40 anni.
James si svegliò quella mattina con questa consapevolezza: aveva compiuto 40 anni.
Richiuse gli occhi, rendendosi conto che alla fine non gli importava granché dei compleanni.
Forse stare con Greg gli aveva fatto quest’effetto.
Lo sentì muoversi accanto a lui, sotto le coperte ed aprì gli occhi.
“B-buongiorno.”sussurrò.
Greg, il viso affondato nel cuscino, si limitò a mugugnare ed a voltarsi verso di lui.
Il suo sguardo azzurrino parve traversarlo da parte a parte e James fu preso dai brividi.
“Freddo o sono io?”mormorò Greg, accortosene.
“Sei sempre tu.”
L’altro rise, traendolo a sé per un bacio decisamente poco casto.
“Mmm…focoso oggi, eh?”lo prese in giro James, quando Greg, si sistemò sopra di lui, intrappolandolo nella sua presa.
“Voglio inaugurare alla meglio questa giornata.”
Si riferiva al compleanno?
James lo escluse; sapeva benissimo che Greg detestava i compleanni.
Ma si rese conto, quando sentì i suoi baci roventi sul collo, che il motivo non gli fregava granché…
Era iniziata decisamente nel migliore dei modi quella giornata…
“Auguri, Dr Wilson!”
“Grazie, Janice.”
James sorrise ad un’infermiera nell’atrio.
“Buon compleanno, James!”
La dottoressa se ne accorse e sbuffò, staccandosi da James.
“Non fare il guastafeste, almeno per oggi! È il compleanno di James.”
“Anche quello del premio
Nobel Leon Cooper! Dovrei fargli gli
auguri?”
“Se
hai il suo
numero nel cellulare, cosa di cui dubito, sì! Ed anche a
Jam…”
James
rideva. Era
divertente vederli bisticciare.
“Lascialo
in pace,
dai. Non importa. Sai che non importa.”
“Sì
che t’importa.
Ora ne farai una questione personale.”fece Greg, sbuffando.
“Cosa?”
“IO
che non voglio
farti gli auguri.”
“Non
me la sono
presa.”
“Perché
no?”
James si
fermò e lo
guardò.
Era
stupito.
“Aspetta
un secondo.
Vuoi che mi arrabbi perché non mi hai fatto gli
auguri?”
“No.”
“Ed
allora cosa…”
“Ero
curioso.”
“Mi
farai impazzire
un giorno di questi.”
Erano
ormai
all’ascensore.
James
aspettò che le
porte si chiudessero e che fossero da soli per tirarlo a sè
per la giacca e
baciarlo.
“Ti
vergogni degli
altri?”sussurrò Greg a pochi centimetri dalle sue
labbra.
“Me
ne frego. Ma mi
secca baciare qualcuno in pubblico e non perché sei tu.
Saresti l’unica persona
che…”
“Ti
faresti in
pubblico?”
“Non
sono così
disinibito!”
Greg
ricambiò il
bacio proprio nel momento in cui le porte si aprirono dinanzi a Chase,
Cameron
e Foreman.
James e
Greg si
staccarono l’uno dall’altro, per niente imbarazzati.
“Buongiorno,
paperotti!”salutò House.
“B-buongiorno.”fece
Chase.
“Auguri,
James.”
Cameron
fece per
abbracciare l’oncologo, ma incontrò a
metà strada il bastone del suo capo che
la bloccava.
“E’
un primario.
Porta rispetto, dottoressina!”
Cameron
arretrò,
spiazzata, mentre Chase e Foreman si lanciavano uno sguardo
significativo.
James
intuì e guardò
Greg.
Abbassò
il sostegno
del compagno e ghignò.
“G.E.L.O.S.O.”disse,
sillabando.
Greg lo
guardò,
scettico.
“Per
niente.
Potresti anche fuggire con lei, ora. Non mi interesserebbe. Solo Chase
perderebbe la sua compagna di letto, ma per il
resto…”
“Bugiardo.”
Non fu
solo James a
dirlo, ma anche gli altri tre.
Greg
alzò lo sguardo
al cielo, sbuffando.
Quando
riabbassò il
capo, lo colse un violento capogiro.
“HOUSE!”
Sentì
braccia
familiari afferrarlo e l’odore di James avvolgerlo.
“Ma
cosa diavolo?
Cos’hai?”
Era
agitato.
“S-s-olo
un
capogiro.”
James,
aiutato da
Foreman, lo sorreggeva per evitare che cadesse.
“Nell’ufficio.
Aiutami, Foreman.”
Quando
Greg
sprofondò nella sua poltrona era ancora pallidissimo.
“E’
la prima volta
che hai capogiri?”
“No,
Dr Wilson.
Credo che si ricomparso il tumore, sa?”
“Smettila
di fare
l’idiota! Potrebbe riformarsi e lo sai! Specialmente se non
fai la chemio.”
“Quella
falla tu!”
Greg
aveva gli occhi
chiusi, raggomitolato di lato sulla poltrona.
I suoi
collaboratori
lo guardavano, ansiosi.
“Sparite.
Non sto
morendo.”sbuffò Greg, come se si fosse accorto dei
loro sguardi, anche con gli
occhi chiusi.
“Potresti.
Ti pre…”
“James,
chiudi il
becco. Sto bene. È successo solo stavolta. Sto benissimo.
Sprizzo vita da tutti
i pori. Sono in grado di scalare un monte.”
“Già,
se sei legato
ad una barella, sì, certo! Ho saputo che hai saltato 5
incontri questo mese. 5
su
“Non
vado d’accordo
con la chemio. Lo sai.”
“Con
la bara sì?
Dimmi come la preferisci. Te la ordino da subito.”
James era
sarcastico, ma era terrorizzato che stesse male come mesi prima e
vederlo
fragile e con gli occhi chiusi dinanzi a lui, non aiutava a
distoglierlo dalle
immagini del passato, anzi…
“Greg…Ti
prego.”
Greg
aprì gli occhi.
“Non
mi supplicare.
Mi fai pena, James.”
“Per
favore. Fatti
quella maledetta chemio. Promettimelo.”
“No.”
“Altri
4 incontri.”
“No.”
“Ti
lascio.”
“No.”
“Sei
un disco
rotto?”
“No.”
Tacquero
per un
istante, poi scoppiarono a ridere entrambi.
James si
sedette sul
bordo della poltrona.
“Non
mi
lasceresti.”disse Greg.
“No.
Ma ti
anestetizzerei e ti farei risvegliare mentre fai la chemio.”
“Bastardo.”
“Lo
faccio per te.”
“4.
Solo questi
ultimi. Non aumentare il numero. Se vuoi diminuirlo,
però…”
“4.
Promettimelo.”
“Va
bene! Ora te ne
vai?”
“Sì.”
James si
alzò e
rimase fermo dinanzi alla poltrona.
Pur con
gli occhi
chiusi Greg sapeva che era ancora lì.
“Ancora
qui? Il tuo
ufficio è fuori dal mio, per cominciare, poi devi
andare…”
“So
dov’è. Ti sto
aspettando.”
Greg
aprì un occhio
e lo vide tendergli una mano.
Aprì
anche l’altro
occhio.
“Per
far che? Ti
vuoi approfittare di me? Qui non va bene?”
L’espressione
di
James era impassibile.
“1
ciclo. Ora.”
“Oh,
te lo scordi!”
“Me
l’avevi
promesso.”
“Promesso
no.”
“Hai
detto “va
bene”.”
“Ti
ho dato ragione,
è diverso dal promett…”
James
l’afferrò per
le braccia e lo
costrinse a mettersi in
piedi.
Greg
barcollò,
aggrappandosi a lui.
“Ti
detesto.”bofonchiò.
“E’
per il tuo
bene.”
“E
da quando in qua
vado a letto con mia madre?”
“Andiamo.”
James si
passò un
braccio di Greg attorno al collo, aiutandolo ad andare nel Reparto
Oncologia.
“T-ti odio. T-ti detesto. Q-questa te la faccio pagare cara!”
Greg era chiuso in un cubicolo del bagno, vomitando.
“Non potrai essere arrabbiato con me per sempre, Greg. È per la tua…”
“S-salute?”
“Fammi entrare, dai.”
“V-vuoi vomitare al posto mio? Se fosse possibile, ti cederei volentieri il posto.”
Greg guardò di sfuggita
l’orologio da polso: le nove di
sera. Probabilmente
E sarebbe dovuto tornare a casa.
Se fosse stato in grado di alzarsi in piedi.
James bussò con insistenza alla porta del cubicolo ed, infastidito, Greg fu costretto a lasciarlo entrare.
“Fai dei respiri profondi. Ok?”
“Stai provando a farmi passare la nausea? È per la chemio, non aspetto nessun figlio, tranquillo.”
“Già, era stato quello il mio primo pensiero.”
James si inginocchiò sul pavimento, accanto a lui e lo trasse a sé, facendogli posare la testa contro il suo petto.
“Ti odio quando fai qualcosa per il mio bene.”fece Greg.
James rise, una risata che fece vibrare la cassa toracica dove Greg era appoggiato.
James l’abbracciava delicatamente da dietro.
“A-andiamo a casa.”
Greg fece un paio di respiri profondi e si alzò in piedi, reggendosi a James.
“Sicuro? Non vuoi prima riposarti?”
“No, altrimenti per colpa della tua brillante idea sulla chemio finirò per dormire in bagno. E non ci tengo affatto.”
“Non guardarmi così, Wilson! Sto benissimo!”
“Ma se dieci minuti fa stavi vomitando anche l’anima?”
James lo guardava apprensivo.
Tirò fuori le chiavi di casa ed aprì la porta…un secondo prima di essere investito da urla ed abbracci.
“Auguri, James!”
Per un attimo James Wilson non capì più nulla.
Riuscì a scorgere, appena aperta la porta di casa, visi e persone familiari, prima di essere investito da abbracci e grida.
Greg rimase un attimo sulla porta e
“Stai bene? Sei pallidissimo!”
Greg le fece un cenno, come per dire “non m’infastidire”, lo sguardo su James, che si ritrovava completamente circondato da amici, colleghi e parenti.
La sua casa, solitamente solitaria e vuota, era completamente piena di gente.
Per un attimo, come era già successo altre volte, si pentì di aver acconsentito a questa festa a sorpresa…
Se qualcuno gli avesse toccato il pianoforte non avrebbe oltrepassato da vivo la sua porta di casa!
James, completamente basito, si voltò verso la sua direzione e fece per raggiungerlo quando fu riacciuffato dalla folla e più precisamente da sua cugina Betty.
Greg ghignò quando lo vide avvolto nella folla.
S’appoggiò allo stipite della cucina, osservando da lontano gli invitati.
Non aveva voglia di una festa, di essere coinvolto…
Se ne stette in disparte, la testa reclinata all’indietro, gli occhi chiusi.
Sentiva chiacchiere, risate, battute, ma se ne voleva estraniare.
La nausea l’attanagliava e la testa gli girava violentemente.
Serrò gli occhi.
Poi sentì qualcuno avvicinarglisi e sfiorargli una spalla.
“Greg? Stai bene? Cos’è successo?”
Era la voce di…
La madre di Wilson?
Greg riaprì gli occhi di colpo. Fu una pessima mossa.
Sentì la terra mancargli da sotto i piedi e sentì Rose afferrarlo e trascinarlo su una sedia in cucina.
“Chiamo Jam…”
“Lo lasci stare. Sto bene.”
“Stavi solo svenendo!”
Greg teneva nuovamente gli occhi chiusi, ma era certissimo che la donna fosse accanto a lui con lo stesso sguardo apprensivo del figlio.
Ci mancava solo lei.
“Si vada a divertire. Lo faccia per suo marito. Faccia quello che lui non è riuscito a fare…”ribattè gelido.
Non voleva la compassione di nessuno.
Rose Wilson lo guardò, senza battere ciglio.
“Perché ti comporti così? Sto solo…”
“Compatendomi? Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno, di nessun consiglio o…”
“Stai male, Greg!”
“E non sono affari che la riguardano.”
“Sei il compagno di mio figlio. La situazione tocca anche me.”
“No, affatto. Non c’entra un accidenti. E poi non mi sembrava tanto entusiasta l’altra volta…”
Greg si piegò su se stesso, gemendo, colto da un’improvvisa fitta allo stomaco.
La nausea lo tormentava più che mai.
“Ero…anzi, sono in una situazione difficile. E poi tu non sei il genero che tutti vorrebbero.
Sei irritante, arrogante, presuntuoso, testardo, maleducato e fai di tutto per averla vinta. E James, invece, è gentile, premuroso, disponibile…
Siete agli antipodi.”
“E’ un modo bastardo per dire “Lascia in pace mio figlio”?”
Genero? Mah!
Rose alzò gli occhi al cielo.
“E’ modo per dire che mi rendo conto di ciò che provate l’uno per l’altro, anche se siete le ultime persone che avrei visto insieme. Specialmente dopo le tre mogli di James.”
“G-già sono stupito anche io…”
“E si vede che tu sei innamorato di lui.”
“Naa. Io non so…”
“Anche se moriresti pur di non ammetterlo.”
Rose sorrideva.
Greg gemette.
“Ti preparo qualcosa, d’accordo? Contro la nausea.”
“E’ per la chemio, dubito ci s…”
“Ci sono rimedi per combattere contro la nausea.”
Greg le fece cenno di fare come voleva e chiuse gli occhi.
Passò meno di un minuto e sentì qualcuno cingergli le spalle da dietro ed abbracciarlo forte.
Riconobbe la stretta di James, ma continuò a tenere gli occhi chiusi.
“Mi dispiace tanto. Mi sono liberato solo ora.”
“Torna di là. Sparisci.”
“Scordatelo. Mentre tu stai male, io dovrei andare là a…”
“E’ la tua festa, o sbaglio?”
“E chi me l’ha
organizzata? Lo sai?
“Mi sa di sì.”
“Mi sa? Non lo sai? Come ha fatto ad entrare a casa tua e…”
“Avrà duplicato le chiavi, che diavolo ne so!”
Era irritato.
“O l’hai aiutata tu. Ci sono tutti i miei colleghi, amici e parenti. Lei non li conosceva tutti. Tu sì e sai anche che tutti i numeri sono sul mio cellulare, di cui conosci la password e…”
“Che vorresti dire?”
“Sei stato tu?”
“No! Ti sembro il tipo che organizza una festa per qualcuno?”
“No, ma…”
“Perché vuoi saperlo?”
“Sono curioso.”
“Ecco qui.”
Rose Wilson posò sul tavolo una tazza di acqua calda e…qualcos altro.
Greg aprì gli occhi e fissò l’oggetto.
“Mamma, lo vuoi avvelenare? Cosa stavate facendo poco fa?”
“Fai troppe domande, sai, James?”sbottò Greg.
“Facevo conoscenza con il mio genero.”
“Genero? Mamma, non siamo mica sposati!”
“Ma state insieme.”
“Sì, ma…”
“Cos’è questa roba?”
Greg indicò la tazza, sospettoso.
“Acqua calda, limone e succo di miele. Aiuta.”
“Per una gravidanza, non per…”
“Tutto.”
“Non è un metodo scientifico. È un rimedio della nonna o…”
“Prova! Cos’hai da perdere?”
“Non mi attira molto.”
“James, faglielo bere.”
“No, cosa…”
Rose uscì dalla cucina, lasciando James e Greg da soli.
James continuò a stringere Greg da dietro, circondandogli le spalle con le braccia.
Greg alzò lo sguardo su di lui, come per dire “E’ il momento delle cose sdolcinate?” e James rise.
“Stai male.”
“Colpa tua.”
“Quando la smetterai di dare la colpa a me? Quando la smetterai di fare l’idiota ed inizierai a seguire i miei consigli?”
“Il giorno del mai!”
Greg avvicinò alle labbra la tazza, sospettoso.
“Mmm…”
“Bevila. Fidati.”
“E se è avvelenata?”
“Per una buona volta…fidati!”
Greg lo guardò per un secondo, poi sorseggiò lentamente.
Non era affatto orrenda come si era aspettato.
Stranamente aveva un buon sapore.
“Non è male…Ma non è la bevanda che opterei per una pubblicità per una squadra di baseball!”
James continuò a stringerlo forte.
“Vai di là.”fece Greg, liberandosi improvvisamente dalla sua stretta.
“E tu?”
“Me ne starò qui e berrò un bicchiere di..”
“Nulla. Tu non berrai proprio nulla. Vieni di là, andiamo.”
James fu tentato di prenderlo per mano e trascinarlo, ma si limitò a fare un cenno.
“Non sono il tipo da queste feste.”
“Già, sei il tipo che sta con le prostitute.”
“Vedo che mi conosci. Tu sei solo…”
“Un’eccezione?”mormorò James.
L’aveva detto con una strana espressione, che preoccupò Greg.
“Una a lungo termine, non farti i complessi.”
“James!”
I due uomini sobbalzarono al grido di Stacy, che travolse James in un abbraccio.
“Ciao! Auguri!”
James ricambiò l’abbraccio, sorridendo.
Erano anni che non la vedeva.
Si staccò da lei e la guardò.
Capelli corvini a caschetto, occhi scuri ed una certa…rotondità…
“Vedo che le cose tra te e Mark vanno bene…”sentenziò Greg, osservandola in dolce attesa.
“Sì, direi di sì.”
Era radiosa.
“Mi dispiace se non è potuto venire, ma aveva un impegno a…”
“Sta tranquilla. Non ne sentiremo la mancanza.”ghignò Greg.
Cadde un silenzio imbarazzante nel quale James passò lo sguardo da Greg a Stacy.
Quello di Greg era fisso su di lui, mentre Stacy guardava l’ex- compagno.
“A dir la verità…”iniziò Stacy…
“La dovete finire.”concluse James.
“Ma…”
Greg aprì la bocca per parlare, ma James lo zittì con lo sguardo.
“D’accordo. Va bene. Facciamo i bravi, mammina.”
“Non chiamarmi…Ok, lascia perdere!”
James guardò il compagno per un lungo istante, quasi annegando nei suoi occhi azzurro cupo.
“Tutto ok?”disse Stacy guardandoli fissarsi negli occhi per un attimo. Era stupita da quel forte contatto che si era instaurato tra di loro.
“A-assolutamente.”sussurro James, mentre Greg si limitava ad un cenno.
Fu quasi doloroso allontanare i loro sguardi. Erano così abituati a quei piccoli momenti, che fu dura rinunciarvi.
Fu strano mantenere una certa distanza tra loro, quella sera.
L’unico vero motivo era Stacy, o almeno James era l’unico che si preoccupava della sua possibile reazione, se avesse saputo che il suo amico ed il suo ex-compagno si frequentavano da ormai 4 mesi o giù di lì.
Greg si limitava ad assecondarlo, senza essere realmente interessato alla cosa.
Semi-distrutto per la chemio, sperava solo di concludere la serata nel modo più veloce ed indolore possibile. E quella festa era quasi giunta alla fine.
“Bella festa, eh? Sei sorpreso?”
Rebecca, la cognata, si avvicinò a James, abbracciandolo.
“Ehi! Ciao. Sì, mi piace, anche se non ho idea di chi l’abbia organizzata.”
“Non ti applicare troppo. Sicuramente una persona che ti vuole molto bene.”
Cadde il silenzio.
La donna lo guardò e si scostò i capelli dagli occhi.
“Mi spiace per tuo fratello. Non è potuto…”
“Voluto venire.”
“Sì.”fu costretta ad ammettere.
“E’ ancora arrabbiato per la mia storia con Greg?”
“Direi di sì ed è un’idiota. Perché Greg tiene a te…a modo suo.”
“Sì, so che tiene a me. Vorrei solo che Joe si mettesse l’anima in pace su noi due. Non posso credere che si siano picchiati…dopo il funerale di mio padre, poi!”
Lei sorrise.
“E’ ora della torta.”
Divertito Greg vide l’amico in imbarazzo, costretto all’usuale rito degli auguri, dei propositi e delle canzoncine dei “Tanti Auguri.”
“Ora ne sono certissimo.”
James gli s’avvicinò 20 minuti dopo, porgendogli una fetta di torta.
“Di che?”
Greg se ne stava appoggiato al muro, in silenzio, gli occhi semi-chiusi.
“Che tu sei davvero un lupo solitario con un cuore d’oro. Hai organizzato tu la festa.”
“Sbagliato. Ritenta, la prossima volta sarai più fortunato.”
“Numero uno: gli indirizzi e numeri di telefono di tutti. Solo tu conosci la password sul mio cellulare.”
“Non significa nulla. È…”
“Numero due: sei l’unico a sapere i miei cibi preferiti, la mia marca di birra e salatini preferiti.”
“Hai tanti amici. Non sarò l’unico.”
“Numero tre: la festa era a casa tua. Ciao, grazie di essere venuti.”
James salutò coloro che se ne stavano andando.
La casa era quasi vuota, c’erano solo Cuddy e Stacy, che stavano rimettendo un po’ in ordine, chiacchierando.
“E’ stata
James rise.
“No. Non è come te. Non ruberebbe mai una chiave e la duplicherebbe.”
“Tu non…”
“Numero quattro: sei l’unico a sapere che la mia torta preferita non è la millefoglie come pensano tutti, ma quella al cioccolato al latte e fragole.”
“Naa.”
“L’unico e solo che mi conosce alla perfezione.”
“Penso di conoscere di te non solo i tuoi gusti.”
“E’ una confessione?”
James si fece più vicino.
“No, affatto.”
“Sei stato tu.”
“Perché t’interessa? Cosa cambierebbe?”
“Di certo non quello che provo. E neanche la mia opinione su di te. Sono solo curioso. Andiamo! Posso sempre chiederlo alla Cuddy, ma lo voglio sapere da te.”
Greg sbuffò.
“Ho solo collaborato, ok? La finisci di dannarmi?”ammise, infastidito.
James rise e quasi inaspettatamente l’abbracciò, fortissimo, avvolgendolo nelle sue braccia.
Come quasi sempre lo sentì fragile nella sua stretta e chiuse gli occhi, posando la guancia ben rasata contro la sua ruvida.
“Ti amo. Tantissimo. Ed il più bel regalo che potessi farmi non è stato collaborare per questa festa, anche se mi hai stupito, ma averti qui…con me. Sano e salvo.”
“Sei il solito sdolcinato! Quando capirai che…”
Greg non finì la frase, perché sentì le labbra di James sulle sue dapprima con delicatezza, sfiorandole, poi con passione, schiudendole per approfondire il bacio.
Si lasciò andare, ricambiando il bacio, incurante di tutto e di tutti, soprattutto…
“Greg! James!”
James sobbalzò e s’allontanò da Greg, che guardava davanti a sé, infastidito.
Era stata Stacy.
E li guardava sconvolta.
“Cosa hai da urlare?”domandò Greg, noncurante.
“C-cosa diamine..cosa stavate…”
“Pomiciavamo, mi sembrava ovvio.”
James taceva e gli lanciò uno sguardo come per dire “Non esagerare”.
“P…pomiciavate? Ma cosa? Greg, James è sposato…cosa diavolo…”
“Era. È in divorzio, ora.”
“Pomici con lui e l’hai fatto divorziare? Greg, ma cosa diamine…”
“Rilassati o rischi un parto prematuro al 5 mese. Noto che non hai capito un bel niente…”
“Cosa c’è da capire? Cosa c’è ti diverti a fare sesso con il tuo migliore amico? Pensi di usarlo per…”
“Cosa? Stacy, aspetta! C’è un…”
James fece per parlare, frapponendosi tra i due, ma sentì il bastone di Greg spingerlo di lato, mentre il suo padrone si faceva avanti.
“Cosa faccio o non faccio io nella mia vita privata non sono affari che ti riguardano.”disse, algido.
“Se fai del male a James, sì, invece!”
“E da quando è diventato la donzella in pericolo?”sbottò, divertito.
“Da quando tu sei un bastardo, figlio di puttana.”
Greg fece per avanzare, ma James l’afferrò un braccio, forte.
Si guardarono per un lungo attimo.
“Calmati.”sussurrò, avvicinandosi e posandogli un braccio attorno alle spalle.
Tacquero tutti per un interminabile attimo.
“Stacy, non è come pensi.”disse James, calmo.
“Non è come penso? Ed allora cosa?”
James fece un respiro profondo.
“Ci frequentiamo…da un po’ in quel senso. Ma non come la pensi tu. Non credo di essere una donzella in pericolo e tantomeno capace di farmi usare da lui.”
“Ed allora cosa? È il sesso che vi diverte?”
“Cosa t’interessa?”intervenne Greg, ma James lo bloccò di nuovo.
James fece un altro respiro profondo.
“Sono innamorato di lui. Davvero, tantissimo. So che ti sembrerà strano, ma è così.”
James cingeva le spalle di Greg con un braccio, stretto a lui.
Greg era immobile e passava lo sguardo da Cuddy a Stacy, la testa reclinata contro la spalle del compagno.
“Innamorato? Cosa? Come?”
Stacy era stupita, a dir poco. Decisamente non se l’aspettava.
“E’ una lunga storia. Ti basti solo sapere che non è solo sesso, che c’è qualcosa di più.”
“E tu, tu sei capace di amare qualcuno che non sia te stesso?”disse Stacy, guardando Greg, gelida.
“Stacy!”esclamò
“Assolutamente.”
Suonò quasi come una promessa.