Titolo:
Miraculous Heroes
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, romantico,
sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 2.312 (Fidipù)
Note: Tadaaaaannn! Aggiornamento extra per questa settimana!
Perché? Beh, perché mi andava, sinceramente: ho parecchi capitoli che
scalpitano di essere postati (Sì, non pensate che le mie avventure si
concludano con la fine di Miraculous Heroes, perché vi sbagliate di
grosso...dovrete sopportarmi per mooooolto tempo!) e, quindi, perché non
fare un aggiornamento così, tanto per? (Tecnicamente, avrei dovuto
impiegare questo tempo a rispondere alle vostre recensioni, ma per quello
aspetto di avere una connessione neuronale più tranquilla e che non mi
faccia assomigliare a un minion esagitato).
Allora, la Fondazione Louis Vuitton (che qui nella mia storia è un po' la
base per tutti gli stilisti di Parigi. Un po' di licenza poetica la prendo
anch'io, il Sommo Astruc ha praticamente creato una Parigi tutta sua XD),
in verità è un complesso con 11 gallerie che ospitano mostre permanenti e
temporanee e, se non ricordo male, ospita anche alcune sfilate della
Settimana della Moda di Parigi. Si trova all'interno di Bois de Boulogne,
un'immensa macchia di verde che ospita anche lo zoo.
E dopo queste info (che potrei anche evitare di dirvele, ma almeno allungo il brodo delle note XD), passo ai consueti ringraziamenti: grazie a chi legge, grazie a chi commenta (qui, su FB), a chi mi sopporta ed è giunto fino a qua e a chi inserisce questa mia storia in una delle sue liste.
Grazie, davvero, grazie!
Fai il culo a Coeur Noir e falla pentire di
tutto ciò che ha fatto a New York e qui, ok?
Lo farò. Lo faremo.
Bee sospirò, prendendo la mira e lanciando un pungiglione contro il
guerriero nero che stava per attaccare Tortoise alle spalle, ripetendosi
per l’ennesima volta la promessa che aveva fatto ad Alex, prima che il
ragazzo partisse.
Il compagno si voltò, alzando la mano libera dallo scudo e sorridendole,
mentre lei caricava un nuovo aculeo, sollevando poi il braccio destro e
tenendolo, all’altezza del polso, con l’altra mano in modo da avvertire
meno il peso; esattamente sotto al lampione su cui si era appostata,
invece, Peacock e Chat Noir stavano ingaggiando lotta con altri guerrieri
scuri.
«Sto rimpiangendo Mogui.» bofonchiò l’eroe nero, assestando un calcio a
uno dei suoi rivali e spendendolo contro un altro: «Seriamente. Era uno
solo, con problemi d’immagine certo, ma sempre uno e basta.» sbottò,
scuotendo il capo biondo e roteando il bastone, mentre Peacock bloccava un
attacco con uno dei ventagli e lanciava, contemporaneamente, le parti
dell’altro come pugnali verso altri due nemici.
«Idiota!» sbottò Lila, usando il flauto come un’asta e atterrando uno dei
rivali, fissando male Peacock e poi sbuffando alla vista del fumo nero che
usciva dai due feriti dal compagno: «Dobbiamo atterrarli, non ferirli!»
«Me l’ero dimenticato!»
«Ecco un’altra cosa positiva di Mogui…» sospirò Chat, spingendo indietro
il bastone e colpendo il nemico che stava cercando di colpirlo alle
spalle: «Potevi combatterlo senza tanti problemi.»
Bee sospirò, spostando l’attenzione su un lato del campo di battaglia e
osservando Tortoise atterrare uno dei guerrieri di Coeur, voltandosi poi
verso Ladybug che, dopo aver purificato quello contro cui stava
combattendo, roteò su se stessa e colpì il nemico che l’altro teneva a
terra: «Peacock! Attento!» urlò l’eroina in rosso, osservando uno dei
guerrieri arrivare alle spalle del compagno, che calciò all’indietro,
spedendolo contro un altro.
«Ragazzi!» sbottò Peacock, allargando le braccia e scuotendo la testa: «Ho
una sfilata fra pochi giorni, non posso farmi vedere pieni di lividi.»
«Siamo in due.» borbottò Chat, roteando il bastone sopra la testa e
fermando gli affondi di due guerrieri neri: «Sinceramente non ho voglia di
sentire le truccatrici strillare perché dovranno usare il fondotinta
dappertutto.»
«No, scusate.» Volpina si fermò, chinandosi per evitare lo yo-yo di
Ladybug, che andava a purificare l’ennesimo nemico e fissò i due modelli:
«Vi truccano? Dappertutto?»
«Ci tocca.» sospirò Chat Noir, fermandosi e usando il bastone come
appoggio: «Io lo dico sempre che son bello naturale ma…»
«Tu sei quello che fa tutto quello che gli dicono.» lo interruppe Peacock,
inspirando profondamente: «A…»
«Dì il mio nome e quello che ti ha fatto la mia dolce signora sarà
niente.» ringhiò l’eroe nero, fissandolo un attimo e poi sorridendo a Bee,
che era saltata giù dalla sua postazione: «Ti unisci alla festa?»
«Veramente, mentre voi parlavate, Ladybug e Tortoise hanno annientato
quelli che rimanevano.» mormorò la bionda, sorridendo ai due che stavano
riprendendo fiato: «Andiamo a mangiare qualcosa?»
«Ottima idea, Bee!» bofonchiò Ladybug, scoccando un’occhiata gelida agli
altri mentre il guerriero verde sorrise, sistemandosi lo scudo sulla
schiena: «Combattere fa venire sempre fame.»
«Noto un certo sarcasmo nella tua battuta, my lady.»
«Lo noti solamente?»
Coeur Noir colpì la superficie dello specchio, osservando i Portatori di
Miraculous sconfiggere con facilità i guerrieri che aveva mandato contro
loro: «Maledetti!» ringhiò, respirando profondamente e fissando il proprio
riflesso, sorridendo alle sembianze della donna che lo aveva imprigionato
in quello specchio e in se stessa: non più prigioniero di quell’affare e
di lei.
Adesso era il padrone – la padrona – di quel corpo e presto il mondo
avrebbe conosciuto la vera paura e il vero terrore.
«Spero sia qualcosa d’importante, Sarah.» mormorò Marinette, gettando la
borsa sulla sedia libera, davanti a uno dei pc della scuola e sedendosi
sull’altra, sbadigliando: «Dopo fisica l’unica cosa che voglio sono i miei
dolci e dormire. Tanto dormire.» La bionda si voltò, sorridendo e
allungando il collo, facendo ridere la mora: «Sono sola.»
«Che cosa strana…»
«Lila è dovuta scappare, perché Vooxi voleva andare a comprare un libro su
Harry Potter, qualcosa sul magico mondo di Harry Potter… non ho capito
bene; mentre Adrien aveva le prove per la sfilata.»
«Oh.»
«Anche Rafael.»
«Sì, mi deve aver accennato a qualcosa…» mormorò Sarah, facendo un vago
cenno con la mano e scuotendo la testa, facendo oscillare così la coda
bionda: «Quando sono venuta qui in biblioteca mi ha intimato di non farmi
rapire da nessun guerriero nero. Come se mi mettessi d’accordo con loro:
ehi, ragazzi! Facciamo qualcosa, dai! Venite a rapirmi!»
Marinette rise, poggiando i gomiti sulla scrivania e, tenendosi la testa
fra le mani, osservò lo schermo del pc: «Specchi?» domandò, voltandosi
verso l’americana come a chiedere risposte: «Mi sono persa qualche cosa
che hanno dato i professori?»
«No. Mi sono solo ricordata di qualcosa che ha detto Alex prima di
partire.» spiegò Sarah, abbozzando un sorriso: «In verità, avrei dovuto
farlo subito ma sono tre giorni – da quando Alex se n’è andato, per la
precisione – che subiamo attacchi dai guerrieri di Coeur e quindi…beh, mi
è passato di mente.»
«Cosa ti ha detto?»
«In verità non è che ricordasse molto, mi ha solo detto che Coeur Noir è
una donna, sui trenta, quarant’anni più o meno e…» si fermò, indicando lo
schermo del pc e la ricerca che stava facendo: «Mi ha detto che nella sua
stanza – o qualsiasi posto sia quello dove si trovava – c’era uno specchio
e che era strano, sembrava che il riflesso fosse vivo…»
«Non è tanto.»
«No. Purtroppo non ricordava nient’altro. Mi ha detto che mi avrebbe
avvisata se si fosse ricordato di qualcosa…» Sarah si fermò, scuotendo il
capo: «Per ora non ha chiamato.»
Marinette annuì e sospirò, guardando il monitor: «Lo specchio è spesso
legato al tema del doppio, dell’universo alternativo della bellezza e
della divinazione.» lesse a voce alta, allungandosi per prendere il mouse
e far scorrere la pagina: «Nelle credenze popolari gli specchi duplicano
la realtà, sarebbero in grado di imprigionare l’anima nell’immagine
riflessa. La connessione specchio/anima è anche all’origine di
caratteristiche tipiche di creature demoniache: secondo alcune versioni, i
vampiri non riflettono la propria immagine poiché prive di anima…»
«Direi che non è il nostro caso.» sentenziò Sarah, storcendo la bocca:
«Noi abbiamo un riflesso fin troppo vivo. Se Alex si è ricordato giusto…»
«Un tòpos letterario e cinematografico è l'apparizione nello specchio di
creature altrimenti invisibili come fantasmi e demoni…» riprese Marinette,
facendo scorrere la pagina: «La cui immagine è resa più inquietante dal
fatto che, all'atto di voltarsi, non trova corrispondenza nel mondo reale:
sono, cioè, riflessi di corpi visibili solo al di là dello specchio.» la
ragazza si fermò, mordendosi il labbro inferiore e ripercorrendo le ultime
parole lette: «E se fosse questo?»
Sarah rilesse anche lei, annuendo con la testa: «Un fantasma o un demone?»
domandò, voltandosi verso la mora: «Può essere…»
«Non sai niente su Coeur Noir?»
«A parte che vuole i Miraculous e manda guerrieri neri? No, nulla.»
«Quindi potrebbe anche essere…» Marinette si fermò, scuotendo il capo:
«Che so? Posseduta o un demone lei stessa?»
«Potrebbe essere.»
«Se il maestro parlasse…» sospirò la mora, gettando indietro la testa e
fissando il soffitto: «Adrien ha ragione quando dice che Fu sa molto più
di quello che dice.»
«Non c’è modo di farlo parlare?»
«Non credo. In verità, non ci siamo impegnati più di tanto a cercare di
tirargli fuori qualcosa…»
«Forse dovremmo riprovarci.» sentenziò l’americana, portando nuovamente
l’attenzione sul pc: «Se sapessimo contro chi combattiamo, magari potremmo
ideare un piano e fare qualcosa…beh, sicuramente qualcosa di meglio
rispetto a quello che facciamo ora.»
Marinette annuì alle parole dell’amica: «Dovremmo fare una riunione con
gli altri e decidere il da farsi.» sentenziò, voltandosi verso l’altra e
sorridendo: «Siamo un gruppo, no?»
«Giusto.»
Wei osservò la struttura in vetro e cemento, dall’aria moderna che immersa
nel verde della zona dominava il tutto: «Fondazione Louis Vitton…» lesse
ad alta voce, facendo vagare gli occhi sulle lettere che sormontavano
l’ingresso della struttura.
Bene. L’ultimo incarico prima di concludere la giornata di lavoro.
Strinse la scatola, che teneva sotto il braccio, ed entrò nell’edificio,
guardandosi intorno e sorridendo: due ragazze stavano spingendo due
carelle pieni di abiti di tutti i colori, mentre dietro di loro una terza
arrancava con le braccia cariche di stoffe; davanti a lui la reception era
in fermento e le due signorine dietro il desk – perfettamente adatte
all’ambiente – sembravano avere tutto sotto controllo.
Wei si avvicinò, sorridendo a una signora e posando la scatola che doveva
consegnare: «Per madame…» iniziò, tastandosi le tasche dei pantaloni e
trovando la bolla di accompagnamento della scatola: «Madame Willhelmina
Hart.»
«Oh. Sono io!» esclamò la donna a cui aveva sorriso poco prima: madame
Hart posò le mani sulla scatola – e solo allora Wei notò gli artigli rossi
che aveva –, ridacchiando: «Immagino sia quello che attendevo da monsieur
Mercier.» dichiarò la donna, sollevando con un po’ di sforzo la scatola e
delegandola al galoppino dietro di lei, rimasto invisibile fino a quel
momento: «Ringrazialo da parte mia. Questi papier sono importantissimi per
la mia sfilata.»
«Presenterò.»
Madame Hart gli sorrise, mentre lui si portavano una mano ai capelli: «Bel
bracciale…» mormorò, allungando una mano e afferrandogli il polso: «Pietra
molto interessante, si direbbe una tartaruga…»
«Grazie.»
«Wei!» esclamò la voce allegra di Rafael: Willhelmina gli lasciò andare il
polso e il cinese si voltò verso l’amico, che lo stava raggiungendo
seguito da Adrien: «Che ci fai qui, bello?» domandò il moro, assestandogli
una manata sulle spalle.
«Ho fatto una consegna.» spiegò Wei, indicando la scatola e poi la signora
Hart, che sorrideva affabile ai tre: «Monsieur Mercier non poteva venire e
quindi…»
«Adrien Agreste e Rafael Fabre.» tubò Willhelmina, sorridendo ai due: «I
modelli migliori di tutta Parigi, nonché i due diamanti di Gabrielluccio.»
«Gabrielluccio?» ripeté Adrien, scuotendo la testa e sorridendo: «Signora
Hart.»
«Chiamami pure Willhelmina.»
«Questa non deve sapere che sei felicemente fidanzato.» borbottò Rafael,
inclinandosi verso l’altro modello e sorridendo, mentre Willhelmina era
partita in un monologo ove decantava la bellezza dei due ragazzi e le
favolose creazioni dello stilista Agreste.
«Tutta tua. Da quel che mi ricordo ti piacciono le babbione…»
«Babbione?» domandò Wei, intromettendosi nel discorso e ignorando
bellamente anche lui la donna.
«Donne anziane.»
«Sono stato con una sola più grande di me! E aveva solo quattro anni in
più.»
«Mi chiedo se Sarah sappia della tua tendenza a volare di fiore in fiore
come una farfallina…»
«Cosa centra Sarah adesso?»
Adrien fissò il moro, voltandosi poi verso Wei: «E’ uno scherzo, vero?»
domandò, ricevendo in cambio un’alzata di spalle e la più completa
attenzione di Willhelmina.
«Cosa è uno scherzo, Adriennuccio?»
«Il fatto che Wei non ha ancora pranzato.» dichiarò prontamente il biondo,
indicando il padre che stava attraversando l’atrio in quel momento:
«Arrivederci, signora Hart!»
«Signorina!»
«Non ci credo…» sospirò Lila, poggiando il libro sul bancone e sorridendo
al cassiere: «Io che compro Il Quidditch attraverso i secoli.»
«Non rompere e paga.» bofonchiò Vooxi, nascosto sotto la sua giacca, e
squittendo allegro: «Non vedo l’ora di averlo fra le zampette.»
«Tu sei malato, Vooxi.»
«Come, signorina?»
«Niente.» borbottò la ragazza, dando la carta di credito e recuperando poi
il cellulare, che aveva iniziato a squillare, dalla borsa: «Dimmi,
Marinette.» mormorò, una volta visto chi l’aveva chiamata.
«La nostra amica ha attaccato di nuovo.» sentenziò la ragazza all’altro
capo: «Sarah ed io stiamo per andare. Mi domandavo se volevi unirti alla
festa…»
«Dove?»
«Fondazione Louis Vitton.» risposte prontamente Marinette: «I ragazzi e
Papillon sono già sul posto.»
«Ci vediamo lì!»
Tortoise bloccò la carica di due guerrieri neri, tenendo lo scudo davanti
a sé e usando la spalla sinistra per fare più forza: «Papillon!» urlò,
voltandosi verso l’eroe in completo viola e osservandolo spedire le sue
farfalle bianche verso i due; sentendo il carico sullo scudo farsi meno,
lo riposizionò sulla schiena e bloccò entrambi i guerrieri a terra: «E
ora?»
«Ora ti faccio una bella foto!» esclamò Chat, balzando su una delle guglie
del palazzo e mettendo mano al bastone: «Un sorriso per la stampa, Torty!»
«Chat!»
Il felino si voltò, osservando un guerriero nero saltare contro di lui con
la spada alta fra le mani, ma un filo nero lo avvolse, tirandolo via: «My
lady!» trillò allegro Chat, osservando Ladybug scaraventare il guerriero
nero a terra: «E’ sempre meraviglioso vederti.»
«Chat, giusto per la cronaca, non voglio diventare vedova prima del tempo
e, soprattutto, prima di sposarmi.»
«Tranquilla, my lady. Sono immortale.»
«Certo…» sospirò la ragazza, alzando gli occhi al cielo e scuotendo il
capo: «Come mai sono venuti qua?»
«Gliel’abbiamo chiesto.» sentenziò Peacock, bloccando l’attacco di uno dei
nemici e dandogli poi una spallata, voltandosi in tempo per vedere un
pungiglione colpire la maschera del guerriero che stava per attaccarlo da
destra: «Ma non ci hanno saputo rispondere.»
«Per me si sono persi.» dichiarò Chat, saltando a fianco di Ladybug e
passandole un braccio attorno alla vita: «My lady, ogni minuto senza di te
è lungo come un’eternità…» mormorò, chinandosi e sfiorandole le labbra con
le proprie.
«Ma vi sembra il momento di pomiciare?» gridò Peacock, assestando un
calcio a uno dei guerrieri neri e voltandosi, osservando Volpina andare ad
aiutare Tortoise: «Fai quella cosa il tuo yo-yo e purificali! C’è Tortoise
che è fermo da mezz’ora là!»
«Giusto.» dichiarò Ladybug, sciogliendo l’abbraccio del biondo e
afferrando la propria arma, facendola roteare e azionandone il potere
purificante: «Non è proprio il tempo per certe cose…»
«Sei morto, pennuto!»
Osservò l’ennesima disfatta dei suoi guerrieri, sorridendo:
«Interessante.» mormorò, passandosi il pollice sulla bocca e sorridendo:
«Molto interessante.»
«Cosa è interessante?» le domandò l’omuncolo che, aveva scoperto quel
giorno, essere l’assistente di quella misera donna.
«Gli eroi di Parigi. E’ la prima volta che li vedo in azione.»