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Autore: Cara93    18/06/2016    1 recensioni
Una sera, riguardando vecchi episodi di Merlin, ho deciso di buttare giù un'idea che mi frullava da un po' in testa. Un crossover con la serie tv La Spada della Verità. Uther è ancora vivo, Artù è combattuto fra le sue responsabilità e il suo amore per Gwen. Merlino è ancora costretto a nascondere la sua natura, mentre Morgana trama alle spalle del re. In questo conteso, una misteriosa donna giunge da un'altra dimensione: Kahlan Amnell. Che fin da subito, esercita una sorta di attrazione verso il principe di Camelot e il suo mago. Ha bisogno di aiuto. Lo riceverà?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Contesto generale/vago
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Il viaggio verso il castello fu per i cavalieri più lungo e tetro del solito. Artù non riusciva ancora a scendere completamente a patti con le novità, che li avevano colpiti tutte assieme. Cosa avrebbe dovuto fare? Il dovere gli imponeva di denunciare tutti gli stregoni e gli insegnamenti di Uther erano impressi a fuoco nella sua mente: la magia è malvagia e ciò che è malvagio deve essere estirpato. Ma Merlino era un mago e non era malvagio, o almeno non aveva prove in tal senso. Come non lo era Gaius, che lo aveva medicato, fasciato e curato fin da quando era bambino. Almeno su una cosa aveva avuto ragione, si consolò il principe, Lady Kahlan è una specie di strega. Riguardo a quella donna, i suoi dubbi erano più pratici: rivelare o tacere a Uther ciò che aveva scoperto? Condannare a morte la donna, che possedeva un potere spaventoso, quello di privare una persona del libero arbitrio, oppure tenerla in vita per amore di suo padre e del suo equilibrio mentale? Merlino camminava vicino al suo signore, in silenzio, lo sguardo basso. Tutti si comportavano in modo leggermente diverso con lui, tranne Lancillotto e gli originari delle Terre Centrali e questo gli faceva male. Più di quanto avesse potuto immaginare. Era preparato ai giudizi, lo era sempre stato, fin dai tempi di Eldor. Solo che non aveva considerato un piccolo particolare: quando chi ti giudica sono le persone a cui hai affidato la vita, a cui l'affideresti senza esitazione e per cui ti batteresti; ecco, in quel caso, un responso negativo brucia più del più rovente rogo. Galvano sopportava a malapena la presenza di quegli esseri non completamente umani e, per la prima volta nella sua vita, concordò con il re di Camelot e suoi metodi. La magia lo stava privando di un amico e poteva uccidere lui e i suoi cari senza che se ne accorgesse. Si sentiva impotente e questo alimentava la sua paura. Sì, Galvano lo sfrontato, Galvano lo sprovveduto, Galvano l'incosciente aveva paura. Paura della magia. Ma era anche Galvano il cavaliere e non avrebbe giudicato Merlino e quelle persone solo sulla base di quel sentimento sgradevole. Percifal, invece, era totalmente disinteressato alla questione della magia. A lui non era mai importato, anzi, nella sua terra natia si diceva che la sua forza fuori dal comune fosse dovuta all'intervento di qualche fata o strega benevola o che fosse il figlio segreto di un gigante. Aveva sempre sorriso di quelle sciocchezze, aveva sempre ritenuto la magia una superstizione assurda e solo rare volte si era dovuto ricredere. Era ferito più dal silenzio dei suoi amici che dalla scoperta della natura di Merlino. A differenza di Artù, che combatteva contro la sua educazione e il senso del dovere verso il padre e il suo regno, Percifal aveva un solo pensiero in testa: non essere stato abbastanza.  Non si erano fidati di lui e lui, lo sapeva bene, se in una battaglia la fiducia tra i compagni non esiste, allora essa può considerarsi perduta.

Chase controllava la Mord-Sith da vicino. Era stata quella sensazione che lo aveva spinto lontano dai suoi compagni e dalla sua famiglia. Non l'avrebbe mai ammesso con nessuno, forse solo con Kahlan e, probabilmente, solo sotto Confessione. Aveva visto Kara aggirarsi per il bosco, dove un tempo c'erano le barriere che delimitavano le Terre Centrali dai Territori dell'Ovest, le stesse foreste che lui pattugliava da anni, ormai. Si era spinta fino ai confini a nord, dove un paio di settimane prima era scomparsa la Madre Depositaria, inseguita da un quadrato mandato da Richard. Inizialmente, quando aveva trovato Kahlan ferita ed affamata, che vagava sola per le Terre Occidentali non aveva creduto al suo racconto. Richard, il suo amico, il ragazzo che aveva istruito, non era come la donna lo aveva dipinto e mai lo sarebbe stato, ma si era dovuto ricredere prima di quanto si aspettasse. Prima un esercito di D'Hariani aveva invaso le Terre dell'Ovest, prendendo con la forza i poli politici delle città più importanti e stabilendo una ferrea dittatura militare. Tutti gli abitanti dovevano essere censiti, ai giovani era stata imposta la leva obbligatoria, pena la morte. I contadini dovevano pagare tributi assurdamente alti al D'Hara, senza ottenere in cambio il minimo servizio. Gli oppositori venivano arrestati e puniti pubblicamente, chi con la morte, chi con la mutilazione e chi con la tortura. Le Mord-Sith erano tornate, più numerose e crudeli di prima; erano loro ad avere il controllo militare, mentre quello politico, almeno all'apparenza era nelle mani dei generali del D'Hara. Poi, arrivarono i predicatori, o così li chiamarono i cittadini. Erano persone mandate ad osannare Richard, a proclamare la giustizia di quella situazione e a combattere contro i dissidenti. All'inizio i ribelli erano molti, ma bastarono poche settimane nelle mani delle Mord-Sith più esperte per trasformarli in altrettanti predicatori, che si moltiplicavano a dismisuara, sempre più convincenti, fino a rendere gli abitanti dei Territori dell'Ovest degli schiavi consapevoli, ma felici della loro condizione. Solo piccoli gruppi ben nascosti osavano ancora opporre resistenza al sovrano del D'Hara, che per stanarli usava qualunque mezzo, umano e magico. Solo quando anche i suoi figli vennero catturati dalle Mord-Sith e obbligati, i maschi all'addestramento militare, le più piccole a soddisfare le esigenze dei soldati, solo allora Chase e la sua famiglia avevano deciso di unirsi ai ribelli, dalla parte di Kahlan, che, nonostante le dure parole che le aveva rivolto quando ancora non le credeva, lo aveva aiutato a liberare e nascondere i suoi figli. Lui conosceva i boschi di confine, altri uomini e ragazzi, tra cui i suoi figli, lo avrebbero aiutato a pattugliarli, mentre sua moglie, insieme alle altre donne e ai più piccoli sarebbero state mandate in un luogo sicuro, di cui nessuno, nemmeno Kahlan, sapeva l'esatta ubicazione, per evitare che esso venisse scoperto, in caso di cattura. Poi, un giorno, Kahlan era sparita. Ed era comparsa Kara. Dal racconto della Depositaria, sembrava che la bionda l'avesse aiutata, ma da quel che aveva potuto vedere di persona, non era così. L'unica volta che l'aveva vista, prima di quella storia, la donna aveva cercato di liberarsi di tutti i simboli che caratterizzavano le Mord-Sith, a parte le Agiel e la divisa rosso-sangue. Ora quei simboli erano tornati al loro posto: lunga treccia, colletto dorato e una frusta al fianco. La sua espressione, poi, era, se possibile, più dura e inespressiva delle sue compagne, come se quello che aveva affrontato la rendesse ancora più impassibile verso il male e le ingiustizie della vita. Sembrava piegata. Aveva notato il suo strano comportamento, non poteva sapere che Richard le aveva ordinato di pattugliare i boschi in cerca del quadrato che stava inseguendo la Madre Depositaria, di farsela consegnare e ucciderla. Così Chase aveva deciso di seguirla, chissà come lei lo aveva sentito, si erano affrontati e lo aveva quasi ucciso. Poi, come la Depositaria era sparita anche lei. Sempre più preoccupato per Kahlan, era tornato al luogo in cui aveva affrontato la Mord-Sith, in cerca di qualunque cosa. Arrivato ad un ruscello, aveva sentito come uno strappo, come se qualcosa lo trascinasse lontano. La pressione era stata così forte, che era svenuto e, al suo risveglio, si era trovato in una terra straniera. L'aveva capito subito: l'aria non era più la stessa, il terreno, gli alberi, persino l'acqua era ostile ed estranea. A poco a poco si era adattato al cambiamento, il suo unico scopo era sopravvivere, solo poi avrebbe cercato Kahlan e un modo per tornare a casa. Vivendo al limitare della foresta, nei pressi del castello, spesso aveva dovuto evitare i ricognitori di Uther, aveva imparato a trattare con i commercianti dei villaggi limitrofi barattando o comprando, quando poteva, ciò di cui aveva bisogno. Non aveva mai trovato resistenza fra i bottegai e nemmeno curiosità, forse per la sua mole, forse per il suo silenzio ostinato ogni volta che qualcuno gli chiedeva di raccontare qualcosa di sè, Chase non lo sapeva dire, ma gli andava bene così. Non si era mai spinto fino al castello e non aveva mai nominato la Madre Depositaria, nonostante tutto, aveva tenuto le orecchie bene aperte, cercando di scoprire il più possibile, certo che una donna come Kahlan, inseguita da quattro soldati e da una donna in rosso fosse difficile da ignorare. Solo la fortuna gli aveva fatto incontrare i cavalieri di Camelot. O sfortuna, a seconda dei punti di vista.

Uther stava ancora camminando con Morgana, quando una serva li raggiunse. Una ragazzina che, muta e tremante, consegnò al monarca un biglietto. L'uomo non riconobbe la scrittura, ma una volta letto, il suo volto si adombrò. Rigido, salutò Morgana, pregando la ragazza di perdonarlo per la sua maleducazione. Lei lo fissò interdetta per un istante. Solo quando il re fu abbastanza lontano, Morgana si arrischiò a sorridere soddisfatta.

Morgause stava cavalcando verso le terre di re Cenred. L'ultima volta che era stata da quell'inetto si era sentita rifiutare il suo aiuto per recuperare il Calice della Vita, che avrebbe reso il suo esercito immortale. Aveva un altro piano, ma sapeva che sarebbe riuscita a convincerlo, nonostante le precedenti sconfitte. Perchè questa volta aveva tra le mani qualcosa che nessuno avrebbe potuto contrastare ed era certa che il suo alleato avrebbe preferito stare dalla parte dei vincitori, la sua, piuttosto che subire la sorte dei perdenti.

Dopo l'inaspettato rifiuto di Cenred, l'Ultima Sacerdotessa aveva cavalcato fino all'Isola dei Beati, nel tentativo di riorganizzarsi e trovare qualcosa o qualcuno che la aiutasse a far rinsavire l'uomo che fino a poco tempo prima poteva chiamare alleato. Era troppo arrogante e sicura di sè per ammettere che forse, le lusinghe non bastavano più e Cenred aveva bisogno di rassicurazioni. Aveva perso buona parte del suo esercito nella lotta contro Camelot e i suoi soldati avevano minacciato un ammutinamento. Non poteva rischiare di nuovo. Le sue patetiche scuse le risuonavano nel cervello, ma non poteva fare a meno di maledire Uther e suo figlio. Era tutta colpa loro. A metterla maggiormente in difficoltà, Morgana aveva cominciato ad avere ripensamenti. Quell'ingenua credeva davvero che bastasse contrattare con Uther per ottenere il rispetto che la loro gente meritava. Per rimetterla in riga, aveva dovuto inventare una piccola bugia: le aveva rivelato che Uther era in realtà suo padre. Non era affatto vero, ovviamente, anche se il potente re aveva avuto una relazione segreta con la loro madre, Lady Vivian. Lei era venuta a conoscenza, oltre che della loro tresca anche di un altro particolare: tutti credevano che fosse la madre di Artù, Igraine a non poter avere figli quando in realtà era lo stesso re sterile. Nimueh, che l'aveva istruita, le aveva confessato che Uther lo sapeva, ma che aveva incolpato la moglie della mancanza di eredi. In realtà, l'incantesimo era stato compiuto sullo stesso re e avrebbe dovuto ucciderlo, non fosse stato per il sacrificio di Igraine, che, da donna generosa e grande regina qual'era, si era sacrificata per il bene del regno, non ancora pronto alla perdita del suo sovrano. Il peso delle sue colpe aveva schiacciato Uther, portandolo ad un odio contro la magia, lo stesso odio che provava verso se stesso.

Arrivata all'Isola dei Beati, aveva percepito una forza diversa, che forse avrebbe potuto sfruttare. Cercando di imbrigliare quell'energia, si era ritrovata in un luogo estraneo: se prima era cicondata da rocce e vette impervie, ora si trovava in un deserto. Morgause, lo avrebbe scoperto fin troppo presto, si trovava nel D'Hara, il regno di Richard Rahl.

Durante i mesi di assenza di Kahlan e Zedd, Richard, su consiglio di Ravenna, aveva radunato tutti i libri di magia presenti nella biblioteca di Darken Rahl e, minacciando una Sorella della Luce, aveva appreso tutto quello che poteva sapere, anche se ancora non gli bastava. Come Zedd aveva sempre affermato, era un talento naturale e impiegò pochissimo ad apprendere quello che normalmente avrebbe imparato in una vita intera. Però, ora aveva tutti i mezzi a disposizione per legarsi al suo unico vero amore, quella che era la vera parte di lui: Ravenna.

Dopo la fuga di Kahlan, avvenuta perchè Kara, la sua fedele Mord-Sith lo aveva tradito, Richard la punì duramente, imponendole un giuramento di fedeltà che lei aveva ignorato alla prima occasione. L'obbiettivo di Kara era liberare Zedd, che era stato tanto stupido da tornare al Palazzo del Popolo dopo aver aiutato Kahlan a fuggire. Il vecchio mago era stato catturato e Kara sapeva che non sarebbe stato facile liberarlo. Dopo aver formulato e scartato piani, soppesato i pro e i contro di ogni sua idea, alla fine decise di fare quello che avrebbe ritenuto impensabile: stringere un patto con l'uomo che aveva tradito, Darken Rahl. Sapeva che le sue sorelle non l'avrebbero accolta bene, ma doveva tentare.

Kara lo aveva doppiamente deluso, aveva stretto un patto con Darken Rahl e le sue Mord-Sith, che lo avevano attaccato, incuranti delle raccomandazioni di Kara. Suo fratello era stato incarcerato, mentre Richard aveva altri piani per le Mord-Sith. Le avrebbe piegate, sfruttandole come il suo predecessore aveva fatto, ma per poterlo fare aveva bisogno del loro appoggio incondizionato. Non gli restava altro da fare che non rieducarle. Essendo, ormai, abituate al dolore dell'Agiel, avrebbe dovuto trovare un altro modo. Con l'aiuto di Ravenna, complice anche l'instabilità del Mondo Sotterraneo, che senza il Guardiano era andato alla deriva, liberando sulla terra gli spiriti che vi erano imprigionati, Richard li aveva incatenati e sfruttati per far impazzire le Mord-Sith. Le più resistenti vennero tenute in isolamento, rinchiuse nelle grotte disseminate per tutto il territorio, senza cibo nè acqua, con a guardia alcuni soldati. Private delle loro armi e della libertà, molte si erano arrese di buon grado alla seconda parte della sua rieducazione, che consisteva nella modificazione della memoria. Richard, da Cercatore, sapeva per esperienza che uno schiavo reso tale per costrizione, prima o poi si sarebbe ribellato al padrone, mentre chi avesse scelto di sua volontà di servire, più difficilmente lo avrebbe fatto. Per questo, le Mord-Sith ricordavano di aver tradito Darken, essendosi rese conto della verità delle azioni di Richard. Solo Kara rappresentava per lui un problema. Non era come le altre e temeva un'altra sua ribellione, nonostante le premesse. Il suo legame inaspettatamente forte con la Madre Depositaria la rendeva priva di fiducia. Sempre guidato da Ravenna, Richard decise di tentare un esperimento estremo: le cancellò la memoria, sostituendala con quella di una Mord-Sith che non aveva retto alla furia degli spiriti e si era tolta la vita. Temendo che quella soluzione non fosse abbastanza, per un ulteriore sicurezza, Lord Rahl le ordinò di inseguire Kahlan e ucciderla, anche se già sapeva che la donna aveva attraversato le barriere che aveva eretto ai confini delle sue terre. Ravenna aveva ipotizzato che fossero un portale dimensionale e che bisognava essere cauti, ma Richard non vi aveva dato molto peso, almeno finchè non arrivò dall'altra parte l'Ultima Sacerdotessa.        
   
 
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