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Autore: Allymc89    21/06/2016    3 recensioni
La morte è nel destino degli shinobi, lo sanno tutti. Ma uno di loro non ci sta; ha già visto troppe persone morire e troppe persone piangere i propri cari. E non vuole più vedere lacrime, soprattutto le sue. Durante la quarta guerra ninja, un sacrificio fatto per amore rischia di passare inosservato. Questa è la mia versione di come mi piacerebbe che fossero andate le cose.
E' la mia prima fic; dopo essere stata un'accanita lettrice, ho deciso di scrivere sulla mia coppia canon preferita, spero di avervi incuriosito e che mi facciate sapere cosa ne pensate!
(Ho cambiato il rating in giallo per via di una scena nell'ultimo capitolo)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sabaku no Gaara, Shikamaru Nara, Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Capitolo 3 (il giorno dopo la fine della guerra, al mattino)
Capitolo 5 (il giorno dopo la fine della guerra, al tramonto)
Capitolo 8  (Ebizo spiega a Gaara e Kankuro del rotolo)
Capitolo 6 (Shikamaru scopre che Temari è in coma, il giorno dopo in cui ha incontrato Kankuro e l’altro jonin a Konoha)
Capitolo 7
Capitolo 1, 2 e 4 (circa tre mesi dopo la fine della guerra, i capitoli si svolgono tutti il giorno in cui Kurenai partorisce).
Capitolo 11 (il risveglio di Temari)
Capitolo 13 (la confessione di Temari)
Capitolo 9  (Shikamaru trova il rotolo)
Capitolo 10 (Gaara manda le lettere)
Capitolo 12 (Shikamaru riceve la lettera e parte per Suna)
Capitolo 14
 
 
 
Il sole cocente del deserto martellava implacabile sulla sua testa, mentre rivoli di sudore scivolavano dalle sue tempie lungo il collo e la schiena. I suoi piedi affondavano morbidamente nella sabbia rendendo più lento e faticoso ogni passo, ma niente di tutto ciò sembrava scoraggiare Shikamaru; il solo pensiero che in meno di un’ora finalmente l’avrebbe rivista bastava a dargli la carica. Lungo la strada aveva incontrato un tempesta di sabbia che lo aveva costretto a fermarsi, perdendo quasi mezza giornata sulla tabella di marcia e ora non poteva permettersi altre soste.
Alzò lo sguardo e al di là una duna scorse con sollievo il familiare profilo della città di Suna.
Accelerò subito, scalpitava dalla voglia di incontrarla!
Una volta che fu alle porte del villaggio della Sabbia chiese indicazioni per l’ospedale, era impaziente di vederla, anche solo per pochi minuti, sarebbe andato dopo a rinfrescarsi.
Avanzò per i corridoi fino a raggiungere la sua stanza e quando fu davanti alla sua porta bussò. Al sentire la voce di lei che lo invitata a passare, ebbe come un brivido. Quanto gli era mancata la sua voce.. Shikamaru si riempì le orecchie con quel suono, ancora stordito dalla fortuna che aveva avuto. Con la mano appoggiata alla maniglia, chiuse gli occhi e prese un bel respiro.
Dallo sguardo di Temari era chiaro che lei non si aspettava minimamente di trovarselo lì.
La ragazza aveva spalancato gli occhi incredula: “Shikamaru? Cosa ci fai qui?”
Il Nara era rimasto sulla porta e l’aveva guardata a lungo: era pallida e visibilmente dimagrita ma era sempre Temari, ed era viva. Un’ improvviso senso di sollievo, misto ad uno strano calore familiare lo avvolse come il vento bollente del deserto ed ebbe voglia di gettarle le braccia al collo. Ma non era ancora il momento.
“Mi ha scritto Gaara che ti eri svegliata..” aveva risposto avvicinandosi al letto, “Come stai?”.
Gaara aveva avvisato Shikamaru che la sorella era all’oscuro della lettera che gli aveva scritto e questo non ne era rimasto affatto sorpreso: sapendo quant’era orgogliosa e ostinata la ragazza non avrebbe permesso che lui sapesse del suo gesto .
A quelle parole infatti Temari aveva totalmente cambiato espressione: “Sto bene adesso.. Gaara ti ha scritto?” aveva chiesto esitante. Si vedeva che tentava di nascondere il suo nervosismo. Lo scrutava cercando di intuire dal suo viso quanto sapesse, ma senza risultato.
Shikamaru la fissava con le mani in tasca, serio: “Sì. Mi ha raccontato tutto. So com’è andata Temari”.
La ragazza era rimasta pietrificata, lo aveva squadrato per un solo secondo, la bocca schiusa e il panico negli occhi; poi aveva voltato la testa dall’altra parte. Un misto di rabbia e imbarazzo ad arrossarle il viso: maledetto Gaara..ma come si era permesso??
“Cosa sei venuto a fare?” avevo chiesto lei asciutta, senza il coraggio di incontrare i suoi occhi.
“Sono venuto a ringraziarti” aveva risposto lui deciso.
Quelle parole delusero molto Temari: per un momento aveva sperato che fosse venuto per lei, perchè si era preoccupato per le sue condizioni. Invece era venuto solo per gratitudine, per riconoscenza verso colei che aveva salvato la vita al padre. Nient’altro.
Temari deglutì cercando di nascondere quanto fosse amareggiata. “Non c’era bisogno di venire fin qui apposta.. e ora che hai ringraziato puoi anche andartene”.
Voleva solamente restare sola. Si sentiva ridicola: sapeva che il suo sacrificio era quasi una dichiarazione, ma lei l’aveva fatto convinta di morire e perciò di non dover rendere conto a nessuno. Tantomeno a lui!
Espirava forte dalle narici, cercando di espellere insieme all’aria anche il suo disagio e la sua vergogna.
Intanto Shikamaru si godeva compiaciuto lo spettacolo; Temari si atteggiava da dura, ma ormai per lui era un libro aperto. Sorrise alla sua reazione perché era proprio quello che si aspettava.
“In realtà, seccatura, non mi hai ancora dato modo di dirti grazie” precisò Shikamaru con un ghigno. Si azzardò a farlo perchè lei era voltata dall’altra parte e non l’avrebbe visto.
Temari sbuffò al limite dell’esasperazione: “Non c’è di che, e ora vattene”
Non poteva resistere oltre: si avventò su di lei e la strinse forte. Affondò la testa nell’incavo del suo collo riempiendosi le narici del suo odore; una mano a stringerle la chioma bionda insolitamente sciolta e l’altra premuta sulla schiena. Poteva sentire il calore della sua pelle e il battito del cuore che accelerava sotto la sottile stoffa del camice dell’ospedale.
Temari, presa alla sprovvista, si ritrovò preda della stretta di Shikamaru che non accennava ad allontanarsi. Si beò per un istante del contatto con il corpo del ragazzo, ma non ricambiò l’abbraccio. Si sentiva presa in giro e stava per respingerlo, quando lui la stupì: “Grazie per essere sopravvissuta, per esserti svegliata, per essere qui con me adesso” le sussurrò all’orecchio.
Temari rimase di sasso. Che cosa significava tutto quello?
Stava per chiederglielo, quando lui la precedette di nuovo, ma senza mollare la presa: “Ti hanno raccontato che alla fine della guerra siamo finiti tutti sotto lo Tsukujomi Infinito?”
Temari era stranita da quella domanda ma annuì con la testa; si era fatta raccontare tutto dai suoi fratelli nei giorni successivi al suo risveglio.
“Sai che cosa ho visto io sotto l’influsso del jutsu?”
Temari ovviamente scosse lievemente la testa completamente stordita dall’assurdo di tutta quella situazione. In più il fiato caldo di Shikamaru che le si infrangeva suo collo e sull’orecchio non aiutava a restare impassibile come stava cercando di fare.
“Ho visto il mio maestro, Asuma, era vivo ed era insieme a Kurenai e a loro figlio. E poi ho visto i miei genitori.. credevo che mio padre fosse morto ed era lì a farsi strigliare da mia madre come al solito. Nel mio mondo ideale non c’è niente di eccezionale, solo le persone a cui tengo di più al mio fianco. E tra loro c’eri anche tu..”
Temari era immobile, concentrata su quelle ultime parole che l’altro aveva pronunciato.
Shikamaru sciolse lentamente l’abbraccio e si mosse dall’orecchio verso il centro del viso di lei, tracciando il percorso con la punta del naso. Arrivato alla bocca, poggiò le labbra su quelle della kunoichi accarezzandone il profilo con devozione, soffermandosi sul labbro superiore dove depositò un bacio leggero. Poi si spostò su quello inferiore, prendendolo tra le sue e tirandolo delicatamente. Fu lì che finalmente Temari rispose al bacio, premendo con decisione le labbra su quelle del ragazzo. Il Nara prese coraggio e appena lei schiuse le labbra ne approfittò per incontrare la sua lingua.
E Shikamaru seppe in quel momento che non avrebbe più saputo fare a meno di quella consistenza e di quel sapore. Tornò ad incontrare quel muscolo caldo e bagnato ancora e ancora, mai sazio. Era come se ricevesse aria solo dalla bocca della ragazza, e separarsene equivaleva a soffocare.
Temari si aggrappò alle spalle del ragazzo, perdendo il conto dei baci che si stavano scambiando, abbandonandosi a quella danza ipnotica e sensuale delle loro bocche l’una contro l’altra.
Lui si lasciò prendere dall’istinto, liberando quella voglia di sentirla, di toccarla e di assaporarla che da tempo serbava dentro di sé. Assaggiò tutto con le labbra: il naso, le ciglia, gli zigomi e il profilo della mascella, scendendo fino al collo dove sentì lei rilasciare un ansito sommesso. Era impaziente di scoprire tutti i punti deboli di quella guerriera, di vederla contorcersi, fremente nell’attesa di lui soltanto. Ma non era ancora tempo ne luogo per tutto quello, e Shikamaru lo sapeva bene, perciò si frenò finché poteva ancora farlo.
Temari lo guardò alzarsi dal letto e dirigersi verso la porta “Dove stai andando?” chiese confusa. Il ragazzo sbuffò “Non so come funzioni da queste parti ma.. non voglio rischiare un incidente diplomatico ne tantomeno finire vittima di un Funerale del Deserto, per cui sarà meglio che vada a parlare ai tuoi fratelli”
Temari sgranò gli occhi con aria interrogativa; non stava capendo niente di quello che era successo negli ultimi 10 minuti. Shikamaru inchiodò lo sguardo a terra, imbarazzato “Voglio fare le cose come si deve”.
La principessa di Suna si sentì avvampare e voltò la testa, mordendosi il labbro per camuffare un sorriso da ebete che non riusciva a trattenere. Che vergogna, si stava comportando come una di quelle smorfiose che tanto disprezzava, proprio lei, una delle migliori jonin di Suna! Ma doveva ammettere che quello che era appena successo era molto più di quanto avesse mai sperato.
Che ti prende Temari? Un po’ di contegno e che diamine! Ripigliati subito!
“Ah! Prima che mi dimentichi..” esclamò lui frugandosi le tasche, distogliendola dalla propria autocommiserazione mentale, “mia madre ti manda questo” e così dicendo tirò fuori un pacchetto accompagnato da un biglietto.
Temari lo prese, e prima che avesse il tempo di chiedere nulla, lui la precedette “Non so che cosa sia, ma quando ha saputo quello che hai fatto per mio padre ha insistito perché te lo portassi”. Temari richiuse la bocca, rigirandosi il piccolo oggetto tre le mani.
“Torno presto” e il tempo di girarsi verso la porta Shikamaru era già sparito.
Temari era rimasta interdetta e parecchio indispettita; alla fine, dopo quel bacio, non era più riuscita a spiccicare una parola.
Cavolo Nara.. da dove viene fuori tutta questa intraprendenza ora?
E suo malgrado sorrise, iniziando a scartare il regalo di Yoshino.
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Eccoci giunti al penultimo capitolo di questa storia!
Sono un po’ dispiaciuta che siamo quasi alla fine.. L
Ringrazio ancora tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite e che mi hanno lasciato una recensione!
Un’ultima cosina, quando Shika si confessa dicendo che nella sua visione ideale del mondo c’è anche lei mi ricorda un verso della canzone di Mecca Kalani, Feel Me, “In my perfect world you are happy with me”, a voi no?
Alla prossima!
   
 
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