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Autore: Lory221B    19/06/2016    3 recensioni
Raccolta di one-shot Johnlock, di genere vario.
Aggiunta la 13) "Oh what a night": perchè Sherlock ci ha messo così tanto a capire?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Due scemi innamorati


« Sherlock, no fermo » fece John, con un tono prima paziente, poi con una certa urgenza di bloccare Sherlock e i suoi frenetici esperimenti sessuali.


« Cosa c'è? » chiese il detective, infastidito, spostando un ciuffo che gli era finito sulla fronte. L’espressione imbronciata non si addiceva ad un quarantenne che stava sperimentando, per la prima volta, le gioie del sesso e in particolare dei preliminari.

John sospirò e si passò una mano tra i capelli, cercando di calmarsi, perché la situazione si stava facendo surreale «Sembra che tu stia eseguendo un programma »

« Ho letto che si fa così » rispose il detective serio, senza malizia né sottointesi, ricominciando ad accarezzare il suo bel dottore.

« Sì che si fa così, ma in maniera meno meccanica » rispose, bloccandogli la mano e storcendo leggermente la bocca.

Il detective sembrò mortalmente ferito, rimase per qualche secondo con la bocca aperta e poi, si girò sull'altro fianco, lo sguardo fisso verso il muro.

John si morse la lingua e lanciò uno sguardo disperato verso il soffitto « Possiamo parlarne? »

« No » rispose soltanto Sherlock, continuando a guardare il muro, offeso, cercando di concentrarsi su altro. Su quello stupido muro bianco, senza carta da parati, che stava giudicando la sua pessima performance sessuale. No, forse non era quello che aveva in mente quanto aveva deciso di concentrarsi su altro.

« Se lasciassi che ti guidi io... » tentò John, spostando una mano sul fianco del detective che inevitabilmente la prese e l’allontanò da sé  « Non sono la tua bambola gonfiabile » commentò.

« Non ho mai detto…cavolo Sherlock! Sei allucinante. Come vuoi » E John si alzò, frustrato e si diresse in cucina a farsi un tè. O qualcosa di decisamente più forte, qualcosa che non gli ricordasse che aveva messo da parte ogni indugio per fidanzarsi con un sociopatico, asessuale, vergine, la cui esperienza si limitava a qualcosa letto nei manuali, su internet e visto su you porn.

Di quest’ultima cosa non era nemmeno sicuro, probabilmente Sherlock non avrebbe mai scelto un approccio così convenzionale, si sarebbe fidato più di qualche dvd di divulgazione scientifica. Come se esistessero dvd di discovery channel sull’accoppiamento tra uomini. C’erano? Nel caso, sicuramente il suo moro, imbronciato fidanzato, li avrebbe trovati.

Mise a riscaldare l’acqua e cercò di svuotare la mente per qualche minuto, fissando il liquido che bolliva.

Sherlock, intanto, era rimasto sullo stesso fianco a fissare lo stesso muro. Credeva che John sarebbe tornato subito e avrebbero fatto pace, ma il dottore non accennava a rimettere piede in camera.

Il detective fu tentato di cercare su internet, qualche forum su consigli di coppia, ma la cosa non lo aiutò per niente, anzi lo preoccupò. Se non avessero raggiunto una buona intesa, probabilmente John avrebbe cercato altrove e si sarebbero lasciati.

Non era una soluzione contemplabile.

Si mise a sedere nel letto, pensando che forse, per una volta, doveva mettere da parte la sua personalità dominante e lasciare condurre il gioco al suo fidanzato.

John, nel frattempo, aveva smesso di fissare l’acqua. Prese la sua bustina di tè, la sua tazza e si sedette appoggiando entrambi i gomiti sul tavolo della cucina, cercando di immaginare il modo migliore per approcciarsi al detective. Passarono circa due minuti, quando intravide la sagoma del coinquilino, miglior amico, fidanzato rompiscatole dietro alla porta a vetri.

Il detective fece per abbassare la maniglia, ma poi optò per una energica bussata.

« Sherlock, perché stai bussando alla porta della cucina? »

« Posso entrare? » fece, aprendo piano la porta e spuntando con la testa nella stanza. John lo fissava a occhi spalancati. Lui che non gli aveva mai concesso privacy in tutti gli anni che avevano vissuto assieme da amici, ora aveva paura di disturbarlo nella loro cucina.

La cosa era grave, perché era impossibile che Sherlock si fosse reso conto di essersi comportato da idiota e che fosse lì per scusarsi. Era più probabile che la sua testolina avesse deciso che il sesso non era per lui, o incolpasse John di qualcosa a caso.

Il dottore trattenne il respiro, preoccupato di cosa passasse per la testa del fidanzato. Prese un sorso di tè per darsi coraggio, lo guardò, incoraggiandolo a parlare, a spiegare perché aveva avuto tanto riguardo, nell’entrare nella loro cucina.

Sherlock con passo incerto si avvicinò al tavolo ed esclamò soltanto « Sei andato via così di fretta, non ero sicuro che non ti stessi masturbando »
John sputò tutto il tè, che finì anche addosso a Sherlock, che si ritrasse accigliato.

« Ok, Sherlock. Dobbiamo decisamente parlare. Sei terrorizzato e i manuali che hai letto sul sesso, non ti hanno aiutato. Ci sono materie in cui non puoi progredire leggendo libri. Basterebbe che ti lasciassi andare, niente di complicato »

Sherlock sembrò soppesare la risposta, normalmente tutto era sui libri, non aveva mai pensato ad una situazione in cui un libro non potesse aiutarlo.

« Ok, so qual è il tuo problema. Tu hai saltato tutte le fasi… per cui vedremo di condensarle » Continuò John, abbandonando il tè non più fumante e prendendo un foglietto di carta e una penna. Scrisse qualcosa, lasciando Sherlock interdetto su cosa potesse scrivere che avrebbe aiutato la loro intesa sessuale.

Ma, in effetti, tra i due, l’esperto era John. O almeno, questo pensava finché non vide cosa c’era scritto sul biglietto. Per un atto pensò di ricoverare John immediatamente.

Sul foglietto che il dottore gli stava porgendo, c'era scritto "Vuoi metterti con me? SI o NO"

Il detective tentò di avvicinare una mano alla fronte di John, per essere sicuro che non avesse l’influenza, cosa che spiegherebbe tutto il recente comportamento.

«  Prima che tu dica che è una scemenza inutile, beh, ti informo che ti sei perso le prime cotte e funzionava così, tantissimi anni fa »

« Non è che chiuderai il blog e ti iscriverai a tumblr adesso? » rispose soltanto il detective, con una punta di sarcasmo, continuando a fissare quello stupido bigliettino.

Aveva già visto cose del genere, forse una ragazzina aveva addirittura nascosto un biglietto simile nel suo diario, ma il detective aveva rimosso ogni situazione imbarazzante, compreso quando la stessa ragazzina gli aveva gridato che era un mostro senza cuore.

John era ancora in attesa di una sua reazione, per cui il detective lo guardò di traverso ed esclamò soltanto «La risposta è sì, ovviamente »

« Bene, vai a dormire. Domani andremo a sbaciucchiarci su una panchina al parco, come si faceva alle medie »

Sherlock continuava a guardarlo confuso, ma il tono perentorio del Capitano Watson non ammetteva repliche « Fila subito »


***** *****


Il giorno dopo si diressero ad Hyde Park, nel mezzo del caos dei mercatini estivi e del piccolo Luna Park che era stato allestito in quei giorni. John camminava sicuro, in mezzo alla gente, suggerendo a Sherlock di godersi una delle rare giornate di sole Londinese e di tuffarsi nello spirito, prendendo dello zucchero filato.

Il detective era più perplesso che mai, ma ormai erano lì.

« Ho un’idea, tiro al bersaglio, cosa dici? Chi colpisce più lattine vince » fece John, ripensando a quando a 12 anni, aveva vinto il primo peluche per la sua ragazza.

« Lo hai già fatto per una tua ex, vero? » chiese Sherlock, congelando l’espressione allegra di John, che per un attimo aveva dimenticato di essere accanto all’uomo più deduttivo del mondo.

« E’ una cosa che hanno fatto tutti » si giustificò il dottore, non capendo poi, cosa avesse da giustificarsi.

Il detective non disse niente, anzi si avvicinò al chiosco, prese la pistola ad aria compressa e mirò a tutti i barattoli. Uno per uno cadde, sotto i colpi precisi di Sherlock.

John sorrise euforico ma Sherlock gli riservò uno sguardo gelido «Prima mi dai del robot, poi mi tratti come un ragazzino alla prima cotta e adesso mi paragoni alle tue ex? » chiese con un tono di voce che fece sussultare buona parte delle persone attorno a loro.

« Potresti urlare più forte, Sherlock? Credo che i soci del Diogene’s Club dall’altra parte di Londra, non ti abbiano sentito! »

« Perché fai così. John? »

« E tu perché devi sempre rovinare tutto? »

Sherlock rimase immobile, come se fosse stato colpito da una spada invisibile. Si strinse nella giacca, anche se c’erano almeno 24 gradi, e si dileguò a passo svelto.

Aveva esagerato? John non ne era sicuro. Sì, aveva detto una cosa non proprio carina e sì, lo aveva offeso. Ma Sherlock, invece, cosa aveva fatto se non boicottare ogni iniziativa di John di avere una relazione normale?

Il dottore sapeva che avrebbe dovuto avere pazienza con lui, che era tutto nuovo. Ma c’era un limite anche alla pazienza.

Passeggiò un po’ per le bancarelle, giusto per tenere il punto e far capire a Sherlock, che l’unica persona immatura tra i due era lui. Certo, anche lui non si stava comportando esattamente da adulto. Ma era stato trascinato al livello del detective, non era colpa sua.

Finì per bloccarsi sul posto e prendere il cellulare. Se Sherlock non voleva scusarsi, doveva farlo lui. Lo chiamò, ma il numero squillò a vuoto finché non si inserì la segreteria.

“Mi dispiace, dove sei?”
JW

“Rispondimi, per favore”
JW

“Sherlock?”
JW

John imprecò sotto voce, all’invio dell’ennesimo sms senza risposta. Stava per provare a richiamarlo, quando finalmente arrivò un sms del detective.

“Sono a casa”
SH

“Nudo”
SH

“Sesso riparatore, datti una mossa”
SH

Sesso riparatore? Non avevano mai fatto sesso e ora Sherlock aveva un’uscita del genere? Nonostante la follia, John avvertì un certo calore, che man mano scendeva verso una zona che a breve l’avrebbe messo in imbarazzo, in mezzo alla gente.

Deglutì a vuoto e corse verso un taxi. Non era facile stare con Sherlock e ancora meno facile era stare vicino a un essere così perfetto e non poterlo toccare. Aveva passato mesi di frustrazione, da quando si erano messi assieme fino agli ultimi tentativi di combinare qualcosa. Sapeva che probabilmente sarebbe stato l’ennesimo buco nell’acqua, ma gli ultimi tre sms non riuscivano a farlo ragionare del tutto correttamente.

Entrò a Baker Street, per trovare Sherlock seduto sulla poltrona, coperto solo dalla vestaglia azzurra, che lasciava intravedere molto più di quello che una vestaglia dovrebbe lasciar intravedere.

« Sherlock, dovremmo parlare » fece John, cercando di mantenere una calma apparente.

« E’ colpa mia » esalò.

Il dottore lo guardò stupito, non si aspettava una confessione simile.

« Hai ragione, non so stare in una relazione, ho paura di sbagliare e ho paura di deluderti, inutile che ci giriamo attorno » fece tutto ad un fiato, come se si fosse preparato quella semplice frase.

« Sherlock, non potresti mai deludermi »

« Hai detto che rovino tutto » rispose, abbassando lo sguardo.

John gli si avvicinò, sedendosi sul bracciolo della poltrona « Ti fidi di me? » chiese, soltanto.

Il detective lo guardò, con gli occhi cristallini, sprofondando negli occhi blu del dottore. John allungò una mano e sciolse il nodo della vestaglia del detective, aprendola in modo da poter vedere tutta la perfezione del suo fidanzato. Passò una mano sul suo petto, avanti e indietro fino a scendere sempre più in basso e facendo tremare il detective, che cercava in tutti i modi di lasciarsi andare ma non riusciva a metterlo in atto.

 « Chiudi gli occhi, Sherlock » sussurrò, con voce roca, all’orecchio del suo ragazzo e questa volta Sherlock, non si oppose. Chiuse gli occhi e si concentrò solo sulle sensazioni, finché non si ritrovò completamente perso, immerso in un’onda di piacere.

Sherlock rovesciò la testa all’indietro, appoggiandosi sullo schienale della poltrona e urlò il nome di John con tutto il fiato che aveva.

Probabilmente lo avevano sentito fino al Diogene’s Club.

Molti preliminari romantici, baci, carezze e orgasmi dopo, Sherlock si addormentò nel letto con John, dove si erano trasferiti ad un certo punto della giornata.

John aveva ancora un sorrisetto ebete sul volto, quello di uno che aveva fatto il miglior sesso della sua vita e ora poteva godersi la pace e la tranquillità dello stare abbracciato al suo grande amore.

Il cellulare di Sherlock si illuminò nel buio e John non poté non provare una certa curiosità, cercò di allungare un braccio fino a recuperarlo da terra.

“Almeno domani, verrai?”
GL

Un’occhiata rapida ai precedenti messaggi, gli fece capire che Sherlock aveva rinunciato ad un caso per passare la giornata con lui. Era l’equivalente di un enorme “ti amo”.

Si accovacciò accanto al detective, abbracciandolo a cucchiaio « Ti amo anch’io, idiota »

 
Angolo autrice:
Ciao a tutti!!! 
Non so voi, ma io avevo un gran bisogno di fluff ;))
Un grazie a tutti voi, che dopo tutto questo tempo siete ancora qui a leggermi, vi voglio bene!!!
Un abbraccio,
alla prossima
   
 
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