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Autore: Jessie    20/06/2016    2 recensioni
La prima cosa che vidi nella frazione di secondo in cui la figura si fermò, improvvisamente, a qualche metro da me, fu una copia venuta male di Edward.
Il millesimo di secondo successivo mi accorsi che era un uomo che non avevo mai visto prima. [..]
«Dove hai preso quell’anello?» domandò all’improvviso guardingo.
Spostai sorpresa lo sguardo verso il punto in cui si era fissato il vampiro. Il diamante incastonato all’anello di fidanzamento della madre di Edward scintillava al tenue riflesso del sole che filtrava appena tra le fronde degli alberi.
«È.. il mio anello di fidanzamento..» mormorai colta alla sprovvista.
«No. Quell’anello apparteneva a mia moglie. »
.
E se il passato di Edward Cullen tornasse a fargli visita in modo inaspettato? A distanza di tre anni dalla nascita di Renesmee, la famiglia Cullen, Jacob, Seth e Leah avranno a che fare con una nuova città, un nuovo branco, un nuovo ibrido, una neo-strega e nuove battaglie..
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Edward Senior Masen, Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Seth Clearwater
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Ciao a tutti,
ci tengo a ringrazie le persone che hanno recensito, anche più volte nel corso della pubblicazione dei capitoli, e tutte quelle che hanno cominciato a seguire/ricordare/preferire la mia storia. Siete stati tutti gentilissimi nei commenti! E' stata una grande sorpresa per me, perciò spero di poter continuare a scrivere capitoli che vi piacciaono. Farò emergere personaggi nuovi, piano piano, lo prometto. 
Se avete dubbi/suggerimenti/critiche/cose che pensate poco inerenti ai personaggi sono disposta a leggervi nelle recensioni, senza problemi!
Grazie ancora,
Jess
Cap.5
Due Edward
 
«Carlisle! Bella! Ho visto..»
Ma la voce di Alice si affievolì all’istante mentre la casa alle sue spalle si riversava fuori.
Vicino al limitare della foresta mi trovavo tra due padri immobili. Ma la situazione cambiò non appena dietro ad Alice sbucò Edward accompagnato dai suoi fratelli. Jacob e Renesmee dovevano essere andati a caccia nei dintorni perché non sentii la loro presenza nelle vicinanze di casa. Rosalie invece, uscì poco dopo dietro Emmett con le braccia conserte, con l’aria seccata da qualcosa, ed Esme le sgusciò affianco.
Cerai subito gli occhi di Edward per capire la sua reazione e desiderai  non averlo fatto.
«Edward..» sussurrai con la voce bloccata in gola.
Nel momento in cui aveva varcato la soglia lo avevo visto muovere solo un passo verso Alice, poi il suo procedere si era arrestato bruscamente. Restava issato al pavimento, ingombrante come una statua. Gli occhi svuotati e spalancati in direzione del padre, immobile quanto lui. Mi ricordò molto il viso stanco e tormentato che aveva avuto durante quasi tutta la mia gravidanza. E rabbrividii.  
Guardai lui e poi il padre, fissarsi senza pronunciare una parola. Il mio Edward aggrottò la fronte, lasciando tutto il resto del viso rigido, come una maschera di gesso. Nella sorpresa cementificata dalla paura c’era un uomo che sembrava decifrare un volto. Dall’altra parte, Masen, con le braccia abbandonate e l’espressione sfiancata: una spaccatura tra il dolore di una perdita e la commozione speranzosa.
Mi sentii ansiosa ed incapace di trovare le parole giuste da dire.
«Alice che succede?» domandò con nervosismo Jasper, che nonostante tutto non perdeva il contatto visivo con me, Edward e Carlisle.
In tutta risposta Alice fece segno di no con la testa e spostò la sua attenzione verso Edward, suo fratello.
Esme si parò nervosamente di fianco a lui, poggiandogli una mano sul braccio come per dissuaderlo, ma lui non si spostò di un centimetro. Non se ne accorse nemmeno. Lei si voltò a guardare Carlisle, smarrita, in cerca di spiegazioni. Lui fece per aprire la bocca con un mezzo sorriso ma, con aria stanca, indicò l’uomo alla mia destra.
«Questo è.. »
«Edward.»
Io e Carlisle ci voltammo verso la voce di Edward Masen. Era rimasto, come suo figlio, con gli occhi sbarrati di fronte a lui. Lo disse in un tono addolorato ma allo stesso tempo pieno di sollievo.  Lo disse come se non potesse credere che fosse vero.
«Conosci quest’uomo Edward?» fece inquieta Esme continuando a lanciare occhiate in cerca di conforto verso Carlisle, che se ne stava serio ma preoccupato a monitorare la situazione. Sembrava non sapere bene come procedere. E nemmeno io.
Ero ipnotizzata su Edward, mio marito, che continuava a guardare l’altro come senza vita, gli occhi persi.
Deglutii provando ad aprire la bocca per dire qualcosa – qualsiasi cosa – che spezzasse quell’imbarazzo ma mi anticipò.
«Padre.» mormorò quasi muto.
«Padre?!» domandarono insieme Emmett e Rosalie, esplodendo.
Jasper cercò lo sguardo di Alice:«Cosa significa?»
«Aspetta un attimo Jazz..»
Sentii appena la risposta di Alice. Ero troppo concentrata a leggere gli occhi di mio marito. Nelle sfumature dorate delle sue iridi percepii una lotta. Forse tra una verità – un riconoscimento – e una difficoltà. Sul momento la interpretai come l’incapacità di realizzare la presenza di una persona che credeva morta. Dopo più di ottant’anni.
«Sì. Sono.. Io..» lo sentii rispondere dopo qualche secondo di pausa. La sua voce si era arrochita, il tono era vagamente confuso.
Sul momento mi sembrò una frase stralunata, ma data la situazione assurda, non afferrai subito. Ero scossa quanto tutti gli altri, e non sapevo cosa fare. Volevo stare vicina ad Edward, andare da lui e stringergli la mano, ma mi sentivo incollata a terra. Dall’altra parte, suo padre sembrava investito da troppi sentimenti, nello stesso modo. Quando notai il suo volto confuso da quella risposta - ma probabilmente troppo imbambolato per approfondire la questione – capii: le parole di Edward – Cullen - venivano da una domanda solo pensata dall’altro.
Suo padre si limitò ad annuire vigorosamente col capo. Dopo qualche secondo aggiunse:«Mi ricordo molto bene di te.»
Edward strinse la labbra con un fremito, ma restò con un’espressione circospetta. Era ancora immobile, sulla difensiva.
«Io..»
Dei rumori improvvisi giunsero dal giardino dietro casa. Riconobbi il passo felpato di zampe familiari: Jacob e Renesmee dovevano essere tornati. In un attimo vedemmo sbucare una massa di pelo rossiccia con mia figlia sul dorso. Non appena esaminò la situazione insolita e puntò gli occhi sull’intruso lo vidi allargare le zampe e mostrare i denti sulla difensiva. I suoi occhi scattavano nervosi tra i Cullen, come in cerca di una spiegazione.
Guardai Renesmee – probabilmente dovevo avere un’aria ansiosa quanto Esme – che mi fissò stupita poi  scrutò l’aria spettrale di suo padre aggrottando la sua piccola fronte con perplessità.
«Qualcuno vuole spiegarci cosa sta succedendo? Chi è lei?» sbottò Emmett impaziente facendo un passo avanti.
Edward, il mio Edward, parve rianimarsi e fece scattare la testa verso di lui con un’espressione feroce alla quale, ero sicura, sarebbe successa una risposta altrettanto brutale.
Dovevo fare qualcosa. Non potevo sopportare di vedere mio marito soffrire a quel modo. La situazione ci stava sfuggendo di mano – mi sembrò ridicolo data l’occasione - e non potevo permettermi di mettere a rischio la sicurezza di Renesmee.
«Edward, Emmett, famiglia Cullen..» cominciai cercando di sembrare decisa e calma, ma la mia voce risuonò appena più flebile di quello che volevo «Mentre rientravo a casa ho.. Incontrato questo vampiro e, quando Carlisle ci ha raggiunti lo ha riconosciuto.. »
Mi voltai verso il padre di Edward con aria indecisa e lui, che sembrava aver ripreso il controllo di sé, prese la palla al balzo:«Sono Edward Masen. E sono »
«È il mio padre biologico.» concluse in un sussurro tombale mio marito.
«Il signor Masen!» esclamò Esme portandosi una mano alla bocca e poi cercò lo sguardo di Carlisle che annuì.
Un latrato di sorpresa si distinse dal lato dov’era accucciato Jacob.
Rosalie si accigliò ancora di più e disse irritata:«Che significa il tuo padre biologico? Sei impazzito Edward?»
«Significa quello che ha detto» concluse seria Alice guardando Rosalie con aria di rimprovero.
«Be’ quello che ha detto non ha senso! Sei sicuro di stare bene Edward?» domandò con sarcasmo facendo un paio di passi per avvicinarsi al fratello, mentre Emmett la tirava appena per un braccio.
Edward le ringhiò contro ed io strinsi le labbra. Nello stesso momento in cui lo feci avvertii suo padre di fianco a me irrigidirsi e stringere i denti. Sembrò contrariato dal modo in cui era stato definito suo figlio. Mi piacque quella strana, istintiva, sintonia.
«Sì Rose, è come dice. È Edward Masen.» confermò Carlisle ritrovando il suo solito tono pacato.
«Hai detto che i suoi genitori erano morti!» ribadì contrariata, ma più calma «Me lo ricordo bene.»
«Si sbagliava.» interruppe secco Edward senior. Aveva riacquistato il normale uso della sua voce, che risuonava profonda ed autoritaria come quando lo avevo conosciuto nella radura. La guardò, rendendo più amichevole l’espressione e poi scosse la testa cercando di far emergere un mezzo sorriso:«Mi dispiace, sono stato brusco. È stata.. Una grossa sorpresa anche per me oggi, quando ho incontrato Bella e ho..» guardò con sguardo addolcito verso il mio anulare, che accennò appena con un dito «..Riconosciuto il suo anello. Poi il signor Cullen ha fatto il mio nome, quello della mia..Defunta moglie e defunto figlio – almeno così pensavo. Mi ha detto che..» non riuscì a negare un sorriso debole ma emozionato «Mio figlio era vivo ed io..»
Edward Masen si bloccò. Nei suoi occhi vidi un luccichio luminoso, che dava forza al suo sorriso provato dalle troppe emozioni di quel minuti, ma sincero. Non riuscii a non sorridere anche io, con un senso di magone all’altezza del petto.
«I ricordi umani tendono a.. Svanire, ma.. Non sai quale gioia è per me scoprirti vivo, dopo tutti questi anni in cui..»
S’interruppe di nuovo e scosse la testa senza sapere cosa dire, ma senza smettere di sorridere. La sua voce sembrava rotta dall’emozione.
Guardai mio marito con un’espressione speranzosa: non sapevo perché, ma il padre di Edward mi metteva allegria. O forse ero contagiata dai suoi sentimenti in quanto madre? Capivo cosa poteva provare, capisco cosa voleva dire amare un figlio. Vidi Edward di nuovo sorpreso che fissava suo padre senza sapere cosa dire. Mi parve.. A disagio.
Certo doveva essere strano sapere che il tuo padre umano non era morto ed era un vampiro, dopo ottant’anni. Forse non aveva ancora superato lo shock,  forse era rimasto troppo paralizzato dalla sorpresa.. Però non c’era traccia di felicità.
Ripensai alle volte in cui avevo provato a chiedere della sua famiglia; a parte le informazioni che mi aveva dato Carlisle su sua madre – bronzea, dagli occhi verdi come lui – sapevo solo che erano tutti morti di Spagnola.
I ricordi umani tendono a svanire..
Lessi di nuovo l’espressione di Edward e compresi: non si ricordava molto bene della sua vita mortale, e di come fosse davvero suo padre in vita.
«Lasci che le presenti la mia famiglia Signor Masen » intervenne Carlisle avvicinandosi a lui. Io annuii e poi mi avvicinai svelta a mio marito, smaniosa di avvicinarlo.
Ci incamminammo per colmare la distanza tra noi e la famiglia, che ora osservava il padre di Edward con molta curiosità. Tuttavia Jasper non sembrava rilassarsi, e Rosalie continuava a restare a braccia incrociate aggrottando la fronte. Anche Jacob zampettò verso di noi leggero, ma avvertii che era confuso. Renesmee ancora aggrappata alla sua pelliccia aveva un’aria incuriosita.
Sbirciai verso il padre di Edward e lo vidi dare una rapida occhiata verso di loro per poi riportarla in avanti. Non sembrò fare una piega di fronte ad un licantropo ed una mezza vampira.
Che ne avesse visti altri? Di solito la reazione a Renesmee era di scompiglio e di confusione con una bambina immortale. Lui sembrava.. Neutrale. Più che calmo parve semplicemente prendere atto della cosa.
Sospirai dubbiosa ma pensai che per il momento avevamo altri problemi a cui pensare. Ne avremmo parlato prima o poi.
Quando i due Edward furono vicini notai le loro numerose differenze. Strano: nella radura la prima cosa che avevo percepito era qualcosa che richiamasse ciò che mi era famigliare. Ora invece, l’uno di fronte all’altro, l’uno – Edward Masen – che svettava qualche centimetro sull’altro, parevano avere pochi tratti simili. Il modo in cui i capelli sottili restavano spettinati, la forma della mandibola, il modo di muovere le sopracciglia, qualcosa dell’espressività forse. Ma il viso era più appuntito, i tratti meno marcati, quasi più delicati. Sarebbe stata una gara dura se qualche sconosciuta se li fosse trovati di fronte. Sebbene non avrei esitato a scegliere Edward – il mio Edward, bello, come una divinità greca - era indiscutibile che Edward Masen fosse molto attraente. Era come vedere Rosalie, al maschile.
A giudicare dall’aria stupida di Esme e il sorriso divertito di Alice non fui l’unica ad averlo notato. Neppure Rose, dietro la sua posizione rigida, riuscì a mascherare del tutto l’indifferenza.
Edward Masen sorrise luminoso, contemplando da più vicino il figlio. Fui convinta che si stesse trattenendo dall’abbracciarlo, dal modo in cui il suo busto protendeva leggermente in avanti, verso di lui.
«Signor Masen, questa è mia moglie Esme » disse Carlisle sfiorandola con una mano «Loro sono i miei.. Figli adottivi. Alice e Jasper, Emmett e Rosalie. Edward e Bella li conosci già e..»
Vidi Edward Masen voltarsi a destra con aria pensosa verso Jacob e Renesmee. Mia figlia lo studiava con attenzione e Jacob rimaneva fermo immobile con gli occhi fissi su di lui. Edward, mio marito, aggrottò la fronte mentre lo guardava.
«Questa è Jacob, un caro amico di famiglia » completai io facendogli cenno di avvicinarsi «E questa è Renesmee. Nostra figlia..Mia e di Edward»
La sua testa si girò verso di me con aria piacevolmente stupita:«Davvero?»
Edward junior – fu troppo strano pensarlo – intercettò i miei occhi e ci scambiammo un’aria dubbiosa sulla sua reazione: in fondo avevo appena chiamato “amico di famiglia” un enorme lupo con una bambina ibrida a cavalcioni sul suo dorso e non aveva fatto una piega. A quanto pare, dalla sua espressione, nemmeno lui aveva trovato niente nei suoi pensieri.
Incerta continuai:«Lei.. Conosce i mutaforma?»
«Oh sì» fece come se stesse pensando a qualcosa di divertente «Il vostro amico Jacob lo è.»
Anche gli altri parvero sorpresi.
«Ci sono dei mutaforma anche qui a San Francisco.» disse restando sul vago.
Jacob fece un mezzo ululato per la sorpresa e m’incontrai con i suoi enormi occhi scuri, vedendo riflessa la stessa sensazione. Esistevano davvero altri mutaforma? Non solo i Quileute potevano diventare lupi?
«Questa è nuova..» mormorò Emmett scettico.
«E, Ren..Esme» pronunciò insicuro il nome di mia figlia, con un mezzo sorriso «immagino sia stata concepita mentre eri umana.. Mi pare di sentire il suo cuore accelerato..»
Restai a fissarlo con la bocca mezza aperta. Dunque il fenomeno si stava espandendo.. Con la coda dell’occhio vidi mio marito con le sopracciglia contratte, come se stesse leggendo qualcosa che non capiva del tutto.
« Quindi... Mi vuoi dire che vi siete conosciuti quando tu eri umana e non sei vampira da molto.» concluse con un gran sorriso. Ne sembrò compiaciuto.
Riuscii solo ad annuire senza aggiungere una parola. Ero ancora troppo stupita.
«Notevole. Sembri davvero molto controllata per una vampira così giovane..» disse gentilmente.
Abbozzai un mezzo sorriso, ancora un po’ intorpidita da quel momento di rivelazioni. Mio marito sembrava ancora più circospetto ma non aggiunse nulla.
«Lei sembra molto informato. Avrà viaggiato molto..» disse cauto Carlisle, cercando gli occhi di suo figlio. Ma Edward era ancora fisso su suo padre, all’erta.
«Sì, ho viaggiato parecchio.» si limitò a dire senza nessuna particolare sfumatura nella voce. Non sorrideva, ma nemmeno era incupito. Di sicuro aveva notato che lo sguardo di suo figlio era poco rassicurante.
Nessuno parlò, per qualche minuto. Si sentii solo Renesmee, che, quasi senza fare rumore, appoggiava i piedi a terra dando un paio di colpetti a Jacob, che appariva indeciso. Qualche secondo dopo lo vidi scodinzolare via verso i primi alberi, mentre il rumore delle quattro zampe si smorzava in due.
Fu Esme, timidamente, a rompere il silenzio: «Signor Masen, non sappiamo molto della vostra famiglia. Edward ci disse che lei era un avvocato.. Vorrebbe raccontarci la sua storia, e come ha fatto a diventare un vampiro?»
L’uomo fece un cenno solenne col capo:«Sì. Ma è una storia lunga.»
Carlisle indicò le cinque sedie  di plastiche dispose disordinatamente vicino al portico:«Accomodiamoci.»
Esme invitò Edward Masen a sedersi al centro, seguendolo insieme a Carlisle e guardandoci me ed Edward perché facessimo lo stesso. Seguii Edward che, rigido, si sedeva vicino al padre, mentre Jacob – che era appena ritornato passandomi davanti a gran passi, in forma umana -  mi sfilava distrattamente Renesmee dalle braccia e si sedeva sulla sdraio tenendo mia figlia sulle gambe. Alice si posizionò per terra vicino ai gradini sui quali si era seduto Jasper. Rosali ed Emmett rimasero sulla panchina del porticato.
Fu allora che Edward Senior si diede una rapida occhiata attorno e cominciò, con voce lontana: «Sono nato nel 1881, a Rockford,Illinois...
  
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