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Autore: Carme93    16/06/2016    2 recensioni
Anno 2020.
L'ombra sta nuovamente calando sulla comunità magica inglese (o forse europea) ed ancora una volta toccherà ad un gruppo di ragazzi fare in modo che la pace, con tanta fatica raggiunta, non venga meno.
Tra difficoltà, amicizie, primi amori e litigi i figli dei Salvatori del Mondo Magico ed i loro amici saranno coinvolti anche nel secolare Torneo Tremaghi, che verrà disputato per la prima volta dal 1994 presso la Scuola di Magia e stregoneria di Hogwarts.
Questo è il sequel de "L'ombra del passato" (l'aver letto quest'ultimo non è indispensabile, ma consigliato per comprendere a pieno gli inevitabili riferimenti a quanto accaduto precedentemente).
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Un po' tutti | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo nono

Rabbia ed incomprensioni
 
«Rose, aspetta, per Merlino!».
La ragazzina si voltò di scatto e fronteggiò i suoi cugini preferiti. Albus era piegato sulle ginocchia e James si teneva un fianco.
«Cavoli, ci hai fatto correre per sette piani!» ansimò Albus.
«Che volete?».
«Parlarti» rispose James.
«Non ho nulla da dirvi… provate solo a farmi le congratulazioni e farete la fine di Belson».
Christopher Belson era un Grifondoro del quinto anno e non aveva un minimo di intelligenza, in caso contrario non si sarebbe mai avvicinato a Rose elogiandone la madre. La Grifondoro l’aveva schiantato in un corridoio gremito di Corvonero e Grifondoro con i rispettivi Prefetti e Caposcuola, prima ancora che quello finisse di parlare.
«Non devi fare così» tentò Albus, beccandosi un’occhiata raggelante.
«MIA MAMMA MI HA TRADITO» urlò Rose, «COME DOVREI REAGIRE SECONDO TE!?».
Poi corse verso il dormitorio femminile, dove non potevano seguirla.
«Le passerà» sospirò James, senza molta convinzione: tutti sapevano che Rose Weasley era molto testarda.
«Speriamo» replicò mesto Albus, «Ma pure zia Hermione! Che l’è saltato in mente?».
«Non lo so, Al. Andiamocene a letto».

*

«Harry Potter» sussurrò James. Aveva dato la buona notte al fratello e si era rifugiato nel bagno. Tylor e Danny già dormivano; Kalvin leggeva un giornaletto di dubbio gusto; mentre Christopher e Robert non erano ancora saliti in camera.
«Ciao, Jamie. Tutto ok?».
Il viso del padre comparve sulla superficie dello specchio ed anche alla luce fioca del bagno James poté cogliere la sua stanchezza.
«Insomma. Perché zia Hermione ha fatto questa cosa?» chiese andando subito al sodo.
Harry sospirò e chiese: «Rose ed Hugo come l’hanno presa?».
«Malissimo. Fai conto che Rosie ha schiantato Belson in corridoio. Penso che zio Neville scriverà agli zii. Insomma l’ha fatto davanti a Prefetti e Caposcuola! E poi Belson è una piaga, si starà lamentando con tutti!».
«Era necessario. Rose ed Hugo ora non possono capire, ma confido che lo faranno in futuro».
«Tu sei d’accordo?».
«Sono stato io a convincere Hermione… e non fare quella faccia, ti prego… credimi, è necessario che le cose vadano così!».
«Ma perché?» insistette James.
«Perché così ho pieno appoggio dal Ministro della Magia. Dobbiamo fermare ora i Neomangiamorte, prima che sia troppo tardi!».
«Ok, capito».
«Non mi odiare».
«No, tranquillo» disse James, poi prese un bel respiro ed aggiunse: «Mi devo fidare di te, come tu ti fidi di me?».
«Esatto, Jamie. Ora più che mai possiamo riporre la nostra fiducia in poche persone. State vicini a Rose ed Hugo».
«Ok, papà».
«Un ultima cosa… Il Torneo Tremaghi…».
«Anche tu la pensi come la McGranitt?» lo interruppe James.
«Sì. Abbiamo cercato in ogni modo di impedirlo, ma non ci siamo riusciti. James, ascoltami bene. Elias Dennis è stato ucciso perché si ostinava a votare contro; è stato sostituito da uno membro del suo Ufficio favorevole, molto casualmente. Non so come, ma la Signora Oscura vuole usare il Torneo per raggiungere uno dei suoi scopi. E non so quale! Non riesco a comprendere quale logica la muova! Se vuole solo il potere o qualcos’altro! Per fortuna, voi tre siete minorenni!».
«Non avresti voluto che partecipassimo?».
«Ve l’avrei vietato. Il Torneo Tremaghi è un gioco brutale ed inutile. Ci sono un milione di altri modi per istaurare un legame di amicizia con le Scuole straniere. Zia Hermione e la McGranitt lavoreranno anche in questo senso. Intanto il Torneo di Quidditch è un primo segnale che vogliamo mandare».
«Domi, però, ha detto che parteciperà. Gli zii non glielo vietano».
«Zio Bill sa che lei gli avrebbe disobbedito ed ha scelto di appoggiarla direttamente, evitando litigi».
«Ok» James si passò nervosamente una mano tra i capelli e rimase in silenzio per qualche secondo riflettendo. «Oggi il Cappello Parlante ha detto cose che non abbiamo capito. Sembrava il reassunto della guerra contro Voldermort. Ha parlato di Horcrux e di Doni, per esempio… A che si riferiva?».
Harry sgranò gli occhi e si incupì. Prima di rispondere a James dovette riflettere per diversi minuti; quando finalmente aprì bocca, sembrò aver scelto le parole con attenzione: «Gli Horcrux sono cose oscure, che non ti devono minimamente interessare. Non troverai nulla in biblioteca, né nel Reparto Proibito. Non pensare nemmeno di fare ricerche in proposito. I Doni, invece, sono quelli di cui parla Beda il Bardo nella sua fiaba. I Doni della Morte».
«Ma è solo una fiaba per bambini!».
«Non lo è. Il mantello dell’invisibilità è il Dono che la Morte ha fatto al terzo fratello. Noi discendiamo da Ignotus Perevell. Ti dico questo perché credo che tu cominci ad essere abbastanza grande per capire».
«E gli altri Doni? La Bacchetta di Sambuco? Con quella sconfiggeremmo tutti i Neomangiamorte in un attimo!» si esaltò James.
«Non dire idiozie. A noi tocca solo il terzo dono! A gli altri non ci pensare nemmeno! Chiaro, James? Portano solo guai. Non mi ripeterò sull’argomento».
«Va bene, va bene. Non ti scaldare».
«Ne riparleremo a Natale. Faccia a faccia. Guai a te se Lily sa qualcosa di quello che ho detto! È troppo incosciente. Se lo ritieni opportuno dillo ad Al, ma a nessun altro! Mi raccomando, solo Merlino sa che cosa potrebbe fare Rose! Ora vado. Riferisci ai tuoi fratelli quello che ti ho detto sul Torneo. Fate i bravi. Buonanotte».
«Buonanotte, papà».
Se c’era una cosa di cui Harry era sicuro, è che, se i figli avessero avuto l’età per partecipare, il suo divieto avrebbe avuto valore solo con Albus e James: Lily avrebbe fatto di testa sua. Per questo motivo quella sarebbe dovuta essere l’ultima edizione del Torneo.

*

«Qual è il vostro Stato di Sangue?».
Louis squadrò con attenzione il ragazzo che aveva rivolto loro la domanda. Doveva essere del settimo anno: era alto e massiccio; i suoi occhi erano di ghiaccio e sembravano volerli perforare.
«Che razza di domanda è?» si alterò un ragazzino abbastanza alto per la sua età, che durante la cena si era presentato come Andrew Jordan ed aveva sottolineato più volte che preferiva essere chiamato Drew.
«Una domanda legittima. Rispondi!» tuonò il ragazzo.
«Non ci penso nemmeno!».
«Che succede?» Matthew Fergusson era appena entrato in Sala Comune e scrutò il gruppetto del primo anno, che sembrava spaventato dall’altro ragazzo, che conosceva fin troppo bene.
«Matthew, stavo solo mettendo in riga questi ragazzini» rispose quest’ultimo.
«Non è vero! Ci ha chiesto quale sia il nostro Stato di Sangue!» si lamentò Drew.
«Evan, sei impazzito?» chiese Matthew all’altro ragazzo.
«No, ma dimenticavo da che razza di fogna vieni anche tu».
Matthew strinse i pugni, palesemente arrabbiato: «Smettila, idiota. Ti devo ricordare che fine ha fatto Douglas l’anno scorso?».
«No, ma io sono più intelligente… Ci si vede in giro con voi» ghignò, occhieggiò male i ragazzini e voltò loro le spalle dirigendosi verso il dormitorio maschile.
«Scusatelo, non vi importunerà più».
«Lo racconterai ad un insegnante, vero?».
Matthew scrutò la ragazzina che aveva posto la domanda: aveva uno sguardo furbo e determinato.
«Come ti chiami?».
«Anastasia Johnson. E so che quello ce l’aveva con i maghi come me. Io sono una Nata Babbana. Il professor Finch-Fletchley mi ha spiegato ogni cosa quest’estate e mi ha raccomandato di riferirlo subito a lui o ad un altro docente, qualora qualcuno avesse fatto commenti del genere».
Matthew si mordicchiò il labbro nervoso: «Evan, non si comporta così di solito. Per questa volta non farò rapporto».
La ragazzina lo guardò malissimo, ma egli fece finta di nulla: avrebbe parlato con Evan per capire che cosa gli fosse preso all’improvviso, non voleva metterlo in guai seri; magari aveva solo parlato a sproposito. Per giunta non sapeva come ragionava il nuovo direttore, se fosse stato Vitious probabilmente gliene avrebbe parlato subito.
Sciorinò ai ragazzini le regole più importanti e indicò loro i rispettivi dormitori.
 
Louis sorrise quando vide la sua stanza: il colore che risaltava immediatamente all’occhio era il blu. Il suo colore preferito. Vi erano solo tre letti ed una scrivania. Una lampada ad olio a forma di corvo pendeva dal soffitto illuminando delicatamente la camera. I loro bauli erano ai piedi dei letti. In silenzio iniziarono a sistemarsi per la notte. L’adrenalina si stava esaurendo e Louis cominciava a pensare che avrebbe dormito lontano dalla sua famiglia per la prima volta. Con un groppo in gola si voltò verso i suoi due compagni che, come avevano detto prima Neville e poi Matthew, sarebbero stati la sua seconda famiglia per i prossimi sette anni.
Drew ricambiò il suo sguardo con un ampio sorriso.
«Finalmente non devo sopportare mio fratello! Sapete, è un pessimo compagno di stanza! Credo che andremo d’accordo. Lui si lamenta in continuazione, ma io mi adatto facilmente».
Anche Louis sorrise di fronte alla spontaneità e l’espansività del compagno. L’altro ragazzino, Brian Carter, fece un sorrisetto timido ed annuì.
«Non vedo l’ora che inizino le lezioni. Sono proprio curioso» si lasciò scappare Louis, per poi pentirsene: insomma già un ragazzino l’aveva apostrofato come secchione, non era il caso di farsi etichettare da subito.
«Anche io sono curioso, anche se non amo molto le lezioni in sé… ma insomma il primo giorno è sempre il primo giorno!» disse, però, entusiasta Drew.
«Anch’io» pigolò Brian, «Però ho anche paura… insomma e se ci chiedono di fare qualcosa di difficile? Voi avete letto i libri? I miei genitori sono maghi, ma sono cresciuto quasi come un babbano…».
«Ma no! Partiranno da zero! Io, i libri non li ho nemmeno aperti!» rispose subito Drew con fare rassicurante.
«Io i libri li ho letti, ma solo per curiosità. Mia sorella Vic, mi ha spiegato che il primo giorno ci presenteranno le materie».
«Ah, ok».
«Ma quello è uno kneazle?» chiese Drew, osservando con sospetto il cucciolo che si era comodamente sdraiato sul letto di Louis.
«Sì. Per precisione è una femmina. Si chiama Cliodna».
«Ma si possono portare ad Hogwarts?» chiese ancora perplesso Drew.
«Non lo so, ma mio padre avrà parlato con la professoressa McGranitt. Me l’hanno regalata lui e la mamma».
«È carina. Posso accarezzarla?» domandò Brian.
«Provaci, ma sii gentile. Non può vedere né mia sorella Domi, né i miei cugini Fred e Lily e li ha conosciuti solo ieri!».
La piccola Cliodna, però, non si mostrò infastidita dalle attenzioni di Brian né da quelle di Drew, che si era avvicinato. Chiacchierarono per un po’, finché il sonno non iniziò a farsi sentire.
«Buonanotte, ragazzi» disse Drew sparendo sotto l’enorme coperta blu, che copriva i letti a baldacchino.
«Buonanotte» risposero in coro Louis e Brian.

*

«Per le mutande di Merlino! Rose, smettila immediatamente!».
La ragazzina da quando aveva messo piede in camera non aveva fatto altro che lanciare in aria e rompere tutto ciò che le capitava sotto mano.
Cassy ed Isobel non riuscivano a calmarla in nessun modo.
«Giuro che se non la smetti ti schianto!» sbraitò ancora Cassy.
Niente da fare. Rose Weasley mandò in frantumi anche la finestra colpendola con il tomo di aritmanzia.
«Lo sai che quello ti servirà?» pigolò incerta Isobel, mentre il libro spariva inghiottito nel buio della notte. Rose non la sentì nemmeno.
«Ok, l’hai voluto tu» disse Cassy estraendo la bacchetta.
«No, aspetta. Lasciami provare» la bloccò Isobel. Cassy la fissò scettica, ma abbassò la bacchetta: attaccare Rose in quelle condizioni avrebbe potuto rivelarsi pericoloso.
«IO ED ELPHIAS CI SIAMO BACIATI IN TRENO» gridò Isobel.
A Cassy cadde la bacchetta di mano; il manuale di storia della magia seguì quello di aritmanzia, ma Rose si voltò verso di loro.
«EH?» urlarono sia quest’ultima che Cassy all’unisono.
«Siamo rimasti in contatto tutta l’estate e mi ha invitato una settimana da lui in Svizzera. Ci siamo baciati prima che io tornassi a casa. Quello sul treno era per sottolineare che ci siamo messi insieme».
Isobel sorrise. Quell’anno era cominciato alla grande: adorava Elphias ed era riuscita a lasciare Rose Weasley senza parole.

*

«Ma vi rendete conto?! È una disgrazia!».
«Continuerà così tutta la notte?» sussurrò Vernon Dursley, annoiato.
«Spero di no» sospirò Murray Mullet.
«Lo sapevo che era scemo, ma non fino a questo punto! Serpeverde! Serpeverde, ma vi rendete conto?».
«Canon, chiedilo un’altra volta e ti schianto» sibilò minaccioso Hugo Weasley.
Colin Canon si voltò verso di lui e lo fissò ad occhi sgranati. Marcellus Nott strappò la bacchetta dalle mani del suo migliore amico: già sua sorella Rose aveva fatto finire Grifondoro sotto zero.
«Mio fratello è un Serpeverde» piagnucolò Colin.
«L’abbiamo capito, Colin» disse conciliante Marcellus, «Pazienza, significa che il Cappello ha ritenuto opportuno così. Che differenza fa? Una Casa vale l’altra».
«Come osi?! Una Casa vale l’altra? Lo so, che sei uno sporco figlio di Mangiamorte! Non dovresti nemmeno stare in nostra presenza!».
Marcellus si sentì come se l’avessero schiaffeggiato e per un momento gli mancò l’aria: pensava che dopo un anno fosse stato accettato indipendentemente dalle sue origini. Ferito non si rese neanche conto di aver mollato il braccio di Hugo, che ne approfittò subito, lanciandosi sul compagno. Vernon e Murray saltarono dai loro letti tentando di separare i compagni, mentre Gideon osservava sorpreso il cugino: non era da Hugo comportarsi così. Alla fine intervenne anche lui e Marcellus; quest’ultimo allontanò l’amico da Colin.
«Sei un traditore, Hugo Weasley! Non dovresti stare con gente come Nott! Sono loro che stanno rigettando il nostro mondo nel panico! Io non dormo con gente come voi!» disse Colin sputando addosso ai due compagni. Il gesto fece scoppiare una nuova rissa.
«Protego».
L’incantesimo improvviso li separò e tutti si voltarono verso la presenza estranea che li scrutava sbigottita e mezza assonnata.
«Ma che fate?» chiese James.
Hugo e Colin iniziarono ad urlare spiegando ognuno le loro ragioni: il primo voleva l’appoggio del cugino; il secondo era spaventato perché adesso Potter era un Prefetto. James s’irritò man mano che comprendeva ciò che i due sbraitavano.
«Ascoltami bene, Canon. Non mi ripeterò. Non so se ti rendi conto, ma stai facendo discriminazione. Le discriminazioni non sono ammesse ad Hogwarts, a meno che tu non voglia essere espulso, ti conviene cambiare atteggiamento. Marcellus è uno dei nostri indipendentemente dal suo cognome. E lascia stare tuo fratello! Non hai minimamente pensato che magari in questo momento non è felice? E poi i Serpeverde non sono tutti cattivi. I Neomangiamorte si basano proprio sulle discriminazioni. Ti comporti come loro».
Tutti i ragazzini del secondo anno lo osservavano preoccupati.
«Ed adesso andatevene a letto, forza. Se vi sento litigare un’altra volta, domani mattina farò rapporto al professor Paciock».
James, palesemente contrariato, attese che tutti obbedissero e poi se ne tornò in camera sua, con la speranza di poter finalmente dormire.

*

Scorpius si sentiva inquieto: i suoi compagni di stanza non lo degnavano di tante attenzioni dal primo anno. E non erano state attenzioni positive: Thomas Roockwood e Daniel Warrington credevano ancora nelle vecchie idee purosangue, mentre Fulton Collins non aveva un minimo di personalità e faceva ogni cosa i due ordinavano. Al primo anno quando aveva visto che la sua amicizia con Al e Rosie dava loro fastidio, ogni rapporto amichevole era cessato: le sue amicizie le sceglieva da solo. I due allora avevano ben pensato di poter fare i bulli con lui, ma con l’aiuto di Rose li aveva rimessi al loro posto e da allora non si rivolgevano più la parola.
«Allora Scorpius, come sono andate le vacanze?».
«Uno spasso. Le vostre?» rispose meccanicamente, cercando l’inganno.
«Interessanti. Mio padre mi ha presentato dei ragazzi simpatici. Purosangue, naturalmente» disse Thomas.
«Già. E questi ragazzi pensano di riunirsi anche qui a Scuola. Sarai dei nostri?» aggiunse Daniel.
«Riunirsi per far che?».
«Amicizia» rispose vago Thomas.
«Mmm vedremo. Domani chiederò ad Al e Rosie se vogliono venirci…» buttò lì Scorpius e dal lampo irato che balenò negli occhi del compagno capì di non aver sbagliato a giudicare.
«Loro non sono ammessi. Si tratta di ragazzi di una certa élite sociale» replicò subito Daniel.
«Ma come!? I figli dei Salvatori del Mondo Magico non fanno parte dell’élite?» chiese fintamente sorpreso.
«Bisogna essere Purosangue» fu la risposta di Thomas.
«Curioso… E da quando i Warrington hanno il sangue puro? Credevo che tua madre venisse dai bassi fondi» disse Scorpius. Se era stato smistato a Serpeverde un motivo c’era: la sua lingua poteva diventare molto tagliente.
«Come osi?!» lo fulminò Daniel balzando verso di lui, ma Scorpius fu più veloce: estrasse la bacchetta e la punto contro i tre ragazzi.
«Oso. State lontani da me e dai miei amici o la pagherete». Per quanto era arrabbiato la sua bacchetta emise delle scintille rosse e gli altri tre indietreggiarono spaventati. Per quanto fossero in maggioranza in un duello di magia non avrebbero mai avuto la meglio: Scorpius era dieci volte più bravo di loro in Incantesimi.
   
 
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