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Autore: paie    16/04/2009    5 recensioni
HO SISTEMATO I DIALOGHI [il vocio dei padroni di casa si zittì di colpo: una ragazza sui diciasette anni aveva appena varcato la soglia. Aveva dei capelli color nocciola lunghi fino a metà schiena, mossi con qualche riflesso rossiccio e aveva una carnagione molto chiara. I vampiri non riuscivano a distoglierle gli occhi da dosso. Aveva un odore particolare: forte ma irresistibile.] eccomi tornata con una nuova fic le quali vicende si svolgeranno quì in Italia, precisamente a Volterra. Spero che vi piaccia. Baci, Paie. PS RECENSITE!! please!
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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La stanza in cui la ragazza era stata portata, era più che lussuosa: letto matrimoniale con ferro battuto, un tavolo antico color noce, al centro della stanza, circondato da sei sedie, sul pavimento c’erano stesi due o tre tappeti con ricami elaborati e ogni manopola era in oro massiccio. Una stanza degna di una principessa. La ragazza era stesa sul letto, coperta da un soffice e piumato copriletto verde. Aveva la testa che le girava fortemente e non ricordava nulla. Non sapeva dove si trovava né come ci fosse arrivata. Decise di alzarsi ma non fu una buona scelta: era debole, le gambe le cedettero e cadde di nuovo sul letto. Non si diede per vinta, provò e riprovò finché non riuscì a stare, anche se appoggiata all’armadio, in piedi. Un passò dopo l’altro lentamente, riuscì ad arrivare al tavolo. Su di esso erano poggiate diverse cose: un portafiori in cristallo con molte rose rosa dentro, centrini bianchi con sopra contenitori pieni di caramelle e cioccolatini, e, infine, una bottiglia d’acqua con due bicchieri. Si sedette, prese un calice e lo riempì d’acqua. Bevve, bevve sempre più. Aveva la gola asciutta e le veniva pure difficile respirare. Ora si sentiva un po’ meglio, e la vista era un po’ migliorata, focalizzava con maggiori risultati gli oggetti.

Bussarono. La fanciulla si girò spaventata verso la porta ma non pronunciò nemmeno una parola.

 

-Sto entrando.- disse una voce maschile che aprì la porta quel tanto che bastava a permettergli di entrare. Era lo stesso ragazzo che l’ aveva portata lì, se lo ricordava.

 

-Vedo che stai meglio oggi, ti sei alzata dormigliona. È da quando che ti ho portata qui che dormi, hai per caso preso una dose di droga un po’ esagerata? Ti ho portato il pranzo, comunque.-

Silenzio, la ragazza seguiva ogni mossa dell’uomo senza dire una parola. Non ricordava nulla di ciò che lui stava dicendo.

-Ti hanno tagliato la lingua, per caso?- chiese lui, ridendo.

Niente.

-D’accordo, signorina, rimani nel tuo religioso silenzio. Torno fra un’ora, mangia mi raccomando.-

-Come ti chiami?- Fu la prima cosa che le venne in mente e la disse senza pensare.

-Alec e tu?-

Silenzio.

Il ragazzo si girò e si chiuse la porta alle sue spalle. La giovane si avvicinò al vassoio che le era stato portato e dopo qualche minuto di incertezza, iniziò a mangiare. Cibo italiano probabilmente, ma davvero buono. Come aveva detto prima, quasi un’ora dopo Alec si ripresentò da lei, portandole via il vassoio.

Questa situazione andò avanti per alcuni giorni, forse quattro o cinque se non di più. Era difficile dirlo visto che le giornate erano tutte uguali.

 

-Dimmi Alec, come va con la nostra carissima ospite?- chiese Aro, seduto sempre sul suo trono.

-Mangia, beve e dorme ma non parla. Finora mi ha chiesto solo come mi chiamassi ma non è andata oltre. Forse è spaventata ma non lo si vede. Non è come le altre…non grida, non getta le cose al muro, non tocca niente e a malapena cammina. Sta sempre rannicchiata sul suo letto ad aspettare con uno sguardo perso.-

-Ah- enunciò Aro cambiando espressione in faccia, -capisco. Forse avrebbe bisogno di una nuova compagnia. Chiamami Edward, forse lui sarà capace di risolvere la situazione.-

Alec si dileguò immediatamente per poi ritornare quasi subito, con accanto l’altro vampiro.

-Signore desiderava vedermi?- Edward era sempre rispettoso nei confronti di Aro, per paura o forse per semplice galanteria e stima.

-Vorrei che fossi tu, da ora in poi, a occuparti della nostra ospite.- disse lui, appoggiando la schiena allo schienale e gli avambracci sui lati della sedia.

-Posso chiederle cosa le ha portato a fare questa scelta?-

Ma fu Alec a rispondere al suo quesito. Edward non sapeva come reagire, che fosse tutto un marchingegno da parte di Marcus o era lui a essere troppo malizioso o paranoico? Non poteva ancora rispondere a questa domanda e acconsentì al comando.

-Bene, le puoi portare già il vassoio. È ora di pranzo per lei.-

Edward attraversò con passò lento i corridoi che l’avrebbero portata alla ragazza e quando arrivò alla sua porta, le bussò piano. Non ricevette nessuna risposta. -Sto entrando-

La ragazza,appena sentì che la voce non era uguale al ragazzo che aveva detto di chiamarsi Alec, alzò la testa, preoccupata. Aveva ragione, non era lo stesso. Era alto, magrissimo, sensuale nei movimenti e soprattutto: bellissimo.

-Ciao- incominciò lui, -Io sono Edward e da oggi sarò il tuo nuovo compagno. Ti ho portato il pranzo, spero che ti piaccia.- Fece per uscire ma si bloccò. La ragazza aveva parlato.

-Grazie-

-Di niente- disse lui sorridendo, -Posso stare un po’ con te mentre mangi?-

Era gentile e galante. Per Edward reggere quella scenetta non sembrava difficile, ormai l’aveva fatta talmente tante volte che gli veniva quasi spontaneo ma c’era qualcosa di diverso con lei. Gli veniva più difficile controllare la voglia di morderla e di ucciderla. La sua gola bruciava e, pian piano sentiva che gli occhi gli stavano diventando neri.

-Si, va bene.-

La ragazza si alzò dal letto, gli passò accanto e si sedette in una delle sei sedie. Prese cucchiaio e forchetta e iniziò a mangiare gli spaghetti. Edward si sedette ai piedi del letto ad osservarla. Passarono circa trenta minuti da quando la ragazza aveva iniziato a mangiare, e quando finì disse: -Era tutto buonissimo, grazie.-

-Sono contento che ti piaccia il cibo italiano.-

Il vampiro si avvicinò al tavolo, prese il vassoio e la bottiglia d’acqua quasi vuota.

-Te ne porto subito un’altra, nel frattempo riposati.-

Stava per uscire una seconda volta, ma anche adesso la ragazza lo bloccò.

-Edward, dico bene?-

-Si, è il mio nome. Ti serve altro?-

-Vieni sempre tu a portarmi il cibo, mi stai un po’ più simpatico.-

-Certo, te l’avevo già detto prima, da oggi in poi sarò io a occuparmi di te. Posso farti una domanda?-

La ragazza non rispose ma fece un piccolo gesto con la testa.

-Posso sapere il tuo nome?-

-Il mio nome?- chiese la ragazza tintinnando un po’.

-Si, sai, non lo hai ancora detto a nessuno e vorrei chiamarti in un certo modo.- disse lui con un sorriso stampato sulle labbra.

-Isabella…ma puoi chiamarmi Bella.- disse lei, rispondendo al sorriso, il primo da quando è rinchiusa in quella stanza.

-Bella…bel nome.- costatò Edward -Torno subito-

E uscì.  

 

 

Ecco il secondo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate.

 

Ringrazio intanto chi mi ha lasciato un commentino:

Ely4890: eccoti accontentata, ho pubblicato il prima possibile. Spero che rimani soddisfatta del capitolo. Baci.

Lotty_: grazie per avermi lasciato una recenzione. Ecco il seguito… spero che ti piaccia, baci.

Shinalia: per quanto riguarda la mancanza dei dialoghi, non ti sbagliavi. Usavo in modo errato quelle virgolette e perciò il contenuto veniva cancellato. Spero di aver usato queste in modo corretto. Spero che ti piaccia il capitolo, baci.

Tatinaj: ti ringrazio di avermi avvertito subito. Ecco l’aggiornamento, baci.

Wind: grazie ancora del suggerimento ma preferisco utilizzare questo tipo di virgolette. Spero che ti piaccia il seguito. Baci.

 

Passiamo, ora, a ringraziare le persone che hanno messo tra i loro preferiti la fic:

Acqua1879

Egypta

Ely4890

Fantasy_Mary88

Lotty_

Marikina

Shinalia

 

 

 

 

  
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