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Autore: telesette    14/06/2016    0 recensioni
- Se il suo destino è scritto, morirà - concluse l'uomo, squadrando gli altri con i suoi occhi freddi e taglienti come lame di coltello. - Se però dovesse sopravvivere, in quel caso, vedo con chiarezza che la maledizione lo accompagnerà passo passo!
Detto questo, Grindelwald se ne andò...
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor Moody, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Gli anni successivi la fine della guerra, mentre la Scozia lentamente iniziava a dar segni di ripresa, il giovane Alastor trascorse buona parte dell'infanzia assieme al pastore che lo aveva allevato e cresciuto come un figlio. Nessuno a Glasgow conosceva le origini del piccolo, né tantomeno suo padre adottivo, e di conseguenza nessuno poteva anche solo lontanamente immaginare gli strani ed inspiegabili fenomeni che i suoi poteri latenti andavano manifestandosi man mano che egli cresceva.
Degli unici due oggetti che Alastor teneva con sé sin dall'infanzia, il medaglione con sopra inciso il nome della sua famiglia e la fiaschetta donatagli dal buon pastore, solo uno gli era assai misterioso ed incomprensibile. 
Sul retro del medaglione infatti, oltre al cognome dei suoi veri genitori, vi era incisa una strana dicitura in latino: 
Magicae virtute, in Auror virtutem, duos mund protegit... Detta frase suonava più o meno come: "il potere magico, nella forza degli Auror, protegge due mondi"...
Ma chi o cosa erano gli Auror?
E se il mondo era uno ed uno soltanto, come logica insegnava all'uomo, perché mai la frase parlava di "due" mondi da proteggere?
Domande senza risposta, proprio come il suo passato senza memoria, e per quanto si scervellasse vi era abbastanza per uscirne fuori completamente pazzo. Dentro di sé Alastor sentiva, capiva, di essere in qualche modo "diverso" dagli altri. La natura dei suoi poteri, peraltro a lui ancora incomprensibili, lo faceva sentire un estraneo nel mondo che conosceva. Fin da piccolissimo, vedendo come le persone si mettevano a bisbigliare ogniqualvolta accadeva qualcosa di insolito in sua presenza, Alastor preferiva chiudersi in solitudine. Molti parlavano di lui come di un emissario del maligno, un'anima dannata, nonostante fosse un bambino tranquillissimo ed inoffensivo. Solo in compagnia del suo tutore, che tanto aveva fatto per lui, il piccolo si sentiva veramente accettato e benvoluto.   
Il vecchio pastore, in gioventù, era stato uno studioso e fervente cattolico praticante. Ma la morte della moglie e dei suoi familiari, uccisi senza pietà dalle crudeli stragi di una guerra insensata, aveva quasi completamente estinto la fede dal suo cuore. Da lui, Alastor aveva appreso molte nozioni utili su: storia, matematica, latino, geografia, composizione dei minerali, scienza delle erbe e perfino alcuni cenni di astronomia... Per questo, a otto anni, era già un bambino molto bene istruito per la sua età.
Il buon vecchio McRoy ( così si chiamava il pastore ) prese molto sul serio il suo ruolo di tutore. Sotto la sua ala protettrice, Alastor ebbe infatti modo di crescere sano e robusto. Quando ebbe compiuto dieci anni, facendo alcuni sacrifici per sostenere la retta, McRoy trovò anche modo di mandarlo alla scuola del paese così da completare la sua istruzione ed assicurargli dunque un futuro una volta cresciuto. Sfortunatamente però, dopo neanche due settimane, il maestro venne a scusarsi con l'anziano tutore di Alastor dicendo che, per il quieto vivere della comunità, il bambino non poteva assolutamente stare in mezzo alla "gente normale".

- Sono spiacente - disse il maestro. - Non voglio mettere in dubbio l'intelligenza e la capacità di apprendimento del ragazzo ma, in qualità di docente, non posso ignorare che... Insomma, come dire... E' evidente che tuo figlio soffre di qualche disturbo!
- Il ragazzo è sanissimo - obiettò il pastore tranquillo. - Lo conosco da anni e, da che ne ho memoria, non l'ho mai visto malato neppure una volta!
- Andiamo, sai benissimo a cosa mi riferisco!
- A dire la verità, no!
- Basta scherzare, McRoy - il maestro era visibilmente alterato. - Ogni volta che tuo figlio viene a scuola, in paese accadono sempre cose strane: i carretti si bloccano, le bestie si muovono a testa in giù, i vetri si spaccano senza motivo e il cibo destinato ai bambini si trasforma in fango...
- Pensavo fosse sterco di cavallo, quello che date loro alla mensa - osservò il vecchio con una smorfia.
- Ascolta bene, McRoy - tagliò corto il maestro spazientito. - Se hai fegato di tenerti in casa un abominio come quello, sono affari tuoi... Ma da ora in avanti, farai meglio a tenerlo lontano dal paese, mi sono spiegato?

Ciò detto, il maestro gli voltò le spalle e se ne andò.
Alastor, che pure aveva origliato ogni parola di nascosto, si avvicinò al vecchio il quale lo carezzò affettuosamente sulla testa.
McRoy sorrise ma, colto da un qualche malore, cominciò improvvisamente a tossire e si accasciò in ginocchio davanti alla porta di casa. Il bambino lo aiutò a mettersi a letto, passandogli diverse pezze umide sulla fronte, cercando di fargli calare la febbre. Purtroppo il povero McRoy era stanco, malato, e il suo vecchio generoso cuore stava lentamente ma inesorabilmente cessando di battere. Alastor rimase alzato tutta la notte a vegliarlo, senza mai dare segni di stanchezza, desiderando la sua guarigione più di qualsiasi altra cosa.

- Ti prego, o Signore - mormorò, affidando le sue preghiere all'Onnipotente. - Ti prego, ti prego... Ho solo lui al mondo, ti prego!
- Lascia stare, figliolo - esalò il vecchio, malgrado le sue condizioni gli permettevano appena di respirare. - Lui... Lui non ascolta... Ha troppo... troppo da fare!
- Nonno, devi guarire - lo esortò dunque Alastor, stringendogli le fredde dita ossute.

Il vecchio lo guardò amaramente.
Quel bambino doveva essere proprio nato sotto una stella sfortunata, i suoi occhi erano l'immagine della forza ma anche di una profonda sofferenza. Avrebbe voluto ancora educarlo, guidarlo, consigliarlo... Ma ormai sentiva che la sua vita era giunta al termine e, anche se gli piangeva il cuore al pensiero di lasciarlo solo, non poteva resistere al nero richiamo della morte.

- Comportati sempre... bene - disse. - Usa quello che... che ti ho insegnato... Usalo a fin di bene, per... per aiutare, per essere buono... e giusto... Guardati dai... dai malvagi, guardati sempre... da loro!

Alastor annuì.

- Bravo... Bravo il mio ragazzo, tu... Ah!

Il vecchio ebbe un moto di convulsioni, sbarrando gli occhi e reclinando il capo all'indietro sul cuscino, dopodiché rimase immobile con lo sguardo vitreo e fisso in quello di Alastor.
Il vecchio era morto.
Anche lui, come i suoi genitori, lo aveva lasciato solo. In un mondo freddo e crudele, senza nessuno in grado di aiutarlo, Alastor si ritrovava ora a piangere sul corpo dell'unica persona che era stata capace di dargli amore ed affetto. Il suo dolore era talmente grande che, incapace di controllarli, i suoi poteri latenti fecero scoppiare alcuni vasi e soprammobili; la credenza nella cucina si squarciò a metà, così che piatti e tazzine andarono a sparpagliarsi in volo per tutta la casa, e l'acqua nel pozzo si riversò tutta sul pavimento come un piccolo fiume in piena.
Alastor si ritrovò dunque ancora una volta con il suo strano medaglione tra le mani, senza però averlo tirato fuori dalla tasca, ma il dolore e la rabbia insieme lo fecero infuriare al punto che afferrò un martello e prese a menare violenti colpi sull'oggetto. Quando del medaglione non rimase altro che un cumulo di poltiglia, le lettere ormai illeggibili, il bambino tornò finalmente a calmarsi. Il flusso di energia magica si interruppe, lasciando ogni cosa inanimata al suo stato consueto, e la casa ripiombò in un silenzio totale.

- Non è vero che sono un mostro - singhiozzò Alastor, pensando alle parole di scherno dei bambini in paese, e più volte tornò a ripeterselo mentalmente nel tentativo di convincersene. - Non è vero, non e vero... Non è vero!

Ma anche ripetendolo cento o mille volte, dal momento che tutti gli avrebbero sempre rinfacciato la natura dei suoi strani poteri come opera del diavolo, il bambino non riusciva a togliersi dalla mente il duro suono di quella parola... Mostro!  

continua )...

   
 
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