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Autore: MissJB2501    16/06/2016    1 recensioni
"Ci ripetono che l'amore è il sentimento più forte e puro che un essere umano possa provare in tutta la sua esistenza. Non ci credevo, o almeno è quello che mi imponevo di credere. Dopo le mie storielle da quattro soldi ero arrivata a pensare che forse non avrei mai provato amore per qualcuno, che non avrei provato tutte quelle sensazioni che erano scritte nei libri. Adesso posso garantire che mi sbagliavo perchè l'amore, quello vero, è anche meglio di come viene descritto , va oltre l'immaginario. Ma dobbiamo anche ricordare che l'amore è sofferenza e che amare vuol dire distruggere e che essere amati vuol dire essere distrutti."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Pattie Malette
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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-POV LIV-

Si dice spesso che quando una persona vola via, andrà sicuramente in un posto migliore, lontano da tutte le cattiverie della terra. Non sapremmo mai se è realmente così, o se esiste davvero una vita dopo la morte dove poter bere vino con Dio o mangiare uva su una nuvola, ma quello che stavo cercando di ripetere a me stessa era che niente poteva mai essere peggio di restare tra i vivi, quando la maggior parte di loro voleva farci fuori. Justin era chiuso in camera sua, e non c'era modo di farlo uscire. Sapevo che era completamente a pezzi per quello che era successo al suo migliore amico, ma non poter parlare con lui, o solamente abbracciarlo non mi faceva stare meglio. "Justin ti prego apri, non lasciarmi fuori dalla tua vita.." ripetei per l'ennesima volta contro una porta chiusa. Dubitavo che mi stesse anche solamente ascoltando "Jus.." stavo dicendo il suo nome quando la porta si aprì. Giurai a me stessa di non aver mai visto Justin in quelle condizioni. Aveva la testa e il polso fasciati, una serie di lividi sul viso e sulle braccia, ma che cosa era successo? Mi precipitai tra le sue braccia e lo sentì piangere contro la mia spalla, questo non aiutava la mia idea di restare forte, di restare forte per lui. Battei gli occhi cercando di scacciare le lacrime che erano sul punto di uscire anche dai miei. "E' stata colpa mia." disse con voce tremante, ci staccammo dall'abbraccio e gli presi il viso livido tra le mani "Ma che cosa stai dicendo? Lo sai benissimo che non è così, non pensarlo nemmeno." lo rimproverai. Si mise a sedere sul letto mettendo una mano sulla testa accompagnata da un' espressione di dolore, mi accomodai accanto a lui. "Quella pallottola che lo ha colpito, era indirizzata a me. Sai che cosa vuol dire? Che l'ho ucciso io." urlò alzandosi e dando un pugno contro la parete "Justin smettila di ferirti da solo, sia mentalmente che fisicamente. Credi che questo ti aiuti a superare la morte del tuo amico? Ti sbagli, ti farà sentire solo peggio, e ti convincerai di una cosa che non è vera. Quindi metti in moto il cervello che fino adesso hai tenuto in letargo e ragiona per due minuti." urlai in risposta, ero arrabbiata per quello che diceva e per come violentava se stesso. Restò lì a fissarmi con gli occhi rossi di chi non aveva smesso di piangere per una notte intera, e con un viso stanco di chi ne aveva davvero abbastanza. "Io sono qui per te- mi avvicinai lentamente a lui- e resterò con te, perchè ti amo e non ti lascerò affrontare tutto questo da solo." strinsi la sua mano "Adesso andiamo, devi dirgli addio."

Non lo avrei mai detto, ma Marcus aveva tanti amici. Tantissime persone erano lì, nel suo giardino per fare le più sentite condoglianze ai suoi genitori, e per mostrare tutto l'affetto necessario ad una famiglia ormai distrutta. "Hei sei venuta." corsi ad abbracciare Claire quando la vidi tra le teste di sconosciuti. "Si, anche se non avrei voluto." sul suo viso non notavo traccia di tristezza, ma solo noia "Avrebbe apprezzato il tuo vederti qui." dissi stringendo la borsetta "Non merita tutte queste cose." rispose fredda, alzai lo sguardo non riuscendo a credere a quello che aveva detto "Come scusa?" chiesi guardandola in faccia "Dopo tutto quello che ha fatto, e dopo tutto quello che mi ha fatto passare, credi davvero che meriti qualcosa? Adesso sarà all'inferno insieme a tutti i malati di poker come lui , dove molto presto finirà anche qualcun'altro." fece un cenno verso Justin, mi sentì ribollire il sangue nelle vene "Senti un po', io non so che cosa ti sia preso ultimamente, ma non ti permetto assolutamente di dire queste cose- poi mi fermai a pensare per due minuti, e capì - Oh mio Dio, povero ragazzo.." misi una mano sul cuore, mi guardò stranita "Ti ha dovuto sopportare per tantissimo tempo, e sai che cosa vuol dire? Sei la persona più egoista, antipatica e senza cuore che io abbia mai conosciuto- ripresi fiato - ho sempre creduto che Marcus fosse la causa dei vostri litigi, ma adesso ho capito che mi sbagliavo. Tu hai davvero qualcosa che non va dentro di te, qualcosa di marcio, e credimi quanto ti dico che quando avete rotto gli hai fatto un piacere incredibile. Amarti sarà stato davvero un impresa, e mai come adesso capisco quello che ha sopportato con te accanto." dissi quello che pensavo per la prima volta dopo tanto tempo, e mi sentì davvero libera da un peso enorme. "Adesso puoi anche andare, la tua presenza non è più gradita." la guardai rivolgermi uno sguardo cattivo e poi voltarsi e andare via. Quello che le avevo detto non erano state le cose più carine del mondo, me ne rendevo conto, ma era quello che avevo realizzato nelle ultime settimane che non l'avevo vista. In un giorno così triste non poteva presentarsi lì e sputare veleno su qualcuno che stava soffrendo. Mi guardai intorno non vedendo più Justin, mi prese il panico. Entrai in casa Davis controllando che ci fosse, e sospirai quando lo vidi in camera di Marcus. "Era un bravo amico, aveva promesso di restarmi accanto e di aiutarmi a proteggerti." guardava le foto che erano appese ai muri, foto di loro due insieme ad una partita di football, foto di loro due insieme ad una festa. "Ha mantenuto la parola, questo gli fa molto onore." mi poggiai alla sua spalla "Saluto i suoi genitori e poi ti accompagno a casa." disse dopo aver sospirato

-POV JUSTIN-

Il letto era troppo scomodo quella notte per riuscire a dormire anche solo per poche ore, mi giravo e rigiravo tra le coperte senza riuscire a trovare una posizione comoda e non dolorosa per il mio corpo indolenzito. Combattevo contro l'istinto di urlare e scoppiare a piangere un'altra volta ancora, ma non ne avevo più la forza ne più la voglia. Volevo tornare indietro per cambiare e cancellare le cose, dal principio; l'errore più grande che avevo fatto Marcus era stato incontrarmi, ero nocivo. Portavo le persone a fare cose che non dovevano fare, mi facevo voler bene senza nemmeno averne intenzione, e poi quello che succedeva in seguito era chiaro a tutti. Come sarei riuscito a convivere con questa sensazione di colpevolezza dentro? Non ne sarei mai uscito, ne ero consapevole. Dovevo tenere tutte le persone che amavo lontane da me, almeno fin quando c'era qualcuno che non voleva che continuassi a vivere. Dovevo proteggere chi mi era rimasto. Mi ero sempre definito furbo, scaltro.. ma la verità era che tutte queste caratteristiche non le avevo, mi ero lasciato ingannare, ero cascato nella trappola che mi era stata tesa, ero un grande stupido. Non volevo nemmeno ripensare a come mi ero lasciato fregare da Brenton Foster, faceva ancora troppo male, la ferita per come quella situazione era finita, era ancora aperta e bruciava, pizzicava come mai prima d'ora. Il cuore invece, era in mille pezzi, era frantumato. Non volevo che gli altri morissero per me, era la mia guerra, non la loro. Liv era la mia ancora di salvezza, ma non potevo stare con lei, non in queste circostanze. Potevo fare una sola cosa per tenerla al sicuro: rompere con lei. Mi avrebbe fatto male, ci avrebbe fatto male, ma era l'unica soluzione. L'amavo veramente tanto, in un modo che mi logorava, mi scalfiva. Mi alzai velocemente dal letto ed infilai una tuta alla svelta, dovevo andare da lei, anche se per l'ultima volta. Era molto tardi quando scavalcai trovandomi nel suo terrazzo, molto probabilmente dormiva, ma dovevo tentare. La chiamai al cellulare e diversamente da come mi aspettavo, rispose subito "Justin?" dimenticavo di averla già chiamata al cellulare nel cuore della notte, quindi non mi meravigliava il fatto che fosse spaventata "Apri la finestra , devo stare con te." richiusi la chiamata, e poco dopo la vidi comparirmi davanti. In due secondi la strinsi a me baciandola "Ti stavo pensando, ero preoccupata." le accarezzai i capelli morbidi e profumati "Lo sai vero che ti amo?" chiesi. Volevo che questo almeno le fosse chiaro e che non lo dimenticasse "Certo che lo so- mi prese il polso e mi fece sdraiare sul letto accanto a lei- sicuro che non vuoi parlare di quello che è accaduto?" tentò insicura. I suoi occhioni marroni erano la cosa più dolce della terra, ed era impossibile arrabbiarsi con lei anche se non volevo che nessuno mai mi chiedesse di spiegare come avevo visto morire un amico. "Sicuro, già è orribile avere quelle immagini nella testa, parlarne sarebbe solo peggio." risposi calmo. Ero sul suo petto, e lei continuava ad accarezzarmi il collo, le braccia, le mani ed era una sensazione così bella. Forse avevo perso contro Brenton, ma non ero più tanto sicuro di voler perdere Liv, non sarei riuscito a dirle addio. Il suo odore ricopriva la puzza della pittura che c'era nella sua camera "Non hai più dipinto." le feci notare senza alzare la testa "Come avrei potuto con un fidanzato che si caccia sempre nei guai?- fece un leggere sorriso contagioso- lo faremo insieme, c'è tutto il tempo del mondo." deglutì a fatica, dovevo dire le cose come stavano "Liv non ci sarà tempo." mi misi a sedere grattandomi il mento per il nervoso "Si invece, supererai tutto." cercò di farmi ritornare nella posizione di prima, ma scostai il suo braccio, aggrottò la fronte "E' l'ultima volta che staremo insieme, non voglio che tu faccia la stessa fine di.." mi fermai abbassando lo sguardo "Non farò la fine di nessuno okay? Non ti permetterò di allontanarti da me." aveva uno sguardo deciso, ma non capiva la gravità della faccenda "Questa è una situazione seria, non è come le altre volte, qui si va giù pesante. Brenton non scherza, e dubito che non stia già pensando ad un modo per farti del male, ed io non posso permettermi di perdere anche te." alzò lo sguardo verso il soffitto, poi ebbe come un colpo di genio "Cosa ti fa pensare che non mi farebbe nulla se ci lasciassimo, che cosa penserà? Non è stupido Justin, l'amore non svanisce nel nulla. Capirebbe comunque che per te sono importante e che faresti di tutto pur di tenermi al sicuro." quello che disse mi lasciò completamente senza parole "Credo solo che sia peggio separarci- mi accarezzò il viso- da questo momento io proteggo te e tu proteggi me, siamo insieme." sospirai facendo no con la testa "Come hai fatto a diventare così forte?" domandai facendola sedere su di me "Ho imparato dal migliore." la sua risata era così rigenerante, il suo suono così piacevole "Me lo fai un sorriso adesso? Anche piccolino." sembrava una mamma con il suo bambino, una brava mamma che cerca in tutti i modi di tirare su di morale la cosa più bella che ha. Le sorrisi come mi aveva chiesto "Finalmente, sei bellissimo quando sorridi." esultò alzando le braccia "Non sai quanto lo sia tu." si avvicinò e mi baciò. Facemmo l'amore quella notte, l'amore più bello della mia vita. Dimenticai quelli che erano i problemi, i dolori, le sconfitte.. c'eravamo solo noi, c'era solo lei, l'unica in grado di farmi stare veramente bene, l'unica capace di guarirmi da tutti i mali.


   
 
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