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Autore: Rebecca04    13/06/2016    7 recensioni
[Storia scritta a quattro mani con mary del]
Merlin e Gwaine dirigono un'agenzia matrimoniale ai primi albori, ma tutto rischierà di crollare quando la loro strada si incrocerà con quella di Arthur Pendragon: avvocato di successo, borioso, arrogante e in cerca di marito a ogni costo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Lancillotto, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Storia scritta a quattro mani con mary del!
I capitoli dovrebbero essere quattro alla fine.
Sono presenti anche accenni di Perwaine.
FF leggera, tutta da ridere :) Buona lettura!
 

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Un marito all'improvviso


Merlin sbuffò per l'ennesima volta, appoggiando il mento sul piano della scrivania.
Perché avesse acconsentito all'idea strampalata di Gwaine era ancora un mistero... Eppure, ora, i due erano i responsabili di una (quasi) avviata agenzia matrimoniale; avevano già ricevuto due inviti a matrimoni che, modestia a parte, erano tutto merito loro.
Si raddrizzò sulla sedia e afferrò sicuro di sé il mouse: era giunto il tempo di combinare qualche appuntamento.
Gwaine lo guardò con un ghigno divertito dalla sua scrivania, come avesse fatto a trascinare l'amico in quel progetto non lo aveva ancora capito. Sapeva di essere un grande persuasore, ma la verità era che, in fondo in fondo, a Merlin quell’idea era sempre piaciuta. Fece una pallina con un foglio di carta e la lanciò, colpendo la testa dell’altro ridendo. - Eddai, Merls! Non fare quella faccia, sei felice del tuo lavoro, ammettilo!
- Non mi sarei mai immaginato con l'arco di cupido fra le mani se è questo che intendi! - replicò Merlin scherzosamente, alzando gli occhi dallo schermo e incrociando quelli dell'amico.
- Quando diventeremo famosi voglio due uffici separati. - Rise, rilanciando la pallina e colpendo la libreria alle spalle dell'altro.
- Mai noi siamo già famosi! E poi non riusciresti mai a stare senza di me - disse Gwaine convinto.
- Siamo stati fortunati. Praticamente Leon ci sta mandando tutti i suoi amici da quando ha trovato l’anima gemella grazie a noi. Compreso Percival… - Merlin sorrise, sbattendo le ciglia un paio di volte.
- Già, peccato che tutti gli appuntamenti che ho organizzato per Percival siano stati un fiasco! - Gwaine si passò una mano tra i capelli ridendo tra sé e sé, ovviamente lui sapeva benissimo del perché tutti gli appuntamenti fallivano miseramente.
Appena lo aveva visto aveva deciso che il povero Percival avrebbe dovuto essere suo; quell'armadio di due metri tutto muscoli e tenerezza lo aveva colpito, e così aveva organizzato una serie di appuntamenti con i personaggi più disparati, sperando che lui si stancasse e smettesse di essere loro cliente: doveva conservare un minimo di professionalità e non poteva uscire con lui finché non si fosse ritirato dalla sua agenzia.
- Sì, certo. Fai l’innocente - brontolò l’altro. - Potresti parlargli chiaro e uscirci insieme invece di presentargli gente strana. Un paio non li hai pure pagati per sembrare pazzi? - domandò confuso Merlin, mentre si alzava per cambiare il cartello sulla porta vetri d’ingresso da “chiuso” ad “aperto”.
- Non so di cosa tu stia parlando! E ti ricordo che sono un professionista serio, non andrei mai in giro a pagare la gente - disse, negando tutto e fingendo un'espressione innocente.
Merlin gli lanciò un'occhiataccia, ma fece finta di niente e sospirò, mentre la porta a vetri si spiaccicava contro il suo naso.
- Ehi! - Si lamentò, mentre una figura avvolta in un lungo cappotto si infiltrava nell'ufficio.
- Nessuno le ha mai insegnato che non bisogna starsene nascosti dietro a una porta? - disse il biondo, mentre si toglieva il cappotto, per poi porgerlo a Merlin. - Tenga. Lo appenda pure, e mi raccomando stia attento a non sgualcirlo!
Merlin avrebbe voluto rispondere subito, ma una manica gli era rimbalzata in bocca.
- Non sono una guardarobiera - soffiò poco dopo, mentre portava l'indumento all'attaccapanni dell'ingresso, scrutando l'intruso.
Completo senza una grinza, gemelli ben in vista, sicuramente uno dell'ufficio di contabili due piani sopra di loro, che credeva ancora che al posto dell'agenzia ci fosse la caffetteria.
- Non penso potremmo esserle d'aiuto, qui - sottolineò con un pizzico di insolenza il moro.
- Questa non è forse un’agenzia matrimoniale? - chiese Arthur perplesso, era sicuro che quello fosse l'indirizzo che gli aveva dato Leon, e il nome fuori dalla porta non gli lasciava dubbi.
- Mm, sì - replicò alla sprovvista Merlin, sperando che il biondo non fosse un cliente.
- Bene, allora sono nel posto giusto! - Quel tipo era veramente strano pensò Arthur, sembrava uscito direttamente da uno di quei film su elfi e folletti. Non aveva mai visto due orecchie così grandi, oltretutto continuava a fissarlo imbambolato e gli stava facendo perdere un mucchio di tempo. - Cosa aspetta? Si muova, non ho tutto il giorno, non ho tempo da perdere.
- Io al momento sono impegnato, ma il mio collega... - Merlin si voltò a guardare Gwaine, ma l'amico si era coperto il viso con uno dei dépliant dell'agenzia. Vigliacco! - Come non detto, mi segua. - Il moro sorpassò la scrivania di Gwaine e si sedette alla sua postazione, osservando il biondo sedersi sulla sedia rossa a conchiglia di fronte a lui.
- Io sono Merlin.
- Io sono Arthur Pendragon, dannazione questa sedia è scomodissima! Non ne avete una più comoda? - Lui era abituato alla comoda poltrona del suo ufficio, gli sarebbe di sicuro venuto un bel mal di schiena.
- Al momento è l'unica che abbiamo. Mi dica cosa l’ha condotta qui signor Pendragon - pronunciò frettolosamente il moro.
- Mi dica, secondo lei cosa può condurre un uomo in un’agenzia matrimoniale? - In che razza di agenzia lo aveva mandato Leon??
Merlin si morse il labbro, mentre poteva immaginare Gwaine trattenere le risate a pochi passi da lui. Questo Arthur gli sembrava tanto tipo da considerare solo la sua immagine riflessa come dolce metà.
- Quindi lei cerca moglie..?
Arthur tamburellò nervosamente le dita sulla scrivania, di sicuro suo padre avrebbe preferito che si trovasse una moglie, non che lui non ci avesse provato, anzi, ma ormai aveva capito che le donne non gli interessavano.
- Non proprio, diciamo che le donne non fanno per me. Sto cercando un uomo.
- Ah. - Merlin rimase un attimo di sasso e poi ricominciò a cliccare sullo schermo del pc. - Caratteristiche particolari?
Il biondo ci pensò su un istante. - Sì, direi di bell'aspetto, buona posizione sociale, non mi piacciono piercing e tatuaggi. Mi raccomando che non sia più alto di me, occhi chiari e orecchie non troppo grandi - proferì sicuro.
Merlin alzava un sopracciglio a ogni caratteristica che Arthur aggiungeva, osservandolo male quando tirò in ballo le orecchie. - Richieste modeste... - pronunciò ironico.
Arthur ignorò il commento dell'altro, continuando a elencare le caratteristiche che preferiva. - Poi mi piacerebbe che masticasse un po' di legge, visto che sono avvocato. - Di certo non voleva ritrovarsi con un uomo che non sapesse nemmeno cosa fosse una legge, o peggio ancora che fosse del tutto ignorante in materia.
- Ma non crede di esigere un po' troppo? - domandò il moro, pentendosene un secondo dopo.
- Mi dica lei sa qual è la differenza tra una norma e una legge? - chiese il biondo, sicuro che l'altro non sapesse la risposta.
- No - rispose Merlin, afferendo un plico di fogli da sotto la scrivania. - Visto che si intende di legge, questo è il nostro contratto.
- Ecco, vede? Se portassi uno come lei alle cene coi miei colleghi capisce che figura ci farei? - spiegò Arthur, afferrando il plico di fogli per poi cominciare a sfogliarlo.
- Ma perché ha scelto proprio la nostra agenzia?? - chiese Merlin, cercando di contenere il nervosismo.
- Comincio a chiedermelo anche io, comunque è stato il mio amico Leon a consigliarmela, spero solo di non dovermi pentire di averlo ascoltato - sbuffò in risposta Il biondo. Quel Merlin aveva tutta l'aria di essere un incompetente, ma non aveva altra scelta, doveva fidarsi, era l'unica possibilità che aveva per trovare un uomo.
Il moro sgranò gli occhi; l'idea di cacciare il biondo gli era già apparsa più di una volta nella testa, ma ora non poteva più farlo.
Leon era stato un ottimo cliente e il matrimonio stava facendo un favolosa pubblicità all'agenzia. Per non parlare del fatto che l'uomo avesse chiesto aiuto al catering e al fiorista consigliati da Gwaine, facendo guadagnare una percentuale anche a loro. Avrebbe voluto tanto infossarsi nella sua sedia a conchiglia e sperare che fosse tutto un incubo.
- Oh, Leon, sì. Fantastica persona - sussurrò. - Ma è proprio sicuro ti voler cercare marito?
- Concordo pienamente con lei, dopotutto Leon è uno dei miei migliori amici. - Lui e Leon si conoscevano da quando erano bambini, e si divertivano a fingere di essere il re e il suo fidato cavaliere. Crescendo erano rimasti buoni amici: Leon era una persona onesta e leale su cui si poteva sempre contare. - Riprendendo il discorso, sì, sono proprio sicuro di voler trovare marito, altrimenti non mi troverei qui non le pare? - disse Arthur. - Piuttosto lei è proprio sicuro di riuscire a trovarmi un marito? Non mi da l'impressione di essere uno tanto competente.
- Dipende se riuscirò a camuffare il suo car… - Merlin si interruppe quando la porta a vetri si aprì di nuovo e vide Gwaine saltare sull’attenti.
- ‘Giorno - bofonchiò Percival, facendo qualche passo lontano dall’entrata.
Il biondo si voltò per vedere chi fosse entrato, e riconobbe il suo amico; non lo vedeva da un po’ di tempo, visto che ultimamente era molto impegnato col lavoro. Si alzò andandogli incontro.
- Percival, e da un po’ che non ci vediamo, come ti vanno le cose? - domandò, stringendogli la mano. - Sono qui perché cerco marito, e tu come mai se qui, ancora problemi con la timidezza? - Percival era sempre stato un timidone, e per questo non era mai riuscito a trovare nessuno. Non si meravigliava affatto che si fosse rivolto a un’agenzia matrimoniale.
- Io? No, ho fatto progressi - tossicchiò l’amico, mentre le guance si colorivano. - Comunque ti troverai benissimo qui. - Percival guardò intorno a sé e appena i suoi occhi inquadrarono Gwaine si illuminò. - Sono davvero gentili - sospirò.
- Beh, è stato un piacere rivederti. Adesso però devo proprio andare perché il lavoro mi chiama, spero di rivederti per un caffè una di queste sere - disse Arthur guardando l'orario sul suo orologio, doveva tornare in ufficio, si era fatto tardissimo.
- Ma non può andarsene! Mi deve dare i suoi dati e documenti - ribatté Merlin da dietro il biondo. Sperando di trovare qualcuno con questi tremila requisiti.
Arthur frugò nella tasca dei pantaloni e si riavvicinò all’altro. - Tenga, questo è il mio biglietto da visita. Chiami la mia segretaria, le darà tutti i dati necessari. - Gli porse il biglietto e si avviò all'uscita, fermandosi davanti alla porta in attesa e osservando il moro. Quando vide che l'altro non accennava ad alzarsi dalla sedia roteò gli occhi al cielo sbuffando. - Si può sapere cosa sta aspettando? Mi porti il mio cappotto.
Merlin era sul punto di lanciargli contro il mouse, ma tempestivamente Gwaine si alzò dalla sedia e allungò l’indumento al nuovo cliente.
- Avrà presto nostre notizie.
Arthur si infilò il cappotto, notando che era completamente sgualcito. - Il suo collega avrà presto notizie dalla mia lavanderia. Gli farò mandare il conto, visto che ha fatto sgualcire il mio cappotto - minacciò uscendo, chiudendosi la porta alle spalle.
- Pure! - Merlin si alzò in piedi appena l'altro varcò la soglia. - Non lo voglio come cliente. Arrogante, cafone e prepotente, come fa a essere amico di Leon?? - domandò a Gwaine, per poi accorgersi di Percival, che stava facendo di tutto per rimanere neutrale. - Scusa Percival, non volevo essere offensivo...
- Non ti preoccupare Merlin, Arthur non riesce mai ad andare a genio alla prima impressione. Una volta conosciuto cambierai idea, vedrai.
- Merls, un cliente è sempre un cliente, senza contare che è amico di Leon. - Si intromise Gwaine, tentando di calmare il collega.
- Come vuoi tu - disse a denti stretti il moro, per poi tornare alla sua scrivania contemplando il biglietto da visita.
- Ehm, vogliamo tornare a noi? - commentò Gwaine, attirando l'attenzione di Percival, fissandolo raggiante.
- Sì, scusa. Hai detto che avevi un nuovo interessato, giusto? - Percival si sedette, osservando attentamente l'altro.
Merlin sorrise alla scenetta tra i due e tornò al suo monitor: doveva trovare un pretendente per il nuovo affiliato e liberarsene il prima possibile.
 
▪▪▪
 
Era passato qualche giorno dal primo incontro con “Arthur Pendragon, dannazione questa sedia è scomodissima!”, e Merlin aveva fatto del suo meglio per trovare un partner con tutte le caratteristiche che cercava, ma si era rivelato impossibile.
Inoltre ogni volta che si immaginava un uomo di fianco al biondo temeva per l’incolumità del poveretto; chissà che commenti avrebbe ricevuto…
Alzò la cornetta del telefono e digitò il numero dell’ufficio dell’avvocato, almeno la sua segretaria era gentile.
Quella sera aveva programmato uno speed-dating in un locale della zona ed era deciso a far capire ad Arthur che doveva provare a conoscere anche persone che a prima vista non lo colpivano.
 
Il biondo entrò nel locale perfettamente in orario, ammirando l’ambiente intorno a sé. Quel Merlin aveva un minimo di gusto dopo tutto: la luce era soffusa, affidata a lampadari a candelabro che pendevano dal soffitto, e risaltava in modo perfetto tra il rosso scuro e il nero delle pareti.
Tavolini sottili, per due persone, si dislocavano per tutto l’ambiente, accompagnati da poltrone in velluto nero.
Finalmente qualcosa di comodo! Arthur sorrise, notando l’addetto dell’agenzia apprestarsi verso di lui avvolto in una giacca nera. Sarebbe stato anche decente, se non fosse stato per la t-shirt verde fluo che si intravedeva sotto il doppio petto.
- Mi fa piacere che sia venuto. - Merlin gli si avvicinò e sorrise. - Le spiego come funziona, ok?
- D'accordo, ma se posso darle un consiglio, quella maglietta è orribile e il colore è fuori moda. - Gli consigliò Arthur, con un ghigno divertito.
Merlin perse tutto l'entusiasmo della serata. - Grazie per il suggerimento, comunque avrà cinque minuti per ogni persona che si siederà di fronte a lei. Avrà anche un campanello sul tavolo e potrà suonarlo nel caso capisse che la persona non fa per lei. Ha capito?
- Certo che ho capito, ma per chi mi ha preso, per uno stupido? - sbuffò innervosito il biondo.
Merlin si girò di spalle e iniziò a camminare verso la saletta adibita allo speed-dating senza rispondere.
- Mi segua, il suo tavolo è il numero sei.
Arthur lo seguì senza proferire parola, cercando di contenersi.
Una volta arrivato al suo tavolo si accomodò, facendo un cenno d'assenso a Merlin, e aspettò che l'evento avesse inizio, scrutando interessato il campanello tipico delle vecchie hall di hotel.
Poteva sbagliarsi, ma gli era sembrato che Merlin fosse scocciato dalla sua presenza.
Il moro si posizionò al centro della stanza e diede ufficialmente il via all'evento. Si diresse poi verso il bancone del locale e fece partire una lunga fila di ragazzi, che occuparono tutti i tavoli, mentre lui osservava la situazione.
Notò Arthur bocciare due degli uomini senza nemmeno attendere il loro nome. Sospirò, cercando di focalizzarsi sugli altri, ma di nuovo il campanello al tavolo sei suonò.
Merlin si alzò dallo sgabello dove era seduto e marciò al tavolo dell'avvocato, accomodandosi; Arthur lo fissò male e subito suonò il campanello.
- La smetta - intimò il moro, rubandogli di mano l'attrezzo.
- Sbaglio o è stato lei a dirmi che posso suonare il campanello se capisco che la persona non è adatta a me? - lo accusò il biondo, lanciandogli un’occhiataccia. Non era colpa sua se tutti i tizi che si sedevano al suo tavolo non erano adatti a lui.
- Ma non ci prova nemmeno a conoscerli... Scommetto che non si ricorda neanche il nome di uno dei tre!
Effettivamente Arthur non ricordava i nomi, perché non li aveva nemmeno ascoltati prima di suonare il campanello, ma non voleva darla vinta al moro, così buttò fuori il primo nome che gli venne in mente.
- E invece me lo ricordo, quello coi capelli ricci si chiamava Nick.
- Ha pure il coraggio di mentire. Sicuramente sarà un buon avvocato... Che avevano che non andava?
- Ma li ha visti? Avevano il quoziente intellettivo di una gallina. Per non parlare di come erano vestiti, e uno di loro aveva anche un tatuaggio - spiegò Arthur.
- Non può eliminare una persona per un tatuaggio o senza darle il tempo di presentarsi. Da adesso fino alla fine dell'evento le sequestro il campanello - chiarì il moro.
- Ehi, si fermi, non può farlo… E io come faccio a eliminare le persone? - Lo fermò il biondo, cercando di fargli cambiare idea. Aveva come il vago sospetto che il moro avesse preso un po' troppo a cuore il suo caso, con la chiara intenzione di trovagli in fretta un uomo per liberarsi di lui.
- Certo che posso. Ascolterà per intero tutti e cinque i minuti di ogni concorrente. - Merlin sorrise e si alzò dal tavolo tenendo con sé il campanello. - Buon proseguimento. - Si defilò, guardando con la coda dell'occhio il broncio del biondo.
Arthur si adagiò pesantemente sulla sedia e seguì il percorso dell'altro fino al bancone. Non aveva urlato solo per non destare l'attenzione, perché sicuramente c'era una legge che vietava il furto dei campanelli allo speed-dating.
Come aveva osato poi quel Merlin, nessuno lo ostacolava, e ora ci provava lui.
Il dito batteva ritmato sul tavolo, ma non avendo più il magico attrezzo per liberarsi dai noiosi pretendenti fu costretto ad ascoltarli uno per uno.
Aveva guardato nervosamente il piercing al sopracciglio del primo che era arrivato, non badando nemmeno a cosa avesse detto. Con il secondo aveva tentato di stabilire una conversazione sul furto del campanello, ma l’uomo non era sembrato molto interessato...
Il terzo e il quarto erano più alti di lui, quindi scartati a prescindere e invece scoprì che il sesto era un laureando in diritto, attento agli avvenimenti del mondo socio-economico.
Sorrise di riflesso all'ultimo dei candidati, visto che la fine della tortura era vicina.
Proprio mentre stavano parlando del più e del meno gli occhi di Arthur incrociarono quelli del moro, intenti a scrutarlo mentre sorseggiava un cocktail azzurrognolo.
Quel tipo non era nemmeno professionale, non si potrebbe bere durante il lavoro; sperava tanto che gli andasse di traverso.
Anche l'ultimo turno si concluse e il biondo si rilassò, mentre tutti si alzavano a congratularsi con Merlin per la serata.
L'organizzatore aveva salutato i partecipanti ed era rimasto sorpreso nel vedere Arthur immobile al tavolo; probabilmente rivoleva il suo campanello.
Si accostò alla sedia di fronte a lui e sorrise. - Trovato qualcuno di interessante?
- No, e per colpa sua sono stato costretto ad ascoltarli tutti. È stata una noia mortale.
Ma Arthur gliela avrebbe fatta pagare, eccome se lo avrebbe fatto.
Merlin bofonchiò e si sedette, avvicinando il campanello ad Arthur. - Non mi sembra pronto per un matrimonio, sa?
- Non ho bisogno del suo parere, piuttosto mi trovi un uomo decente. - Arthur afferrò il campanello, iniziando a giocherellarci, poteva anche essere infantile, ma gli piaceva da morire. Quasi quasi poteva portarselo a casa, come premio per la noiosa serata.
- Ho notato che col numero sei ha parlato volentieri, o sbaglio? - tentò Merlin.
- Si ma solo perché era un laureando in diritto, e almeno ho potuto ascoltare qualcosa di interessante - ammise Arthur.
- Potrebbe interessarle un appuntamento con lui? Voi due da soli? - domandò trepidante Merlin.
- Certo che no, conoscerà anche il diritto ma è terribilmente noioso - precisò il biondo.
Merlin non aveva mai avuto così tanta voglia di affogare i suoi dispiaceri nell'alcool. Scrutò Arthur dubbioso. - Cercherò di nuovo nel nostro archivio qualcuno coi suoi requisiti.
- Sperando che nel suo archivio c'è ne sia uno decente - disse l'altro alzandosi. - Ad ogni modo la chiamerò in ufficio per sapere se ci sono novità. Adesso devo proprio andare buona serata. - Si avviò verso l'uscita, lanciando un’ultima occhiata a Merlin: se sperava di liberarsi di lui tanto facilmente si sbagliava di grosso.
Il moro gli sorrise e lasciò cadere la fronte sul tavolo appena l'altro uscì; doveva trovare assolutamente qualcuno alla svelta.
 
▪▪▪
 
Aredian entrò nello studio Pendragon ignorando del tutto i clienti nella sala d’attesa, per poi attraversare la stanza prima dell’ufficio di Arthur, dove Freya tentò invano di fermarlo.
Spalancò la porta dell’ufficio dell’avvocato e sorrise. - Arthur!
Il biondo si voltò di colpo, notando il notaio e la sua segretaria proprio dietro di lui.
- Mi spiace tanto signor Pendragon, ho tentato di fermarlo ma…
- Tranquilla Freya. Lasciaci soli - pronunciò lentamente, facendo cenno alla segretaria di andarsene.
La ragazza annuì e uscì, chiudendo le porta dell’ufficio.
- Mi scuserai se non ho preso appuntamento. - Aredian avanzò, togliendosi il cappello che gli adornava il capo, poggiandolo sulla scrivania in noce dell’altro. - Ogni volta che entro qui dentro rimangono affascinato dal gusto di tuo padre. - I suoi occhi si focalizzarono sulla vetrina alle spalle dell’avvocato, adornata da libri e soprammobili di ogni tipo.
- Non mi aspettavo una tua visita. Non così presto almeno - chiarì il biondo.
- Presto? Dell'anno a disposizione ti è rimasto solo un mese, o non te ne ricordi?
Arthur deglutì e si sedette sulla comoda poltrona in pelle, invitando Aredian a prendere posto di fronte a lui.
- Oh, non posso trattenermi. Mi chiedevo se ci fosse già un candidato per l’altare. Rischi di perdere l’attività che tuo padre ha così faticosamente fatto nascere. - Il tono non era certo quello di un amico preoccupato.
- Certo - replicò immediatamente Arthur. - Questa azienda rimarrà alle mie redini.
- Lo spero per te. So quanto ci sei affezionato… - L’uomo ghignò, riposizionandosi il cappello sulla testa, e si allontanò dalla scrivania. - Grazie a tua sorella e al suo matrimonio avete salvato la residenza fuori Londra. È già una buona notizia. - Si aggiustò il soprabito e afferrò il pomello in ottone della porta. - Non vedo l’ora di vedere il futuro sposo, allora. A presto. - Uscì senza nemmeno aspettare la risposta del biondo, sorridendo fra sé e sé; quell’azienda sarebbe stata presto sua.
Arthur prese in mano la cornetta un secondo dopo l’uscita del notaio, tenendo premuto il tasto tre per far partire la chiamata rapida.
- Agenzia Cuori Solitari, qui parla Merlin.
- È lei, razza di incompetente, è riuscito a trovarmi qualcuno si o no? - chiese Arthur seccato, senza neanche dire chi era, ma era più che sicuro che l'altro lo aveva riconosciuto lo stesso.
- Signor… Pendragon? - domandò Merlin.
Arthur alzò gli occhi al cielo. - Possibile che con le orecchie che si ritrova non riesca neanche a riconoscere la mia voce? - sbuffò spazientito.
- La metto un attimo in attesa - disse sbrigativo il moro, per poi coprire con una mano la parte sotto della cornetta. - Gwaine, è la diciottesima telefonata in due giorni... Non lo sopporto più.
- Mi dispiace Merls, ma dovrai sopportarlo ancora un po', un cliente è sempre un cliente. - Lo ammonì Gwaine, trattenendo a stento una risata.
- Allora perché non lo gestisci tu, uhm?? Tanto a lui non cambia niente...
- Forse sarebbe meglio, visto che lei mi sta solo facendo perdere tempo - sbottò il biondo, che dall'altra parte della cornetta aveva sentito ogni parola di quello che si erano detti i due.
Merlin tentò di fare appello al buon umore che lo aveva accompagnato fino a quel momento.
- Penso di aver trovato qualcuno in grado di sopportarla. È un uomo molto gentile e paziente. Avvocato ovviamente - pronunciò il moro, una volta ripresa all'orecchio la cornetta.
Arthur ignorò il commento di Merlin. - Era ora, spero solo che non sia un altro di quei tipi noiosi dello speed-dating. - Ormai si aspettava di tutto.
- Le piacerà sicuramente, vedrà. - E speriamo che lei piaccia a lui... - Organizzo per la prossima settimana, che dice?
- No, la prossima settimana è troppo tardi, veda di organizzare prima. - Dopo la visita di Aredian era entrato nel panico, non poteva permettersi di perdere altro tempo.
- Ok, vedrò di combinare per domani. Un caffè per cominciare le può andar bene?
- Sì, può andar bene, lasci detto alla mia segretaria dove e l'orario, appena organizza tutto. - Arthur riattaccò senza neanche aspettare la risposta dell'altro.
- Cafone! - urlò Merlin dall’altra parte, attirando nuovamente l’attenzione di Gwaine.
- Scusa - borbottò il moro, mentre iniziava a cercare tra i fascicoli che aveva sulla scrivania quello del pretendente; doveva essere quello giusto a ogni costo.
 
Merlin era riuscito ad architettare il primo incontro in un piccolo bar vicino entrambi gli uffici degli avvocati.
Era così in ansia che credeva di essere lui a dover incontrare la potenziale metà della sua vita.
Oswald era già al tavolo, mentre tentava di distrarsi leggendo il menù, e lui scrutava l’ingresso, attendendo Arthur.
Il biondo si presentò alle dodici in punto al bar indicato da Merlin ed entrò osservando tutti i presenti, chiedendosi quale fosse l'uomo designato. Appena vide il moro vicino al bancone gli si avvicinò. - Allora, qual è il tizio di cui mi ha parlato?
Merlin sorrise e indicò il tavolino nell'angolo del locale. - Si chiama Oswald.
Il biondo si voltò, e non appena vide il suo vecchio rivale seduto al tavolo per poco non gli venne un infarto. - Non se ne parla nemmeno, quel tizio non fa per me, mi dispiace ma non se ne fa niente - chiarì, per poi dirigersi verso l'uscita.
- Come? Ma perché? Ha tutti i suoi requisiti. Dove sta andando?? - Merlin prese Arthur per una manica del cappotto, fermandolo. - Ora ci va a parlare, che lo voglia o no.
- Se lo può scordare. Quel tizio è un mio ex rivale di tribunale, e per giunta ha anche vinto la causa. - La vena sul collo di Arthur iniziò a pulsare prepotentemente.
Merlin non riuscì a nascondere un sorriso. - E solo per questo non vuole nemmeno sentire che ha da dire?
- E le sembra poco? Era la mia prima causa, è stato terribilmente umiliante. - Arthur si passò una mano tra i capelli cercando di calmarsi. - Lei è un incompetente, avrebbe dovuto informarsi su per quale studio lavorasse.
Merlin si ricompose, cercando in tutti i modi di mettersi nei panni dell'altro, ma non ci riusciva: Arthur era troppo una testa di fagiolo!
- Dovrebbe andare lì comunque, forse potrebbe anche aiutarla nel su lavoro, se l’ha già battuta.
- Non ho bisogno di aiuto da quello per il mio lavoro, e per sua informazione sono già un avvocato di successo! - gridò Arthur fuori di sé dalla rabbia, stringendo i pugni. - E adesso si tolga dai piedi, ha già fatto abbastanza danni.
- Bene, sa che le dico? Non la voglio più vedere nella mia agenzia. Se lo trovi da solo uno disposto a sposarla - replicò il moro.
Quelle parole fecero riflettere il biondo, a cui era appena venuto in mente un modo per risolvere tutti i suoi problemi. Afferrò il moro per un braccio, cominciando a trascinarlo con sé verso il suo studio, che si trovava a cinque minuti dal bar. - Lei adesso viene con me nel mio ufficio, dobbiamo discutere di una clausola importante del contratto.
- Guardi che non cambio idea. E mi lasci… - rispose a tono Merlin, tentando di frenare l’andatura dell’avvocato.
Arthur non si lasciò intimorire dalle proteste dell'altro, continuando a trascinarlo per la strada.
Entrò nel suo studio tirandosi dietro il moro; per fortuna la sua segretaria era in pausa pranzo. Aprì la porta del suo ufficio, richiudendosela alla spalle una volta che furono entrati.
- Alla lista dei suoi difetti devo aggiungere la pazzia. - Merlin lo guardò di sottecchi. - E per ripeterglielo un’ultima volta: lei non è più mio cliente!
- Stia pur tranquillo, non ho più bisogno di trovare un uomo che mi sposi. - Arthur lo guardò con un ghigno a metà tra il diabolico e il divertito. Prese il contratto dal cassetto della sua scrivania e lo gettò nel cesto dei rifiuti: aveva avuto una grande idea. - Perché mi sposerà Lei.
- Che? Ma ha bevuto??
- Mio padre ha imposto come clausola, nel suo testamento, che io mi sposi entro l'inizio del prossimo mese, e se non lo faccio perderò l'eredità - spiegò il biondo. - Perciò, volente o nolente lei mi sposerà.
- Con tutto il rispetto per suo padre... Si cerchi qualcun altro. Io non ho nessuna intenzione di sposarla! Non sono minimamente interessato a uno come lei - disse conciso il moro, credendo che tutto fosse ancora una scherzo.
- Non faccia il timido, sono sicurissimo che lei sia gay - commentò Arthur.
Merlin rimase immobile per qualche secondo. - Io me ne vado, lei si sposi chi vuole..! - Si incamminò verso l'ingresso.
- Farò causa alla sua agenzia. - Lo minacciò l'avvocato, sicuro che questo lo avrebbe fermato.
L'altro si arrestò, voltandosi verso il biondo. - Non può farlo.
Arthur gli rivolse un sorriso compiaciuto. - Nel suo contratto c'è scritto che l'agenzia si impegna a trovare un compagno per la vita, ma visto che lei mi ha mandato via prima di farlo, la sua agenzia è in torto.
Merlin lo fissò e poi sbiancò: aveva ragione.
- Le ridarò la caparra! - Si affrettò a dire.
- Troppo tardi, avrebbe dovuto pensarci prima. Sa benissimo che se facessi causa contro di voi entro il prossimo mese chiudereste i battenti - annunciò trionfante il biondo.
- Ma lei non sarebbe così crudele, giusto? - bofonchiò Merlin, anche se già intuiva la risposta.
- Dipende tutto da lei, o mi sposa o può dire addio alla sua bella agenzia. - A questo punto Arthur lo aveva messo con le spalle al muro, non era da lui arrivare a tanto, ma doveva salvare l'eredità di suo padre dalle grinfie di Aredian.
Merlin squadrò Arthur dal basso all'alto. Doveva essere sicuramente un brutto scherzo...
Uscì senza girarsi, doveva parlare con Gwaine e cercarsi un avvocato, uno sano di mente!
 
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Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto.
Come già detto in totale dovrebbero essere quattro. Aggiorneremo ogni settimana, più o meno.

*Aredian in Merlin è il cacciatore di streghe, mentre qui è il notaio che minaccia Arthur.
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