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Autore: Rebecca04    18/06/2016    4 recensioni
[Storia scritta a quattro mani con mary del]
Merlin e Gwaine dirigono un'agenzia matrimoniale ai primi albori, ma tutto rischierà di crollare quando la loro strada si incrocerà con quella di Arthur Pendragon: avvocato di successo, borioso, arrogante e in cerca di marito a ogni costo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Lancillotto, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Eccoci qua col nuovo capitolo!
Ricordo che la storia è scritta a quattro mani con mary del!
Un bacione a chi ha recensito :)
E un grazie a chi ha aggiunto la storia alle preferite, ricordate o seguite.
Buona lettura!
 
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Gwaine alzò gli occhi dal suo pollo al mandarino take-away quando sentì una brusca frenata. Sarebbe tornato a mangiare tranquillamente se non avesse visto Merlin parcheggiare piò storto della torre di Pisa, per poi rotolare fuori dall'auto.
- Gwaine! - urlò il moro, una volta entrato nell'agenzia, dopo aver rischiato di inciampare almeno tre volte.
- Merls, sembra che ti stia inseguendo un fantasma, si può sapere che ti è successo? - chiese l'altro, addentando un pezzetto di carne.
- Ho fatto un casino - disse, avvicinandosi alla scrivania dell'amico col fiato corto. - Ho cacciato l'avvocato!
Gwaine per poco non si strozzò col pollo. - Cosa? Sai benissimo che non puoi farlo. Almeno non prima di avergli trovato un compagno, il contratto va rispettato.
- Ma io non credevo fosse una cosa così fiscale... Credevo fosse una baggianata detta da lui, esagerata come lui - puntualizzò. - Non può farci niente, giusto?
- E invece sì Merls, può farci causa e trascinarci in tribunale. Lui è un avvocato e lo sa benissimo - spiegò il castano sospirando; il moro li aveva messi proprio in un bel guaio.
Merlin iniziò a camminare avanti e indietro sul parquet, ma di certo le rotelle nella sua testa si muovevano più veloci. Non credeva di essere così tanto in torto marcio.
Forse se avesse spiegato che Arthur l'aveva ricattato potevano ancora cavarsela. Aveva bisogni di testimoni!
Si fermò. - Oswald! Ho lasciato Oswald al bar, mi prenderà per incompetente. Potrebbe testimoniare per il ricatto!
- Quale ricatto?  Di che accidenti stai parlando? - domandò l'amico confuso: doveva assolutamente cercare di calmare Merlin e farsi spiegare tutto per bene, non ci stava capendo più nulla. - Adesso ti calmi, ti siedi, e mi spieghi tutto, ok, Merls?
- Ha detto che se non lo sposo ci farà causa. Ma possiamo incastrarlo! Questo è ricatto, ne sono sicuro.
- E perché mai dovrebbe volere che tu lo sposi? - chiese l'altro perplesso.
- Ha parlato di una clausola nel testamento di suo padre... Per l’eredità!
Gwaine ci rifletté su, anche se il tutto sembrava alquanto strano, forse se dimostravano che l'avvocato li ricattava avevano ancora qualche speranza di cavarsela, sempre ammesso che Merlin avesse una prova, ma cominciava a dubitarne: il biondo era troppo furbo per lasciarsi incastrare. - Hai qualche prova del ricatto?
- Beh, eravamo nel bar, però mi ha trascinato fuori e portato nel suo ufficio... Oh.
- Lo sapevo, è troppo furbo per lasciarsi incastrare. È per questo che ti ha trascinato nel suo ufficio, per fare in modo che nessuno potesse sentire. - Non avevano niente in mano, nemmeno una misera prova.
Merlin si impuntò davanti alla scrivania dell’altro. - Sarà solo uno scherzo di cattivo gusto, giusto? Non ci farà causa. Dopo tutto non si è mai sentito di un ricatto del genere, no? - sbiascicò, cercando appoggio da Gwaine.
- Ma sì, scherzava, forse voleva solo vendicarsi perché tu lo hai cacciato - disse l’altro, tentando di rassicurarlo. - Forse, però, è meglio provare a sentire lo stesso un avvocato, per non essere impreparati.
Merlin annuì, un tantino rincuorato. - Ritorno a prendere Oswald e ne parlo con lui, va bene?
- Va bene. - Gwaine sperava solo che tutto andasse per il meglio.
 
▪▪▪
 
Arthur aprì la porta a vetri dell’agenzia sicuro di sé, lasciando che si scostasse del tutto prima di entrare.
Merlin lo scrutò subito titubante, ma tentando di non darlo a vedere ancorò le mani alla scrivania, rizzandosi nella poltrona a conchiglia.
Oswald era stato oltremodo gentile nel cercare di aiutarlo: lo aveva ascoltato senza batter ciglio, anche dopo l’appuntamento andato a vuoto, ma per quanto il moro sottolineasse il particolare del ricatto, non avendo prove o testimoni, in torto sembrava essere solo la loro agenzia.
- ‘Giorno - pronunciò il biondo, appendendo da sé il cappotto all’attaccapanni.
Anche Gwaine si era fermato alla comparsa dell’altro, guardandolo con gli occhi più cupi che potesse fare.
L’avvocato sorrise e si diresse alla scrivania del moro, adagiando la ventiquattrore nera sul pianale.
- Ho un documento per lei, signor Emrys. È così che si chiama, giusto? Merlin Emrys.
L’altro non distolse lo sguardo da quello di Arthur, afferrando il foglio che il biondo aveva recuperato dalla valigetta lucida.
- Nel caso non lo sapesse è un’ingiunzione - continuò l’avvocato in tono vittorioso.
- In..ingiunzione? - borbottò Merlin. - Perché?
- È semplice. La sua agenzia non ha mantenuto l'impegno di trovarmi un compagno, per cui chiedo un lauto risarcimento, oppure si andrà in tribunale - spiegò.
- Lauto quanto significherebbe? - replicò il moro.
- Centomila sterline. - Arthur era più che sicuro che Merlin avrebbe finito per cedere di fronte a una somma del genere.
Il moro fissò immediatamente Gwaine, che stava letteralmente friggendo sulla sedia.
- Possiamo… Parlare? Da soli - aggiunse, rivolgendosi ad Arthur.
- D'accordo, qui vicino c'è una pasticceria, parleremo lì - concesse il biondo, per poi prendere la valigetta e il cappotto, dirigendosi all’uscita.
- Cosa pensi di fare, Merls? - chiese Gwaine, non appena rimasero soli.
Merlin non voleva che tutto il lavoro fatto da lui e Gwaine andasse sprecato, soprattutto per un suo sbaglio.
- Beh, un altro matrimonio non potrebbe fare altro che giovare all'agenzia, no? - mugugnò, cercando di mandare giù il rospo che aveva in gola.
- Non c'è n'è bisogno, troveremo un’altra soluzione. - L’amico non voleva perdere la loro agenzia, ma non voleva nemmeno costringere l’altro a sposarsi, avrebbe voluto tanto poter fare qualcosa contro l’avvocato.
- Lascia che ci parli. Forse riuscirò a cavarmela.
- Va bene, ma sta attento e non fare nulla di affrettato. - Gli suggerì Gwaine.
- Certo. - Merlin prese il suo giacchetto e uscì sospirando. Ma in che guaio si era cacciato?
 
Il moro osservava Arthur portare piccoli bocconi di torta alla bocca, rendendo sempre più rosse le labbra a causa delle fragole.
La pasticceria era semideserta a quell'ora, e i due erano comunque rintanati in uno dei tavolini laterali, vicino alle ampie vetrate.
- La smetta di mangiare e mi dica che ha in mente - iniziò Merlin.
- Questo vuol dire che accetta la mia proposta? - chiese il biondo, per poi mangiare un altro boccone di torta in tutta tranquillità, come se nulla fosse.
- Voglio prima capire che ha in mente - disse sbrigativo l'altro. - Sono ancora convinto che sia solo un brutto scherzo.
- Si rilassi, non vorrà farsi venire una ruga prima del matrimonio, vero? - Lo stuzzicò Arthur, osservandolo con un sorrisetto divertito.
Merlin cacciò via tutte le parole inopportune che aveva in testa. - Non capisco, non ha amici a cui chiedere questo “favore”?
Arthur si ripulì le labbra con un tovagliolo prima di rispondere. - Secondo la clausola io dovrei sposarmi per amore, e non per convenienza, altrimenti perderei tutto lo stesso - rispose all'altro. - Se sposassi un amico il notaio capirebbe subito che è un matrimonio fittizio. Anzi, a questo proposito, in futuro dovrebbe cercare di essere più amorevole se vogliamo rendere la cosa credibile.
Amorevole? Merlin lo fulminò con lo sguardo. - Ma chi sarebbe questo notaio? - chiese, stranamente incuriosito.
- È il vecchio socio di mio padre, che spera di mettere le mani sulla sua attività. - Il solo pensiero di Aredian seduto alla sua scrivania fece rabbrividire il biondo.
- Ah. - Il moro scrutò l'altro attentamente. Avrebbe potuto contattare questo tipo e dirgli tutta la verità, ma avrebbe fatto sicuramente infuriare l’avvocato. - Che ne dice se le trovo qualcun altro da sposare?
Arthur scoppiò in una fragorosa risata. - Le piacerebbe, vero? Ma purtroppo il tempo stringe, e non posso permettermi di cercare qualcun altro.
- Beh, allora sappia che io non sarò per niente amorevole - chiarì Merlin, mentre la cameriera si avvicinava. - Accetto solo per salvare l'agenzia.
Quando notò la cameriera avvicinarsi Arthur pensò che quello fosse il momento adatto per testare la loro credibilità come coppia. Sorridendo sotto i baffi afferrò la mano del moro di forza, per poi cominciare ad accarezzarla.
- Volete qualcosa d’altro? - domandò gentilmente la commessa.
- Sì, vorremmo quel dolce a forma di cuore, sa, il mio fidanzato è incredibilmente romantico - proferì il biondo, continuando ad accarezzare la mano di Merlin.
Il moro sorrise alla cameriera, facendo un lieve cenno d'assenso, anche se nel frattempo conficcava le unghie nella carne del biondo, amareggiato di averle così corte.
- Arriva subito. - La ragazza camminò via, tornando al bancone del locale.
- Mi lasci, è un ordine - soffiò adirato il moro.
- E allora perché mi fa i grattini? - Arthur sapeva che gli stava solo conficcando le unghie nella mano, tuttavia voleva godersi la sua reazione, provocare l'altro lo divertiva.
Merlin avvampò, ritraendo da sé la mano, quasi colpendo il porta tovaglioli. - Non si azzardi neppure a crederlo. Lei non mi interessa e non mi interesserà mai. E ora, se permette, me ne tornerei a casa mia. Mi chiami il giorno del matrimonio.
- Lei andrà sì a casa, ma per preparare le sue cose. Voglio che venga a vivere con me fino al matrimonio, come un normale fidanzato. - Il biondo era più che sicuro che l'altro avrebbe protestato.
- Cosa? Non ci penso minimamente, non fa parte dell'accordo e non può obbligarmi a fare una cosa del genere. E poi che dovrei dire ai miei amici e ai miei famigliari?
- Dica loro la verità, che viene a vivere con me, e che vogliamo sposarci.
Merlin sospirò, cercando di restare calmo. - Dopo che avrà avuto la sua eredità annulleremo tutto, giusto? Sarà come se noi due non ci fossimo mai incontrati… - La cosa si stava ingigantendo: avrebbe dovuto mentire ai suoi genitori, ai suoi amici e cambiare casa.
- Esatto, tra tre settimane ci sposeremo. Il tempo di ottenere la mia eredità e annulleremo il matrimonio, e ovviamente lei dovrà prendersi la colpa del fallimento. Le farò anche firmare un contratto prematrimoniale, giusto per essere sicuro che lei non chieda niente una volta che ci separeremo. - Il biondo espose le sue condizioni come un vero avvocato, negando ogni appello.
- No - pronunciò secco il moro. - Lei si prenderà la colpa del fallimento. Io ho un'agenzia matrimoniale, che figura ci farei? Poi non vedo perché dovrei firmarle un contratto prematrimoniale, visto che lei non mi ha dato nessuna garanzia sul fatto che ritirerà l'ingiunzione.
- Un Pendragon mantiene sempre la parola data, ritirerò l'ingiunzione può starne certo - promise. - Ma lei firmerà il contratto, non voglio doverla mantenere, o non vorrei che chiedesse dei soldi.
- E per la colpa? Va bene che sia sua? - richiese Merlin.
- Neanche per idea. Sono un avvocato di fama, non posso di certo fare una figuraccia del genere. Oltretutto io mi prenderei la colpa del fallimento ma sarebbe lei a lasciarmi. Le pare che Arthur Pendragon possa essere lasciato da un uomo?
- Beh, prima dovrebbe trovarselo... - replicò Merlin divertito. - Comunque su questo non sono disposto a contrattare. Dirò che aveva un amante o che era impotente, come preferisce.
- Non si azzardi neanche a pensare di poter dire che io sia impotente! - gridò Arthur, rosso di rabbia.
- Non c'è bisogno che si scaldi, succede a molti uomini, sa? - Merlin trattene a stento le risate, mentre le sopracciglia del biondo si inarcavano.
- Stia attento a quello che dice, posso sempre dimostrarle che non sono impotente obbligandola ad assolvere i suoi doveri coniugali durante la nostra prima notte di nozze - minacciò Arthur.
Il moro si ammutolì, guardandolo dubbioso. Ne sarebbe stato capace? In fondo che sapeva di lui, a parte l'arroganza innata.
- Lei non ha nemmeno il senso dell'umorismo. E sia ben chiaro che se solo prova a sfiorarmi non arriverà intero al matrimonio. - Mise in chiaro, alzandosi subito dopo. - Andrò a radunare le mie cose. - Si mosse dal tavolo dopo uno sbuffo dell’avvocato, incrociando la cameriera.
- Come? Non rimane col suo fidanzato? - chiese lei sorpresa.
- Un imprevisto al lavoro - disse Merlin. - Comunque è meglio se la torta la porta indietro. Il mio fidanzato è già abbastanza grasso - dichiarò entusiasta, riprendendo a camminare. Non si era mai sentito così bene in vita sua.
 
▪▪▪
 
Due giorni erano passati dall'ultima conversazione col biondo, e ora Merlin si trovava davanti alla casa, o sarebbe più appropriato dire reggia, Pendragon.
Arthur aveva lasciato aperto il cancello della proprietà e il moro si era avventurato fino all'ingresso principale, parcheggiando l'auto nel vialetto.
Merlin si apprestò a raggiungere la porta, tenendo con sé solo la borsa-trasportino per animali, suonando il campanello.
Arthur aprì, facendo entrare il moro in casa. - Era ora che arrivasse, non le sembrano un po' troppi due giorni?
- Scusi se dovevo dare qualche spiegazione ai miei famigliari. E mia madre preme per conoscerla... - commentò rammaricato Merlin. Per non spifferare sul fatto che Gwaine avesse avuto l'idea di rapire l'avvocato e farlo sparire.
- Venga, le faccio fare un giro per farla ambientare, andrà a prendere dopo il resto dei bagagli - disse il biondo incamminandosi.
Merlin cominciò a seguirlo all’interno di un enorme salone, per poi svoltare subito a sinistra. E lì si ritrovò davanti alla cucina più grande che avesse mai visto, forse migliore di quella di un ristorante. - Wow. - Adocchiò i favolosi piani in marmo nero e gli elettrodomestici praticamente nuovi.
- Sono contento che le piaccia, visto che dovrà diventare il suo regno. Io non cucino, perciò toccherà a lei farlo. - Aveva intenzione di affidare dei compiti al moro, giusto per tenerlo impegnato, e poi non poteva stare in casa sua credendo di soggiornare in un albergo.
- Che? Mi ha preso per il suo cuoco personale? - Merlin aggrottò la fronte.
- Non penserà di starsene in casa mia a poltrire?
- Guardi che anche io ho un lavoro. Comunque come vuole, mi divertirò a servirle i pranzi. - Sorrise, si sarebbe vendicato a modo suo.
Proprio mentre il biondo stava per replicare un uggiolio si diramò dal trasportino di Merlin.
- Cosa diamine è stato? - chiese il biondo, alzando un sopracciglio.
- Lancelot - disse felice il moro. - Aprendo la borsa in stoffa, permettendo al cucciolo di affacciarsi al nuovo ambiente. - Il mio cane.
Un cane in casa sua? Quel tipo aveva portato un cane in casa sua, e se c'era una cosa che non sopportava erano i cani; la bestia doveva sparire questo era poco ma sicuro.
- Niente cani in casa mia, la bestia se ne deve andare.
- Se lo caccia me ne vado anche io. - Merlin afferrò il cucciolotto e lo alzò a livello del viso di Arthur. - Come potrebbe mandarlo via? - domandò, mentre Lancelot allungava la lingua verso l'avvocato.
Arthur non fece in tempo a rispondere che il cane iniziò a leccargli il viso, riempiendolo di bava. - Ma è disgustoso, lo faccia sparire subito, o giuro che lo faccio portare al canile. - Gli ordinò.
- Come vuole. Noi abbandoniamo questa casa. - Merlin riadagiò il cagnolino nella borsa e fece dietrofront. - Addio!
- E va bene, il cane può restare, ma dovrà stare in gabbia - impose il biondo, non intendeva lasciarlo libero di scorrazzare.
Merlin continuò a marciare come se non avesse sentito nulla. - Non penso di aver sentito bene..!
- Non intendo lasciarlo libero di girare nella mia casa, resterà chiuso in gabbia e la sera dormirà in giardino.
Il moro ormai era alla porta, intento a capire come si togliessero tutti quei chiavistelli. - Mi faccia uscire.
- Se lascia questa casa farò chiudere la sua agenzia. - Gli intimò Arthur, non intendeva cedere sulla questione del cane.
- E io sarò presente quando il notaio si prenderà la sua attività - replicò il moro; Lancelot non era una condizione trattabile.
Arthur sospirò arreso, lanciando occhiatacce al moro e al cane; non aveva altra scelta, dove accettare di avere quel cucciolo di Beagle bavoso per casa.
- D'accordo, il cane potrà girare libero per casa, ma lo tenga a bada o finisce in canile.
Merlin sorrise, prendendo il cagnolino e lasciandolo libero per terra. - Stia tranquillo, è educato.
Lancelot scodinzolò felice, scivolando sulle piastrelle bianche del salone. Come Arthur non riuscisse a trovarlo adorabile era un mistero.
Il cucciolo corse poi incontro al biondo, iniziando ad abbaiare e scodinzolare attorno alle sue gambe, addentando un pezzo dei suoi pantaloni.
- Faccia qualcosa, non lo vede che il suo cane mi sta aggredendo? Sparisci bestiaccia, sciò sciò, via - ripeté Arthur, ma il cane non ne voleva sapere di lasciarlo in pace.
- Aggredendo? Questa è buona. - Merlin si avvicinò e liberò la stoffa dalle grinfie del cucciolo. - Devi stare lontano da questo brutto signore - disse a Lancelot, afferrandolo tra le braccia. - Lui vuole portarti al canile.
- È lì che i cani devono stare. - Ora aveva del lavoro da sbrigare nel suo studio e non poteva più stare a perdere tempo. - Vada a prendere i suoi bagagli, si sistemi, e poi prepari la cena. Io ho del lavoro da fare nel mio studio e non voglio essere disturbato fino all'ora di cena, è chiaro? E faccia stare zitto quel coso, abbaia fin troppo per i miei gusti.
Merlin preferì tacere o sarebbero usciti solo insulti dalla sua bocca. - La mia stanza dove sarebbe?
Arthur si impedì con tutte le forze di ridere, non aveva ancora detto al moro che avrebbe condiviso la stanza con lui, e se lo conosceva almeno un po', poteva già immaginare la sua reazione. - Lei starà nella mia stanza, dividerà la camera con me, e visto che dobbiamo sembrare davvero fidanzati, dormirà con me.
- Mi sbagliavo sul suo senso dell'umorismo - rispose immediatamente il moro, per poi capire che non era una battuta. - Non penso che qualcuno ci spierà mentre dormiamo, o sbaglio?
- Nemmeno a me piace l'idea di dover dormire con lei, ma tre volte alla settimana viene qui una donna di servizio. Il notaio la conosce e potrebbe farle domande, perciò è meglio non rischiare, quindi niente storie - replicò il biondo.
- E dove sarebbe questa stanza? - gracchiò Merlin. La convivenza stava già diventando alquanto difficile.
- Salga al primo piano, è la prima porta a destra. - Arthur si avviò verso una delle porte al piano terra, aprì e se la richiuse alle spalle, sperando di riuscire a lavorare in santa pace.
Merlin borbottò e brontolò, ma ormai il suo futuro marito era scomparso. Passò le successive due ore a sistemare i bagagli, mentre Lancelot esplorava ogni pollice della nuova casa.
- Ti piace qui, Lance?
Lancelot si sedette ai piedi del padrone, scrutandolo armeggiare nell'armadio della camera da letto.
Arthur gli aveva lasciato scritto in un biglietto che poteva collocare le sue cose nel primo cassettone e nel ripiano in alto a destra del guardaroba.
Se avesse seguito queste istruzioni? Certo che no. Aveva occupato più spazio che poteva, anche spostando i vestiti del biondo.
Poi fu più che entusiasta di mettere la cuccetta di Lance di fianco al letto, anche se l’altro sarebbe stato sicuramente contrario.
Per quanto riguardava tutti i prodotti da toilette dell'avvocato il moro già vedeva il posto ideale, ma si limitò a raggrupparli in una sola anta della specchiera.
- Direi che siamo a buon punto - commentò Merlin, osservando il cucciolo rotolarsi nella cuccia. - Andiamo a preparare la cena. - Si diresse velocemente in cucina con Lance a seguito, pronto per cucinare.
Arthur sentì un buon profumo invadere il suo studio, evidentemente Merlin aveva preparato la cena. Diede una rapida occhiata all'orologio a pendolo nel suo studio: si era fatto tardi. Mise a posto le sue carte e spense le luci uscendo. 
Si diresse in cucina, dove trovò il moro ad armeggiare con delle pentole; la tavola era già apparecchiata e ovviamente la bestia gli corse incontro festosa.
- Ma si può sapere cosa vuoi da me, cagnaccio? Sparisci, vai dal tuo padrone.
Merlin sussultò alla voce improvvisa, voltandosi. - Guarda che finché rimarrò qui sarà anche il tuo cane. - Tirò fuori l'arrosto dal forno, adagiandolo sulla tavola. - Spero sia di tuo gradimento, futuro maritino - cinguettò.
- Ha fatto bene a darmi del tu, glielo avrei giusto chiesto a cena. Stiamo per sposarci, e non possiamo continuare ancora a darci del lei se vogliamo essere credibili. - Arthur osservò l'arrosto nel suo piatto, cominciando a nutrire dei dubbi. - Chi mi assicura che sia commestibile, o peggio ancora che tu non l'abbia avvelenato?
- Se non ti fidi della mia cucina puoi saltare la cena, caro. Di sicuro non ti farebbe male. - Merlin tagliò la sua fetta d'arrosto e iniziò a mangiare sorridente.
- Stai per caso insinuando che sono grasso, Merlin? - Come si permetteva, lui era in perfetta forma; cominciò a tagliare stizzito un pezzo di arrosto.
- Sì - pronunciò risoluto il moro, mangiando tranquillamente.
Intanto Lance si era avvicinato al biondo, allungandosi, in modo da avere le zampette appoggiate sulla coscia dell'avvocato.
- Beh, almeno a me il grasso non è finito nelle orecchie. - Lo prese in giro Arthur, per poi accorgersi con orrore che il cane gli stava sbavando sui pantaloni, e sembrava guardarlo come in attesa di qualcosa.
- Dovresti allenarti, le tue frecciatine sono monotone. - Il moro continuò a mangiare come se l'altro non avesse detto niente. - Comunque dovremmo un po' parlare di noi, se questa domestica ci chiederà qualcosa...
Lancelot appoggiò il musetto sulla gamba di Arthur, mostrando due occhietti languidi, ma il biondo per una volta decise di lasciar perdere il cane: Merlin aveva ragione, dovevano imparare a conoscersi. Nimueh e Aredian avrebbero potuto fare domande, meglio essere preparati.
- Ok, parliamo.
- Dovremmo discutere dei nostri lavori. E almeno le nostre vicende famigliari, che dici? Io ho studiato a Cambridge - disse il moro per cominciare.
- Sì, lo so, hai una laurea in psicologia. Anche se a dire il vero la cosa mi ha sorpreso molto, vista la tua ignoranza, Merlin. Non mi sembri nemmeno bravo a capire le persone. - Come facesse il moro ad avere una laurea non riusciva proprio a capirlo, a quanto pare era pieno di sorprese. - Scommetto che l'hai comprata.
Gli occhi del moro brillarono di rosso e il coltello con cui stava tagliando l’arrosto assunse un’aria interessante. - Se non fosse per la mia laurea, non comprata, le avrei già lanciato contro le posate. Ciò non toglie che lei, cioè tu, tu sia una testa di fagiolo!
Arthur rispose prontamente all'insulto. - E nonostante la laurea, tu resti sempre un idiota!
- Bene. - Merlin posò forchetta e coltello. - Ora che sappiamo cosa uno pensa dell'altro... Come è scattata la scintilla tra noi?
 
Merlin e Arthur più che parlare discussero: ogni cosa che diceva uno dei due non andava bene all'altro. Ad un certo punto si stoppavano a vicenda, senza nemmeno aspettare che l’altro aprisse bocca.
Dopo circa venti minuti si erano solo accordati sul loro primo incontro: per evitare troppa confusione avevano deciso di utilizzare l'appuntamento all'agenzia come colpo di fulmine, visto che se Aredian avesse indagato avrebbe trovato l'adesione del biondo al programma dell'agenzia matrimoniale.
Dopodiché decisero di passare alle dati importanti e alle loro preferenze e, infine, cominciarono a parlare delle loro famiglie.
Arthur raccontò al moro che sua madre Ygraine insegnava pianoforte al conservatorio, ed era morta di parto quando lui era nato, suo padre invece era un avvocato proprio come lui, ma a causa di un infarto era venuto a mancare un anno prima.
Sua sorella Morgana, di un anno più grande, dirigeva un piccolo giornale, e si era trasferita a vivere col marito Mordred nella villa accanto alla loro. L'apice venne raggiunto quando Merlin iniziò a raccontare della sua famiglia: sua madre Hunith e suo padre Balinor erano due contadini, che possedevano una piccola fattoria fuori città, dove lui era cresciuto. Per tutta risposta Arthur era scoppiato a ridere, dando a Merlin del bifolco.
A quel punto il moro decise che ne aveva abbastanza, piantò in asso il biondo e si avviò nella loro camera, seguito fedelmente da Lance.
Arthur lo raggiunse dopo aver pulito controvoglia la cucina, si sentiva stanchissimo: era stata una lunga giornata e voleva solo mettersi a letto per farsi una bella dormita.
Entrò in camera sua senza neanche bussare, convinto che ormai il moro dormisse, invece lo trovò intento a spogliarsi.
- Perché non hai bussato? - replicò d'istinto Merlin, coprendosi il torso con uno dei cuscini. - Esci - continuò infastidito.
- Non puoi cacciarmi fuori dalla mia stanza, comunque non ti guardo, tranquillo. Non c'è bisogno di fare la pudica verginella - replicò Arthur sospirando.
- Prepotente - sussurrò Merlin. - Almeno voltati. - Si infilò rapidamente la maglia del pigiama.
Arthur si girò, incrociando le braccia in attesa che il moro finisse di cambiarsi. Peccato che non riuscì a resistere alla tentazione di dare un’occhiata; quando lo vide togliersi i pantaloni pensò che avesse proprio un sedere niente male, ma distolse immediatamente lo sguardo quando si accorse che Merlin lo aveva scoperto.
- No, continua pure! - gridò il moro, facendo svegliare Lance, già addormentato nella cuccetta. - Hai forse visto qualcosa che ti aggrada? - domandò retorico, mentre si allacciava il cordone dei pantaloni in vita.
- Non stavo guardando. - Si difese il biondo, completamente rosso in viso.
- Bugiardo, avevi gli occhi fissi sul mio fondoschiena.
- Perché mai dovrei guardarti il fondoschiena?
- Perché sei un asino - disse Merlin, accomodandosi sotto le coperte.
Arthur sbuffò entrando in bagno, solo poche ore e gli insulti erano già una quotidianità. Iniziò a cercare le sue cose, ma non riusciva più a trovare niente: il moro gli aveva spostato tutto.
- Merlin! Dove diamine sono andate a finire le mie cose? - Gli urlò dal bagno.
- Nell'anta di sinistra!
- E chi ti ha dato il permesso di spostarle?
- Ho dovuto fare posto per le mie, di cose, tesoro - rispose Merlin divertito.
- Le tue cose occupano anche metà della mia anta, amore - calcò Arthur infastidito.
- Oh, ma tanto tu mi perdoni tutto, no?
- Ma certo caro. - Gli rispose Arthur, rientrando in stanza, notando il cane sdraiato beatamente al suo posto accanto a Merlin. - Bestiaccia, scendi immediatamente dal mio letto, va’ via.
- Non gli urlare contro, Arthur. - Il moro adagiò il cagnolino nella cuccia, accarezzandolo. - Appena dorme ti sposto - bisbigliò nell’orecchio del cucciolo.
- Se osa di nuovo salire sul mio letto giuro che andrà a dormire in giardino - promise il biondo, infilandosi sotto le lenzuola.
 
▪▪▪
 
Gli occhi del biondo si aprirono all'unisono del suonare della sveglia.
Tentò di stiracchiarsi ma avvertì un peso sul braccio, per poi scoprire che Merlin si era avvolto a polpo intorno ad esso, e ci stava pure sbavando su; perché la bava di Lancelot non era stata abbastanza...
Arthur cominciò a strattonare il moro cercando di svegliarlo, ma a quanto pare, non ne voleva proprio sapere.
- Merlin, avanti, svegliati, o giuro che ti butto giù dal letto.
L’altro aprì piano gli occhi, strofinandoseli e girandosi dalla parte opposta ad Arthur. - Lasciami dormire, non ho chiuso occhio con te che scalciavi.
- Ma se hai dormito beatamente sul mio braccio, e poi tu russi, e sbavi più del tuo cane. - Gli rinfacciò il biondo.
- Che? - Merlin si liberò dalle coperte osservandosi intorno. - Io non russo. E non sbavo. Comunque è questo il modo di dare il buongiorno alla proprio metà?
- Oh, scusa amore, vuoi che ti dia un bacio? - chiese divertito Arthur.
- Non provarci nemmeno - replicò il moro, alzandosi dal letto.
- Altrimenti che mi fai?
- Non ti piacerebbe saperlo. - Merlin lo guardò minaccioso, per poi chinarsi e svegliare Lancelot. - Tutto bene cucciolotto?
Il cagnolino sbadigliò, per poi rizzarsi sulle zampe e scuotersi, abbaiando sonoramente.
- Lascia perdere la bestiaccia e vammi a preparare un caffè. - Gli ordinò l'altro mentre si alzava.
- Non sono il tuo servo - sbuffò Merlin, prendendo Lancelot in braccio. - Io farò il caffè per me, e se ne avanzerà potrai berlo - borbottò, uscendo dalla porta.
- Bifolco! - Gli urlò dietro Arthur.
- Non penso ne avanzerà di caffè! - urlò il moro in risposta dal corridoio.
 
Merlin aveva preparato il caffè e a malincuore notò che ne era avanzata una tazza. Lancelot aveva la testolina affondata nella ciotola di croccantini e mangiucchiava felice, mentre di Arthur ancora non c'era traccia; mai conosciuto un uomo così lento.
Il moro uscì dalla cucina a tutta velocità. - Arthur! Ma dove sei finito??
- Sono in salone, allora arriva o no questo caffè? - Aveva bisogno di una buona dose per cominciare al meglio la giornata.
- Io non te lo porto di certo! - continuò Merlin, seguendo la voce del biondo. - Dovresti imparare il rispetto per gli altri, sai?
Nel frattempo Nimueh era arrivata e stava aprendo la porta dell'ingresso con la copia di chiavi che il biondo le aveva dato in caso non fosse in casa.
- E tu dovresti imparare ad essere meno insolente e a fare quello che ti viene detto di fare - replicò l'avvocato. - Già che ci sei, portami anche il giornale, amore.
- Amore un paio di... - E fu lì che Nimueh spalancò la porta, trovandosi i due davanti.
Arthur preso dal panico cercò subito di salvare le apparenze: afferrò Merlin saldamente per il sedere e diede anche una leggera palpata; se doveva morire per quello che stava facendo tanto valeva farlo alla grande, e lo zittì con un bacio.
Il moro sgranò gli occhi e strinse d’istinto le mani alle spalle del biondo, mentre l’altro si divertiva a tastarlo ovunque. Quando avvertì la lingua di Arthur cercare di farsi strada dentro la sua bocca serrò i denti, sentendo l’avvocato mugolare di dolore e staccarsi subito dopo.
Una volta libero vide la domestica immobile all’ingresso, intenta a scrutarli.
- Sono Merlin, il fidanzato di Arthur. - Sorrise alla ragazza, incollandosi poi all’orecchio del biondo. - Stasera sei morto, Arthur Pendragon. 
 
▪▪▪

Fortunatamente siamo riuscite ad aggiornare abbastanza presto (ma non succederà sempre così u.u)
Comunque ci siamo accorte che quattro capitoli sono un po' pochini e probabilmente saranno almeno cinque.
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto! E che abbiate trovato Lancelot adorabile :)
A presto. 

Ps: lo so che la storia è ambientata a Londra e la Torre di Pisa è in Italia, ma non mi veniva in mente niente di "storto" d'inglese ^^'
  
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