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Autore: _Akimi    15/06/2016    1 recensioni
[RinAi]
"«Scusami, non so...»
Il più piccolo sentì il respiro mancargli, la gola a stringersi una morsa che faceva perire qualsiasi parola lì, tra quelle labbra socchiuse in cerca di un coraggio che Aiichirou era certo di avere, ma che ora sembrava semplicemente nascondersi perché la figura di Rin lo metteva un po' in imbarazzo e temeva una reazione improvvisa da parte sua.
«Non so come dirtelo.»
A quell'affermazione il volto di Matsuoka si fece serio, i lineamenti del suo viso si irrigidirono e lasciò lentamente la presa, osservando Aiichirou allontanarsi di qualche passo, stringendo le braccia al petto come a volersi proteggere da ciò che lui stesso stava per rivelare."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nitori Aiichirou, Nuovo personaggio, Rin Matsuoka, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg
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VII.

Rin era stato avvisato del cesareo all'improvviso, aveva lasciato il lavoro e Makoto gli aveva proposto di dargli un passaggio, accompagnati da Rei che era, tra il gruppo degli amici, l'unico ad avere la giornata libera.
I tre si erano catapultati in fretta verso l'ospedale, ma il tragitto percorso sulla piccola Nissan di Tachibana era stato dei peggiori per Rin perché, nonostante la precedente preparazione assieme ad Aiichirou, ora non faceva altro che evitare lo sguardo degli altri due, puntando gli occhi su punti non precisati delle piccole vie di Iwatobi.
Gli pareva quasi di non percepire più nulla: pensava solo a Nitori, a tutti quei mesi trascorsi assieme, osservandolo addormentarsi, agitarsi per la vita della bambina, ma anche per il loro rapporto.
Non era stato semplice, Rin lo ripensò in quell'esatto momento, ma la gioia di poter vedere Aiichirou stringere la loro figlia tra le braccia avrebbe ripagato tutta la fatica precedente, facendo svanire ogni preoccupazione.

«Chi l'ha accompagnato a l'ospedale?»
Domandò Rei senza un particolare tono; voleva solamente fare conversazione e tra i tre, a dirla tutta, era proprio il megane ad essere il più tranquillo perché le sue statistiche gli suggerivano che il parto si sarebbe concluso per il meglio e che l'eccessiva emotività di Makoto e di Rin fosse pressoché inutile.
Non voleva insistere sulla faccenda, conosceva abbastanza Matsuoka per rendersi conto quanto fosse futile fargli cambiare idea e la preoccupazione che dedicava ad Aiichirou in quel momento lo rendeva un compagno fedele e gentile, peculiarità che non molte volte superava il suo carattere aspro.
Forse era Nitori l'eccezione – questo avevano spesso pensato i suoi amici – e in effetti, lo stesso Rin aveva ammesso di essere maturato anche grazie a lui e che il loro rapporto in passato, seppur difficile, era stato utile ad entrambi per comprendersi, per legarsi ancora di più l'uno all'altro.

«Sua madre; mi ha avvisato lei che si stavano dirigendo in ospedale. Sono passati più di venti minuti, non vorrei arrivare in ritardo.»
Makoto lanciò un'occhiata verso Rin osservandolo dallo specchietto retrovisore: non disse nulla, anche se non poteva andare più veloce di così e fu sollevato nel vedere che il Rosso si scusò, silenziosamente, giustificando la sua fretta per la confusione che ora stava avendo la meglio su di lui.
Non riusciva a smettere di pensare a come la sua vita sarebbe cambiata d'ora in poi: sarebbe divenuto padre, quella bambina era la sua bambina e poteva avere i suoi occhi, la sua bocca, il colore dei suoi capelli; o forse avrebbe ereditato la grazia di Aiichirou, le sue iridi celesti e il viso pallido, ma dalle espressioni gentili.
Le avrebbe insegnato a nuotare il prima possibile, voleva che trovasse una grande passione come era accaduto a lui quando bambino, ma non le avrebbe fatto ripetere i suoi stessi errori; voleva crescere una figlia capace di accettare le proprie debolezze e di migliorare, proprio come aveva fatto Nitori per tutti quegli anni alla Samezuka, senza mai scordarsi che i suoi genitori le sarebbe sempre stati accanto.

«Siamo arrivati.»
La voce nervosa di Makoto interruppe quel conseguirsi di pensieri e, una volta scesi dalla macchina, passarono pochi minuti prima che i tre raggiungessero la sala d'attesa, chiedendo se il padre fosse già entrato in sala parto.
L'infermiera rispose gentilmente, fece firmare qualche modulo a Rin e il Rosso si diresse a passo svelto verso la sala, indossando uno di quegli strani camici per poter accedere senza avere altri impedimenti.

Quando finalmente entrò, quelle porte appena varcate sembrarono connetterlo ad una realtà differente: davanti a sé c'era Aiichirou, lo sguardo un po' assonnato, i capelli a coprirgli la fronte madida mentre, poco più giù, i medici erano impegnati a praticare l'incisione al ventre, così da poter liberare la bambina ormai pronta a nascere.
«Hey, sono qui.»
Il Rosso si avvicinò il più possibile, allungando la mano per raggiungere il viso dell'altro; bastò una carezza per attirare la sua attenzione e così Nitori puntò le sue iridi verso la figura del più grande, un po' confusamente, ma riuscì a riconoscerne l'espressione preoccupata e sorridere fu il gesto più spontaneo che passò nella sua mente, bisbigliando che era contento che lui fosse lì, accanto a lui.
«Non potevo mancare, è il mio dovere, no?»
Il mormorio leggero di Rin non allontanò quel sorriso dolce dal volto stanco del più piccolo; quest'ultimo socchiuse gli occhi quando il Rosso si decise a schioccare un bacio fugace sulla sua guancia arrossata e dopo pochi attimi di silenzio, le dita di Aiichirou lasciarono la presa attorno al polso del compagno, permettendo ai dottori di muoversi liberamente nella sala.

Così il parto proseguì per il meglio; Aiichirou si rilassò non appena l'operazione si concluse e le infermiere lo accompagnarono gentilmente in una delle stanze dell'ospedale occupata da pochi altri uomini e donne che aspettavano di essere chiamati o che tenevano già in braccio il loro bambino, sorridendo coccolati da parenti e amici.
La compagnia per Nitori non fu da meno: il primo a ritornare al suo fianco fu proprio Rin che, bisbigliandogli all'orecchio, lo avvisò che la bambina li avrebbe raggiunti a breve in una di quelle culle che spesso avevano visto in qualche foto.
Ora viverlo nella propria vita li rendeva ancora confusi, emozionati e il semplice guardarsi bastava per colmare quel silenzio piacevole che cadde tra di loro, interrotto solo dall'arrivo della madre di Nitori che, accennando un sorriso preoccupato ad entrambi, finì con lo stringere il proprio figlio in un abbraccio sin troppo esagerato.

«Come stai, piccolo?»
La donna gli accarezzò il viso e Aiichirou si limitò ad accennare con la testa, dedicando uno sguardo anche a Rin che, in quel momento di intimità, non sapeva esattamente come comportarsi: non era in cattivi rapporti con la famiglia Nitori, certo, non era spesso loro ospite, ma questo non toglieva che tra lui e i suoi genitori non si potessero condividere piacevoli momenti; era Aiichirou a iniziare qualche discorso, il più delle volte, perché Rin era ormai della convinzione che la suocera lo odiasse – o qualcosa di molto simile – e il suo carattere non così paziente non avrebbe di certo migliorato la situazione.
«Hanno fatto storie al lavoro, Rin?»
Il rosso osservò la donna con un'espressione confusa, ancora poco certo che stesse parlando con lui, ma non appena vide un sorriso divertito dipinto sul volto di Ai, Matsuoka ritornò ad osservare l'altra, cercando di apparire più lucido.
«No, abbiamo dei permessi per questo genere di cose, poi un mio amico è riuscito a sostituirmi, quindi sono tranquilli.»
Sousuke non aveva avuto problemi a coprire Rin per un giorno; non aveva ammesso di essere un po' dispiaciuto nell'essere assente ad un momento così importante, ma il rosso gli era grato per molte altre cose, tra cui l'aver pensato ad Aiichirou quando troppo impegnato in centrale, ed era certo che sua figlia avrebbe incontrato Yamazaki molto presto.

«Oh, guarda, la stanno portando qui.»
La madre interruppe quel breve attimo di silenzio e gli occhi dei due neo-genitori viaggiarono veloci per tutta la stanza, giungendo alla tanto cercata figura della figlia che, tranquillamente assonnata dentro alla sua culla, venne poi lasciata a fianco del letto di Aiichirou.
Quest'ultimo non si fece attendere per un attimo, allungò le mani verso la propria bambina e la strinse delicatamente tra le proprie braccia, lasciando che Rin le sorreggesse la testa per poterle schioccare un piccolo bacio sulla fronte.
«Lo sapevo, ha i tuoi occhi.»
Un sorriso dolcissimo illuminò il volto del più grande: ora che aveva la neonata davanti a sé, gli anni precedenti della sua vita gli passarono davanti in un attimo; ricordò quando invitò Aiichirou per la prima volta ad un appuntamento – era passato un po' di tempo dagli anni del Liceo, ma il suo non più kohai aveva accettato con un sorriso, ritrovandosi anni dopo a condividere un appartamento, ad imbarazzarsi al solo pensiero di dormire sotto lo stesso tetto e ora, finalmente, di avere una bambina di cui prendersi cura.
Rin temeva, aveva paura di non essere all'altezza del compito, ma vedere Nitori in quel momento gli bastò per allontanare dalla mente ogni sciocca preoccupazione, non trattenendosi però, dal tremare non appena gli domandò se volesse tenerla in braccio.

«E' passato così tanto tempo da quando ti tenevo io così, Ai-chan.»
La madre di Nitori posò lo sguardo su Rin, lo vide accennare un sorriso spontaneo e non riuscì a cacciare un paio di lacrime che le solcarono le guance, provando un po' di imbarazzo nel mostrarsi così davanti alla sua nuova nipotina; Matsuoka non riservò lei nessun pensiero negativo: anche lui era emozionato, non poteva allontanare i proprio occhi dall'espressione beata dipinta sul volto di quella piccola creatura e i lineamenti delicati gli ricordavano proprio il genitore che l'aveva messa al mondo.

«So che cosa stai pensando; fino a quando non le crescerà il primo dentino non saprei da chi avrà preso.»
Il pensoso Rin non era passato inosservato allo sguardo attento di Aiichirou, motivo per cui quest'ultimo non si trattenne dall'esclamare quella piccola battuta, affermazione che fece ridere tutti e tre attorno alla bambina.
«A proposito, non mi avete detto come si chiama!»
La donna ritornò poco a poco seria, si asciugò le ultime lacrime e vide i due osservarsi prima di accennare con la testa brevemente, come a voler cercare un ultimo segno di approvazione tra loro.

«Visto che ho vissuto in Australia per un po' abbiamo pensato di darle un nome inglese.»
Rin parlò per prima, sentendo le dita di Aiichirou stringergli delicatamente il polso, lasciandogli così la parola.
«Daisy Matsuoka, la nostra piccola margherita.»
  
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