Capitolo
X
Dopo
aver salutato Itachi, Sakura fece velocemente ritorno a casa.
Tsunade
aveva proprio ragione. Doveva
cominciare a preparare quella valigia pesante ed importantissima che da
giorni
la reclamava e che ancora non era stata tirata fuori e riempita.
Il
primario era a dir poco in ritardo sulla
tabella di marcia.
Ciò
nonostante, non riusciva a farsene una
colpa. Fino a pochi giorni fa, infatti la ragazza non era neanche stata
così
sicura di intraprendere un tale e coraggioso passo.
Il
suo procrastinare era dunque più che
legittimo e giustificato.
Ora,
non aveva però più scuse.
Doveva
assolutamente mobilitarsi.
A
casa, determinata salì quindi in soffitta
e tirò fuori il bagaglio, gettandolo aperto su di un lato
del grosso letto
matrimoniale.
L’Haruno
contemplò il borsone per qualche
secondo e poi si disse che fosse il caso di stilare, buttare
giù una lista di
cose necessarie da portare via con sé o in caso da comprare
prima della
partenza.
Strappò
così un foglio bianco dal block
notes che teneva riposto in un cassetto della cucina e
cominciò a stilare
l’indispensabile, sedendosi sul divano.
Passarono
all’incirca tre quarti d’ora.
Sakura,
rileggendo nuovamente il suo
minuzioso e preciso lavoro, si convinse che non poteva chiaramente
esserci più
niente da aggiungere.
Era
così tanto soddisfatta di ciò che aveva
fatto da iniziare, presa dall’entusiasmo, a metter dentro la
valigia gli abiti
e le scarpe che sul foglio aveva segnato come essenziali.
Una
delle fortune più grandi che sicuramente
aveva l’esser damigella era senza dubbio quella di non
impazzire alla
forsennata ricerca del vestito perfetto da sfoggiare il giorno
del matrimonio.
A
quello infatti avrebbe ampiamente
pensato sua sorella.
Di
certo, Sakura sarebbe caduta altrimenti in una
catatonica crisi mistica e probabilmente non ne sarebbe mai uscita
fuori.
Era
stata davvero una grossa manna dal cielo
risparmiarsi quell’importante seccatura.
A
tempo debito, la rosa si sarebbe poi preoccupata per gli eccentrici e
discutibili gusti di Ino e di sua madre Mebuki.
Presa
dalla voglia di fare e di recuperare
il tempo perso, Sakura continuò dunque morbosamente a
depennare cose dalla lista fino
a quando si accorse di aver quasi totalmente concluso la pratica.
Sebbene
credesse di non aver
tralasciato nulla, il primario decise comunque di fare l'indomani un
salto ai
grandi magazzini.
Del
resto come la maggior parte delle donne,
l’Haruno era una spendacciona compulsiva. Avrebbe quindi
sicuramente scaricato
la tensione per l’imminente partenza, trovando giovamento nel
sano e sfrenato
shopping terapeutico.
Al
momento, doveva ancora scegliere se
avrebbe dedicato a questa cosa l’intera mattinata o tutto il
pomeriggio, viste
le ferie però tutto risultava poco importante e piuttosto
relativo.
Non
aveva nessun impegno, nessuno che le
correva dietro.
Allo
stato attuale, non era certamente
quello il suo più grande dilemma.
Successivamente,
la rosa si stappò una birra
ed ordinò una pizza a domicilio, senza rendersi minimamente
conto di essersi
già sistemata sul divano con il computer sulle ginocchia.
Sakura
sapeva perfettamente che l’e-mail a
cuore aperto che doveva inviare a Sasuke l’avrebbe tormentata
per il resto
della serata e per tutta la notte.
Il
suo ligio subconscio aveva infatti provato
in qualche modo a farle passare il tempo di attesa
dell’ordine, iniziando a
buttare giù qualche idea ma la ragazza era completamente
bloccata.
Tutto
quello che scriveva veniva immediatamente
cancellato. Niente sembrava esser adeguato e di suo gradimento.
Senza
dubbio, il primario aveva non poche
difficoltà a parlare di sé stessa.
La
ragazza percepiva difatti tutto come
stupido, inappropriato e totalmente inutile ai fini della loro recita.
Al
momento non riusciva proprio a trovare
una soluzione a quel concreto e palese problema.
Sakura
smise così di pensare, benedicendo il
provvidente suono acuto del citofono ed il giovane ragazzo che
finalmente le consegnò la sua adorata ed attesa pizza.
Chiusa
la porta, si fiondò immediatamente
sulla sua margherita, sperando che a pancia piena sarebbe dopo potuta
essere
più efficiente.
Divorata
la cena, quel pensiero positivo era
però già sparito.
L’Haruno
era infatti rimasta altri venti minuti
ferma sul divano a fissare il pc ma il foglio continuava ad essere
fastidiosamente bianco.
Le
venne così naturale maledire Sasuke e
quella sua eccezionale trovata.
“Facile
per lui!” si disse acida ed indispettita.
L’attore
non aveva assolutamente niente da
perdere.
In
fin dei conti, l’Uchiha si sarebbe dovuto
soltanto limitare a leggere quello che lei gli scriveva, scoprendo
tutto di lei
e cercando di farselo piacere.
In
questa
surreale sceneggiatura ,la faccia e la posta in gioco
erano
esclusivamente sue.
Tutto
questo esporsi ed aprirsi non le
sembrava per niente giusto ed equo.
In
fondo, Sakura non conosceva assolutamente
niente di lui.
Di
certo, sembrava fidarsi ciecamente dei
suoi occhi neri ma al momento questo non le sembrava per niente un
motivo sufficiente.
Quel
loquacissimo ragazzo non le aveva
neanche rivelato il suo cognome.
Come
aveva potuto solo pensare dunque di
assecondare una tale follia e credere che potesse essere facile
rivelargli ad
esempio che adorava il color rosso o che ancora a ventotto anni, nei
momenti in
cui si sentiva sola e triste, si auto regalava un nuovo libro di favole
o che
prediligeva il dolce ai cibi salati o tante altre piccolezze e
frivolezze che
al momento le sembravano così personali da rasentare a
tratti anche la
stupidità.
Era
totalmente a disagio.
Lo
scrivere nero su bianco il suo essere le
pareva una dichiarazione fin troppo ufficiale su ciò che
pensava di sé.
“E se
poi quello che scrivo , a lui non risulta vero?”
Ora
che ci rifletteva, c’era anche il serio
rischio di scoprire che la percezione che lei aveva di
sé non fosse poi
la stessa degli altri.
Sakura
aveva impiegato cinque lunghissimi
anni della sua vita per ricrearsi, per capirsi a pieno e non voleva
assolutamente che quell’e-mail e quel ragazzo affascinante
potessero in qualche
modo mettere in discussione tutto quel duro ed impegnativo lavoro
personale.
Ci
avrebbero pensato già gli invitati al
matrimonio della sorella a farla sentire costantemente
sott’esame.
L’ultima
cosa che si auspicava era dunque
aggiungere a quell’enorme lista un nuovo osservatore
speciale.
Ben
presto, nella mente dell’Haruno iniziò a
farsi strada l’idea di chiamare Sasuke per fargli presente
ogni sua
rimostranza.
Alla
fine della cena con l’attore, la
ragazza aveva creduto, sentendolo parlare con
quella sua incredibile sicurezza e guardandolo dritta in quei profondi
pozzi di petrolio, che non ci
potesse essere al mondo soluzione migliore.
Ora
che però il suo sguardo illusorio e
rassicurante non c’era, tutto
risultava inevitabilmente più complicato e
complesso.
“Oh
sì! Ora lo chiamo e mi sente!” disse la
rosa prepotente, continuando a dar
fiato ai suoi pensieri.
Sakura
scaraventò così il PC in un angolo
remoto del divano, si alzò di scatto e corse a prendere il
cellulare.
Era
lì intenta a digitare il suo numero
quando la paura di farlo innervosire la invase e la costrinse
perciò ad
affrettarsi a spegnere tutto.
Sasuke
le aveva categoricamente vietato di
chiamarlo. In quei giorni inoltre le aveva detto di essere
tremendamente
impegnato.
Visto
i precedenti, il primario non aveva
nessunissima intenzione di intavolare una feroce discussione con lui,
rischiando di tornare così al triste e solo punto di
partenza.
L’aveva
appena trovato e non voleva proprio
rischiare di perderlo.
“Forza
e coraggio, Sakura. E’ normale che non sei capace di
elaborare niente di
intelligente se te ne stai spaparanzata sul divano!”
Con
l’intento di dirigersi nel piccolo
studio, l’Haruno andò pertanto risoluta a
recuperare delicatamente il
malcapitato computer.
Si
era auto convinta che il cambio di
location sarebbe stato più produttivo ed in grado di far
partorire buone e
maggiori idee.
Le
ore però passavano ed il blocco prepotente
restava.
Di
fatto, la giovane continuava attonita e completamente
demotivata a fissare lo schermo bianco.
Ad
un tratto, un suono ovattato in
lontananza catturò la sua scarsa e svogliata attenzione.
Un
messaggio.
Subito
Sakura si affrettò ad andare a
recuperare il telefonino.
Poteva
esserci un’urgenza all’ospedale
o forse poteva essere proprio Sasuke che le diceva quanto era stato
stupido e
sciocco da parte sua richiederle quel compito.
Sperava
ardentemente che fosse lui.
In
quel momento, la cosa che più bramava al
mondo era un messaggio da parte dell’attore.
Sarebbe
stato un sogno ed un sollievo
leggere sullo schermo del cellulare un deciso e conciso “ sei
talmente
trasparente che non ho assolutamente bisogno di alcuna
e-mail”.
Quell’aggettivo
le ronzava ancora
fastidiosamente nella mente.
Adesso
però non le pareva neanche troppo pesante, al
contrario, le piaceva e le avrebbe senz’altro tolto un enorme
peso.
Quando
lesse il nome del mittente del
messaggio, la rosa sorrise contenta.
Tutte
le paure e l’ansia per un breve tempo
sparirono.
Il
problema e-mail restava ma Ino riusciva
comunque a farla stare meglio.
Velocemente
Sakura scorse il dito sul
touch-screen e lesse il contenuto della notizia inaspettata.
Non
vedo l’ora di abbracciarti. Sono contenta che tu abbia
finalmente deciso di
tornare.
Mi
manchi tanto.
E’
il regalo più bello che potessi farmi.
Buona
notte Fronte-Spaziosa.
Kiss
<3
Naturalmente,
il primario aveva finito per
commuoversi.
Ino
era sempre la solita.
Si
affrettò a risponderle.
Le
parole le uscirono facili e veloci.
Manchi
molto anche a me. Grazie per avermi voluta al tuo fianco in un giorno
tanto
speciale ed importante per te. Te ne sono grata.
Non
mi sarei mai voluta perdere mia sorella vestita di bianco.
Ti
voglio bene Ino-pig. <3 <3
Dopo
l’invio del messaggio, la rosa era
ancora ferma a sorridere a quel muto schermo.
Stava
facendo tutto questo per lei e per la
sua famiglia.
Con
una nuova forza e con l’i-phone stretto
morbosamente fra le mani, tornò dunque a sedersi dietro la
scrivania.
Diede
un ultimo sguardo al telefonino e poi
pose la sua attenzione di nuovo al ritrovato foglio bianco.
“A
noi due!”
proruppe la ragazza con un
forte tono di sfida.
Il
gioco valeva decisamente la candela.
Non
avrebbe più esitato a mettere in ballo
tutta sé stessa.
Le
mancavano tutti terribilmente.
* * *
Sono
Sakura Haruno, la secondogenita figlia di
Kizashi e Mebuki Haruno.
Mio
padre gestisce da anni la più importante
società di import/export della città mentre mia
madre si è sempre occupata
della casa e delle figlie.
La
figura materna è stata quindi oltremodo
presente nella mia vita, lo stesso purtroppo non posso dire di quella
paterna.
Nonostante
questo però il mio papà ha sempre
fatto di tutto per colmare il tempo che il lavoro inevitabilmente gli
sottraeva. Non ci è mai mancato niente e le sue carezze sono
sempre
state tante e preziose.
Sono
nata il 28 Marzo 1988, a Suna.
Ho
ventotto anni.
Da
bambina ero decisamente timida e se non
fosse stata per la sfrontatezza, freschezza e protezione di mia sorella
difficilmente sarei riuscita a farmi degli amici.
Io
ed Ino ci portiamo un solo anno di
differenza.
Siamo
sempre state inseparabili.
Da
piccole, ci piaceva credere che fossimo
gemelle sebbene a chiunque risultasse
evidente
la nostra enorme differenza.
Se
non avessi saputo che fossimo sorelle,
avresti fatto sicuramente fatica a dirlo.
Ino
è sempre stata la più bella e
carismatica delle due e senza troppi segreti la preferita della mamma.
Il
rapporto con mia madre è stato sempre
piuttosto turbolento, ricco di incomprensioni e di cose non dette.
A
scuola sono sempre andata molto bene, la prima della classe.
Papà era sempre orgoglioso di me e degli ottimi risultati
che conseguivo. Ino certamente
non gli dava le stesse mie soddisfazioni.
A
Suna, finite le superiori, ho cominciato a studiare medicina e
quando sono dovuta andare via mi mancavano pochi esami per il
conseguimento della
laurea.
Non
con poche difficoltà economiche, sono
riuscita comunque a terminare l’Università qui a
Konoha.
Il diventar medico ed il veder così realizzato il
mio sogno è stato senza alcun dubbio il traguardo
più bello ed
importante della mia vita.
Grazie
agli eccellenti risultati avuti, sono inoltre
riuscita a seguire la specialistica sotto l’ala protettrice e
al contempo
esigente e severa della Dottoressa Senju.
Non
c’è donna al mondo che ammiri più della
Signorina Tsunade.
A
lei devo la mia felicità, la mia precaria
stabilità ed il mio benessere.
Dopo
anni in cui ho lottato per farmi
accettare, lei è stata la prima a credere in me e ad
infondermi di nuovo
fiducia. E’ soltanto merito suo se sono riuscita a trovarti,
se ti sto
scrivendo questa strana e-mail.
A quanto pare, avete, sfortunatamente per te,
un amico in comune.
Nonostante
fossi giovanissima, Tsunade non
ha esitato un minuto a farmi diventare primario nel suo importante
ospedale.
Per
l’età che ho, senza peccar troppo di presunzione,
credo di detenere
assolutamente il record di primario più giovane del Paese
del Fuoco.
Non
sai quanto mi da gioia vedere e sapere
che il mio lavoro venga apprezzato e sostenuto da una donna del suo
calibro e
della sua importanza.
Non
riuscirò mai a ringraziarla abbastanza.
Per
questo, a lavoro cerco di mettere sempre lo stesso
entusiasmo e la stessa passione della mia prima volta, del mio primo
giorno.
Amo
la mia professione.
Sakura
aveva deciso di partire dalle cose sicure della sua vita. Era stato
estremamente più facile cominciare con queste.
Probabilmente,
non ci crederai ma dentro
l’ospedale mi trasformo. Non esiste posto al mondo in cui mi
sento più protetta
ed adatta.
Sono
molto sicura di me e determinata,
lontana anni luce dalla ragazza insicura che hai conosciuto a cena. A
volte,
vorrei avere la stessa forza anche nella vita di tutti i giorni.
Indubbiamente,
in questa ho molte più
difficoltà.
Sono
spesso remissiva e mi faccio
costantemente investire da mille ansie e paure, diventando
così spesso per
protezione straordinariamente logorroica.
Pensa
che tutto questo che ti sto scrivendo mi sembrava già molto
difficile e pericoloso da rivelarti.
Avevo
pensato per un momento anche di
chiamarti, di rinunciare.
A
salvarti dal mio essere pedante è arrivato
un semplice messaggio di grazie da parte di Ino.
Leggendolo,
ho capito il perché sono
disposta a mettermi a nudo di fronte agli occhi di uno sconosciuto, il
perché ha
senso iniziare questa recita.
A
Konoha sono senz’altro cresciuta, maturata
ma in questi cinque difficili anni lontana dalla mia famiglia
l’amore
incondizionato che nutro per loro non è mai cambiato, anzi
cresce e si rafforza
ogni giorno.
Ogni
mio pianto, ogni mio sforzo ha ed hanno
avuto senso perché fatti per loro.
Non
c’è cosa che desideri al mondo più del
loro star bene.
Vorrei
tanto che questa settimana avesse il
potere di sciogliere la maggior parte della delusione e
dell’amarezza che in questi anni abbiamo accumulato.
Ovviamente,
non posso dirti di non provare l’ineluttabile paura di non
riuscire
più a riabituarmi alla loro assenza.
Quando
amo qualcuno, investo sempre tutta me
stessa.
Non
ho limiti, né riserve.
Proprio
per questo lato del mio carattere, mio
padre, quando il lavoro glielo permetteva, mi ripeteva continuamente
che il mio buon cuore sarebbe stato infatti la causa
principale delle mie lacrime.
Ai
tempi, non avevo compreso completamente
le sue parole ma ora credo e so che sul mio conto non sia mai stato
detto nulla di più
vero.
Papà
mi ha sempre capito meglio della mamma.
Ero la sua adorata principessa dagli strani capelli confetto e dai suoi
stessi
occhi verdi.
Per
il mio aspetto fisico, sono stata frequentemente ritenuta insolita
dagli altri, diversa.
A
Suna, non hanno fatto altro che
ribadirmelo fino ad arrivare a sbatterlo sulle prime pagine di cronaca
locale con poca cura e tatto.
Per
quanto negli anni mi sia sforzata costantemente di cambiare,
la
bambina che sogna prepotente la sua favola continua comunque ad uscire
e a far leva
dentro me.
Pensa
che quando sono triste, mi regalo ancora oggi un
libro di fiabe.
Mi
distrae piacevolmente e mi aiuta a
pensare che il famigerato viver felice e contenti possa esser davvero
destinato
a tutti.
Ho
infatti la ferma convinzione che il mio sia solo
più nascosto e per questa ragione non demordo ed anzi
continuo ancora a sognare ad occhi aperti.
Oltre
alla fanciullesca ed innocente passione per le fiabe, ho altri
piccoli e diversi passatempi come ad esempio: i giochi da
tavolo, i romanzi, i rompicapo, l’arte in generale ed il
disegnare. Seguo
anche assiduamente il calcio ed altri sport che fanno uscir fuori il
maschiaccio che è in
me.
Difficilmente
nutro del rancore e dell’odio.
A
posteriori e con il senno di poi, ho
compreso perfettamente perché Sasori avesse scelto di
sedurre ed ingannare me.
Credo
di esser davvero, come dici tu, noiosa
e trasparente agli occhi degli altri.
Questa
settimana voglio però essere
credibile ed il più sicura possibile e per farlo ho
estremamente bisogno di te.
Nella
vita ci sono infatti rischi che non
possiamo permetterci di correre ed altri che invece non possiamo
permetterci di
non correre.
Immagino
che alla fine della salita, la vita sia
spettacolare.
Una
vera favola.
Sakura
abbassò gli occhi sull’orologio e si accorse che
era davvero molto tardi. Mancava difatti all’in
circa poco più di mezz’ora
all’alba.
Così, senza neanche rileggere la rosa
inviò l’e-mail a Sasuke, allegando al suo
personale sfogo anche il biglietto aereo per Suna.
Il suo cuore sperava che tutta quella fatica sarebbe potuta realmente
servire a qualcosa.
Era
stanca. Terribilmente stanca.
Lo
shopping terapeutico l’avrebbe posticipato sicuramente al
pomeriggio.
In
lei era più che mai forte il felice e sereno senso di
svuotamento.
L’Haruno
stava cercando di fare il possibile per riprendersi ciò che
era sempre stato
suo, ripristinando finalmente i rapporti con la famiglia.
Per riaverli indietro, sarebbe stata disposta a giocare e a scommettere persino la sua stessa anima.
Era pronta a morire per loro.