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Autore: Generale Capo di Urano    16/06/2016    0 recensioni
"Gli italiani perdono guerre come se fossero partite di calcio e partite di calcio come se fossero guerre" disse una volta Churchill. Ma quando si parla di calcio, nessuno scherza.
Quando le nazioni danno il proprio peggio. Guerra, calcio, che differenza fa?
***
#1. Francia-Romania (2-1)
#2. Belgio-Italia (0-2)
#3. Austria-Ungheria (0-2)
#4. Germania-Polonia (0-0)
#5. Italia-Spagna (2-0)
Il primo tempo si concluse così, con l’Italia in vantaggio e la speranza accesa negli animi. Il secondo tempo fu pieno di urla, momenti di puro terrore alternati a momenti di illusa speranza; avevano bisogno di quella seconda rete, ma fallirono troppe volte e il Meridione pareva sul punto di avere una crisi nervosa.
“Vendetta, vendetta” gridavano intanto gli sguardi accesi dei due.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Austria Ungheria

*Austria – martedì 14 giugno, ore 18 (fuso orario austriaco)*
Era cominciato tutto per il meglio.
Già entro il primo minuto l’Austria pareva essersi imposta sugli avversari, decisa a non farsi surclassare. Il palo di Alaba sembrava preannunciare novanta minuti di dominio assoluto, e Roderich rimase per qualche minuto rilassato sul divano, le mani poggiate sulle ginocchia e nessuna vena di preoccupazione a velargli il volto perfettamente calmo e composto.
Finse di non sentire le unghie feroci della moglie artigliargli la coscia sinistra in un’automatica reazione nervosa, mentre la donna teneva gli occhi incollati al televisore con sguardo inquieto.
Quel clima però non durò più di dieci minuti; più tardi Roderich avrebbe detto a se stesso che quegli Europei sarebbero passati alla storia come “la rivolta delle Nazionali senza speranza”, oppure “come fu che le squadre più gettonate impararono ad abbassare la cresta”.
Presto la squadra magiara dimostrò che poteva benissimo tenere testa ai rivali, mostrando che, sebbene non avessero dei singoli con particolari abilità, riuscivano comunque a giocare in maniera incredibile.
Elizaveta aveva perso quell’iniziale aria seccata e aveva cominciato a fare il tifo –decisamente esagerato, l’avrebbe definito Austria, ma l’ungherese non era tipa da starsene buona e calma davanti a una tale partita.
Incitava i propri giocatori e ogni tanto si lasciava andare ad espressioni anche piuttosto colorite, “come un vero uomo!” avrebbe detto Prussia. Dal canto suo, il marito rimase seduto, limitandosi a qualche sbuffo appena accennato e a lampi di speranza che però si spegnevano in poco tempo.
 Alla fine del primo tempo, ancora nulla. Roderich si permise di appoggiarsi con la schiena sul divano, accompagnato da un sospiro lieve, mentre la moglie si girava verso di lui con un enorme sorriso stampato in volto. «Stanno giocando bene, no?»
Aveva i capelli scompigliati e le guance rosse per l’emozione; le spostò delicatamente una ciocca dietro l’orecchio, con un sorriso debole. «Sì, è stato un po’… inaspettato.»
Il secondo tempo iniziò, così come l’agitazione e le preghiere. L’Austria sembrava essersi ripresa e il suo rappresentante ricominciò a nutrire qualche speranza, ma anch’essa durò poco. A soli diciassette minuti dall’inizio del tempo, ecco che l’Ungheria si portò in vantaggio e la donna scattò in piedi, con un urlo di gioia.
Il compagno si prese il volto tra le mani, ignorato da Elizaveta che non staccò gli occhi dal televisore neanche un istante, mordendosi le mani per evitare di strillare troppo.
Roderich rischiò sul serio di lasciarsi andare ad espressioni ben poco eleganti quando Dragovic venne espulso, ma in qualche modo riuscì a trattenersi e la partita andò avanti tra altri e bassi, l’Austria ridotta ad avere un giocatore in meno nel campo.
All’87’, ogni speranza che poteva essere rimasta crollò con il secondo gol della squadra magiara. Quella volta Ungheria non provò neanche a trattenersi e lanciò urla di giubilo che si sentirono probabilmente per l’intera via –con sommo disappunto degli austriaci che la abitavano e che con molta probabilità avevano assistito a loro volta a quella rete che li aveva sconfitti.
Più nulla di interessante da lì in avanti –nessuno aveva la fortuna dei francesi e dei loro gol salvatori al novantesimo.
L’uomo rimase seduto sul divano, strofinandosi le palpebre chiuse al di sotto degli occhiali; la moglie lo fissò a metà tra il gioioso e il preoccupato. «Tranquillo, vi rifarete la prossima volta!»
«Eh? Ma sì, tranquilla.» non avrebbe mai osato mostrarsi abbattuto per una sciocca partita, ma Elizaveta era perfettamente in grado di rendersi conto di ciò che provava il marito; sorrise, con fare quasi malizioso.
«Allora non ti dispiacerà festeggiare con me, vero?»
Roderich sollevò lo sguardo, stupito. «Che intendi dir- Veta, aspetta, Veta!»
Per un paio di secondi non vide più nulla, riuscendo solo a sentire un forte botto e un gran dolore alla testa dopo che la donna aveva fatto cadere all’indietro il divano nel saltargli addosso con un impeto decisamente troppo energico.


*Austria – martedì 14 giugno, ore 20 circa (fuso orario austriaco)*
«Complimenti, signorina Ungheria! È stata una partita splen- che è successo?»
Veneziano aveva spalancato vivacemente la porta senza neanche bussare, piombando all’interno del salotto dell’austriaco con un sorrisone allegro e beato.
Si ritrovò davanti agli occhi un Roderich decisamente seccato, con una mano alzata a tenere un sacchetto di ghiaccio fermo sulla testa. «Non ti ho insegnato a bussare, Italia?»
«S-sì, mi dispiace…»
«Oh, Ita caro, qual buon vento ti porta?»
L’italiano sorrise all’ungherese appena entrata nella stanza. «Signorina Ungheria! Dobbiamo festeggiare!» Le mostrò la bottiglia di vino che aveva portato, facendo alzare un sopracciglio al povero austriaco e sorridere la magiara che non perse tempo e accettò l’invito del ragazzo.
«Bevi anche tu, Roderich?»
«Ma, Veta, aspetta…»
Un lampo malizioso negli occhi della moglie gli fece capire che loro due avrebbero festeggiato più tardi.







Angolino austroungarico
LA MIA OTP AAAAAAAAAAHHHHHHH--
E niente, non potevo far soffrire troppo il povero Roddi :') ma neanche dargli troppa soddisfazione(?) E-uhrm, sento che molte partite finiranno così. Il calcio dà molte soddisfazioni *pedoluna*

Norberto: no seriamente, curati. Hai dei problemi.
   
 
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