Erika?
Un senso d'angusta sconfitta dilagava tra i soldati della legione. La missione avvenuta al di fuori delle mura s'era rivelata un vero e proprio fallimento a causa del titano femmina, aveva spazzato via metà dei componenti della legione. Oltre al danno ingente s'era verificata anche la beffa: nel tornare all'interno delle mura, i sopravvissuti avevano dovuto attraversare i cancelli per essere accolti da un coro composto da voci lamentose, irate, piangenti. I cittadini s'erano sfogati sui sopravvissuti ricoprendoli d'insulti, denigrandoli, odiadondoli per il sol fatto d'essere vivi, avrebbero preferito veder tornare i propri cari.
.
I
soldati tavano nell'infermiere del quartier generale situato tra le
mure Rose, i letti erano pieni di giovani feriti e mutilati. I membri
della legione rimasti in piedi, s'aggiravano frenetici in aiuto delle
infermiere. Era stata una lunga notte per tutti e il cielo pareva
imbrunirsi, finalmente un giorno nuovo stava per cominciare, tutti
volevano dimenticare seppure per qualche ora di sonno, quella
terribile battaglia. Era bastato un gigante per far inginocchiare la
legione, quanto erano deboli gli esseri umani? La vittoria che
stavano inseguendo poteva trattarsi d'una illusione?
<<
Ragazzi, chi può camminare venga qua >> disse
il caporale
Hanji mettendosi al centro della stanza, al comando si alzarono sette
ragazzi vestiti in armatura.
<<
Il caporale Levi è stato ferito, necessita di riposo
perciò abbiamo
bisogno di due volontari che vadano a dare una mano al castello dove
sta Eren Jaeger >>
facce
dalle pelli tiratissime rimasero intrappolate in espressioni atone,
dopo aver visto cosa aveva fatto la gigantessa anomala, nessuno
voleva rischiare di stare in compagnia d'un altro suo simile. Tutti i
presenti rimasero con i petti bloccati e le bocche serrate, tranne
uno.
<<
Hey >> un ragazzo abbassò il capo verso una
nuca color
inchiostro
<<
Hai paura di Eren? >> sussurrò
<<
Dovrei averne? >> bisbigliò la giovane
lasciando trapelare il
sarcasmo
<<
Caporale Hanji! >> si rizzò in piedi attirando
l'attenzione
dei presenti
<<
Io e Lysa ci offriamo volontari >>
Tutti
trassero un sospiro di sollievo, tranne la chiamata, questa si
premurò di lanciare all'amico uno sguardo carico d'angustia.
<<
Bene, Andate a sellare i cavalli, si parte! >> l'
entusiasmata
Hanji s'incamminò, i due la seguirono.
. *** .
Davanti
a segnare la loro strada stava in sella al proprio cavallo il
caporale Hanji affiancata da altri due soldati.
I
soldati semplici s'erano premurati di lasciare qualche metro di
distanza come a simboleggiare in qualche modo la supremazia che i
veterani esercitavano nei loro confronti.
I
due amici cavalcavano fianco a fianco, sulla stessa strada eppure
erano così diversi, talmente diversi che nessuno riusciva a
comprendere come questi due potessero mai definirsi amici.
Trevis
era un ragazzo dotato d'una chioma folta e brillante, la sua
capigliatura rispecchiava il suo essere solare e sempre disposto a
tutto pur d'aiutare un compagno.
Lysa
era una diaciassettenne riservata poco propensa alla chiacchiera,
difatti raramente s'intratteneva in feste o giochi organizzati dai
compagni. Utilizzava la laringe per esprimersi solamente nei casi che
(secondo il suo parere), riteneva necessari. Uno di questi casi s'era
presentato, così aprì la bocca per dire:
<< sei proprio uno
stronzo >>
Era
stanca, non vedeva l'ora di coricarsi per riposare un poco le
membra, invece il suo compagno l'aveva invischiata in quella faccenda
scomoda.
<<
Dai Lysa, non essere così acida >> la
canzonò lui
<<
Trevis, chiudi quella boccaccia di merda >>
Il
biondo rise, oramai non faceva più caso ai termini scurrili:
col
tempo aveva compreso che la giovane non pronunciava gli insulti con
rabbia, era semplicemente il suo modo di rivolgersi alle persone.
<<
Pensa a Eren, è stato sconfitto in battaglia, tutti lo
incolpano per
la grave sconfitta … >>
<<
Io non lo sto incolpando >> intervenne nel discorso agile
come
una saetta
<<
Appunto! Non credi che abbia bisogno di amici come noi al suo fianco?
>>
<<
Amici? >> disse con tono beffardo << ma se
ci siamo
arruolati nella legione un anno prima di lui? E poi quanto hai
parlato con Eren? Gli avrai rivolto sì e no due battute in
croce >>
<<
E' vero, non siamo esattamente amici >> ammise lui
emettendo
uno sbuffo rassegnato. questa fu costretta ad innalzare il collo per
incontrare lo sguardo celeste di Trevis.
<<
Non siamo amici nel senso stretto, ma siamo compagni d'armi e i
compagni si aiutano a vicenda, giusto? >>
Seppure
con una certa riluttanza, Lysa annuì, aveva passato tutta la
notte
ad aiutare i compagni feriti perchè mai doveva trascorrere
anche
tutta la giornata ad aiutare un altro compagno?
<<
Se, se … >> bofonchiò distogliendo
lo sguardo dal sorriso
del compagno, doveva essere stanco quanto lei eppure sul suo volto
non era presente la spossatezza. Quanto la faceva incazzare quel
fatto ...
<<
Tu tiri sempre fuori belle parole, e ora ci tocca sgobbare
>>
<<
Dai, non essere così egoista Lysa >> non era
un rimprovero
giacchè l'aveva pronunciato con un sorriso, difatti lei le
lanciò
un'occhiataccia intimidatoria ma priva di cattiveria.
Come
poteva odiare Trevis? Era un ragazzo genuino come solo una persona
di buon cuore poteva esserlo.
“ Non vivrai a lungo se continuerai a comportati così, non lo sai che quelli che non muoiono mai sono i cattivi?” pensò fra sé e sé posando gli occhi a terra.
. ***
Levi
stava seduto sulla sedia.
Toccò
il ginocchio fasciato e dolorante, eppure il dolore non era
così
insopportabile, trovava decisamente più intollerabile quel
tavolo
rettangolare, fino a ieri era occupato dalla
sua squadra in quel momento era vuoto, orridamente
silenzioso,
come se fosse notte fonda quando in realtà il sole
troneggiava alto
nel cielo.
Eren
stava nella sua stanza, non aveva molta voglia di parlare e Levi
preferì così. In quel momento anche il suo umore
era così
incrinato che non poteva sputare qualche parola di conforto per il
ragazzo, quest'ultimo se le meritava, difatti il fallimento
dell'operazione così come la morte della sua squadra, non
poteva
essere ricondotto a lui, a chi allora? Forse a se stesso dato che non
era intervenuto subito o forse alla gigantessa? Con il senno di poi
tutto si sarebbe chiarito.
Stava
attendendo Hanji, Erwin e altri membri della legione esplorativa per
discutere sulla possibile identità del gigante. Si sarebbero
riuniti
verso sera perciò decise di ritrovare il silenzio nella sua
stanza,
non voleva correre il rischio d'incrociare qualcuno prima della
riunione.
S'era
abituato, aveva visto così tanti cari morire ma nonostante
ciò non
era divenuto immune nei confronti della morte. Giungeva spesso
lasciandogli dentro un senso d'angoscia, l'età e la vita
l'aveva
reso più forte eppure l'angoscia rimaneva sempre
lì, si nascndeva
nel suo petto mandando in cancrena ogni sentimento.
Con
una fatica perfettamente celata, si alzò in piedi, neppure
in
solitudine si concedeva il lusso di mostrarsi dolorante. A passo
storpiato si diresse verso la sua stanza, lì nessuno sarebbe
venuto
a disturbarlo, non voleva recepire nemmeno una parola confortevole.
Qualche ora di solitudine e poi si sarebbe sentito un poco meglio,
certo l'angoscia rabbiosa non se ne sarebbe andata, ma il silenzio lo
avrebbe tranquillizzato.
Dopo
avrebbe pensato anche ad Eren, non voleva che quest'ultimo si
scoraggiasse dato che era l'unica carta vincente
dell'umanità. Gli
avrebbe fatto uno dei suoi discorsi, poco sensibili ma veritieri. Era
fatto così, non riusciva a rivestire con belle parole i suoi
pensieri, quella era una dote che lasciava ad Erwin.
. *** .
“
Che
stronzata” pensò la giovane nel
rovesciare il secchio colmo
d'acqua insaponata lungo il pavimento. Prese in mano lo spezzettatone
e a schiena piegata prese a pulire il pavimento
Quando
Hanji aveva chiesto aiuto, di certo non s'aspettava di dover pulire
il castello.
“ Non mi sono arruolata per fare la domestica!”
Era
arrabbiata per essersi ritrovata in tale situazione, ma quella
mansione le pareva troppo assurda: erano in guerra e quelli pensavano
alle pulizie? Le pareva una cosa troppo paranormale. A confermare la
sua teoria erano gli sguardi, appena si girava intravedeva gli occhi
di un soldato: la stavano spiando, probabilmente anche Trevis che era
stato incaricato di pulire l'ala opposta del castello, stava
ricevendo lo stesso trattamento.
Il
motivo le era sconosciuto giacché non aveva violato alcuna
regola,
in battaglia s'era dimostrata discreta, non era stata impulsiva e non
aveva messo a repentaglio la vita di nessuno.
A
testa bassa movimentò lo spazzetone per non pensare a quegli
sguardi
sfuggenti, si concentrò sulle piccole bolle di sapone
presenti sul
pavimento. Apparivano bianche e brillavano sotto i raggi obliqui.
La
mente tornò indietro, ove il biancore dominava
. * .
Le
reclute stavano svolgendo una piccola missione che consisteva nel
scalare la montagna per arrivare al punto di raccolta, una piccola
baita in legno. La bufera s'intensificava passso dopo posso, il vento
sputava a raffica sul suo volto fiocchi di neve ghiacciati.
<<
Hey! >> urlò Trevis. Il vento era talmente
rombante che le
parole venivano coperte da quest'ultimo, diffatti Lysa
continuò a
proseguire. Il ragazzo pose la mano sulla sua spalla così da
attirare la sua attenzione
<<
Dobbiamo fermarci! >> gridò e lei
accnsentì dato che non
riuscivano a vedere una accidente.
Presero
dalla sacca un tendone verde impermeabile, lo agganciarono a dei
bassi rami sistemandolo a mo di tenda.
S'erano
costruiti una minuscola cupola, in quel miser spazio la neve non gli
pioveva addosso e il vento non feriva i timpani.
Stanca
e infreddolità si sedette
<<
Odio la neve >> disse irata contro quell'addestramento.
<<
Perchè? >> domandò lui quasi
scandalizzato, di rimando lei le
cacciò un'occhiataccia, una di quelle che intendevano farti
rimangiare le parole appena dette
<<
Va bene, capisco che questa non sia una bella situazione, or ora la
neve non ci aiuta affatto, però se fossi a casa tua, accanto
al
caminetto con una tazza di cioccolato caldo in mano, la odieresti
comunque? >>
<<
Sì >>
<<
Perchè mai? >>
<<
Perchè è fredda ed ingombrante! >>
disse irritata affondando
il collo nel colletto della giacca. Sì, la neve era fredda e
ingombrante, però questo non era il reale motivo per cui
odiava la
neve. Il clima del mondo sotterraneo era perennemente umido, ma
quanto fuori cadeva la neve, la roccia assorbiva tutto il gelo e
l'umidità diveniva così gelida che neppure
l'abbraccio di mamma
riusciva a scaldarla. Anche se era fuori dalla città
grottesca,
permaneva l'odio nei confronti di quella bianca coltre.
<<
Non posso darti torto, ma ti assicuro che l'amerai >>
Lei
innalzò un sopracciglio critico al quale lui rispose con un
sorriso
<<
Il prossimo inverno verrai a casa con la mia famiglia, mangeremo
l'esagerato pranzo di mamma e poi ci sederemo sul portico con una
tazza di cioccolata calda per contemplare il paesaggio rivestito di
bianco. Dopo magari insceneremo una battaglia a palle di neve insieme
ai mie fratelli e vedrai che persino tu riuscirai ad amare la neve
>>
terminò quel discorso con un meraviglioso sorriso e lei
divenne
paonazza.
<<
Sei un cretino >> bofonchiò e lui le rispose
per l'ennesima
volta con un sorriso.
.
* .
Lysa
sorrise nel rimembrare quel piccolo aneddoto. Trevis aveva capito che
l'odio nei confronti nella neve s'allacciava a brutti aneddoti. Lui
gli avrebbe offerto un nuovo ricordo.
“ Il
prossimoinverno” ripeté fra
sé. Il caldo s'appiccicava sulla
pelle e l'inverno era lontano, eppure non vedeva l'ora di sapere come
poteva essere una giornata immacolata.
“ Sì,
se sopravviviamo” il pensiero s'introdusse nella
sua mente, e
il sorriso svanì. Lysa riprese a pulire il pavimento con
maggiore
energia.
. *** .
Hanji
s'era intrufolata nella sua stanza senza neppure chiedere il
permesso, non s'era neppure accorta che Levi s'era sdraiato con gli
avambracci posti sopra gli occhi. Hanji lo conosceva troppo bene,
sapeva che non stava dormendo perciò cominciò a
parlare camminando
avanti e indietro per la stanza.
<<
Sai ho chiesto ai membri in salute della legione esplorativa di
venire a dare una mano al castello. Se ci fosse una talpa non credi
che quest'ultima accetterebbe al volo l'occasione di catturare Eren?
Concordi con me giusto? Orbene, si sono offerti due ragazzi che a
quanto so, sono nella squadra di Mike, però non sembrano
minimamente
interessati ad Eren. Li sto facendo sorvegliare di soppiatto e quelli
sembrano così concentrati nella pulizia ... magari
è solo una
finta?! Forse aspettano il momento propizio per attaccare …
che ne
pensi? >>
Levi
alzò il busto per poter guardare Hanji con un certo
cipiglio.
Ammirava la sua intelligenza, la sua curiosità e il suo modo
d'approcciarsi ai problemi con l'intento di risolverli, però
il
piano gli pareva una colossale scemenza.
<<
E secondo te queste possibili talpe si farebbero sgamare
così
facilmente? >>
Lei
scrollò le spalle << sta succedendo un tale
casino che mi
sento in dovere di escludere ogni possibilità
>>
<<
Allora escludi questa, il titanio femmina non può essere un
membro
della legione >>
Si
sdraiò di nuovo, mosse la gamba e una piccola smorfia di
dolore si
dipinse sul suo viso.
<<
Se vuoi degli analgesici per il dolore … >>
<<
No, sto bene così. Ora esci che voglio riposare
>> disse lui
riponendo l'avambraccio sopra lo sguardo.
<<
Va bene, allora ti farò portare almeno un tè
>> e svanì via
chiudendo la porta dietro di sé.
<<
Che spacca palle >> disse piano anche se l'idea di bere
un te
non gli dispiaceva affatto.
. *** .
<<
Lysa! >> colta di soprassalto rizzò la
schiena, abbandonò la
scopa per compiere il saluto militare, bisognava comportarsi
così
dinnanzi a un superiore.
<<
Potresti andare a preparare un te e portarlo al caporale Levi?
>>
<<
Devo terminare le pulizie … >>
<<
Non ti preoccupare, quelle le farai dopo >> con
velocità si
dileguò dalla vista senza poter neppure obbiettare. Lysa
strinse i
denti intrappolando un'imprecazione. Sapeva come si preparava un te,
l'avrebbe preparato per chiunque ma non voleva presentarsi dinnanzi
al caporale Levi, nonché l'uomo più forte
dell'umanità. Non era la
paura quella a frenarla, neppure il timore dato che sul suo conto
così come si narravano leggende, si narrava anche il fatto
che fosse
un uomo scontroso, dall'arrabbiatura facile. In breve lo si poteva
definire simpatico come una matita conficcata in un occhio. Il fatto
era che non voleva essere notata da un uomo così popolare
perché
aveva imparato che mantenere l'anonimato era una questione
fondamentale per non andare in contro ai guai.
<<
Fanculo >> pronunciò la parola in un soffio
per dirigersi
verso la cucina, in fondo doveva solamente consegnare un te caldo.
Quando
l'acqua all'interno del pentolino raggiunse l'ebollizione,
versò il
contenuto con cautela all'interno della tazza. Mise il piccolo
filtrino e lo lasciò navigare nell'acqua per qualche minuto,
fino a
quando l'acqua non si tinse d'un marrone scuro. Allungò il
naso
verso il vapore caldo, era un aroma buono e avvolgente come solamente
il te nero poteva esserlo.
“ Dovrebbe
andare bene, e se ha qualcosa da ridire, io gli risponderò
che sono
una soldatessa, mica una cameriera”
pensò tra sé e sé per
poi rinnegare immediatamente il pensiero, se avesse in un qualche
modo criticato la preparazione della bevanda, si sarebbe presa su gli
insulti senza battere ciglio.
A
passo cauto con la tazza di coccio fra le mani, si direzionò
verso
la stanza più temuta dell'edificio. Quando arrivò
dinnanzi alla
lastra di legno, pose le nocche e bussò con leggerezza, non
voleva
apparire troppo irriverente.
Il
suono fu assecondato da una specie di grugnito, lei lo
interpretò
come una sorta di permesso ed aprì la porta. Una nuca
corvina stava
ripiegata sopra voluminosi ammassi cartacei, la scrivania sopra cui
stavano i fogli era in fondo alla stanza. Lysa attraversò il
piccolo
corridoio con lunghe falcate, caricando il peso del corpo sulle punte
dei piedi: non voleva distrarlo, voleva comportarsi come un fantasma
e filare via il prima possibile, ma non poté azzittire il
rumore
della tazza che si pose sul legno della scrivania. A passo di gambero
arretrò, occhi sfuggenti la sfiorarono per poi incollarsi
sulla sua
figura.
Le
palpebre fino a pochi attimi fa strette, si spalancarono alla vista
della ragazza
“
Erika?
“ la domanda
interiore prese a rimbalzare tra le pareti del craneo per produrre
echi sempre più forti e violenti come onde d'urto.
“che
cazzo ho combinato? “ pensò la giovane
fra sé e sé cercando
di sfuggire da quelle pupille grige taglienti, sentiva la pesantezza
del suo sguardo e la cosa cominciava a mandarla in paranoia.
Perchè
era così interessato? Forse aveva combinato qualche guaio?
La
conosceva? No, impossibile, non s'erano incrociati neppure per
sbaglio.
<<
Le ho preparato il te signore >> disse a voce alta,
schiena
ritta e pugno sul cuore. Voleva distrarlo, sembrava orridamente
incantato da lei e francamente Lysa non vedeva l'ora di filare via,
così disse
<<
Posso congedarmi? >>
<<
Sì, vai >> alle sue orecchie arrivò
una voce calma e
autoritaria, così uscì a cuor leggero. Forse
s'era trattato
solamente d'una sua impressione, magari il caporale Ackerman era
caratterizzato da quello sguardo pazzoide. Un'informazione che non
gli era giunta all'orecchio ma tutto era possibile, non bisognava mai
affidarsi troppo alle voci di corridoio.
La
porta si chiuse e il cuore di Levi non si placò, anzi
batteva così
forte che persino le tempie presero a pulsare.
Quella
ragazza era tale e quale ad Erika: aveva riconosciute le labbra a
forma di cuore, il naso dritto, la carnagione rosea, era la ragazza
conosciuta sedici anni fa
Non
era lei, anzi non poteva essere lei dato che la ragazza possedeva
lunghi capelli neri, la giovane della città sotterranea era
dotata
d'una lunga chioma ondulata, chiara come il grano.
Nervosa
la mano affondò nella chioma, strinse forte l'attaccatura
per poi
ripetere il gesto. Due falangi si soffermarono su un ciuffo di
capello, era talmente nero che le dita bianche parevano pezzi di luce
<<
Hanji! >> imperioso la chiamò, aveva sentito i
suoi passi
oltre la porta, quest'ultima irruppe nella stanza, sbatté la
porta
contro al muro mandando al diavolo ogni forma di cortesia.
<<
Che c'è Levi? Stai male? >> chiese lei
direzionandosi verso
di lui con l'occhio concentrato sulla gamba.
<<
No >> riuscì a recuperare il suo consono
autocontrollo,
perlomeno in apparenza.
<<
Puoi portarmi i fascicoli riguardanti i due soldati venuti oggi al
castello? >>
Hanji
non si fece troppe domande, Levi pareva tranquillo quanto una statua
e così pose i fascicoli sulla scrivania per andarsene, aveva
tante
cose da fare, dovevano catturare la gigantessa!
Quando
la porta si chiuse, l'autocontrollo mantenuto da Levi andò a
farsi
benedire, afferrò immediatamente il fascicolò che
sfogliò con
frenesia. Non appena incontrò la piccola fotografia della
soldatessa
si soffermò e gli occhi andarono a leggere le scritte.
C'erano
così poche informazioni sul suo conto a livello anagrafico,
neppure
la data di nascita era trascritta. Però c'era un nome, Lysa.
<<
Lysa >> lo ripeté ad alta voce come a
volerselo imprimere bene
nella memoria. Proseguì la lettura, c'era trascritto che
aveva
compiuto l'addestramento cominciato all'età di tredici anni,
pochi anni dopo s'era arruolata nella legione esplorativa.
<< diciasette anni >> ripeté. Le
informazione su Lysa finivano lì,
non gli bastava. C'era una questione che doveva assolutamente
conoscere, la risposta non tardò ad arrivare
“ cittadinanza: acquisita 11\5\ 445
Il
respiro si mozzò in gola, s'annodò tra la bocca
dello stomaco e
l'esofago.
Aveva
conosciuto Erika sedici anni fa ed era morta pochi anni più
in là.
Lysa
aveva diciassette anni e proveniva dalla città sotterranea.
“ Non
è possibile” pensò fra
sé lasciando andare via quel respiro
imbottigliato.
. *** .
Raggi
solari obliqui attraversavano le grandi vetrate, facendo splendere il
pavimento ove Lysa aveva passato con lo straccio.
La
luce accarezzava la sua figura, la pelle acquisiva un colore roseo,
ma sui capelli i raggi non l'avevano vinta, quelli erano talmente
neri che cacciavano via la luce.
Lysa
stava con gli occhi a terra concentrata a compiere la mansione,
ignara del fatto che Levi stava poggiato sullo stipite del corridoi a
guardarla. Il suo cuore perse un battitto quando distrattamente la
ragazza alzò lo sguardo verso la vetrata e vide brillare due
pupille
grige. Gli occhi non erano stretti come i suoi, ma erano più
grandi
ornati da lunghe ciglia scure. Vide il volto della ragazza e lui si
ritirò nascondendosi dalla sua vista. Si sentiva un dannato
vigliacco e per la prima volta il suo spirito combattivo era andato a
rintanarsi chissà dove. Dinnanzi a quella minuta ragazza si
sentiva
così disarmato: come avrebbe dovuto approcciarsi a lei? E
per quale
motivo avrebbe dovuto farlo? Su quale supposizione poteva basare il
suo rapporto filiazione? Su qualche somiglianza fisica? Era
così
ridicola la questione, era vero che il mondo umano era minuscolo,
però di gente ce n'era tanta e la causalità
spesso portava a
designare soggetti somiglianti fra loro. Forse Levi era incappato in
questa causalità, anzi gli pareva l'unica opzione sensata,
allora
perché non riusciva a staccarle gli occhi di dosso?
Buona sera:)
Ecco qua il quarto capitolo e che posso dire spero d'avervi in un qualche modo sorpreso ma al contempo spero che non l'abbiate trovato troppo assurdo.
Molte cose le ho inventate di sana pianta ( come per esempio il piano bislacco di Hanji), ma nonostante ciò spero che la lettura sia risultata interessante e coinvolgente.
ritaglio un piccolo spazio per ringraziare tutti voi che seguite questa storia, che avete commentato, che avete inserito la fics tra le storie preferite, seguite, ricordate. Mi rendete così felice <3
Non vedo l'ora di conoscere le vostre impressioni
un abbraccio
Mistiy