Libri > Trilogia di Bartimeus
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Autore: Fauna96    15/06/2016    3 recensioni
Kitty spostò nervosamente il peso da un piede all’altro. La semplice casetta di periferia aveva l’aspetto di un patibolo ai suoi occhi, su cui era assolutamente costretta a salire. Vero, avrebbe benissimo potuto chiedere ad Asmira, che le avrebbe volentieri fatto un favore; ma si sarebbe sentita una pessima persona a mandare la propria coinquilina a recuperare armi e bagagli a casa sua. Dopotutto, si trattava di solo dieci minuti.
[ModernAU! Parte della serie 'Altri Luoghi' ma comunque comprensibile anche senza aver letto le altre storie]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kitty Jones
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Altri Luoghi'
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III
 

Kitty non era una persona pronta a fare amicizia al primo colpo: ci metteva sempre un po’ di tempo a farsi piacere qualcuno, figurarsi a fidarsi. Sì, era sospettosa e pedante, ma aveva fatto abbastanza esperienza per sapere che dietro il sorriso più amichevole c’era qualcuno pronto ad accoltellarti alle spalle.
Ma, siccome per ogni regola c’è la sua eccezione, le sue convinzioni erano andate in frantumi quando aveva conosciuto Tolomeo. Era uno scricciolo di ragazzino che le arrivava a malapena alla spalla e prima di incontrarlo, Kitty avrebbe dubitato dell’esistenza di una persona del genere. Sembrava sinceramente incapace di dire una sola cosa cattiva (il fatto che non fosse volgare in alcun modo aiutava) e nemmeno di pensarla. Era davvero impossibile non volergli bene, o almeno, Bart e Queezle se lo strapazzavano in ogni maniera possibile; quanto a lui, era chiaro che adorava Bartimeus come un fratellino minore, e facevano davvero una strana coppia, quei due: Bartimeus, alto e sicuro di sé, con una sigaretta e un’imprecazione tra le labbra, e il sottile Tolomeo, buono e cortese, col naso infilato in un libro.
Dopo la delirante partita di D&D, Kitty si era trovata coinvolta in una serissima conversazione sullo stato delle biblioteche scolastiche. – Capisci – gesticolava Tolomeo – non se ne occupa nessuno. Nessuno. Dovrebbe esserci, che so, un comitato e invece siamo solo io e Nathaniel -.
Kitty si sforzò di concentrarsi sul fiume di parole del ragazzino, soprattutto per evitare di guardare troppo Bart che provava a flirtare con Queezle (la sua dannatissima coinquilina. Quanto si poteva essere idioti?) – Cioè, fammi capire: vi occupate della biblioteca solo tu e un altro studente? Anche dei prestiti degli altri, eccetera? –
Tolomeo apparve imbarazzato. – Noi... sì. Cioè, ci proviamo. Ma finiamo per metterci a discutere di libri... Sai, a casa mia non c’è nessuno con cui posso parlare e... – si strinse nelle spalle con un mezzo sorriso. – Ho provato un sacco di volte a parlare col consiglio scolastico, ma non gliene importa granché... e dire che è pure una scuola privata. Da te come funzionano le cose? –
- Oh io... –
- Kitty non va a scuola – intervenne a sorpresa Bartimeus. – E’ una ribelle, lei, reduce dal riformatorio. Dovresti stare attento che non ti rubi i soldi del pranzo, Tol -.
Kitty gli lanciò un’occhiata di fuoco; Queezle sibilò un “lo schiaffo ti ha stordito il cervello?” e Tolomeo sbatté le palpebre disorientato.
Kitty sospirò. – No, non vado a scuola. Sì, sono stata in riformatorio e dopo non sono più tornata – tossicchiò – Non è una cosa di cui volevo parlare... non così -.
- Mi dispiace – Tolomeo si aprì in un sorriso sincero – E... non c’è problema, davvero. -.
Kitty ricambiò il sorriso, sentendosi un po’ più leggera. Sapeva che non c’era nulla di cui vergognarsi, tuttavia ogni tanto la sua parte più debole, quella ancora attaccata suo malgrado agli insegnamenti dei genitori la tradiva. E sì, spesso si trovava nuovamente timorosa del giudizio altrui, soprattutto di quel ragazzino dagli occhi che incutevano soggezione.
- Sei proprio scema – aveva commentato Bartimeus più tardi, mentre dava un passaggio a una Kitty ancora infuriata con lui – Sinceramente, credevi frequentassi gente snob e classista? –
- Magari dovresti solo imparare a non parlare dei fattacci altrui? –
Bartimeus le lanciò un’occhiata obliqua. – Senti, Kitty: sei stata in riformatorio e Tolomeo no. Hai mollato la scuola e lui no. Io non ci sono mai andato a scuola e manco Queezle, lo sai questo? Quindi, chi è l’outsider, qui? – Nonostante tutto, a Kitty scappò un sorriso. – Insomma, il riformatorio non ti ha mica reso un mostro a tre teste – sogghignò – Lo eri già prima -.
 
Al loro incontro successivo, Tolomeo le aveva portato tre tomi in prestito.
- Ti piaceranno – le disse, posandoglieli tra le braccia come fossero gattini – Soprattutto Orwell, ovviamente, se ti ho capito bene... –
E così via. Tolomeo sembrava possedere una biblioteca immensa, paragonabile forse a quella del signor Button (di cui, sorpresa! Tolomeo era un accanito lettore e ammiratore) ed era sempre più che felice di prestare o addirittura regalare libri a destra e a manca. Era sempre solare e gentile con tutti, però... ogni tanto c’era come un’ombra sul suo viso sottile, come una preoccupazione sopita. Un sonnacchioso pomeriggio al pub, mentre Bartimeus e Queezle sperimentavano nuovi cocktail possibilmente non tossici, il discorso era caduto proprio su quello.
- Colpa della sua famiglia – aveva borbottato lui, annusando cautamente il misturone. – Grandissimi stronzi, Kitty, credimi. Queez, credi che il succo di mela ci stia bene?
- Che significa? – indagò Kitty.
Gli amici si scambiarono un’occhiata esitante. – Be’ – iniziò Bartimeus cauto – ti ho detto che l’ho recuperato che cercava di scappare di casa, no? Loro, credo, lo trattano come la pecora nera, come quello inutile -.
- Penso si senta molto solo – intervenne Queezle – Secondo me, è per quello che si porta sempre qualcosa da leggere -.
 
La conversazione stuzzicò molto la curiosità di Kitty, che tuttavia tenne la bocca ben chiusa: se Tolomeo avesse voluto confidarsi con lei l’avrebbe fatto; dopotutto, non si conoscevano da molto tempo, c’erano tutte le ragioni per un po’ di riservatezza.
Sfortunatamente per Tolomeo, non ci fu tempo per costruire tale confidenza. Pioveva, e Kitty usciva in quel momento dalla Public Library, maledicendo il tempo, il signor Button, la sua gamba mancante e soprattutto la sua pigrizia. Cercava di aprire l’ombrello senza far cadere i libri che stringeva, quando notò una figura familiare: Tolomeo, in mezzo a un gruppetto di ragazzi alti il doppio di lui. Kitty aveva fatto un passo appena che i ragazzi si allontanarono ridendo e lei poté vedere che Tolomeo stringeva forte la tracolla della borsa... per cosa? Non le sembrava stessero cercando di derubarlo, quindi... Era paura o... rabbia?
Il ragazzino aveva i capelli appiccicati alla fronte, per cui Kitty non gli vide subito gli occhi; erano gelidi, duri, come mai lei li aveva visti, puntati sul gruppo. Poi, Tolomeo incrociò il suo sguardo e le iridi nere si ammorbidirono nel riconoscerla.
Kitty coprì la distanza che ancora li separava e si affrettò a ripararlo con l’ombrello, finalmente aperto. – Ti davano fastidio? –
Tolomeo si strinse nella spalle. – Come sempre. Erano mio cugino e i suoi amici.
 
A Tolomeo il caffè non piaceva, perciò Kitty gli offrì una tazza di tè e un dolce alla cannella al bar dietro l’angolo, e lo osservò giocherellare col cucchiaino finché non le lanciò un sorriso tirato. – La mia famiglia è un gran casino. Siamo in tanti e come se non bastasse, mio nonno è il tipico patriarca: viviamo quasi tutti insieme, tipo clan. Lui adora le tradizioni, la famiglia... dovrei dire casata, anzi – fece una smorfia – Non vado d’accordo quasi con nessuno, mio padre è spesso via per lavoro... di solito mi ignorano e io ricambio. Ma con il cugino... – Kitty annuì e lui si strinse nella spalle. – Pensa, si chiama come me, ma è l’unica cosa che abbiamo in comune. Saremo anche una famiglia, ma non significa un bel nulla in questo caso -.
Kitty provò all’improvviso una gran voglia di abbracciarlo, per come le appariva solo e vulnerabile; ma quando vide uno scintillio duro come l’acciaio in quegli occhi scuri, comprese che Tolomeo non ne aveva bisogno.
- Era peggio quand’ero più piccolo: non sapevo come reagire. Ma ora sono stufo – strinse le labbra, determinato. – Avrei dovuto andarmene sul serio, come mia mamma... ma mi ha fermato Bartimeus, come sai. E’ stato lui a darmi il coraggio , in qualche modo -.
Tuttavia Kitty, guardandolo, si convinse che quel coraggio fosse già dentro di lui: aspettava che qualcuno gli desse uno scappellotto amichevole per cavarlo fuori.
 Non lo disse però: si limitò a sorridergli, raccontargli la propria disastrata storia familiare e ad offrirgli metà ombrello per tornare a casa.
 
 
 




E.... non sono soddisfatta di questo capitolo. Scusate. L’avrò riscritto e cambiato dieci volte, ma proprio non vuol venire fuori.... Be’, voglio molto bene comunque a questi due, se non si fosse capito (anche se non riesco a scriverli beneeee) e shippo selvaggiamente Barty e Queezle, quindi temo proprio che la prossima storia di questa AU sarà tutta per loro.
Tolomeo adora la cannella. Lo so da quando ho letto la prima volta la Trilogia, non chiedetemi come e perché, e il tè lo beve dolcissimo ma senza latte.
Tanti grazie a Alsha e L_A_B_SH che non perdono una recensione e tutti voi, come sempre :) Baci e buon inizio estate!
 
PS: mi accorgo ora all’alba della fine che ho dimenticato di dire che il titolo è stato scopiazzato dai My Chemical Romance, precisamente da Na Na Na
  
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