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Autore: baka_the_genius_mind    15/04/2009    7 recensioni
10 shot per cinque ragazzi, alle prese con le fasi dell'amore.
Chi sopravviverà?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ce l'ho fatta! Oh, quanto sono contenta! ^^
Aggiornamento relativamente veloce...^^
Vabbè, vi lascio alla storia. Volevo solamente ringraziare...mah, lo faccio alla fine! ^^




{2} – Selfish Love (Kai x Ruki)

Titolo: Selfish Love
Sottotitolo: Corteggiamento
Rating: Arancione (ma direi anche un po' di meno, ma vabbè...per precauzione ^^)
Segni particolari: nulla da dire sul titolo. La canzone è strana. All'inizio non riuscivo ad ascoltarla, ma me ne sono pian piano innamorata. Adesso, quando ascolto l'intro, devo assolutamente schioccare le dita quando le schiocca lui, ovunque io sia, che stia facendo il viaggio di ritorno in corriera o che sia per il centro storico, io devo schioccare le dita. E' un bisogno fisico, non posso non farlo.
Note: Non so. E' strana questa shot. All'inizio non mi convinceva per niente, ma poi cavolo, l'ho riletta e...non so. Mi piace. E' tosta. Mi piace. Ruki spacca. Kai me lo mangerei. Punto.
Avvertenze: sarebbe carino possedere i GazettE, ma purtroppo non è così (ç__ç); loro appartengono a loro stessi, questa fic non è stata scritta per offendere chicchessia, ma solo per soddisfare la mia mente patologicamente ossessionata dallo yaoi e dalla loro musica (e dal sorriso fossettoso del buon vecchio Yutaka ♥)


Cercai di non sembrare imbarazzato.
Tentativo invano.
Mi accorgevo io di essere la quintessenza del disagio in quel momento, figuriamoci gli altri. Sentivo il cuore battere da qualche parte, all'altezza dall'esofago e non mi sembrava una cosa rassicurante.
“Yuta-san, tutto a posto?”
Ecco…come volevasi dimostrare.
Eravamo rimasti solamente noi due in sala prove, e ciò non faceva che triplicare il mio nervosismo. Era l'occasione che stavo aspettando.
C’erano volete due settimane (giorno più giorno meno) per comprendere la causa di quell'ansia che mi prendeva ogni volta che lo vedevo e altre tre per decidermi a fare qualcosa. L'occasione mi si stava presentando su di un piattino d'argento; ma mi conoscevo troppo bene per gioire di quell'occasione. Conoscevo troppo bene la mia goffaggine e la mia stratosferica timidezza per sperare che filasse tutto liscio.
Chiuse il suo prezioso microfono nella custodia e si voltò verso di me.
Se ad un primo e superficiale sguardo poteva sembrare un uomo dalla bellezza aggressiva e provocante, bastava guardarlo con un po' più di attenzione, passare oltre il trucco pesante, le lenti ottiche colorate e i capelli fantasiosamente acconciati, per accorgersi che ciò che effettivamente lo rendeva così etereo e bello non era la sensualità dei suoi movimenti, ma la complessa semplicità delle sue espressioni.
Maschere. Erano maschere.
Indossava milioni e milioni di maschere. Era abile, abilissimo a cambiare maschera nel giro di un battito di ciglia; interpretava milioni e milioni di ruoli, milioni di sorrisi diversi, milioni di sguardi, di sopracciglia alzati e di caotici modi di agitare le mani e fendere l'aria con le dita. Di questo mi ero innamorato.
Di milioni di maschere. Di milioni di bugie.

Il ciuffo biondo paglia gli copriva gran parte della fronte, che d'altra parte era spesso aggrottata dal dubbio; i suoi occhi, quando privi di lenti azzurro ghiaccio, erano di un caldo color marroncino, simile al miele. I suoi occhi parlavano, come cantautori, come racconta storie raccolti attorno ad un fuoco, come inguaribili chiacchieroni. Parlavano, raccontavano a tutti le sue emozioni, i suoi pensieri, raccontavano ciò che lui era troppo riservato per dire, o troppo timido, o semplicemente troppo diffidente.


Aprii la bocca per parlare, per osare, per chiederglielo. Lui inarcò i sopraccigli sottili e curati, incitandomi a proseguire, ma io scossi la testa con veemenza, arrossendo; mi voltai, trafficando con i piatti della batteria.
Calmati, Yutaka. E' solo quel cretino di Takanori. E' solo il tuo vecchio amico.
Nulla di nuovo.
Se non il trascurabile fatto che sei follemente innamorato di lui.

“Sei sicuro sia tutto a posto? Ti vedo un po’ teso…”
“NO!” gridai, forse con troppa veemenza “No, è tutto a posto, Taka-san, non ti preoccupare…”
Credevo di aver chiuso lì la conversazione, che la possibilità che mi era stata data l’avessi sprecata, ma dovetti ricredermi.
Si avvicinò con quel suo passo saltellante (ennesima maschera), picchiettandomi la fronte con un dito. Mi regalò un sorriso luminoso, solo una delle milioni di sfaccettature che sapeva dare ai suoi sorrisi.
“Non me la conti giusta, leader-sama” mi disse con voce tranquilla. Posò con naturalezza una mano sul mio petto stringendo con dolcezza la mia camicia.
“Il tuo cuore è impazzito, Yutaka...” piegò la testa d'un lato, facendo una debole smorfia “Sei nervoso, Yutaka? Cosa fa battere così velocemente il tuo...cuore?” l'ultima parola la sussurrò, come fosse stata un inconfessabile segreto.
Spinto da non quale forza mistica, feci pian piano scivolare le mani sulla sua, stringendola. Avvertii il rumore che fecero le mie bacchette cadendo a terra, ma non ci prestai minimamente attenzione. Non portava lenti colorate.
I suoi occhi parlavano. Parlavano una lingua diversa, ma parlavano. Cazzo.
“Taka...usciamo insieme.”


“Potrebbe anche non avermi risposto nulla, no? O peggio...avermi rifiutato...io gli ho solo urlato in faccia che sarei andato a prenderlo sabato e...”
“E lui cosa ti ha risposto?” era palese che non fosse partecipe alla conversazione; in fin dei conti era almeno la decima volta che la ripetevamo tale e quale.
“Ha detto...ehm...Sicuro! Ma poteva essere anche Ma no! Hanno lo stesso suono, no? Io non mi ricordo espressamente che lui mi abbia detto Sic-”
“Yutaka...sei totalmente assurdo!”
Si lasciò cadere pesantemente sul mio letto. Nonostante gli avessi chiesto più di una volta di non farlo, onde evitare di distruggere le doghe, continuava imperterrito a fregarsene di questa mia richiesta, come per altro della mia richiesta di non impestarmi la camera di tabacco. Si accese una sigaretta, emettendo un gran sospiro. Socchiuse gli occhi, mentre con una mano si accarezzava piano il petto.
“Ogni tua fumata sembra un orgasmo di cinque minuti”
Ridacchiò. “Il fumo è sensuale, Yuta-san...è una merda, ma è anche tremendamente sensuale...”
Sbuffai, distogliendo la mia attenzione da quel patetico ammasso di sintomi post-sbronza e ansimi di godimento che in quel momento rappresentava il mio migliore amico, e mi voltai di nuovo verso lo specchio.
Ero vestito semplicemente. Un paio di jeans scuri, una camicia bianca e la giacca nera di un completo. Se solo quella dannata frangetta fosse stata...
“Yutaka?”
“Mmh?”
“Sei sexy”
Arrossii. “Non dire stronzate...”
“Mmmh...ma io dico la verità, Yuta-chan...sei terribilmente sexy...guarda, se continui ad ancheggiare in quel modo fra poco mi si alza...”
Avvampai. “Smettili di dire stronzate!”
Sghignazzò. “Una scopatina veloce veloce? Prima che...”, gli lanciai un cuscino, che soffocò bruscamente le sue grasse risate.
Yuu Shiroyama, re dei deficienti, nonché chitarrista dal raro talento e mio migliore amico.
Non credevo che sarebbe riuscito a prendere dal lato giusto la mia omosessualità, ma il nostro rapporto non era cambiato di una virgola, battutine cretine permettendo.
“Sul serio, Yutaka!” esclamò stiracchiandosi sul mio letto. Sembrava un gatto alcolizzato, con quel sornione sorriso sulle labbra, lo sguardo sfatto e la spina dorsale inarcata. “Guarda che davvero stai bene...”
Mi voltai nuovamente verso lo specchio, cercando di lisciarmi la frangetta.
“Davvero?”
“Yutaka, ma...”
“Cioè, lo so...so che sei etero, ma se fossi...lui...”
“Vuoi dire Takanori?”
Abbassai lo sguardo, pieno di vergogna. Ancora non mi pareva vero di essermi innamorato di Takanori. Cazzo, andavamo alle medie assieme! Eravamo stupidi compagni di banco e di malefatte a 12 anni, e ancora non mi sembrava vero che fosse improvvisamente nato questo folle amore per lui. Può sembrare infantile, ma cercavo di pronunciare il suo nome il meno possibile, quasi rischiasse di consumarsi. Takanori.
Yuu mi si avvicinò. La sigaretta stretta fra le labbra, sembrava un gangster americano.
“Yuu...”
“Senti, porca troia...ti ha detto di sì? Sì. Yutaka, non provare a dire monate. Lui ti ha detto di sì. Punto. Non sparare stronzate. Ti ha detto di sì. A me sembra un chiaro invito a scopartelo appena sale in macchina, no?”
“Oh, Yuu!”
“Cos'ho detto? Non ne capisco molto di segnali gay, ma se una ragazza mi viene vicino, mi mette una mano sul petto e dice che vuole uscire con me, non aspetto neanche il giorno dell'appuntamento e...”
Gli tappai la bocca con una mano. Non avevo nessuna intenzione di sapere cosa avrebbe fatto lui al mio posto, anche se avevo qualche idea molto chiara.
“So cosa faresti tu...ma lui è...cazzo, Yuu! E' Takanori, cazzo, non una qualsiasi persona, è Takanori...cazzo”
Mi afferrò i polsi che mulinavano in aria come impazziti, e mi fissò negli occhi. La sua voce era tranquilla, le sue labbra tese in un sorriso che a chiunque sarebbe parso comprensivo, ma che io conoscevo come il suo peggior ghigno da pervertito. Rabbrividii.
“Yutaka...adesso tu esci, vai a cena con quel tappetto coi capelli biondi, passi una bella serata e la smetti di angustiarti, intesi?”
“No, io...”
“Sshhh! Zitto! Non pronunciare un altra parola! Via! Sciò!” prese a spingermi via dalla mia camera. Mi pungolò i fianchi con le sue dita lunghe e magre.
“Ma aspetta, i capelli..”
“I capelli sono bellissimi, Yutaka! Una meraviglia!” borbottò seccato lui, rischiando di farmi volare giù dalle scale “Muovi quel bel culetto sodo che ti ritrovi ringraziando gli dei del cielo e vai a prenderlo, che sei anche in ritardo!”
Solo allora, mentre quel coglione patentato cercava di infilarmi il giubbotto, passarmi le chiavi del SUV e fare battute cretine nello stesso identico istante, lanciai una disperata occhiata all'orologio.
“Porca miseriaccia, sono in ritardo!”
Mi precipitai in ingresso e indossai le scarpe. Ero già fuori dall'appartamento, quando sentii la sua voce.
“Yuta-chaaaaaaaan?” cinguettò Yuu.
Infilai la testa dentro casa, lanciandogli un'occhiataccia. Stavo giusto chiedendogli cosa accidenti volesse, quando mi posò un bacio sulla punta del naso, accarezzandomi dolcemente i capelli. Tutto si poteva dire di Yuu, tranne che non fosse un tipo affettuoso.
“Vai e spacca, Yuta-chan...rendimi fiero di te!”
“Cretino!” borbottai imbarazzato, ma gli rivolsi un sorriso, prima di uscire di casa.


“Mi sono divertito, sai?” mi rivolse un gran sorriso, dolce “Dovremmo rifarlo qualche volta...”
Annuii come un perfetto idiota.
Tirando le somme della serata, non era andata a male.
Certo, erano quattro ore che il colore del mio viso rimaneva costantemente di un intenso color melanzana ed ero riuscito ad inciampare nella cintura per scendere dalla macchina, ma in generale era andata bene.
Dopo i primi imbarazzati minuti, il suo gran sorriso e la sua parlantina scherzosa (solo un'altra maschera?) avevano rapidamente sciolto il ghiaccio.
Non era cambiato nulla.
Nonostante mi fossi perdutamente innamorato di lui, non eravamo cambiati, eravamo sempre Yutaka e Takanori, gli stessi vecchi cretini delle medie. Mi ero preoccupato che qualcosa nel nostro solido rapporto d'amicizia potesse svanire per sempre, che quell'intensa sintonia che ci caratterizzava potesse scomparire, ma scoprii di essermi preoccupato per nulla.
“Usciremo ancora, Yutaka? Io e te?”
Qualcosa, nel modo con cui disse io e te mi fece attorcigliare le viscere. Osservai, senza comprendere, quel sorriso che gli nacque sulla labbra.
“Certo, Taka...se tu lo vuoi...”
Eravamo ormai vicini a casa sua. Avevamo deciso di lasciare la macchina qualche isolato più in là e goderci la notte chiara e senza nuvole con una passeggiata. Il cielo era una distesa sconfinata blu scuro, puntellato di milioni di stelle luminose ed illuminato da una luna gigantesca e piena.
Cominciai ad innervosirmi quando imboccammo il vialetto che conduceva al portone del suo lussuoso appartamento di periferia.
Volevo baciarlo.
Era tutta la sera che volevo baciare quelle labbra piene, e stava per presentarsi l'occasione.
Ma lui avrebbe apprezzato? Dopotutto, aveva accettato di uscire con me, ma questo non implicava necessariamente che provasse gli stessi sentimenti che provavo io.
“Yuta-san?”
“Eh?”
Sorrise. “Non mi stavi ascoltando, vero?”
“Mi sono distratto, scusami...”
“Fa niente, Yutaka...”
Salimmo quei tre gradini che ci separavano dal portone di ferro battuto nero.
Il tintinnio che fecero le sue chiavi quando furono estratte dalla tasca mi fece annodare spiacevolmente lo stomaco su se stesso.
Le infilò nella serratura, lentamente. Poi si voltò verso di me.
Aveva sulle labbra un sorriso che non gli avevo mai visto addosso. Era leggero quel retrogusto malizioso, così leggero da sembrare inesistente. Impercettibilmente, lo vidi mordersi il labbro superiore.
Si appoggiò svogliatamente alla porta, continuando a sorridere in quel modo enigmatico.
Sentivo il cuore rimbombarmi nelle orecchie, le mani sudare, le labbra secche.
Mi stavo comportando come una ragazzina, me ne rendevo conto. Ma non riuscivo a controllare le mie reazioni in sua presenza. Non ne ero capace.
Alzò lo sguardo su di me. Mi fece cenno con la mano di avvicinarmi.
“Baciami, Yutaka”
Le sue labbra erano incredibili.
Portò le sue mani alla mia camicia, tirandomi verso di lui. La sua lingua guizzò rapida fra le mie labbra, giocando impudente con la mia, mentre cercavo invano di fare mente locale. Fu un bacio caldo e umido, intenso. Rischiai seriamente di impazzire.
Da quanto? Da quanto sognavo di baciare quelle labbra? Da quanto tempo erano la mia più snervante e dolce ossessione?
Sfiorai timidamente i suoi fianchi. Ero così emozionato che non riuscivo a controllare il tremore delle mie mani.
Si staccò di colpo dal bacio. Un sottilissimo filo di saliva congiungeva le nostre labbra semi aperte; lui lo recise con un veloce scatto della lingua.
Fece aderire i nostri corpi, incollandosi a me; le sue mani si mossero lentamente sul mio petto, sulle spalle, si incrociarono dietro il mio collo.
“Non sono fatto di cristallo, Yutaka...” sussurrò al mio orecchio; prese le mie mani, facendole scivolare sui suoi fianchi, poi sulle sua natiche. Arrossii “Toccami”
Feci come mi aveva ordinato. Tracciai con le dita innumerevoli ed astratti arabeschi sulla sua schiena, premendo forte, come se potessi incidere tali disegni sulla sua pelle. Spinsi un ginocchio fra le sue gambe, inchiodandolo contro il portone. Tornai al punto di partenza, palpando generosamente le sue natiche sode. Mi regalò un debole gemito di sorpresa.
Era bollente. La sua pelle scottava, ustionante; era così calda da darmi i brividi.
D'un tratto sentii un timido e leggere tossicchiare alle mie spalle.
Mi voltai di scatto cercando di allontanarmi da Takanori, ma quel piccolo folletto pervertito non me lo permise.
“Buonasera Kyomi-chan”
“Ah, Takanori...non me l'avevi detto che eri fidanzato!”
Era una ragazza di meno di vent'anni, piccolina ed esile, dai corti capelli neri e grandissimi occhi color nocciola. Al guinzaglio teneva un cagnolino color crema che si lanciò affettuosamente contro le mie caviglie, mordendomi una scarpa.
“Lui è Yutaka! Yuta, lei è Kyomi, la mia vicina di appartamento...”
Accennai un breve ed imbarazzato inchino. Lei sorrise maliziosa, augurandoci la buona notte, e scomparve dietro il pesante cancello di ferro battuto, che si chiuse con un tonfo vibrante.
Credetemi. Ho seriamente pensato alle conseguenze che avrebbe portato la scoperta della nostra relazione, se così si poteva chiamare. Sarebbe stato un succulento boccone per i giornalisti. Ma decisi di lasciarle perdere nel preciso istante in cui Takanori mi infilò prepotentemente la lingua in bocca.
Mi dimenticai all'istante di spiacevoli interruzioni, di scandali e simili.
Lo spinsi rudemente contro il portone, tracciando con la lingua un astratto disegno sulla pelle chiara del suo collo.
Mi fermò; spinse con le mani le mie spalle, allontanandomi da lui.
“Andiamo con calma, dolcezza...”
“Takanori...”
Mi zittì, posando due dita sulla mie labbra. “Proviamoci...” spostò le sue dita sul mio petto, disegnandoci una figura astratta “...proviamoci ma...senza fretta, okay?”
Mi stava davvero dando una possibilità? Non riuscivo neanche a formulare un pensiero di senso compiuto, così mi limitai ad annuire con foga.
Sghignazzò lui, dandomi un leggero bacio sulle labbra. Si voltò, oltrepassando il portone, che chiuse dietro di sé; infilò una mano fra i geometrici disegni di ferro nero che costituivano la struttura, attirandomi a se. Sussultai per il contatto del metallo freddo sulla mia camicia.
Avvicinammo i nostri visi, separati da un piccolo rombo di ferro; all'interno del rombo, una rosa composta da sottili fili di metallo divideva le nostre labbra. Mi lanciò un'intensa occhiata fra le sbarre scure del portone.
“E poi devi sapere una cosa di me, Yuta-chan...” mormorò; la sua mano scivolò lenta sul mio petto, fino al ventre, poi sfuggì al mio tocco “...mi piace essere corteggiato.”

{terminata alle ore 20:31 del 15 aprile 2009, ritocchi e correzioni esclusi, ascoltando Selfish Love di Miyavi}



Ah, evviva! Questa shot mi riempe d'orgoglio. Non sarà un granchè, ma io l'adoro ♥
Un ringraziamento speciale va a coloro che hanno recensito (*-* sono seriamente commossa)...è stupendo sapere che a qualcuno i miei scleri piacciono v.v Grazie gente, grazie davvero di cuore.

kinokochan: beh, oddio...ricevere i complimenti da una che scrive fic belle come le tue v.v A proposito...sto ancora spettando il seguito di Itoshii Nikki v.v (Mya tamburella con le dita sul tavolo, con fare impaziente...tu, cara mia, sei invitata a mandarla a quel paese se la cosa ti aggrada v.v) Comunque...stavo dicendo. Sì, risposta. Uhmmmm, sì. Okay.
Beh, non ho altro da dire (agente)...a parte un enorme gigantesco mastodontico grazie per i complimenti e la recensione. Bacione ♥

LadyWay: ooooooh, ma dai! Sul seerio una dose così bella di complimenti possono seriamente nuocere alla mia salute ^/////^ Grazie, carissima! Grazie di cuore. Abbraccione ♥

Riot Star: ooooooooooh *O* Ossantissimo hide che mi proteggi dall'alto dei cieli! Una recensione dalla mia scrittrice! *-* Che bello che bello che bello! (Perdona Mya, ma credo che per la prossima mezz'ora non sarà in grado di dire null'altro v.v) Ci tenevo che leggessi qualcosa di mio, ci tenevo davvero.
Un Abbraccio ♥ Pchuà, con la P maiuscola v.v

GothicGirl: Nyah, allora sono riuscita nel mio intento! ^^ Spero non sia risultata, però, troppo melensa >.< Comunque grazie mille! ♥

jagansha: limita i complimenti, è un consiglio...che poi comincio a pavoneggiarmi e non è mai una bella cosa...il mio ego è leggermente sviluppato, sai ^^ Credo sia una caratteristica comune a quelli della mia specie v.v
Grazie, un bacione ♥


Beh che dire. Grazie davvero a tutti quanti, anche solo a chi ha letto e l'ha trovata carina ^^ Grazie.
La prossima sarà una vera chicca v.v Perlomeno, a me piace molto v.v

Ah, questa raccolta mi sta dando un mucchio di soddisfazioni ^^
Un bacione,
Mya ♥




  
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