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Autore: BlackDream99    14/06/2016    1 recensioni
"Te lo prometto", le disse Ron, quando l'oscura presenza del dolore aleggiava ancora nelle menti di tutti e due. In un viaggio per terre lontane, il rapporto fra Ron e Hermione si andrà rafforzando, contro quello che pensavano gli altri, contro quello che pensavano anche loro stessi. Una storia limpida che si basa su frasi aleatorie, baci appassionanti, sulla voglia di stare insieme, di perseverare, di continuare ad andare avanti, perché la vita, appena pensi che debba lasciarti in pace, ti rende le cose più difficili di quanto già non lo siano state. Un'ennesima ricerca porterà Ron e Hermione prima su strade buie e scomode, e infine, a quello che desideravano entrambi, forse lui ancor più di lei. Tra lacrime, gioie, congetture e inesperienza, l'amore avrà la meglio. Perché loro sono nati per stare insieme. E insieme resteranno. Per sempre.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Lettura consigliata con: Winter Is Coming - Game Of Thrones Soundtrack

La mattina seguente, Ron fu svegliato dal rumore violento ed irrispettoso di un tuono non troppo lontano nel cielo. Imprecò in silenzio, dato che Hermione dormiva ancora profondamente al suo fianco, e maledì il temporale che gli aveva sottratto qualche minuto, o forse qualche ora, di desiderato sonno. Dopo essersi rigirato parecchie volte nel letto, decise di alzarsi e di dare un'occhiata fuori. Si infilò il cappotto e sporse pian piano la testa fuori dalla tenda. Sembrava che il sole e le giornate limpide dei due giorni precedenti appartenessero ad un'altra realtà: nuvole grigie e pesanti coprivano tutto il cielo, il vento soffiava forte ed incontrastato verso l'entroterra ed il mare infuriava demoniaco. In fretta e furia, Ron rientrò dentro, dove almeno faceva caldo. Si sedette in poltrona, e dovette ammettere di essere esattamente nella situazione in cui non avrebbe voluto mai trovarsi in quel frangente. Era da solo, e aveva tempo per pensare. La cosa lo preoccupava. Sapeva benissimo come la sua personalità soffrisse maggiormente le riflessioni rispetto alle scelte prese d'istinto. Aveva deciso di confessare tutto ad Hermione, e non avrebbe permesso un cambio d'opinione. Doveva prendere di petto la situazione e dirle tutto d'un fiato quello che lo assillava, senza rimandare, il suo coraggio doveva spingerlo a sbattere contro una porta che non sapeva se fosse stata murata o meno. Valeva però la pena correre il rischio. Per lei, per il loro viaggio e la loro storia. Si alzò ad occhi chiusi, cercando di sgombrare la testa e di svagarsi, ma inevitabilmente la prospettiva di ciò che stava per succedere non svanì. 
''Ma sono sicuro che sia davvero così?''. Il pensiero se n'era andato come era venuto, una saetta, un baleno di parole. Si volse quasi involontariamente verso il Manuale degli Incantesimi. Non voleva, ma doveva controllare. Passò attorno al letto evitando di fare rumore, e prese il libro fra le mani. Non sapeva perché gli desse fastidio anche solo guardarlo. Lo poggiò sul tavolino di legno in mezzo al salotto, ed iniziò a sfogliarlo lentamente, anche se sapeva benissimo dove fosse la parte che gli interessava. Il cuore aveva cominciato a battere impazzito, le dita tremavano e gli occhi erano pronti a chiudersi. Era come se stesse aspettando un colpo di scena che lo avrebbe sconvolto, nonostante fosse praticamente certo di ciò che stava per leggere. 
Eccolo, il capitolo. Il numero ventinove, 'La manipolazione della memoria'. Dovette sfogliare qualche pagina per ritrovare in paragrafo giusto. Lo lesse senza respirare. Era come lo ricordava. 
''Potrebbe essere così''.
Lo assalì un'euforia distaccata. Poteva essere la chiave di tutto come un buco nell'acqua. Bisognava solo trovare il modo di spiegare perché non l'avesse detto subito. ''Improvviserò'' si disse, e un pensiero andò subito a Fred, che lo diceva spesso. Sorrise in silenzio, ripensando ai bei momenti passati col fratello. La sua morte non era uno dei pensieri più ricorrenti al momento, ma non si poteva calcolare quanto già gli mancasse. Era convinto che comunque fosse sempre con lui, che vivesse in tutto ciò che lo circondava che lo facesse ridere. Soprappensiero com'era, neanche si accorse di Hermione, che, alzatasi dal letto, lo aveva dolcemente abbracciato da dietro, e l'aveva baciato.
''Buongiorno'' disse lei, con la voce ancora assorbita dal sonno, e fece per staccarsi dall'abbraccio.
Ron le prese deciso la mano appena gliela tolse dal petto.
''Hermione devo dirti una cosa importante'' esordì calmo. Le teneva ancora la mano, con lei che quasi gli dava le spalle; non aveva ancora ben realizzato la situazione.
Senza dire nulla, gli si avvicinò sorpresa, e si sedette dall'altra parte del tavolo. Non era quasi mai successo che qualcosa per Ron fosse tanto importante da essere rivelata appena sveglio, così all'improvviso poi. Inoltre, la sua espressione la preoccupò. Era tutto rosso in viso, quasi sudava, e lei non riusciva a scorgere l'ombra di un sorriso sul suo volto. Anche Hermione cercò di restare più calma possibile: ''Che c'è di tanto importante?''.
Ron mosse la testa verso il Manuale. Optò velocemente per la verità, almeno in parte.
''Per far passare qualche minuto, stamattina lo stavo sfogliando, e mi sono imbattuto per caso in un paragrafo che mi ha fatto riflettere''. Hermione era davvero sconvolta, era certa che Ron si vergognasse di dire di aver letto qualcosa su un libro, e di scuola in particolare. 
''Cos'hai trovato?'' chiese lei, ormai incuriosita dalla vicenda. 
''Leggi'' rispose lui, e pose l'indice sul paragrafo. 
Per circa un minuto Hermione si chiuse in una lettura silenziosa. Quando ebbe finito, si rivolse di nuovo a Ron: ''Quindi?''. Non vedeva a cosa servisse aver letto quelle righe.
Stavolta fu Ron a ritrovarsi sorpreso: ''Non... Tu non hai usato quell'incantesimo? Per... Cambiare la memoria dei tuoi genitori?''.
Hermione non dovette pensarci più di un secondo: ''Si, è questo... Ma cosa c'en...''. Non riuscì a terminare la frase che un rapido collegamento le si palesò nitido nella mente. 
''O cavolo...''.
Era rimasta immobile, a guardare nel vuoto. Non riusciva più ad aprire la bocca, a muovere un muscolo o a sbattere gli occhi. 
''Possibile che...'' disse a Ron indicando il libro. Ron annuì leggermente. ''Potrebbe'' aggiunse lui. Hermione si alzò in piedi di botto, e camminando disordinatamente nella tenda cominciò a ragionare a bassa voce: ''Ma sì... Certo... Così si spiega...''. Pochi secondi dopo tornò da Ron e gli saltò letteralmente addosso, e lo coprì di baci. Era a dir poco euforica. ''Ron sei un genio, io veramente non ho parole! Se fosse davvero così vorrà dire che qualcuno lassù è con noi, incappare in quel paragrafo su oltre mille pagine era pressoché impossibile, poi oltretutto sei stato tu! Sei un genio, sei un genio!''.
Ma nel continuare ad abbracciarlo si accorse che non veniva ricambiata con lo stesso affetto che dava. Ron non riusciva a sembrare troppo entusiasta, d'altronde quelli erano ragionamenti che lui aveva già affrontato, e capì poco dopo che si stava tradendo con i suoi stessi atteggiamenti. Riuscì a dire solo: ''Si si, che fortuna...'' che non fece che peggiorare la situazione. Hermione lo guardò con la testa da un lato, come fanno i neonati. ''Ron... Cos'hai?'' chiese lievemente.
Ron divenne se possibile ancora più rosso, e balbettò velocemente qualche parola: ''Niente, Hermione... È... È tutto ok...''. Ma lei non lo stava ascoltando. Si era alzata in piedi e si allontanava a piccolissimi passi da lui mentre lo guardava sprezzante, quasi con odio. ''Tu lo sapevi. Lo sapevi. E non me l'hai detto. Non me l'hai detto...''.
Aveva parlato piano e deciso, ma era sull'orlo delle lacrime. ''Chissà da quanto lo sai. E non me l'hai detto. Cosa hai pensato, di tenere la sorpresa alla fine, pensavi che la vacanza durasse troppo poco? Ecco perché sei un ragazzino, Ron, uno stupido bimbo viziato che ha paura di affrontare la realtà... È lo stesso discorso che ti facevo qualche giorno fa, ma continui a non capire... Continui a chiuderti in te stesso come uno stupido... Ma non capisci che io sono qui per aiutarti?! Quando si sta insieme è così che dovrebbe funzionare, non bisogna comportarsi da egoisti ottusi, come continui a fare da diciotto anni a questa parte!''. Ormai piangeva a dirotto, ed era come se le sue stesse parole la ferissero ancor di più. ''Io non posso permettermi di stare con una persona così. Non posso. Io... io ti odio. E lo dico per il tuo bene, Ron, ti odio. E questa è l'ultima volta che te lo dico, mi sono stancata di tutto, ed anche di te e dei tuoi atteggiamenti assurdi. Ti odio, e non voglio essere trattata da idiota, come un burattino. Basta! Io ti ho sempre dato e detto tutto, e tu continui ad evitarmi quando si tratta di cose importanti... Non me lo spiego, è una cosa assurda...''. Era in preda al panico, e fredde, gelide lacrime continuavano ad uscire prepotenti. Si accasciò su sé stessa restando sola con le sue preoccupazioni e le sue lacrime, a soffrire in un silenzio di sfiducia. Ron non osò alzarsi ed avvicinarsi. Hermione aveva avuto esattamente la reazione che egli immaginava potesse essere la peggiore. Dopo qualche minuto in cui l'unica fonte di rumore erano i violenti tuoni che infestavano il cielo, Hermione si alzò: ''Vattene'' disse piano, non più piangendo, ma con tono deciso che non ammetteva repliche. 
''No, io resto''.
''Vattene! Vai via!''.
''No!''.
''Allora me ne vado io''.
Ron fu come colpito al cuore. ''Non puoi, Hermione, ti prego''. Quasi supplicava. 
Lei lo guardò come si guarda un assassino.
''Non dirmi cosa posso e non posso fare. Non sai badare a te, figurati se riesci a farlo anche a me''. Era ancora livida, stremata, ma tutto quello che diceva aveva una nota di prepotente autorità. E senza prendere nulla, diede un ultimo sguardo a Ron, fece uscire un'altra lacrima e si volse verso la porta. Prima che Ron potesse dire o fare qualsiasi cosa era già uscita, convinta che il freddo, la pioggia e i fulmini fossero una piaga meno difficile da sopportare che passare un altro secondo con lui.
   
 
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