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Autore: The Wretched And Divine    19/06/2016    0 recensioni
[Epico ]
«Un fiore non può sopravvivere senza la luce del Sole, e me ne rendo conto soltanto ora.» Sentenziò Ade, lasciando Persefone sola con i propri pensieri.
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V


Era seduto sul trono, quando Persefone entrò timidamente.
Aveva la stessa tunica che indossava il giorno del rapimento, notò Ade, e aveva legato i folti capelli rossi in una treccia, in modo da lasciare libero il viso e mettere in risalto i grandi occhi verdi.
«Sei tu.» Osservò il Dio.
La ragazza annuì. «Uno dei tuoi servi è venuto a chiamarmi…volevo solo avvisarti della mia partenza.»
Ade rimase in silenzio, e Persefone lasciò la stanza, non avendo altro da aggiungere.
L’uomo si alzò per chiudere le porte –che gli sembravano più pesanti del solito-, si lasciò cadere con le spalle appoggiate al legno scuro e immediatamente calde lacrime argentee cominciarono a rigare gli zigomi pronunciati.
Era una sensazione nuova per lui. Gli Inferi gli avevano prosciugato tutta l’empatia ed era ormai incapace di provare sentimenti, ma si rese conto che ad Afrodite le tenebre non facevano paura.
Passò tutta la mattinata sul pavimento, ringhiando di allontanarsi a chiunque provasse ad entrare.
Si trascinò vero la Finestra, deciso a porre fine a qualsiasi legame tra gli Inferi ed il mondo mortale. Se non poteva avere Persefone, non voleva nemmeno più vederla.
Percependo la vicinanza del suo Signore, l’acqua si increspò e rivelò subito delle immagini.
Demetra stringeva Persefone tra le braccia, come per accertarsi che nessuno le avrebbe di nuovo portato via la figliola. Zeus era con loro, e stava parlando con una donna dalla pelle pallida e una lunga treccia nera, della stessa tonalità dei suoi occhi: Ade la identificò con Ecate.
I momenti che seguirono furono molto concitati, tra domande da parte di tutti gli Dei, risposte e racconti di Persefone.
 «Dev’essere stato terribile, figlia mia.» Demetra la guardava con dolcezza materna. «Ma ora è tutto finito. Sei tornata, questo è l’importante. Quel mostro non ti avrà mai più.»
Persefone si fissò le punte dei piedi, senza dire nulla.
«Cosa c’è, tesoro?»
«Beh mamma…» Cominciò Persefone. «Credo che tornerò da quel mostro, come l’hai chiamato tu, molto presto.»
Ci fu un silenzio generale. Tutti guardavano la fanciulla, ammutoliti.
«Ma cosa vai blaterando tesoro? Sei forse malata?»
«Ho mangiato un frutto degli Inferi, alcuni chicchi di melagrana.» Disse la fanciulla.
Demetra arrossì di rabbia. «Zeus, tuo fratello ci ha ingannati! Quel traditore bugiardo. Ha costretto la mia piccola Persefone a mangiare quei frutti infernali in modo da farla rimanere con lui!»
Avrebbe continuato ad urlare all’infinito, se la figlia non l’avesse fermata.
«No mamma, non mi ha né costretta né ingannata. L’ho deciso io.»
Rimasero tutti sbalorditi da quell’affermazione, ma Persefone spiegò tutto a Demetra, che sebbene con una certa riluttanza, chiese a Zeus di mandare a chiamare Ade.
Il Signore degli Inferi nel frattempo fissava la Finestra senza riuscire a capacitarsi di ciò a cui aveva appena assistito. Stava sognando, doveva essere l’unica spiegazione.
Quando però Zeus in persona si presentò al suo cospetto, non ebbe più alcun dubbio che si trattasse della realtà.
«Salve, fratello.» Cominciò Zeus con solennità. «Devi venire con me.»
E Ade non se lo fece ripetere due volte.
In un batter d’occhio si ritrovarono in superficie, al cospetto di tutti gli altri Dei.
Ade era a disagio, si sentiva gli occhi di tutti puntati addosso; non gli importava però, perché anche i verdi occhi di Persefone lo stavano guardando.
 «Ade.» Demetra fu la prima a parlare. «Mia figlia dice di aver mangiato una melagrana. Puoi confermarlo?»
Ade smentì. Ricordava ancora il frutto che rotolava sul pavimento, ed era sicuro di non aver visto la ragazza mangiarne un solo chicco.
«Mamma, te l’ho già detto.» Si fece avanti la ragazza. «Sì, ho mangiato sei chicchi.»
Demetra sprofondò in un pianto incontrollato, inveendo contro Ade e rifiutando ogni tipo di consolazione.
Intervenne Zeus dall’alto della sua saggezza di giudice imparziale, essendo Ade suo fratello e Persefone sua figlia.
«Un anno ha dodici mesi. Persefone ha mangiato sei chicchi di melagrana. Passerà sei mesi negli Inferi, e sei mesi nel mondo dei Vivi.»
Le reazioni dei presenti furono molteplici, tra pianti, grida e risate di gioia.
Alla fine, Persefone chiese di poter rimanere sola con Ade per un momento, e gli altri acconsentirono.
Quando anche Demetra, che era rimasta indietro, se ne fu andata, il Dio fece per parlare, ma Persefone lo zittì.
«Sediamoci prima, ti prego.» E insieme, l'uno di fronte all’altra, si sedettero sul bel prato verde, sotto l’ulivo.
Ade fissò la fanciulla con sguardo interrogativo, non riuscendo ancora a capire cosa fosse successo.
«Mi dispiace, Ade.»
Per l’uomo fu una strana sensazione udire il suo nome pronunciato da quelle belle labbra. In tutto il tempo che la ragazza aveva passato con lui, non una sola volta l’aveva chiamato per nome.
 «Ti odiavo, più di ogni altro al mondo. Quale creatura se non un essere spregevole avrebbe potuto strappare la Dea della Primavera alla terra, all’aria, e rinchiuderla nel Mondo dei Morti?»
L’uomo fece di nuovo per parlare, ma per la seconda volta lei lo fermò.
«Ero distrutta. Per notti e giorni ho pianto, ho imprecato, ho maledetto gli Dei. Non capivo perchè avessi voluto rapirmi, sapendo che ti avrei rifiutato. Ma poi è successo qualcosa.»
Puntò gli occhi verdi in quelli grigi.
«Ero abituata a vederti come freddo, insensibile ed egoista. Sei il Re degli Inferi, cosa potevo aspettarmi? I morti non hanno più un cuore.»
Ade ascoltava, e nel frattempo in lui si mescolavano emozioni contrastanti: dalla curiosità al dolore, dall’ira alla compassione, alla felicità.
«Negli ultimi tempi ho iniziato a capire chi sei veramente, invece. Un Dio, certamente, ma un Dio solo, abbandonato da tutti, distrutto…eppure ancora capace di mostrare affetto. All’inizio non me ne rendevo conto, ma ho iniziato a vedere sotto un’altra luce tutto ciò che hai fatto per me. Non ho mai incontrato nessun altro con la tua premura e preoccupazione nei miei confronti…»
Si zittì, cercando di cogliere i sentimenti che Ade celava sapientemente dietro un’espressione calma e risoluta.
«Non ti ho vista mangiare la melagrana. Quando è successo?»
Persefone aspettò qualche secondo prima di rispondere, poi disse «Quando mi hai detto che un fiore non può vivere senza la luce del Sole. Volevo dimostrarti che ti stavi sbagliando.»
Ade la guardò, poi scoppiò in una fragorosa risata.
La fanciulla rimase come pietrificata, non sapendo a cosa attribuire quella risata. Si stava prendendo gioco di lei? Dopo che gli aveva confessato i suoi sentimenti?
Il Dio si accorse che la ragazza lo stava guardando in cagnesco, allora smise di ridere, e la guardò, tornando serio.
«Oh, Persefone. Sei sempre stata una ragazza così difficile da comprendere. Forse è per questo che ti amo.»
Lei lo fissò, a bocca aperta. «Cosa…puoi ripetere?»
Ade accennò un sorriso timido. «Ti amo.»
Persefone non sapeva bene come reagire. I suoi sentimenti verso il Dio erano cambiati, e ora era decisa a passare sei mesi di ogni anno con lui. Ma non si aspettava questo. Da lui.
Ade, come percependo i suoi pensieri, si chinò in avanti e premette le sue labbra su quelle della fanciulla.
Rimase sorpresa, di nuovo. Non si aspettava nemmeno questo. Ma poi ricambiò immediatamente il bacio, buttando le braccia al collo del Dio.
I due innamorati rimasero così, stretti l’un l’altra, nella felicità della reciproca compagnia, sotto all’ulivo che iniziava a tingersi dei meravigliosi colori del tramonto.
  
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