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Autore: Darkwriterita    19/06/2016    4 recensioni
Brigitta è una ragazza normale con un'altezza anormale: 2,03 m. Seppur il suo ormone della crescita abbia attentato alla normalità della sua quotidianità, Brigitta desidera ancora diplomarsi all'alberghiero per riuscire a realizzare il suo sogno di aprire un bar tutto suo.
Purtroppo però gli alieni, che non hanno mai nulla di meglio da fare, decidono di invadere la Terra.
Solo una squadra scelta segreta di guerriere soprannaturali può sconfiggerli: le valchirie. Brigitta diventerà una valchiria, quasi, per sua volontà.
Ma naturalmente anche l'amore entrerà a completare questo assurdo quadro, riuscirà Brigitta a combattere per la Terra e per conquistare la ragazza che ama contemporaneamente?
In un delirio dove valchirie combattono al fianco dei cacciatori per sconfiggere alieni e licantropi, amori passionali e migliori amiche discutibili, la quotidianità di Brigitta verrà stravolta.
E in più il centro studi di Riccione sembra nascondere più cose di quanto sembri...
(ogni riferimento a fatti, luoghi, o persone realmente esistenti è puramente casuale, gradirei non ricevere lamentele su questo fatto)
Genere: Comico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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Brigitta si svegliò con una strana sensazione, mentre acquistava sempre più lucidità s’accorse di uno strano particolare, o meglio quando la lampada le sbattè in testa perché ondeggiava pericolosamente, se ne accorse: stava tremando tutto.
Subito si catapultò fuori dalla stanza per vedere la situazione, vide Rosalinda, Gennaro e Clarissa, già trasformata nella sua bellissima tenuta sportiva valchiresca con palla da demolizione incorporata, in quel momento capì a cosa era dovuto quel terremoto: tre navi aliene erano nel loro soggiorno.
Così Brigitta, senza pensarci due volte, entrò nel suo assetto da valchiria, abbandonando il suo pigiama troppo corto.
Così iniziò la battaglia, fendenti e pallonate fendevano l’aria, insieme a raggi laser alieni.
Gennaro e Rosalinda aiutavano le ragazze nelle retrovie, improvvisamente gli alieni fecero esplodere una bomba ai raggi gamma, così i nostri eroi vennero scaraventati per strada.
Ad attenderli c’erano decine di licantropi pronti a sbranarli.
In loro soccorso, inciampando diverse volte sulle sue stesse gambe in un momento così poco appropriato, arrivò anche mr. Sfiga.
Dopo poco e senza una ragione plausibile, arrivò anche la ragazza misteriosa con la divisa da ricevimento, Brigitta la trovava familiare, da qualche parte l’aveva già vista, ma la sciccosità della spilla che indossava le impediva di capire chi fosse.
La nostra eroina combatteva, cercando però di non colpire forte i licantropi, o di ferirli in modo grave, in quanto loro erano probabilmente solo una pedina degli alieni e combattevano contro la loro volontà, era decisa ad indagare e a scoprire di più.
Proprio mentre pensava a questi pensieri filosofici, molto poco opportuni durante una battaglia in cui erano in netto svantaggio numerico, vide il licantropo grigio, non si era dimenticata del loro discorso, doveva riuscire a parlarci per capire qualcosa in più.
Ma gli alieni evocarono una mandria di tori imbizzarriti che subito incominciarono a inseguire i nostri eroi.
 
No aspetta, seriamente? Disse la voce narrante rivolgendosi a un’autrice impegnata a godersi lo spettacolo comodamente stravaccata sul divano.
-Che c’è di strano? Ti vorrei ricordare che questa è pur sempre una storia nonsense-
Si ma, tori, tori imbizzarriti, perché?
-Perché sono del segno del toro?-
E se eri dell’acquari incominciavi a far cadere acquari dal cielo?
-Si-
Non mi pagano abbastanza per questo
-Se vuoi conosco un ottimo modo di pagarti che ti lascierà totalmente soddisfatta- Disse l’autrice con un occhiolino provocante.
Torniamo al racconto che è meglio. Disse la voce narrante, che ormai aveva perso ogni speranza che la sua creatrice avesse qualche neurone funzionante in testa.
 
Il nostro gruppo di persone a caso preferite riuscì in qualche modo a gestire alieni, licantropi e tori imbizzarriti insieme, perché insomma, la protagonista e il suo gruppo non possono essere certo dei salumieri inetti no? Quindi grazie alle loro cazzutissime tecniche di combattimento riuscirono a resistere.
Mentre combattevano si spostarono, combattendo sopra auto, case e perfino dentro gli autobus, fino ad arrivare, in qualche strano modo, al centro studi di Riccione, dove un sostanzioso gruppo di nemici li circondò.
Ma proprio mentre stavano per soccombere le altre valchirie, che finora non erano mai comparse e che comparivano solo ora perché a loro piace fare le preziose, entrò in scena ad aiutare i nostri eroi.
C’erano valchirie di tutti i tipi: dalla valchiria pittrice alla valchiria politica, dalla pop star alla muratrice, tutte con autfit fighi e armi dalla potenza devastante, fù così che quel modesto centro studi divenne spettatore di una battaglia epica.
Gli alieni allora evocarono i professori con preferenze e i presidi, creature dall’incredibile potenza distruttiva.
Allora a dar manforte alle valchirie arrivarono i prof buoni e i bidelli trasgry, trasformando quella battaglia in un enorme ammasso di gente a caso che non aveva nulla da fare, quindi combatte insieme a qualcuno a caso.
Lo scientifico e l’artistico stavano combattendo strenuamente l’uno contro l’altro, mentre l’alberghiero stava a guardare, Carmelita stava lottando infatti con lo scopo ufficiale di raccogliere informazioni sulle due fazioni, anche se in realtà conosciamo tutti il vero motivo.
Peter e Pan osservavano la scena da sopra il tetto dello scientifico, perché sopra i tetti è più cool e c’è pure una piacevole brezza.
Il ragazzo rideva malignamente, quella battaglia non serviva per eliminare le valchirie, ma per studiarne le tecniche di combattimento, anche se in effetti avrebbero potuto direttamente eliminarle senza fare tutte ste cose complicate, ma andiamo, lui era un supercattivo e i supercattivi adorano fare piani supermegaiperelaborati, anche se per sconfiggere il nemico basterebbe un mega attacco a sorpresa e via.
Grazie alle loro abilità robotiche infatti, i due ragazzi potevano registrare tutte le mosse, tecniche di combattimento, armi ecc… delle valchirie, scovando facilmente i punti deboli di ognuna di loro.
In più i loro corpi meccanici potevano resistere a molte cose, solo loro conoscevano il loro punto debole e questo li rendeva di diritto i boss finali che le guerriere avrebbero dovuto sconfiggere.
Ma mentre il fratello pensava ai suoi piani di conquista, Pan rimuginava sulla confusione  della sua scheda madre: da un lato c’era la programmazione, a cui non poteva andare contro, era stata costruita per un motivo e non avrebbe potuto in alcun modo sottrarsi a quest’ultimo. Dall’altra c’era la componente sentimentale, come faceva un robot a provare emozioni? Semplice, erano robot con la capacità di autoevolversi e di adattarsi, per poter studiare a fondo il pianeta che avrebbero conquistato, in decenni che era sulla Terra questa capacità l’aveva portata a provare qualsiasi tipo di sensazione della scala emozionale umana.
Si chiedeva certe volte, come avessero fatto lei e suo fratello ad evolvere in modo così diverso, ma poi lasciava sempre la domanda sospesa su una nuvoletta di alcol.
Clarissa era quella che aveva cambiato tutto, prima di lei sfruttava le sensazioni che la convivenza con gli umani le aveva donato per divertirsi nei modi più svariati.
Ma ora era tutto diverso, da quel giorno di un mese prima era tutto diverso, non poteva contrastare la programmazione, ma come poteva continuare dopo tutto quello che era successo, non voleva abbandonare quella ragazza, sapeva bene che appena suo fratello avesse ottenuto da Clarissa ciò che voleva l’avrebbe buttata, come si fa con i giocattoli vecchi.
 
-Senti fratellino, io vado a tirare qualche mazzata laggiù, sai sono tutti lì, sarebbe un po’ sospetto se proprio noi fossimo gli unici a mancare-
-Ok, mi servirà per raccogliere informazioni extra, così da poter sconfiggere quelle fastidiosissime valchirie muhahahahaha cof cof, devo perfezionare la risata malvagia-
 
Pan si buttò nella mischia, con le sue fidate bottiglie di alcolici di dubbia provenienza e naturalmente, come nel miglio clichè da quattro soldi arrivò appena in tempo per salvare la valchiria pallavolista dall’attacco alle spalle di un licantropo.
Così incominciarono a combattere schiena contro schiena in modo molto wow, una con la sua palla da demolizione e l’altra grazie al potere degli alcolici che caricavano il suo hardware, anche se era un mistero il perché gli alcolici avessero questo potere, ma tra tutte le cose a caso successe finora era un dettaglio poco importante.
Ovviamente, anche se erano nel mezzo di una battaglia pericolosissima, avevano il tempo per dialogare allegramente, o quasi.
 
-Salve Rosaspina, sempre nei guai eh?-
-Smettila di chiamarmi così, il mio nome è Clarissa-
-Parla quella che quando veniva a trovare il suo vero amore mi stava a tre metri di distanza e rabbrividiva se la toccavo-
 
Clarissa sentì il peso della colpa in lei, non aveva mai odiato la sua omofobia così tanto come  con Pan, odiava avere quelle reazioni quando insieme a lei c’era la bella mora, anche se diceva cose inappropriate o puzzava ¾ delle volte di alcol, era una delle poche persone che le metteva subito allegria.
E con lei, più che con chiunque altro si odiava per questa assurda manipolazione mentale che gli alieni le avevano fatto.
Non poteva andare avanti così, doveva almeno scusarsi.
 
-Scusami Pan, io non volevo…-
-Non c’è bisogno di scusarti se mi odi, lo fanno già in tanti-
-E’ questo il problema, io non ti odio per niente-
 
Pan sorrise, sorpresa dall’affermazione della valchiria, nemmeno nel suo sogno più ottimista avrebbe sperato che proprio quella ragazza le chiedesse scusa.
 
-Scusami te Clarissa, i miei dibattiti interiori non dovrebbero pregiudicare come mi comporto con le altre persone- Disse trangugiando mezza bottiglia di vodka, l’alcol era sempre un ottimo metodo per festeggiare.
 
Clarissa intanto rimase qualche secondo imbambolata, il suo nome finalmente pronunciato da quella ragazza le metteva una grande emozione, che non sapeva come spiegarsi e non  aveva nemmeno il tempo di farlo visto che, fino a prova contraria, erano in mezzo a una battaglia.
Improvvisamente vennero circondate da decine di licantropi e alieni, così Clarissa prese una decisione drastica.
 
-Pan saltami addosso!-
-Senti Clari, non credo sia una buona idea in questo momento-
 
Inutile dire che intendevano due cose diverse.
 
-Sali sulla mia schiena, altrimenti rischio di colpire pure te!-
-Sicura che mi reggi?-
-Sono una valchiria che per combattere usa una palla da demolizione, un minimo di forza ce l’ho non credi?-
-Ok-
 
Pan fece come le aveva detto la valchiria, stringendosi il più possibile a lei, mettendo in atto il suo malvagissimo piano di affascinamento, che a quanto pare ebbe successo, visto il peperone che aveva ora Clarissa al posto del viso.
La ragazza dai fluenti capelli biondi incominciò a girare vorticosamente su se stessa, tenendo saldamente la catena della sua arma. Ottenendo un effetto lancio del peso, però con una mega palla da demolizione.
L’effetto fù che i nemici vicino a loro furono colpiti dalla potenza devastante dell’arma e quelli più distanti vennero invece colpiti dall’eccezionale onda di energia potentissima, mentre una tromba d’aria si stava creando grazie la rotazione rapidissima della valchiria.
Era una mossa micidiale, pochi avrebbero potuto contrastare un’energia cinetica così strepitosa.
 
-Wow, sei cazzutissima Clari- Disse Pan dopo essere scesa dalle sue spalle.
-Gr-Grazie-
 
In quel momento Clarissa svenne e i suoi abiti ritornarono normali, quel super attacco doveva aver prosciugato le sue energie.
Pan se la caricò addosso e scappò via, in quelle condizioni Clarissa avrebbe potuto facilmente essere preda dei licantropi o degli alieni.
 
Brigitta intanto stava continuando a combattere valorosamente, a un certo punto si ritrovò faccia a muso con il licantropo grigio, era l’occasione perfetta, doveva parlarci.
 
-Cosa ti hanno fatto gli alieni? Perché non puoi sottrarti dal combattere per loro?-
-Se te lo dicessi tutte le cose importanti per me scomparirebbero-
-Lascia che ti aiuti-
-No, non posso permettere che qualcun altro venga coinvolto a causa mia-
-Sono una valchiria, sono già coinvolta abbastanza non ti pare, voglio solo impedire che qualcuno che non ha colpa venga sacrificato inutilmente- Disse con effetto Brigitta, come ogni degna protagonista cazzuta.
 
Vide il licantropo sorprendersi a quelle parole, ma subito dopo i suoi occhi divennero rossi ed attaccò Brigitta, gli alieni dovevano aver usato ancora una volta il controllo mentale.
Il licantropo le saltò addosso, ma la ragazza riuscì a fermarlo grazie alla sua gigantesca ascia, per poi spingerlo fino a bloccarlo al muro.
In quel momento notò un piccolo sbrilluccichio, guardò meglio, sembrava una specie di congegno meccanico conficcato dietro l’orecchio, forse era quello che controllava il licantropo.
La ragazza allora lo afferrò e lo strappò via, era impiantato in profondità quindi un po’ di sangue schizzò in giro, giusto la quantità necessaria per far morire dissanguato un essere umano, ma tanto era un licantropo, non moriva mica per così poco.
Però non poteva riuscire a mantenere la sua trasformazione, così lentamente si ritrasformò in un essere umano, lasciando Brigitta sconcertata, quel licantropo non era altro che Tiziana.
Incominciò a piovere per enfatizzare il momento drammatico.
Brigitta si guardò le mani e sgranò gli occhi, era il sangue di Tiziana quello che le macchiava in quel momento, si piegò sul corpo inerme della ragazza lupo, ma per quanto la chiamasse ella non si svegliava.
Dai suoi occhi incominciarono a scendere lacrime di rabbia e frustrazione, era tutta colpa degli alieni, tutta colpa loro, se solo loro non fossero mai esistiti, ma era anche colpa sua, che non era riuscita a proteggere la ragazza di cui si era innamorata in modo molto random.
Con il rancore nel cuore e le lacrime agli occhi ritornò a combattere, gli alieni furono sconfitti in pochi minuti, mentre i licantropi battevano in ritirata.
Le valchirie rimasero sorprese dalla furia distruttrice della nostra eroina.
Brigitta tornò in silenzio e in modo molto figo  da Tiziana, che ronfava pacificamente sull’asfalto, la ferita non sanguinava più, incredibile quanto potesse essere rapida la capacità dei mezzi lupo di guarire in fretta.
La prese in braccio con delicatezza e con altrettanta l’adagiò sopra una panchina, diciamo che la strada non è proprio il luogo più adatto per dormire, soprattutto con i professori che sembrano perennemente piloti di formula 1.
 
-Ti proteggerò, lo giuro su tutto quello che ho, farò in modo che tu possa finalmente vivere una vita normale- Disse Brigitta con determinazione, l’autrice ha fatto proprio bene a sceglierla come protagonista.
 
Poi incominciò a farsi i suoi soliti pensieri filosofici sul mondo e pippe mentali.
Se solo fosse stata più attenta, se solo avesse trovato l’origine aliena, se solo fosse stata abbastanza intelligente da capirlo al volo, invece no, si era preoccupata solo della sua vita di tutti i giorni, non prendendo seriamente le valchirie, il  risultato ce l’aveva lì davanti.
In quel momento Tiziana aprì con pigrizia le palpebre, aveva fatto un bel sogno, talmente bello che avrebbe quasi preferito dormire per sempre.
In quel sogno c’erano lei e il suo gigante rosso, su un prato, perché per qualche motivo i sogni belli si fanno solo sui prati pieni d’erba verdissima e un cielo azzurro con nuvole bianche qua e là.
In quel sogno Brigitta la rassicurava, le diceva che avrebbe potuto vivere una vita normale, lo diceva col sorriso, era molto bella così, avrebbe sorridere di più invece che rimproverarsi sempre tutto, anche se non lo diceva si vedeva nei suoi occhi verdi che era delusa di se, forse perché si chiedeva sempre troppo.
Quanto avrebbe voluto dirle che a lei piaceva anche così, imperfetta.
Quando riuscì a mettere a fuoco il paesaggio circostante s’accorse che a vegliare su di lei c’era quella stramba valchiria coi capelli rossi, sembrava affranta.
 
-Perché sei triste? Sai che il tuo elmetto è talmente alla moda che non riesco proprio a riconoscerti?-
 
La valchiria era un sussulto, non si era accorta  che l’altra si era risvegliata.
 
-Perché ho promesso di salvarti, ma non riesco neppure a proteggerti-
-Sai mi ricordi tanto una persona molto importante per me, lei si deprime sempre e si lamenta che gli altri non l’avvisano mai di niente o di se stessa, no è ottimista, ma è molto gentile-
-Una persona del genere sembra abbastanza fastidiosa-
-Forse, ma io la amo così com’è, lei è il mio gigante buono, mi ha sempre aiutato se mi addormentavo in giro, senza mai chiedere niente, è vero dopo mi faceva una piccola ramanzina, ma lei era tanto fantastica lo stesso-
-Come si chiama quella ragazza?-
-Gigante rosso, o meglio io la chiamo così, in realtà lei si chiama Brigitta.
 
La valchiria stava per scoppiare dalla felicità, aveva davvero sentito bene? Non è che aveva avuto un’allucinazione uditiva o qualcosa del genere vero?
 
-NO! HAI SENTITO BENE TI AMA E ORA BACIALA COME TUTTI ASPETTIAMO DAL PRIMO CAPITOLO CAVOLO!- Esclamò l’autrice spazientita, sempre rassicurati vanno sti personaggi, non li aveva mica creati per essere insicuri.
 
Brigitta ebbe la sensazione di sentire una voce che la rassicurava, ma sicuramente era solo una sua impressione.
Rimase ferma per qualche secondo, provava il forte impulso di baciarla.
 
Cuore di Brigitta: Vai Brigitta! Afferrala e baciala appassionatamente con un bel bacio alla francese, brucia le tappe, così arriverete prima alla consumazione, so che lo vuoi, dopotutto sono o non sono il tuo cuore?
Cervello di Brigitta: Ferma  Brigitta! In questo momento lei non ti riconosce, potresti traumatizzarla, oppure dopo aver scoperto chi sei potrebbe pensare che sei una depravata e ti snobberà!
Cuore di Brigitta: Eccolo che torna, il rompiscatole, per una volta falle seguire la sua felicità!
Cervello di Brigitta: Sto solo cercando di impedirti di spezzarti ancora!
Cuore di Brigitta: Cervello ma quindi tu…?!
Cervello di Brigitta: Si io ti amo Cuore!
Cuore di Brigitta: Anch’io ti amo Cervello! Anche se appartengo a Tiziana il mio cuore è tuo!
 
-Scusami, ma ora devo tornare a casa, mia madre si preoccupa se non rientro per la cena-
 
Così Tiziana se ne andò.
 
-LOL- Rise l’autrice in modo malefico.
Sai che sei una gran bastarda?
-Lo so e mi piace… e piacerebbe anche a te se fossimo noi due da sole-
 
La voce narrante tirò un ceffone all’autrice, mentre le sue guance diventavano sempre più rosse.
 
Brigitta allora decise di tornare a casa.
Ma proprio mentre stava camminando una bottiglia di vetro la colpì alla testa facendola svenire.
 
-Scusami Brigitta, ma questo è l’unico modo che conosco-
 
Pan era dietro di lei, con la bottiglia in mano e uno sguardo rassegnato.
 
 
Note della pazzoide:
wouuuuuuu! Capitolo nuovo cose nuove! RECENSITE! I WANT YOU!!!!!!
 
 
 
 
   
 
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