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Autore: nikita82roma    16/06/2016    3 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Nei giorni seguenti avevano entrambi rivisto il dottor Burke. Castle era tornato al suo studio, si era seduto di nuovo su quella grande poltrona ed era riuscito di nuovo a sfogarsi, a parlare di se, a cercare di curarsi un po’. Si sentiva incompreso, da tutti, gli sembrava che nessuno avesse capito veramente la sua angoscia, la sua paura, il suo terrore di perdere l’amore della sua vita. Davanti a questo la sua paura di morire era stata del tutto inesistente, anzi nei primi giorni l’aveva vista come una consolazione in caso che lei non ce l’avesse fatta. Però questo non riusciva a dirlo a nessuno per paura che nessuno lo capisse. “Vedrai che starai bene” le ripetevano Alexis e Martha mentre era ricoverato e la stessa cosa anche tutti gli altri quando gli andavano a fare visita. E lui era lì, su un letto di ospedale senza potersi muovere, sapendo che sua moglie era a qualche stanza di distanza e lottava tra la vita e la morte. Come sarebbe potuto stare bene? Aveva trovato solo in Jim Beckett una persona che capiva esattamente quello che provava e quale era la sua paura: quella paura la condividevano e lui sapeva come Rick si sarebbe sentito se le cose fossero andate diversamente. Lo aveva visto piangere, con la compostezza che aveva sempre avuto, sopraffatto dai ricordi delle moglie e dalla paura per la figlia e Castle si era detto che non poteva gravare del suo dolore un uomo così segnato dalla vita, anzi doveva essere lui ad essere forte anche per il padre di Beckett, lo doveva a Kate. 
Tutto questo aveva pesato come un macigno sul suo fisico e sulla sua emotività. L’allontanarsi dal loft era stato anche un inconsapevole allontanamento dalla sua famiglia. In quella casa lui ci sarebbe tornato con Kate o non ci sarebbe tornato affatto, questa era la verità che alla fine, dopo vari incontri aveva rivelato al dottor Burke.

Anche Kate aveva parlato di nuovo con il dottor Burke, malgrado le sue domande, spesso scomode, la costringevano a cercare dentro di se delle risposte che, forse, non voleva darsi. La cosa che la stupì di più è che pensava che il dottore l’avrebbe spinta a ricordare fatti ed eventi di quegli anni dimenticati invece non fu così. Non le chiese mai di sforzarsi di ricordare quello che aveva cancellato, o meglio come diceva lui accantonato, dalla sua mente ma anzi, voleva che le parlasse di tutto ciò che nella sua memoria era ben presente, di come si sentiva, di quello che provava negli ultimi ricordi che aveva. Fu così inevitabile ripercorrere gli anni subito dopo l’omicidio di sua madre e come quell’evento l’aveva cambiata ed ammettere che tutto quello che aveva fatto ma anche tutto quello che non aveva fatto nella sua vita, tutti i “no” che aveva detto erano legati a doppio filo a quella tragica notte. Era frustrante per lei sapere che probabilmente tutto questo con Burke lo aveva già affrontato e insisteva con il dottore perchè le dicesse come era riuscita a superarlo, ma lui non le dava mai una risposta. Le ripeteva che non c’era una formula magica e che non esisteva un modo. Erano il tempo, le giuste motivazioni ma soprattutto la sua volontà ad aver fatto sì che accadesse. Lui l’aveva solo accompagnata in quel cammino che però doveva essere lei a voler percorrere e fino a quando non sarebbe stata pronta e avesse accettato di superare quanto le era accaduto, lui non avrebbe potuto fare nulla di più che ascoltarla e spronarla. 
Le aveva detto che doveva avere il coraggio di tagliare le funi che la tenevano ancorata alla banchina e navigare alla ricerca di nuovi mari, ma che fino a quando avesse guardato solo verso il porto che la teneva al sicuro, non avrebbe mai scoperto mai cosa c’era oltre e dove sarebbe potuta approdare.

Rick e Kate stavano cercando di costruire una loro strana quotidianità mentre continuavano a conoscersi, o meglio, mentre lei conosceva lui. 
Parlavano, tanto. Di tutto, di loro, di come era cambiato il mondo in quegli anni, si raccontavano eventi del loro passato prima di conoscersi la prima volta, molte cose che Rick già sapeva di lei ma le piaceva ascoltarla raccontargli ancora la sua vita. Quello che Castle evitava il più possibile era di raccontarle tutte le loro avventure più tristi e dolorose. Le centellinava, per essere certo di non caricarla di troppe emozioni, anche se forse avrebbe ricordato prima, ma non la voleva far stare male.
Le aveva detto di Montgomery perché gli aveva chiesto più volte notizie di lui. Gli aveva raccontato che era stato ucciso per colpa di un caso molto delicato del suo passato, ma aveva omesso, per il momento, il resto. Pianse per Roy, pianse molto. E si rifugiò a piangere contro il suo petto così come aveva realmente fatto quella notte. E lui con la stessa forza e dolcezza la consolò e la protesse tra le sue braccia.
Conobbe anche la Gates, che un giorno era andata a trovarla insieme a Ryan ed Esposito che, come Lanie, cercavano di trovare sempre un momento per farle visita. Le loro visite e quelle di Jim erano gli unici momenti in cui Castle si allontanava da Kate. Li usava per andare a fare le sue visite di controllo nelle quali gli consigliavano sempre di rallentare, perché prima o poi il suo fisico gli avrebbe presentato il conto, ma lui non li stava a sentire. Altre volte era andato semplicemente a sedersi su una panchina fuori dall’ospedale, per prendere un po’ d’aria: si era ritrovato più di una volta faccia a faccia con dei giornalisti di gossip che non rispettavano nemmeno il suo bisogno di tranquillità e lo tempestavano di domande su quanto accaduto e su sua moglie. Aveva visto in quelle settimane più di un articolo su di loro, tra gossip e politica e si era accorto di essere seguito da fotografi che rubavano scatti delle sue brevi uscite. Aveva visto la sua faccia su Radar Online dove, con poco tatto, lo ritraevano con la grande scritta “esclusiva” mentre portava fiori e caffè a Kate, chiedendosi quanto avrebbe resistito il celebre scrittore. Gli arrivò in quei giorni anche una telefonata di Gina, entusiasta, che gli diceva che US Weekly lo aveva messo tra Angelina Jolie e Gordon Ramsey nelle notizie della settimana ed Holliwood Life aveva fatto uno speciale su di lui: questo avrebbe fatto a breve impennare nuovamente le vendite dei suoi libri e avrebbero preparato delle serate speciali a cui avrebbe dovuto partecipare. Castle era inorridito davanti alle prospettive che la sua ex moglie gli proponeva: discussero animatamente mentre Rick cercava di spiegarle che lui stava ancora male e non poteva fare vita mondana come lei voleva, gli avevano sparato, se ne doveva ricordare. Gina sembrava non sentire ragioni, anzi, gli diceva che se lo avessero visto a qualche party ancora non in perfetta forma avrebbe fatto ancora più notizia. Quando Castle le disse che lui non avrebbe partecipato a nessuna festa perché non c’era nulla da festeggiare con sua moglie che stava in ospedale Gina perse definitivamente la pazienza, minacciandolo di rispettare il suo ruolo pubblico che da troppo tempo stava trascurando ed infine gli ricordò delle scadenze imminenti per la consegna degli ultimi capitoli di Hight Heat dato che avevano già stabilito la data di uscita nelle librerie da lì a pochi mesi, in autunno.
L’unica cosa che fece fu contattare il suo avvocato per risolvere la questione. Non intendeva partecipare a nessun evento pubblico e se non lo capivano era disposto anche a cambiare casa editrice, non gli interessava quando avrebbe dovuto pagare di penali e a quali rischi andava incontro. Non era un pupazzo nelle loro mani.

Kate, dopo i primi giorni non aveva più paura dei contatti tra loro, non si ritraeva se lui l’abbracciava, anzi trovava conforto nei suoi abbracci, ma lo trattava come si può trattare un caro amico, non aveva remore a lasciarsi andare davanti a lui a crisi di pianto o risate gioiose, nulla di più. Lui si adeguava ai suoi tempi, non la giudicava quando esplodeva per cose di poco conto, era comprensivo e la assecondava, anche quando lei gli rispondeva in modo sgarbato o esagerato. Beckett però, aveva cominciato a capire che quelle sue esternazioni erano fuori luogo e si dispiaceva per il suo comportamento. Rimaneva un po’ in silenzio poi cercava la sua mano ed era il suo modo per fargli capire che era tutto ok e che lo ringraziava per esserci. Non era molto, ma era tutto quello che riusciva a dargli.
Castle non mancava di imporsi per quelle decisioni che riguardavano la sua salute. Era intransigente in quei casi e la trattava anche come una bambina e glielo aveva detto più volte che perfino Alexis quando era piccola, era più ubbidiente di lei. E Kate sbuffava e faceva tutte quelle smorfie che lui trovava adorabili. 

Rick aveva "presentato" a Kate Martha che l'aveva travolta con i suoi soliti atteggiamenti teatrali trattandola come sempre, senza minimamente considerare che lei non ricordasse nulla, imbarazzandola in più di un'occasione. Rick ogni volta riprendeva sua madre ma lei era convinta che questo suo metodo era il più efficace e che tutti avrebbero dovuto comportarsi così. Castle temette che queste sue teorie le avrebbe scritte nel prossimo libro di consigli che voleva pubblicare, lei non gli rispose liquidandolo con sufficienza con un cenno della mano e per lui fu la certezza che sarebbe stato proprio così.
Ogni volta che Martha se ne andava Kate scoppiava a ridere dopo essersi trattenuta per tutto il tempo della sua presenza ed ogni volta chiedeva la stessa cosa a Rick "veramente lei vive con noi?" ottenendo come risposte dallo scrittore solo sbuffi ed alzate di spalle, finendo per ridere insieme a lei di quella madre così fuori dalle righe.
Kate poteva sentire chiaramente tutto l’affetto sincero che quella famiglia provava per lei e che non mancavano mai di dimostrarle, osservava i tre insieme e pensava come era potuta finire lei in mezzo a delle persone così diverse da quelle che ricordava di frequentare abitualmente: una diva di Hollywood che viveva nei fasti del passato, uno scrittore playboy e una ragazza che sembrava molto più grande della sua età, cresciuta incomprensibilmente da adulta responsabile in mezzo a quei due. Però erano adorabili. Era la sua famiglia e la cosa che la spiazzò più di ogni altra, fu vedere come anche suo padre, sempre così riservato e discreto sembrava perfettamente a proprio agio tra loro: lo erano tutti, tranne lei che non sapeva mai cosa dire o fare e a poco serviva che Rick le dicesse sempre di comportarsi come sentiva naturale, senza preoccuparsi di quello che era e quello che faceva. 

Rick, cogliendo di sorpresa Kate, aveva detto a madre e figlia del bambino in arrivo un pomeriggio mentre erano in ospedale, con lei presente. Beckett aveva creduto che lo avrebbe fatto da solo, nell'intimità della loro casa. Invece Castle la stupì quando si sedette nel letto vicino a lei, le strinse la mano ed annunciò l'arrivo del loro bambino. Fu più stupita lei della modalità dell'annuncio che le due rosse dalla notizia. Il "Finalmente!" di Martha abbracciando Kate fece capire chiaramente che lei avrebbe voluto da tempo un altro nipotino, mentre Alexis si strinse forte suo padre congratulandosi e dichiarandosi entusiasta per la notizia. 
Quando la porta della camera si chiuse e rimasero soli, Kate guardò severa Rick le fece la sua miglior faccia da cucciolo indifeso.
- Scusami se ti ho messo in una situazione imbarazzante
- Potevi dirmelo che volevi annunciargli del bambino insieme a me, sono rimasta così stupita che sembrava non lo sapessi nemmeno io!
- Hai ragione, mi sono fatto prendere la mano. Però è una cosa che riguarda noi, non glielo volevo dire da solo. - Kate non rispose pensando a quel noi che pesava come un macigno nella sua mente - Sei arrabbiata? - Le chiese preoccupato, non voleva rovinare quanto stavano lentamente costruendo e non voleva farla innervosire.
- No, Castle. 
- Sicura? - Insistette
- Sì, sicura. Non so come funzionava tra noi prima, ma ora vorrei che quando hai queste idee almeno mi rendessi partecipe prima di metterle in atto. - Questa volta il suo viso si raddolcì e Rick se ne convinse più dalla sua espressione che grazie alle sue parole
- Ok, lo farò, promesso. - Castle giocava nervosamente picchiettando con le dita sulle sue ginocchia, fremeva per dire qualcosa, Kate se ne accorse e lo guardava, attendendo solo il momento che parlasse, preoccupata di cosa altro poteva aver fatto o aver in mente di fare. In poco tempo aveva già capito che da lui poteva aspettarsi di tutto - Beckett... 
- Dimmi Castle... - Ecco era arrivato il momento.
- Ti amo. - le diede un bacio sulla fronte mentre lei arrossiva vistosamente. Non era abituata e non sapeva cosa rispondergli per paura di ferirlo. Pensò, però, sorridendo, che poteva dirle di peggio.

Quella successiva era una giornata giornata molto importante: Kate era ormai all’undicesima settimana di gravidanza ed avevano programmato la prima ecografia o almeno la prima da quando lei si era risvegliata. Era ansiosa. Lo aveva negato a tutti quelli che glielo avevano chiesto ma lo era. Molto. Sapeva che il periodo critico non era ancora finito e, con tutto quello che il suo bambino aveva passato, lei adesso aveva molta paura che qualcosa potesse andare storto, che non stesse bene.
Non sarebbe stato giusto, non se lo sarebbero meritato.
Castle l'aveva pregata di poter assistere, le promise che sarebbe stato buono buono da una parte senza dire nulla e non si sarebbero nemmeno accorti della sua presenza. Impossibile. Kate lo lasciò parlare ascoltando tutti i suoi vaneggiamenti e gli disse che ok, andava bene ma doveva stare buono, veramente. In realtà se non lo avesse proposto lui, glielo avrebbe chiesto lei di accompagnarla, ma non glielo avrebbe detto, non per adesso.
Rick aveva chiesto ed ottenuto che l'ecografia fosse fatta con i migliori e più recenti macchinari perché voleva vedere per la prima volta suo figlio nel modo migliore possibile e che anche il dottore potesse controllare tutto nel miglior modo possibile. E voleva il video. E le foto. E l'audio del battito. Tutto. I medici avevano detto di sì a tutto, l'importante era che gli desse tregua.
Kate fu fatta accomodare su una sedia a rotelle e per la prima volta dopo tanto tempo lasciava quel reparto e già le sembrava una gran cosa. Il dottor Yedlin li aspettava nel suo studio, Castle aiutò Kate a sdraiarsi sul lettino e non potè distogliere lo sguardo dal ventre di sua moglie che solo al suo occhio esperto poteva sembrare incinta. Vide anche una delle sue cicatrici e notò come era anche peggiore della sua e di come si ricordava.
- Starà bene vero?
Kate non lo chiese al Dottore, ma a Castle. Aveva bisogno delle sue favole e del suo ottimismo che aveva imparato a conoscere e alle quali si aggrappava irrazionalmente ogni volta che si sentiva sprofondare.
- Certo che starà bene Beckett. 
Nessuna favola stavolta. Glielo stava dicendo serio, non riusciva a scherzare o fantasticare. Aveva bisogno anche lui che fosse così. 
Il dottore chiese a Kate se si sentisse pronta. Sapeva che questo era un momento molto intenso per tutti i futuri genitori e vista la sua situazione usò ancora più premura.
Castle era in piedi vicino a loro, impossibilitato a starsene tranquillamente seduto in attesa degli eventi.
Kate non sentì nemmeno il freddo del gel e quando il dottore spostò la sonda e sullo schermo apparvero le prime immagini le sembrò che il suo mondo si fosse appena rovesciato e che il centro non fosse in un luogo astratto ma lì dentro di lei. Era un bambino, era reale. Non era un'idea. Aveva già le braccia e le gambe formate, poteva vedere le sue minuscole mani e i piedi: si muoveva anche se lei non riusciva a percepirlo, era un bambino vero, vivo. In quell'ecografia ad alta definizione era tutto così chiaro e nitido, non era una di quelle dove si vedono solo ombre. Castle le prese la mano e si sedette vicino a lei. Guardava il loro bambino muoversi e non gli sembrava vero che fosse stato così forte da resistere a tutta la follia che avevano subìto. Il dottore chiese ancora se erano pronti, non sapevano per cosa, ma dissero di sì e dopo averlo visto ora potevano anche sentirlo: il suo cuore batteva velocemente e a loro sembrava la più bella melodia che avessero mai sentito. Kate chiuse gli occhi e cercava di respirare lentamente mentre sentiva il cuore del suo bambino ma l'emozione era troppa per riuscire a trattenerla. Rick non pensò in quel momento alla loro situazione. Era Kate ed era il loro bambino. Si avvicinò a lei, senza lasciarle mai la mano e la baciò sulla fronte, asciugandole le lacrime dolcemente con la mano libera. Riaprì gli occhi e si trovò quelli di Rick così vicini ai suoi, anche loro colmi di lacrime ma non solo: vedeva tutto il suo amore e come sempre la spaventava quel suo sentimento così forte che lo percepiva anche solo per come la guardava. 
- Ti amo Kate - le sussurrò Castle con un filo di voce. Non era la prima volta che lo faceva e non sapeva se per la situazione o per le parole, ma sentì il suo cuore attraversato da un battito d’ali.
   
 
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