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Autore: Fantasia_98    18/06/2016    0 recensioni
-Alzati che siamo in ritardo- le urlò sua madre poco dopo ricordandole che stava per ricominciare quello che lei chiamava Inferno.Quel giorno Selene sapeva che sarebbe partita per una vacanza in campeggio
e anche se non aveva per niente voglia di andarci alla fine si alzò e si preparò; ma sarà veramente così o la coraggiosa ragazza di città scoverà qualcos'altro?
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passati decenni da quando Selene si era trasformata diventando come loro: uno zombie; il mondo, durante la sua assenza, sembrava essere tornato tranquillo, ma non normale: dopo quel giorno, gli zombie si erano diffusi come la peste. Il virus invece di rimanere contenuto in un certo perimetro si era espanso in tutto il mondo; solo in pochi si salvarono: i più forti e i più furbi.

 Selene era stata rinchiusa in una sala apposita per fare esperimenti; che poi fossero per trovare una cura o per diffondere la malattia dipendeva dagli scienziati. I suoi amici, in passato, avevano preferito la gabbia, piuttosto che la morte, per lei; facendo così, però, li avevano autorizzati a farle qualunque cosa, come molti esperimenti dolorosi e altri meno. A differenza degli altri, Selene, aveva reagito al virus in uno strano e singolare modo: sembrava essere ancora in parte umana, ma a volte capitava che il suo nuovo istinto le dicesse di uccidere; col tempo, però, imparò a controllarlo. Doveva farlo: per se e per l'umanità. Col tempo la fecero andare più volte in missione per riportare del sangue infetto o per aiutare la gente; in questo non falliva mai. Con le spade infoderate, la pistola posta sul fianco e l'altra, di scorta, nel retro dei pantaloni, scese dall'aereo e passò a testa alta fra tutti quei soldati, per poi ripartire verso un'altro posto. Col passare degli anni, lei,aveva definito la sua "diversità" un miracolo e non un problema o una malattia da eliminare; finalmente non era più incatenata ad una finta realtà e non doveva più adattarsi o cercare di sopravvivere. Finalmente si sentiva viva; per la prima volta in vita sua. Fuori, quello che una volta era il mondo dominato dalla vita e dall'ordine, ora era dominato dalla morte e dal caos; Selene, quando scese, si mimetizzò con il polverone che di solito si alzava e scomparve.

-Così è questo il mondo reale- disse sconcertata Sirya mentre guardava i numerosi soldati fare avanti e indietro dalla porta principale -Si- rispose secco un soldato che stava facendo loro la guardia; poi aggiunse -è meglio se ora rientrate nelle vostre camere; è pericoloso qui fuori-. Quando Selene tornò, era ricoperta di sangue, una delle sue spade in mano mentre penzolava vicino al suo corpo; non appena la videro, i suoi amici le corsero incontro. Lei non li degnò nemmeno di uno sguardo e proseguì oltre chiedendo gli aggiornamenti; dopo un po', Sirya chiese fermandosi assieme agli altri -quanto altro tempo passerà, prima che tu ci rivolga di nuovo la parola?!-. Lei non rispose nemmeno; riportò alla mente solo il dolore e le sofferenze patite durante il suo "trattamento" li.
La sua mente, tornò al presente, solamente quando sentì uno strano rumore; dopo aver visto molti sldati che andavano verso una direzione, lasciò perdere tutto e si avviò anche lei. Percorse l'intero corridoio che le si presentava davanti; quando arrivo alla fine, non trovò nessuno. Nel frattempo, i suoi vecchi amici, l'avevano raggiunta. -Fate silenzio- ordinò la ragazza sottovoce al gruppetto chiassoso che continuava a chiederle cosa ci fosse che non andava; poco dopo alzò la voce e ripeté -fate silenzio dannazione!-. Improvvisamente, un soldato urlante venne scagliato fuori dall'acqua; morì spiaccicato contro la parete. Lei, dopo aver capito,tentò di estrarre subito la spada, ma subito dopo accantonò l'idea per spostarsi sul lato destro per schivare un tentacolo. Scapparono tutti indietro urlando e attirando così l'attenzione della bestia. Selene, tirò fuori la pistola da dietro i pantaloni e incominciò a sparare; stava cercando di abbattere i soldati trasformati. Quando la carica fu quasi finita incominciò a tirare fuori la spada e a tagliare teste; circondata dall'enorme gruppo di soldati che continuavano a comparire, dovette spostarsi per poter conficcare la spada nell'enorme tentacolo. Doveva fare come al suo solito, tutto da sola. Poco dopo, mentre tentò di estrarre l'ultima lama che le era rimasta, venne presa per un piede e trascinata sott'acqua. La spada cadde e rimase in parte coperta dall'acqua; passarono alcuni minuti e Selene, non era ancora tornata su. Oramai era morta; qualche minuto dopo, invece, qualcosa fuoriuscì. Mentre tornava a riva, poco dopo, emerse una testa: enorme e brutta; in parte ustionata da delle bolle. I denti canini e affilati si mostravano ai lati assieme alla lunga lingua serpentina che usciva; poco dopo, la bocca imbarcò acqua e prese a scendere a poco a poco. Gli altri rimasero disgustati nel vedere ciò: dovettero voltarsi per non vomitare. Poco dopo, Selene riportò tutti indietro, dopo di che, chiuse le varie porte per isolare il posto ed evitare altre perdite inutili. Non appena furono fuori, immise una password e poi se ne andò; Sirya la guardò e poco dopo le chiese scettica -intendi sul serio andartene così? non hai paura che qualcuno possa aprire la porta?- lei si fermò e si voltò, poi le rispose -si, e no: non ho paura che qualcuno la apra; non è il primo mostro che rinchiudiamo qui- poi si voltò di nuovo e si incamminò verso la sua stanza per riposarsi almeno due minuti, ma poco dopo risuonò un nuovo l'allarme: qualche mostro doveva essere uscito dal proprio isolamento. -Mai un attimo di tregua- disse sbuffando; poco dopo, chiese al primo soldato li vicino - qual'é il numero della cella? - - la n° 8- -dannazione- disse; poco dopo si avviò verso la cella imprecando e dicendo su, chiedendosi perché mai nessuno si metteva le mani nelle proprie tasche. -Non possiamo sapere di cosa si tratta, vero?- -per la 100 volta:no- -perché non possiamo sapere anche noi?!- protestò Jonny, uno dei ragazzi del gruppo -chiedetelo alla vostra amica; non le ho fatte io le regole qui- -possiamo almeno sapere quanti di quei cosi si trovano rinchiusi qui?- chiese Eleonora; il soldato fece spallucce.
Nel frattempo, da un'altra parte, Selene stava cacciando il mostro scomparso; questo le diede molte rogne. Non era infatti semplice da catturare: era stato denominato da tutti the little devil a causa della sua piccola statura e della sua incredibile assomiglianza con il diavolo; questo per Selene,però, non era altro che una fastidiosissima seccatura. Grazie all'aiuto dato dai soldati, Selene, riuscì a intrappolarlo nella sala centrale e semplificando di molto il lavoro; dopo tre tentativi inutili, riuscì a catturarlo e a rimetterlo nella sua gabbia. Questo scalciò molto mentre veniva ributtato nella sua gabbia; poco prima di andarsene, però, lei, gli ferì una gamba per evitare altri problemi. Ne aveva abbastanza per quel giorno.

Quando arrivò sera non si unì a mangiare a tavola; aveva dei lavori da fare: in realtà, voleva starsene un poco da sola. Passò alcuni minuti a guardarsi intorno e a girovagare; non voleva che nessuno la seguisse. Dopo un po', si convinse che la via era libera; dovette camminare un po', prima di arrivare.
Davanti a se, si presentava una vecchia e rattoppata casetta; non era molto spaziosa, ma a lei bastava. Non appena fu abbastanza vicina, due cani incatenati corsero fuori abbaiando ferocemente; questi non erano cattivi. Lei, li aveva trovati durante una delle sue tante spedizioni quando erano ancora in fasce, e dopo averci pensato tanto su, aveva deciso di portarli con se e di allevarli; col tempo, avevano instaurato con loro un bel rapporto. Dopo aver passato loro una mano sulla testa e avergli tirato fuori un po' di carne da mangiare, entrò dentro e si lasciò cadere su quello che era il letto; chiuse gli occhi e riposò un po'. All'interno di quel piccolo posto retto da poche solide pareti di ferro: c'era un materasso messo in un angolo su cui era stata poggiata una vecchia coperta, una televisione collegata ad una play station con una 20ina di giochi posti uno sopra l'altro, un paio di computer riposti su di un mobile assieme alla moltitudine di film che aveva riposto in ordine alfabetico uno vicino all'altro; vicino al letto, era stato appoggiato in parte un carica batterie solare a cui collegava ogni cosa per farla funzionare. Con l'andare degli anni, Selene, era riuscita a modificarlo per far si che andasse persino con la luce lunare; questa passava ogni tanto da un piccolo pertugio. Nel suo complesso era una casa piccola, ma accogliente; non mancava nulla. Pochi minuti dopo, riaprì gli occhi, guardò il soffitto e pensò ai giorni passati. Mentre la notte passava, riportò alla mente i primi giorni di perlustrazione; ricordò la felicità che la pervase nel poter finalmente uscire da quella gabbia dalle pareti più grandi...

 Era giorno quando mise piede in città; stette in massima allerta. Per prima cosa, andò in cerca di armi, cibo e molte altre cose importanti; quando fu quasi sera prese la sua borsa e partì per ritornare. Vagò per molto, prima di riuscire a ritrovare l'elicottero; mentre ritornava, ebbe modo di vedere l'enorme deserto esteso che si ergeva nel buio di quella notte. Era facile perdersi li. Nei giorni seguenti, ebbe modo di scoprire una piccola radura; impossibile da trovare e lontana da tutto. Per lei era perfetta.
Più volte usciva, più tempo poteva trascorrere in quel posto, così, un giorno, pensò di costruirci una piccola casa; ci mise un bel po' e dovette trascurare per un po' i suoi doveri, ma alla fine, il risultato fu migliore di quello che si aspettasse. Col tempo, aveva radunato li tutte le sue cose; passando la maggior parte del suo tempo lontana da quel mondo in rovina. Il mattino seguente, si ripresentava alla base per ricevere le nuove coordinate per la missione.

Dopo aver appurato che non sarebbe riuscita a dormire, prese da uno scaffale una vecchia scatola fonda arrugginita e ne tirò fuori un pacchetto impolverato di Winston blu assieme ad un vecchio accendino; successivamente, andò a sedersi fuori, fra i suoi due cuccioli che dormivano beati sotto la luna, e rimase li: a fumare ascoltandosi la musica negli auricolari.
 Durante il tragitto di ritorno, il mattino seguente, dopo molte miglia, ebbe modo di sentire i ringhi, i passi e gli urli dei mostri che uscivano sotto il cocente sole del mattino; lei, da lontano, li osservava silenziosa, poi tirava dritto. Quando tornò era mezzo giorno; alla base tutti i suoi amici erano preoccupati. Per tutti gli altri era oramai normale il fatto che tornasse all'ora che più preferisse; successivamente prese un panino, lo mise in bocca e si avviò verso il laboratorio. -Novità?- chiese agli scienziati che stavano trafficando con alcuni arnesi -no- -la fuori?- chiese di rimando -continuano a sbranarsi fra di loro- rispose lei mentre finiva di masticare -se continuano così ci semplificheranno il lavoro cazzo- annunciò in fine il medico con un sorrisetto sulla bocca; Selene, però, non ne era convinta. Rimase immobile a guardare finché lui finiva il centesimo test, sul corpo totalmente sedato, dello zombie: stava tentando inutilmente un'altro modo per ucciderlo. -Lo sai che basta cavargli il cuore per ucciderlo, vero?-disse dopo aver sospirato di noia; successivamente, lei, glielo strappò senza tante cerimonie e glielo lanciò in mano. L'uomo fu costretto a prenderlo al volo, quasi fosse una palla da baseball; la guardò prima con disapprovazione, poi con tristezza, in fine le disse dopo aver sospirato - sai meglio di me che non c'è cura- -solo perché non volete trovarla, non vuol dire che non esista- finì di dire lei sulla difensiva; purtroppo, lei non poteva farci nulla. Appoggiata ad una parete, ripensò al passato.

Durante i primi giorni dell'attacco, lei, aveva dovuto assistere i medici sotto l'ordine ufficiale del direttore; aveva dovuto eseguire gli ordini nonostante fosse contraria a tutto ciò. Molta gente andò a rifugiarsi li da loro; diedero loro una bella ospitalità. Trattati comodamente, finirono per essere presi e tirati fuori dai loro letti per divenire poi cavie da laboratorio: lei stessa aveva dovuto prendere donne e bambini e tenerli fermi mentre i medici tramite siringhe iniettavano loro il sangue infetto da uno dei tanti corpi portati dal mondo di fuori; da prima vennero decimati, poi sterminati. Per anni avevano ingannato povera gente che voleva solamente rifugio e sicurezza.

Quella sera, la passò di nuovo al suo rifugio; con la mente offuscata dai suoi pensieri, non tené conto delle procedure di sicurezza che seguiva di solito. Senza rendersene conto, la stavano seguendo; quando arrivò, subito, i cani presero a ringhiare, mostrando il pelo irto e scompigliato. I due cani, ora, avevano cambiato aspetto: avevano delle brutte cicatrici aperte sulla testa, i bulbi oculari bianchi e i denti giallognoli.
Improvvisamente, Selene, si ritrovò davanti Jonny; subito richiamò con un fischio i suoi cuccioli. Jonny non si sentì comunque tranquillo con la presenza dei due cani zombie; dopo averlo fatto entrare in casa e aver chiuso la porta, prese una bottiglia di alcool abbastanza forte e gli offrì da bere. I due rimasero a fissarsi per tutto il tempo; lei era semi nascosta dal buio; si aspettava una spiegazione da lui. Jonny fu più che altro preoccupato dal rumore dei cani fuori, più che da lei; dopo aver finito di bere il bicchiere, crollò esausto sul suo letto. Lei alla fine, non poté far altro che coprirlo e stendersi al suo fianco; c'era un motivo se non era concesso agli umani di andare al suo antro nascosto: durante la sera, senza che nessuno se ne accorgesse, i mostri avevano fiutato l'odore del ragazzo e si erano diretti, disperati ed affamati, verso di lui; Jonny, la mattina seguente, venne riportato alla base con la testa coperta: non voleva li conducesse fino a li. Per precauzione, prima di andarsene, prese alcune fiale di sangue infetto che aveva rubato al laboratorio in caso di emergenza, ruppe il contenuto; e lo sparse tutto intorno; in fine, mise dentro i cani. Dopo che Jonny venne riportato dagli altri del gruppo, loro, lo riabbracciarono in lacrime; Selene, invece, si avviò verso l'elicottero per tornare indietro. Si fece lasciare come al solito per strada; successivamente, corse al suo nascondiglio il più in fretta possibile.
 Non appena arrivò, aprì la porta per vedere se i suoi due cuccioli fossero ancora vivi; loro, non appena la videro, guairono e le saltarono addosso leccandola tutta. Lei, dopo avergli fatto qualche carezza e averli rassicurati, tirò fuori due borse enormi e raggruppò tutte le armi che riuscì a trovare; in fine, spostò tutte le sue cose sui piani superiori per far spazio ai due animali. Prima di andare, si accertò che loro fossero al sicuro e che avessero tutto il necessario; prima di uscire definitivamente, andò un ultima volta da loro, gli passò le mani fra le orecchie e sussurrò loro qualcosa. Non appena ebbe finito, prese le borse e chiuse a chiave la porta; in fine, sparse le ultime fiale davanti la porta. Quando tentò di chiamare l'elicottero, quello non venne a prenderla; capì che era successo qualcosa. Senza perdere tempo, si incamminò verso la base; ricordava la strada a memoria.
Quando arrivò finalmente alla base e ne fu all'interno, tutti rimasero in silenzio a fissarla; guardando il monitor, si poté vedere che gli zombie si stavano muovendo e lo stavano facendo nella loro direzione. Nessuno voleva crederci; si chiedevano tutti come fosse successo. Selene, non poter far altro che passarsi una mano sopra la bocca e poi sopra i capelli; annuì, poi prese da dietro la sua pistola di riserva e la puntò contro Jonny. In quel momento, il panico si diffuse nella stanza; lei rimase ferma con la pistola davanti a se per alcuni minuti; il dito sul grilletto ed una vita davanti a se. Dopo un po', abbassò l'arma e la rimise al suo posto; successivamente, incominciò a dare ordini a tutti. Mentre gli amici si ricongiungevano a lui abbracciandolo mentre controllavano che non avesse nessun graffio, lui le chiese -perché mi hai risparmiato?- -da morto non mi servi a nulla- fu l'unica risposta mentre prendeva in mano le cartine del posto circostante ed elaborava un piano. Quella sera, nessuno riposò: chiusero ogni entrata e uscita, spostarono le armi dalle torrette sino alle finestre più vicine in modo da non dover uscire, vennero distribuiti armi e caricatori e instituiti i cambi di guardia, i pasti vennero razionati, l'acqua pure e nel tempo libero che rimaneva, vennero instituiti dei combattimenti; persino i suoi vecchi amici, furono costretti a partecipare. Ogni persona disponibile doveva aiutare per il bene della sopravvivenza di tutti; riguardo agli strani esperimenti che si conducevano: vennero tutti eliminati a mani nude da Selene. Non voleva sprecare munizioni, ne tempo; non appena ebbe finito, organizzò una piccola squadra per sorvegliarli e controllare che il loro unico lavoro si concentrasse nel trovare una cura a tutta questa pazzia. Il tempo oramai stringeva e l'orda di zombie era sempre più vicina; l'inevitabile scontro, avrebbe chiarito quali delle due specie avrebbe avuto la meglio.  
   
 
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