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Autore: Seekerofdreams_    18/06/2016    1 recensioni
Anne è una ragazza piena di ambizioni e sogni, si trasferisce a Manchester per raggiungere suo fratello e continuare gli studi per diventare una stilista di successo. Si tiene a distanza di sicurezza dall'amore e dai coinvolgimenti emotivi che potrebbero intralciare il suo cammino e tutto sembra andare per il verso giusto: frequenta le lezioni tutti i giorni, conosce nuove persone e instaura amicizie che è sicura dureranno in eterno. Si sente al pieno delle sue forze, lavora duramente, ma ben presto si ritroverà a fare i conti con il suo cuore e con il rapporto con il coinquilino di suo fratello. Imparerà che le tragedie possono accadere, che alla vita non importa quanti anni tu abbia o quali siano i tuoi sogni per colpire, bisogna essere grati per quel che si ha ogni giorno. Imparerà soprattutto che conta il modo in cui decidi di alzarti e intraprendere una nuova strada per far si che si possa ricominciare a vivere la vita in un modo completamente diverso senza dover rinunciare a niente.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Il senso della vita è quello di trovare il vostro dono. Lo scopo della vita è quello di regalarlo.
(Pablo Picasso)

 

*

 

 

Poggio la valigia nella stanza di mio fratello e lascio cadere lo zaino a terra. Mi guardo attorno dirigendomi verso la piccola finestra per respirare un po' d'aria fresca. Durante le visite con i nostri genitori, data la mancanza di spazio, raramente siamo rimasti a dormire qui. La maggior parte delle volte siamo stati in albergo. Ora invece c'è un piccolo letto pieghevole in un lato, accanto alla scrivania bianca, che sarà il mio letto fino a quando non troverò una vera e propria sistemazione.

“Ehi scriciolo, vuoi mangiare qualcosa?”

Chris tiene una mano sulla porta per tenerla aperta e mi sorride “No, grazie. Penso che mi stenderò un po' sul letto per riposare prima”, dico sorridendogli. Lui annuisce prima di lasciarmi ancora una volta sola. Sistemo le lenzuola sul letto e metto la federa al cuscino prima di stendermi a pancia in giù e chiudere gli occhi per qualche secondo. I prossimi giorni saranno impegnativi, tra il test d'ingresso, la ricerca della casa e l'ambientarmi. A sedici anni non vedi l'ora di partire, andare lontano da casa e vivere da solo, ma poi il tempo passa, arriva davvero quel giorno e ti rendi conto che saresti rimasto volentieri un altro paio di anni ad ascoltare i rimproveri dei tuoi genitori. Apro gli occhi fissando il muro bianco senza realmente vederlo. Recupero il cellulare dalla tasca dei jeans e controllo le varie notizie sui social. Passo così quindici minuti interi a spulciare un profilo di moda, la mia più grande passione. Se penso alle materie che dovrò studiare alla scuola d'arte, l'eccitazione si fa sentire. Fin da piccola ho sempre amato disegnare abiti sui quaderni di scuola e quando giocavo con le bambole chiedevo sempre alla mamma qualche vestito vecchio da poter strappare e utilizzare nuovamente per creare qualcosa di diverso. Ho imparato a cucire a dodici anni e il mio primo bozzetto l'ho realizzato due anni più tardi.

Mi metto seduta e tiro fuori dallo zaino il mio portamonete. Un foglio, piegato e un po' rovinato, è il ricordo più caro che ho legato a questo sogno di diventare una stilista di successo.

Torno ad allungarmi dopo averlo riposto con cura, vorrei passare del tempo con mio fratello, ma allo stesso tempo non voglio essere di troppo per la sua solita vita, così mi costringo a chiudere gli occhi per riposare.

Non so per quanto tempo dormo, mi sembrano passate ore quando: “Annette?” mi sento chiamare. Con gli occhi ancora chiusi, cerco di colpire Chris con il braccio. “Non mi chiamare così!”

Lo sento ridere di gusto e mi unisco a lui ricordando le mie scenate da prima donna ogni volta che qualcuno si permetteva di chiamarmi in quel modo.

“Non ti è mai piaciuto”, mi fa notare.

“Il mio nome è Anne, sei tu che a scuola hai messo in giro quella stupida voce! Dovrei picchiarti adesso!”

Incrocio le braccia al petto, ora del tutto sveglia, mentre lui continua a ridere e prendermi in giro. Scuoto la testa rassegnata e mi lascio stringere dal suo abbraccio. Rimaniamo sul lettino in silenzio, non so a cosa sta pensando, non so se è felice di condividere la sua nuova vita con la sua sorellina più piccola, ma in qualche modo io sono serena all'idea di averlo con me. Forse è sbagliato, non è giusto far affidamento su altre persone, ma è il mio fratellone. Tante volte, con i miei genitori, ho fatto la dura, facendo finta di non essere spaventata del trasferimento, in realtà avere Chris con me mi fa avere meno paura del futuro.

“Hai dormito tutto il pomeriggio, che ne dici di mangiare qualcosa? Io avevo intenzione di uscire con Matthew, ti va di venire con noi?” chiede.

“Matthew? C'è anche lui?”

“Si, quando è rientrato dormivi già!”

Annuisco e rifletto sulla sua proposta. Mi piacerebbe uscire con lui, ma in realtà oggi non ho concluso niente per quanto riguarda lo studio e domani mattina voglio svegliarmi presto, ho solo un'altra settimana di tempo per prepararmi adeguatamente.

“Io resto qui, studio qualcosa. Domani mi aspetta una giornata intensa, prima trovo una sistemazione e prima finisco di scocciarti!”

“Stai zitta! Lo sai che puoi restare qui quanto vuoi, per me non è un problema” dice serio.

“Grazie fratellone!”.

Ci alziamo entrambi e raggiungiamo la piccola cucina di casa. C'è un tavolo di legno chiaro attaccato al muro, con quattro sedie. Un piano cottura e un frigorifero alla destra della porta, il lavello accanto alla porta-finestra che dà su un balcone di pochi metri quadrati. Le pareti sono di un tenue giallo ocra e la parete accanto agli infissi è ricoperta di mattoncini rossi. Nonostante sia piccola l'ho sempre amata, mi ricorda le cucine in stile americano dei telefilm e, se potessi, la porterei con me nella mia futura sistemazione. Seduto a tavola c'è un ragazzino dal viso infantile e della montatura degli occhiali più grande del dovuto. Mi sorride allegramente, rivelando un apparecchio per i denti.

“Ciao! Tu devi essere Anne, io sono Matthew” dice tendendomi una mano. La afferro ricambiando il sorriso e stranamente sento uno strano senso di familiarità nel corpo.

Mi siedo accanto a lui mentre Chris finisce di preparare la cena. Guardo verso il corridoio e mi chiedo se Tyler si unirà a noi.

“Sei emozionata?”

Alzo lo sguardo su Matthew e noto i suoi occhi verdi fissi su di me. Mi schiarisco la voce mentre sento Chris nascondere una risata con un colpo di tosse.

“Un po'” ammetto sincera. “Tu cosa studi?”

“Matematica” risponde e io annuisco dandomi mentalmente della stupida. Che altro poteva studiare? Ha la faccia di chi passa molto tempo sui libri e il restante in un mondo tutto suo.

“Sono al secondo anno” continua poi aggiustandosi gli occhiali sul naso. “La tua scuola è vicino allo studio in cui faccio lo stage, anche se c'è Chris, se hai bisogno di qualcosa puoi chiedere tranquillamente!”

Gli sorrido grata: “Grazie!”

Chris poggia a tavola i nostri piatti e Matthew si alza pronto per lasciare la stanza.

“Buona cena!”

“Non mangi con noi?” chiedo e lui scuote la testa “Già fatto, ora vado a fare una doccia. Tuo fratello insiste per uscire” borbotta e Chris ride guardandolo andare via.

“E' simpatico” dico iniziando a mangiare. La carne è più buona di quello che mi aspettavo e osservo orgogliosa mio fratello. Quando eravamo piccoli non era bravo nemmeno a preparare un uovo!

“Si, è un bravo ragazzo. Particolare, ma è divertente quando si lascia andare”.

“Quanti anni ha? Non portarlo sulla cattiva strada” dico divertita.

Sorride anche lui “Guarda che ha un anno meno di me eh! Sembra un bambino, ma non lo è, tranquilla!”

“Sul serio? Ma è piccolo!” dico incredula.

Scoppia a ridere riempiendo i nostri bicchieri d'acqua. “Scommetto che cambieresti qualcosa del suo stile!”

“Mi sembra esagerato spaventarlo già il primo giorno” dico unendomi alla sua risata. Ci guardiamo complici per poi tornare a mangiare. Rimaniamo in silenzio per un po', ognuno perso nei propri pensieri, ma entrambi felici di trovarci insieme.

“Hai sentito mamma e papà?”

Annuisce. “Si, ci ho parlato prima. Ti salutano, ho detto che li avresti richiamati dopo cena”.

“D'accordo, sistemo qui e li chiamo” dico alzandomi per sparecchiare la tavola.

Mi aiuta e mentre io lavo, lui sistema tutto. Ci spintoniamo ogni tanto, schizzandoci l'acqua e sorridendo come facevamo a casa durante le cene di famiglia. La luce del sole filtra dal balcone e mi giro a osservare il cielo sorridente.

Un'ora dopo mi ritrovo china sui libri. Il tavolo della cucina è coperto da fogli, bozzetti e fax-simili del test d'ingresso. Ho chiamato i miei dopo che Chris e Matthew sono usciti, ho raccontato della giornata badando bene a mantenere un tono di voce basso – Tyler dovrebbe essere ancora nella sua stanza – mi sono sembrati un po' allarmati, o forse si sentono soltanto soli. Mi rendo conto di star stringendo tra le labbra il tappo della penna, così passo il dorso della mano sulla bocca e mi concentro a studiare cultura generale. Il test non dovrebbe spaventarmi così tanto, eppure è un possibile scoglio davanti ai miei sogni. Non ho controllato le iscrizioni di quest'anno, ma so di certo che solo cento persone saranno ammesse, venticinque per ogni classe: moda, fotografia, design degli interni e oreficeria.

Non mi va di pensare ad un'altra strada da intraprendere in caso di fallimento, credo nelle mie potenzialità e poi, mi sembra di non essere brava a fare altro se non disegnare abiti. Mi vedo già proiettata in una stanza a studiare i vari tipi di stoffa, o in un'altra a vedere realizzati i miei disegni. Chissà quante altre persone stanno facendo questi miei stessi pensieri però. Ce ne saranno tanti bravi come me o anche di più, ma non ho intenzione di arrendermi. Sorrido infondendomi coraggio da sola.

“E' interessante la parete?”

Mi giro di scatto facendo cadere la penna sul tavolo. Tyler è fermo sulla porta e mi guarda con un sopracciglio alzato. Devo essermi incantata a guardare il muro, persa fra i miei pensieri, così tossisco imbarazzata.

“Pensavo” dico scrollando le spalle.

“Ti dispiace se preparo qualcosa da mangiare?”

Scuoto la testa, buttando poi un'occhiata all'orologio: sono le dieci di sera. Non è un po' tardi per mangiare?

“Mi sposto in camera, così puoi mangiare tranquillo” dico alzandomi e raccattando le mie cose.

“Se vuoi puoi restare, fammi solo un po' di spazio da un lato!”

Il suo tono sembra sempre così svogliato anche quando vuole sembrare carino. Evito di farmi domande, nonostante la mia curiosità, e impilo i fogli e i libri da una parte. Mi siedo nel lato corto del tavolo in modo da lasciargli l'altro lato del tutto libero e provo a leggere qualcosa per evitare di disturbarlo. Armeggia tra i fornelli e il frigorifero in silenzio. Sistema un bicchiere e un piatto su una piccola tovaglietta di fronte a me e poco dopo si siede sospirando. Non parliamo, rimaniamo incastrati in un silenzio imbarazzante. Leggo e rileggo per l'ennesima volta la stessa frase mentre lui mangia a testa bassa. Sono tentata più volte di alzarmi per andare via, ma non mi sembra mai il momento giusto. Sbircio un'altra volta dalla sua parte e mi sembra così vuoto. Scrollo le spalle e torno a leggere.

Si alza per lavare e mettere in ordine, ed è lui a lasciare per primo la stanza: “Buonanotte!”.

“'Notte” dico di rimando rilasciano aria che non sapevo di star trattenendo. Continuo a fare esercizi per mezz'ora, poi decido di ritirarmi in camera anche io. Mi preparo per la notte, vado in bagno e pettino i capelli lunghi fissando il mio riflesso allo specchio. Esco agitata di poterlo incontrare di nuovo, ma in pochi passi sono al sicuro in camera. Vorrei aspettare Chris sveglia così accendo il piccolo televisore che ha in camera, ma basta poco per prendere sonno ancora una volta.

 

*

 

Quando mi sveglio, Chris sta russando nel suo letto a pancia in giù. Rido stiracchiandomi i muscoli e controllo il cellulare. Scrivo un tweet di buongiorno e sbircio curiosa le novità. Sono le otto, così mi concedo una mezz'ora di svago prima di iniziare la giornata. Mi giro e rigiro nel letto cercando una posizione comoda per leggere dal cellulare, ma finisco per sbuffare e rimanere a fissare il soffitto facendomi mentalmente una lista delle cose da fare oggi.

Come prima cosa dovrei controllare il tempo, le tende sono chiuse, ma sembra che anche oggi sia una bella giornata. Potrei uscire alla ricerca di qualche annuncio per una stanza, per poi fermarmi a studiare da qualche parte, o tornare qui. Dovrei chiedere a Chris, ma mi dispiace svegliarlo, così decido di prepararmi da sola. Recupero un cambio di biancheria pulita dalla valigia, dei jeans, una camicetta e dei calzini dello stesso colore e mi reco in bagno, per fare una doccia. La casa sembra avvolta nel silenzio, cerco di fare in fretta e di fare meno rumore possibile. Quando esco, mi rendo conto di non aver pensato all'accappatoio. Mi do della stupida e cerco di ricordarmi qual è quello di mio fratello. Alla fine prendo il mio asciugamano del viso e lo passo per il corpo, prendendone poi un altro, di colore blu, per avvolgerci i capelli. Mi vesto in fretta, mentre il vapore caldo della doccia mi fa quasi sudare. Chiudo i bottoni della camicia e recupero i panni sporchi e il pigiama per portarli in camera. Apro la porta ritrovandomi Metthew davanti con il pugno alzato, segno che stava per bussare.

“Scusa Anne!” dice mortificato.

“Buongiorno!” rispondo allegra. “Tranquillo, ho finito”.

Osserva l'asciugamano intorno ai miei capelli e sorride.

“Sai che quello è di Tyler, vero?”

Porto la mano di scatto alla testa e balbetto qualcosa di indefinito.

Mi guarda accennando un sorriso “Non è successo niente, dai! E' in cucina comunque” dice, per poi superarmi e rinchiudersi in bagno. Lo guardo sparire dietro la porta e mi copro il viso con le mani prima di schiarirmi la voce e dirigermi verso la cucina. Come annunciato da Matt, Tyler è seduto a tavola.

“Io... pensavo fosse di Chris!” annuncio rimanendo alla porta.

Alza lo sguardo verso di me, mi osserva, notando poco dopo il suo asciugamano tra i miei capelli. Per un attimo sul suo viso mi sembra di notare un'espressione di disagio, poi semplicemente scuote la testa “Non fa niente, ne prenderò un altro”, dice.

Annuisco, indugiando qualche secondo sul posto, prima di andare in camera. Chris dorme ancora così friziono bene i capelli, cercando di eliminare quanta più acqua possibile e li intreccio evitando di asciugarli. Rimango in camera nonostante lo stomaco brontoli per la fame. Preparo lo zaino con i libri e decido di svegliare Chris per informarlo che sto uscendo.

“Mmh...” si lamenta.

“Chri, io esco, ok? Ci vediamo più tardi!”

Sbatte le palpebre assonnato cercando di mettermi a fuoco: “Dove vai?”, chiede.

“Faccio un giro per cercare casa e mi fermo a studiare da qualche parte, stai tranquillo, mi ricordo gli autobus per andare e tornare dal centro”.

Annuisce, sembra un po' preoccupato ma alla fine cede.

“Fai attenzione e chiamami se hai bisogno di qualcosa!”

“Lo farò, ci vediamo a pranzo” dico sistemando lo zaino. Guardo il mio riflesso allo specchio e sospirando esco. Saluto Matthew e Tyler in cucina e mi chiudo la porta alle spalle senza dare il tempo al primo di fare domande.

L'aria è abbastanza calda, sistemo gli occhiali da sole sul naso e cerco di fare mente locale per andare a prendere l'autobus che mi porterà in centro. L'appartamento di mio fratello non è molto distante dalla zona universitaria, ma la mia scuola è piuttosto centrale così provo ad iniziare a cercare da quella parte. Non sono molto sicura di riuscire a trovare qualcosa di economico lì, ma tentar non nuoce. Mi guardo attorno contando le fermate fino a quando riconosco il nome della via. Mi preparo a scendere e una volta fuori prima di ogni altra cosa, vado a fare colazione. Osservo la zona, seduta ad un tavolino fuori dal bar. La facciata della scuola è in stile barocco, distinguendosi così dal resto della zona. Accanto alla porta un lungo poster descrive i corsi di studi. Nonostante l'ora, c'è un bel via vai di persone e dopo aver pagato la colazione mi dirigo agitata verso l'interno. Non mi è possibile visitare le aule, così mi limito a camminare nell'atrio osservando la bacheca all'ingresso in cerca di annunci. Ce ne sono alcuni interessanti; le camere, dalle foto, sembrano nuove, ma i prezzi rispetto alla zona in cui si trova l'appartamento di Chris, sono esorbitanti. Prendo comunque qualche numero, faccio delle foto agli annunci e mi giro a guardare quella che spero sarà la mia scuola per i prossimi tre anni. I pavimenti sono bianchi e lucidi, il corrimano della scalinata è di un nero brillante. Appese alle pareti varie opere realizzate dagli studenti della scuola e una vetrina, accanto alla porta che indica la segreteria, raccoglie tutti i premi vinti negli anni, certificati e copertine di riviste importanti. Sorrido osservando alcuni studenti uscire, mi accodo a loro e inizio a chiamare diversi numeri per fissare appuntamenti e visitare le camere.

La prima che chiamo, dalla voce, mi sembra piuttosto scocciata. Cerco di mantenere la calma, ma “Non cerchiamo alunni del primo anno” dice scontrosa e così, senza pensarci su, le chiudo il telefono in faccia. Butto l'annuncio in un secchio e passo a chiamare il secondo.

“Si?”

“Buongiorno, la chiamo perché ho trovato un annuncio per una camera”, dico velocemente.

“Oh, ciao! Dovrei fare un giro a togliere gli annunci, abbiamo già affittato la camera” ribatte dispiaciuta. Sospiro ringraziandola comunque e chiudo la chiamata. Vado avanti così per un bel po', scoraggiata e stanca. Sembra che tutte le case siano occupate. Mi rendo conto di essere arrivata tardi, ma fino alla fine ero indecisa se provare ad entrare in questa scuola a Manchester o provare la scuola di moda a Londra. Quando finalmente riesco ad ottenere un appuntamento, mi sembra di essere ringiovanita di cinque anni.

“Se sei nei paraggi puoi venire anche ora”, dice la ragazza e io mi faccio spiegare come raggiungere esattamente la sua via. Mi incammino guardandomi attorno, cerco di studiare il percorso per poi farlo al ritorno e dopo circa quindici minuti a piedi mi ritrovo davanti ad un palazzo piuttosto vecchio. Faccio una smorfia e suono al citofono indicato, quando mi aprono spingo il portone verde e mi faccio coraggio. L'ingresso è un po' angusto, salgo le scale fino al terzo piano e mi pento già di aver accettato di visitarla. Non potrei mai abitare in questo posto!

“Ciao, tu devi essere Anne! Io sono Geordie, lei è Vinny”. Ad accogliermi due ragazze più alte di me. Mi fanno cenno di seguirle dentro casa e io rabbrividisco. L'interno mi provoca lo stesso effetto freddo e nauseante, mi sembra quasi impossibile che a viverci siano due studentesse di una scuola di arte.

“La casa è un po' buia” dico senza riuscire a trattenermi. Si scambiano uno sguardo eloquente prima di aprire la porta della camera in affitto. C'è una finestra che dà su un'altra costruzione più alta, che impedisce l'entrata dei raggi del sole e io mi sento soffocare. Non vedo nemmeno il resto, cinque minuti dopo sono nuovamente per strada senza nessun annuncio tra le mani.

Torno verso la scuola e compro un biglietto per l'autobus che mi riporterà a casa. Non c'è posto, così rimango in piedi, stanca e un po' demoralizzata. Quando scendo alla fermata, decido di proseguire verso il campus dell'Università. Vorrei aver scelto una facoltà tipo Economia, come Chris o addirittura Matematica. Almeno da queste parti gli affitti sono abbordabili ed hai perfino l'opportunità di guadagnarti una camera negli alloggi studenteschi. Cammino nel giardino, osservando studenti girovagare e chiacchierare. Qualcuno è seduto a studiare sotto un albero, altri seduti su panche di legno riparate dal sole. Ne trovo una libera e decido di fermarmi a ripassare. Mi guardo attorno sentendomi leggermente fuori posto, mi chiedo se ci si possa abituare mai alla frenesia e al chiacchiericcio di tutta questa gente. Da quello che mi ha raccontato Chris le università private non sono sempre viste di buon occhio, così tiro fuori i libri in fretta, nascondendo il titolo del libro: “Scuola d'arte: Volume di preparazione al test d'ingresso”.

Sembra che nessuno faccia caso a me, devono essere tutti abituati a vedere facce nuove, così mi immergo nel ripasso della classificazione dei colori.

Mi cronometro nella compilazione di un test di prova e mi compiaccio di aver guadagnato qualche minuto rispetto alla prova precedente. Alzo la testa dai libri quando il cellulare mi avverte dell'arrivo di un messaggio: “Dove sei?”.

Guardo l'orologio e mi affretto a sistemare tutto nella borsa, non mi sono resa conto del tempo trascorso ed è arrivata ora di pranzo. Avvio la chiamata verso mio fratello e: “Arrivo!”.

Esco dal campus e affrettando il passo non mi ci vogliono più di dieci minuti per arrivare a casa. Il portone d'ingresso è aperto così salgo le scale di corsa e suono all'interno numero otto. Sposto il peso sulla gamba sinistra in attesa e intanto sento un trambusto provenire dall'appartamento di fronte. La porta è aperta e una ragazza bionda sembra indaffarata a spostare scatoloni. Alza lo sguardo, forse sentendosi osservata, e mi rivolge un sorriso solare. Lascia tutto e viene verso di me sul pianerottolo.

“Ciao!” dico sorridendo.

“Ciao a te! Abiti qui? Mi sono appena trasferita in questo appartamento e conoscere i vicini era la seconda cosa che volevo fare oggi!”

Sorrido coinvolta dal suo entusiasmo. “In realtà è l'appartamento di mio fratello, io sono qui per qualche giorno. Sto cercando una sistemazione definitiva”.

Il suo viso sembra illuminarsi, torna dentro casa dicendomi di aspettare. “Dove sono?” la sento chiedere. Sbircio dalla porta d'ingresso e poco dopo torna porgendomi un foglio.

“Bé, io cerco una coinquilina!” annuncia divertita. Sposto lo sguardo da lei al foglio e sorrido: “Cercasi ragazza (studentessa) per condividere appartamento. Primo anno, amante degli animali e, aspetto fondamentale, pulita!”.

Sotto un numero di telefono per i contatti. Mi sembra quasi di tornare a respirare, tendo la mano verso di lei presentandomi e lei, con un gran sorriso ricambia la stretta.

“Io sono Caitlin! Vuoi fare un giro adesso?”, chiede e sto per ribattere quando la porta dell'appartamento alle mie spalle si apre: “Scusa Anne, stavo rischiando di bruciare tutto!”.

Mio fratello parla a velocità supersonica e io scoppio a ridere davanti alla faccia divertita di Caitlin e quella da pesce lesso di mio fratello quando la nota.

“Lei è?” chiede rivolto verso di me.

“Ehm, la tua nuova vicina di casa e la mia futura coinquilina molto probabilmente!”.

“Oh, non sapevo nemmeno fosse in affitto” dice indicando l'interno nove.

“E' dei miei nonni”, ci spiega lei. “Vai a mangiare, tanto io sono dentro a sistemare. Quando vuoi venire a dare un'occhiata ti basta suonare!”

Annuisco ringraziandola e quando mi chiudo la porta alle spalle sorrido. Raggiungo la cucina e mi butto sulle spalle di Chris: “So che non mi volevi tra le scatole, ma giuro che farò la brava!”.

Sorride afferrandomi le gambe divertito per poi poggiarmi giù.

“Non sei mai stata brava, ma sono contento di averti qui, te l'ho già detto!” dice abbracciandomi. Annuisco chiudendo gli occhi e lasciandomi stringere, sono contenta anche io di non allontanarmi da lui e da questa casa.

 

 

____________________________________________

Nda.

Buonasera! Eccomi con l'aggiornamento, era previsto per ieri, ma non sono riuscita a pubblicarlo. Siamo solo all'inizio, ma già abbiamo fatto la conoscenza di quasi tutti i personaggi più importanti. So che avete poche cose su cui basarvi, ma fin'ora chi vi ha colpito di più? L'esuberante Caitlin, il misterioso Tyler, lo strano Matthew o il dolce Chris?

Fatemi sapere cosa ne pensate e a prestissimo,

Serena.

   
 
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