > rispose Natasha alzandosi sulle punte e unendo le sue labbra a quelle dell’uomo che rispose immediatamente al bacio.

 
ANGOLO DEL GATTO:
Che dire, mi commuovo da sola! Comunque… Buonsalve gente! Eccomi di nuovo qui con una Romanogers! Come avrete sicuramente capito questa one shot è ispirata a Tarzan: l’ho rivisto ieri per la quarta volta in vita mia e, sinceramente, esiste un film più fluffoso di quello??????
Semplicemente favoloso come film! Bene, direi che è tutto per oggi ^^
P.S. Il titolo non c'entra 'na mazza, ma è una canzone di Tarzan, molto bella per giunta, e mi sembrava adatta come titolo. ^^
P.P.S. Mi faccio pubblicità da sola: sto scrivendo una storia su Natasha Romanoff nella sezione The Avengers, se aveste voglia di darci un’occhiata è questa Looking the past.

Blacky ^^
   
 
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