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Autore: Fandoms_Are_Life    16/06/2016    3 recensioni
New York è la patria dei talenti emergenti, e sono migliaia i giovani che vogliono provare a "dare un morso alla Grande Mela".
Jay Black è un fotografo ventiduenne al soldo della Black Star, una delle agenzie più rinomate della città.
Grace Hart è una modella ventunenne trasferitasi da una cittadina della Pennsylvania, Flint, e già popolarissima per la sua giovane età.
Jay e Grace hanno molto in comune: infatti, sono entrambi egocentrici, sfacciati, sicuri di sé, testardi ed, ovviamente, belli da mozzare il fiato.
Il loro primo incontro sarà tutt'altro che rose e fiori, ma in seguito potrebbero scoprire di essere accomunati non solo da alcuni difetti, ma anche dai loro interessi.
Inizialmente diffidenti ma poi sempre più sinceri l'uno nei confronti dell'altra, Jay e Grace scopriranno che la vita può riservare molte sorprese. Perché, dopotutto, si sa: gli opposti si attraggono, ma i simili si amano.
Dal testo:
"- Ancora convinta di non volermi più vedere? - domandò da dietro una voce a lei ben nota.
[...]
Grace fece un respiro profondo, ed un lento sorriso iniziò ad allargarsi sulle sue labbra mentre ammetteva a sé stessa che, dopotutto, quel ragazzo le era mancato."
[SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO]
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Dopo un lungo ed uggioso inverno, New York si era finalmente arresa al piacevole tepore di maggio. Tutti quanti erano più energici al pensiero dell'estate imminente: c'era gente che faceva jogging, persone che si concedevano uno spuntino fuori programma acquistando un hot dog da una delle bancarelle poste ai lati della strada, famiglie occupate a comprare gli ultimi oggetti a loro utili prima di partire per una lunga e rilassante vacanza.
Jay Black osservava con il suo perenne sorriso stampato sulle labbra quella massa di sconosciuti, cercando di immaginare quali potessero essere le loro vite. Chissà, magari l'uomo che aveva appena svoltato l'angolo con un'espressione guardinga in volto stava cercando di capire se qualche investigatore privato pagato dalla moglie lo stesse seguendo per scattare fotografie di lui con la sua amante. Forse l'anziana signora che aveva appena acquistato un chilo di mele dal fruttivendolo sorrideva in modo talmente smagliante perché a pranzo venivano a trovarla i nipoti e lei stava pensando di cucinare per loro una squisita torta di mele.
Lo squillo insistente del suo cellulare lo riportò alla realtà. Si guardò intorno per vedere se scorgeva qualche poliziotto nelle vicinanze e, dopo averne appurato la totale assenza, si decise finalmente a portarsi l'apparecchio all'orecchio ed a rispondere. - Pronto?
- Black, proprio oggi dovevi venire in ritardo? Ho tra le mani un affare colossale e se questo tuo comportamento me lo farà perdere, giuro che stavolta ti licenzio in tronco!
Jay sospirò cercando di non essere udito ed alzò mentalmente gli occhi al cielo. Il suo capo, Jacob Valderrama, era sempre il solito: si scaldava tanto per un piccolo ritardo, arrivando addirittura a minacciarlo di toglierli il posto, per poi elogiarlo ogni qualvolta un servizio fotografico fatto da lui faceva guadagnare un mucchio di soldi alla sua agenzia, la Black Star.
- Abbi pazienza, Jack, sto per arrivare. - Lui era uno dei pochi ad essere così tanto in confidenza col capo, e proprio per questo motivo si era attirato prima l'ammirazione e poi l'invidia di molti suoi colleghi. Jay, però, non ci badava: si limitava a svolgere al meglio il suo lavoro ed a vivere appieno ogni singolo minuto che gli era stato concesso da Dio.
- Sarà meglio per te che sia così - borbottò Valderrama, prima di chiudere bruscamente la chiamata. A quel punto, Jay decise di smetterla di osservare le persone che si affaccendavano intorno a lui e pigiò sull'acceleratore. In cinque o massimo dieci minuti, dipendeva dal traffico, sarebbe giunto davanti alla sede della Black Star.
Nel frattempo, pensò alle parole di Jacob: aveva menzionato un affare colossale, e lui non era solito esagerare su qualcosa del genere, per cui era chiaro che la persona con cui Jay avrebbe avuto a che fare era di un certo rilievo. Questo pensiero lo spinse a cercare di raggiungere il più presto possibile l'ufficio del suo capo. Solo in tal modo la sua curiosità poteva essere placata.
Come aveva previsto, in meno di un quarto d'ora arrivò a destinazione. Parcheggiò la sua Ford Anglia nel solito posto che l'auto occupava e si diresse a passo spedito all'interno dell'edificio in cui lavorava, al numero 333 di Mamarock Ave.
Prese l'ascensore e premette il tasto che conduceva all'ultimo piano. Fortunatamente, era da solo all'interno del cubicolo, così non dovette sforzarsi di intrattenere una conversazione con uno dei dipendenti per non far scendere tra di loro quel silenzio imbarazzante che tanto odiava.
Non appena giunse dove voleva, non si prese nemmeno la briga di bussare: entrò di volata all'interno dell'ufficio, e trovò Jacob Valderrama seduto alla scrivania.
- Alla buon'ora! Siediti, ragazzo, e cerca di capirmi alla svelta, perché una volta finito di ascoltarmi dovrai fiondarti al numero 555 della Venticinquesima Ovest, più precisamente al sesto piano.
- Come vuoi. Adesso, però, spiegami tutto.
- Dunque, credo che tu abbia già sentito parlare di Grace Hart, quella giovane modella trasferitasi a New York circa tre mesi fa che ha già ottenuto un successo planetario.
Jay socchiuse gli occhi. Sì, gli era capitato di leggere qualcosa del genere su di un giornale e di aver ascoltato distrattamente un servizio televisivo in cui si parlava di questa fantomatica Grace Hart, ma non vi aveva mai prestato parecchia attenzione. Annuì ugualmente, aspettando che il suo capo andasse avanti.
- Be', il suo agente, un tale Cade Webb, mi ha contattato stamattina presto per propormi di aumentare la visibilità della sua cliente con un servizio fotografico fatto da uno dei miei migliori dipendenti, ed ho subito pensato a te. Gli ho fatto il tuo nome e gli ho detto che avresti accettato senz'altro, perciò adesso tu prendi la macchina, ti dirigi all'indirizzo che ti ho indicato poco fa e chiedi di lui. Ti riceverà nel suo ufficio e potrete parlare con calma di tutti i dettagli.
Con un ulteriore cenno d'assenso, Jay si alzo dalla sedia e si avviò in direzione della porta. Si girò per parlare con Jacob un'ultima volta, mentre la sua mano era appoggiata alla maniglia. - Vedrai che farò come al solito un ottimo lavoro e farò guadagnare all'agenzia così tanti soldi che sarai praticamente costretto ad assumermi in maniera definitiva, Jack. - Con un sorriso, si congedò ed uscì, scontandosi con la segretaria del suo capo, miss Ward, facendole cadere di mano tutti i fogli che la giovane stava portando nel suo cubicolo.
- Scusa, Jasmine. - Si chinò per aiutarla e gli capitò tra le mani un disegno su cui era raffigurato un lungo abito in fantasia floreale chiara, dalla linea morbida, con una cintura in vita e le maniche ampie che arrivavano fino al gomito.
- Cavolo, questo è proprio bello! L'hai fatto tu? - si trovò a chiedere alla timida ventenne dai capelli castani raccolti sulla nuca e dagli occhi verdi nascosti dietro un paio di lenti spesse, che subito arrossì.
- S-sì… ma non è nulla di importante. - Si affrettò a toglierglielo dalle mani ed a sparire nel suo ufficio, senza fargli neanche un cenno di saluto.
Jay si affrettò a scuotersi ed a dirigersi nuovamente verso il parcheggio per recuperare la sua macchina e fiondarsi all'indirizzo datogli da Jacob.
Salutò distrattamente tutti coloro che incontrava sul suo cammino e salì nella sua auto, impostando il navigatore in modo che gli facesse sapere qual era la strada più breve per raggiungere il numero 555 della Venticinquesima Ovest.
In men che non si dica, si trovava a svoltare in viuzze di cui non sospettava nemmeno l'esistenza pur di arrivare presto all'appuntamento che gli era stato fissato dal suo capo.
Una volta giunto a destinazione, entrò nell'imponente edificio che si ergeva all'indirizzo che gli era stato assegnato ed entrò nuovamente in ascensore, stavolta, però, in compagnia di un uomo di mezza età.
- A che piano va? - chiese Jay.
- Quarto - disse a mezza voce lo sconosciuto. Jay premette il pulsante numero quattro in modo da far scendere prima il signore. Non scambiarono una parola durante tutto il tragitto. L'uomo sembrava molto preoccupato riguardo a qualcosa che probabilmente solo lui sapeva. Jay, osservandolo, si accorse che si trattava dello stesso sconosciuto che aveva visto quella mattina mentre si guardava attorno con fare sospettoso. Non appena giunse a questa conclusione, però, le porte dell'ascensore si aprirono, e l'uomo corse fuori da esso.
A quel punto, Jay premette il pulsante numero sei, sperando che il trabiccolo in cui si trovava si sbrigasse a condurlo a destinazione. Fortunatamente, dopo neanche mezzo minuto si trovava in un corridoio a lui completamente sconosciuto.
Si guardò intorno e scorse un ragazzo che si avviava nella sua direzione. - Ehi, scusa! - esclamò per attirare la sua attenzione. - Sai dirmi dove posso trovare Cade Webb? - domandò.
- Ultima porta a destra - rispose il ragazzo, prima di tornare ad occuparsi dei fatti propri.
Jay si diresse così dove gli era stato indicato e si trovò davanti ad una porta con su scritto a grandi lettere “Webb”. Bussò ed attese che qualcuno gli confermasse di poter entrare.
Quando udì un: - Avanti -, non se lo fece ripetere due volte e spalancò l'uscio.
Seduto dietro alla propria scrivania, si trovava un uomo di circa quarant'anni, completamente calvo, che già teneva i suoi occhi, di un azzurro intenso, puntati su Jay. Quest'ultimo, però, non si scompose: chiuse la porta e si voltò per cominciare a parlare con l'agente, accorgendosi solo in quel momento di una terza persona presente nella stanza.
Per un attimo, si scordò persino come si respirava, totalmente rapito dalla figura seduta su un divanetto addossato ad una parete dell'ufficio. Era una ragazza molto giovane, di circa vent'anni. La carnagione olivastra da lontano non presentava alcun tipo di imperfezione. I capelli neri le ricadevano ai lati del viso in boccoli naturali. Le iridi, grigie come l'acciaio, lo osservavano senza particolare interesse. Bastava un solo aggettivo per descrivere la donna: surreale. Jay, che di certo non aveva di che lamentarsi, visto che era stato dotato di una pelle talmente chiara da sembrare quasi luminosa, dei capelli biondo cenere e due occhi azzurri come il ghiaccio, si sentì per la prima volta inadeguato nei confronti di qualcun altro, e quella situazione lo mise a disagio.
- Accomodati pure, Jay. È questo il tuo nome, giusto?
Si riscosse dal suo momentaneo torpore e si rivolse al quarantenne che attendeva una sua risposta. - Sì, signore.
Una volta seduto, chiese: - Avete già in mente qualcosa riguardo al servizio fotografico?
- A dir la verità, è già tutto pronto. Manca solo un abito per la fase finale, ma sono certo che troveremo una soluzione.
Uno sbuffo proveniente da dietro le spalle fece voltare Jay. La ragazza si era alzata in piedi. Indossava una maglietta nera di cotone, a maniche corte, con un piccolo scollo, un paio di pantaloncini neri aderenti, da ciclista, con sotto dei leggins neri, e delle scarpe da ginnastica. Si avviò nella loro direzione, lasciando abbandonata sul divano la sua borsa di pelle nera. - È da una settimana che dici sempre la stessa cosa, ma del nuovo abito nemmeno l'ombra. Non voglio che il mio servizio fotografico venga rovinato per questo particolare. - Aveva una tono di voce deciso, tagliente, ed il suo discorso non ammetteva repliche. Sarebbe stato difficile avere a che fare con lei, ma Jay non si scoraggiò, ed anzi, sorrise senza farsi vedere: dopotutto, il carattere della ragazza sembrava molto simile al suo.
- Di che tipo di abito avete bisogno? - chiese, più per mostrarsi interessato al discorso che perché gli importasse veramente.
- Uno con una fantasia primaverile, preferibilmente lungo, ma non so proprio dove trovarlo al momento - confessò Webb, accarezzandosi la pelata. La ventenne, innervosita da questa sua dichiarazione, cominciò a tamburellare con le dita sul ripiano della scrivania, storcendo la bocca in una smorfia di disappunto.
All'improvviso, a Jay balenò in mente il disegno che aveva visto meno di un'ora fa in mezzo a tutti i fogli che trasportava Jasmine, la segretaria del suo capo, e disse: - Credo di sapere dove trovare una bozza rappresentante l'abito in questione, ma non so quanto tempo ci vorrà per cucirlo.
- I nostri sarti possono mettersi al lavoro anche subito e finire in poco più di un paio d'ore - esclamò Webb, in estasi per l'affermazione fatta da Jay. Persino la giovane si concesse di distendere le labbra in un sorriso.
- Magnifico, allora! Lasciatemi solo fare una chiamata e sarà tutto sistemato. - Compose in fretta il numero di Jasmine ed attese. Al quinto squillo, la voce della ragazza gli invase l'orecchio: - Sì, Jay?
- Senti, Jas, ci sono un paio di persone interessato al disegno che ho visto stamattina, quello dell'abito - disse, sperando che la segretaria non rifiutasse.
- Cosa?! Ti avevo detto che non era nulla di importante!
- Fidati, è importantissimo, invece. Di' a Jack che devi fare una commissione per me e presentati all'ultima porta a destra del sesto piano del numero 555 della Venticinquesima Ovest - le riferì.
- No, Jay, non posso… - cominciò Jasmine, venendo poi bruscamente interrotta.
- Spiacente, non accetto rifiuti. - Detto ciò, Jay chiuse la chiamata. Alzando lo sguardo, annunciò: - Sono certo che si farà viva a momenti. Nel frattempo, perché non mi parlate in modo più approfondito del servizio?
- Può farlo Grace. Io adesso devo andare ad avvertire i sarti di prepararsi per cucire un altro abito. - Cade Webb si alzò e si diresse fuori dal suo ufficio, lasciando soli i due ventenni.
Il silenzio fra loro durò pochi secondi, prima che la ragazza cominciasse a parlare: - Io e Cade abbiamo pensato che è già giunto il momento per me di posare per un calendario. Dal servizio fotografico che mi farai tu, sceglieremo le dodici diapositive migliori e le manderemo…
- Così presto? - la interruppe Jay. - Voglio dire, sono solo tre mesi che lavori per la DNA Model Management è già il tuo agente ritiene che tu sia pronta?
Grace lo fulminò con lo sguardo. - Cosa c'è, non mi ritieni capace di fare il mio lavoro? - disse in tono stizzoso.
- Be', non ti ho mai vista all'opera, quindi non posso esprimermi, ma secondo me è troppo affrettato. Insomma, d'accordo, sei già molto popolare, ma credo che dovresti aspettare ancora un po' - si spiego Jay, mantenendosi sempre rilassato.
- Perfetto. Andrò a riferire la tua opinione a Cade, così l'accordo con la tua agenzia salterà e tu le farai perdere un milione di dollari. - Si avviò decisa verso la porta.
- Un milione…? - boccheggiò Jay, prima di alzarsi dalla sedia di scatto ed afferrarle un braccio. - Ferma!
Grace si voltò, osservando con un cipiglio confuso il punto di contatto tra di loro. Jay si affrettò ad allentare la stretta, ma non lasciò andare la ragazza. - Ripensandoci, forse è il momento giusto. In fondo, come ho già detto prima, sei molto popolare, no?
La Hart roteò gli occhi, prima di esclamare: - Hai intenzione di lasciarmi andare oppure desideri rimanere incollato a me in eterno? Non fraintendermi, ti capisco se l'ultima opzione è quella giusta, ma, oltre a non essere condivisa da me, potrebbe rivelarsi scomoda per il servizio fotografico che stiamo per affrontare.
Jay si allontanò da Grace, guardandola con le sopracciglia inarcate. La giovane sembrava convinta delle parole che aveva pronunciato, quasi come se desse per scontato che tutto il mondo pendesse dalle sue labbra. Eh sì, lei e Jay erano davvero molto simili!
Cade spalancò la porta, dando ai due la notizia dell'arrivo di Jasmine. - I sarti hanno già cominciato a lavorare. Non ci vorrà molto, almeno spero. Ad ogni modo, siete liberi per le prossime due ore. Per adesso, potete andare.
Non se lo fecero ripetere. Uscirono fuori dall'ufficio di Webb e si diressero insieme verso l'ascensore. Jay premette il pulsante che portava all'ingresso e lui e Grace attesero pazientemente di arrivare a destinazione.
- Fa' bene il tuo lavoro - disse la ventenne, non degnandosi nemmeno di guardarlo.
- L'ho sempre fatto, e stavolta non sarà un'eccezione. Sono il miglior fotografo in circolazione, tanto per fartelo sapere.
- Vedremo - si limitò a commentare Grace, uscendo in tutta fretta dall'ascensore.
- A dopo! - esclamò Jay. Intravide Jasmine uscire scendere le scale e le chiese se aveva bisogno di un passaggio fino alla Black Star. La ragazza
rifiutò con un sorriso, cogliendo anche occasione per ringraziarlo della proposta che le aveva fatto.

- Hanno detto che ho ottime capacità per diventare una stilista! - disse, con la voce incrinata dall'emozione e gli occhi che le brillavano.
Jay le fece l'occhiolino e la salutò, raccomandandole di dire a Jacob che sarebbe tornato a casa per farsi una doccia e che tra due ore il servizio fotografico avrebbe avuto inizio.
Entrò in macchina ed impostò sul navigatore l'indirizzo per casa sua, dato che non conosceva bene quella zona della città e rischiava di perdersi mentre cercava di arrivare a Staten Island.
Durante tutto il percorso, non smise per un solo istante di pensare a quegli occhi grigio perla, domandandosi se, dopo quel servizio fotografico, avrebbe mai più rivisto Grace Hart. Una piccola parte di lui sperava proprio di sì.

   
 
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