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Autore: 18Ginny18    21/06/2016    2 recensioni
Molti segreti le sono stati celati... Loro dicono "per il bene comune"... Ma a quale prezzo?
Piccolo assaggio:
Albus sapeva di dover fare in fretta. Non sarebbe stato facile far allontanare la bambina dai Potter, prima dell'arrivo dei mangiamorte. Voldemort li avrebbe trovati.
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Sirius Black, Sorpresa | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, James/Lily, Sirius/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~The Black Chronicles~'
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Capitolo 21 - IL CALICE DI FUOCO
Godric's Hollow, quella notte era un vero splendore; il vento ululava piano accarezzando i rami degli alberi, il silenzio regnava indisturbato regalando pace e serenità, ma a Sirius Black tutto questo non interessava. Aveva passeggiato nei pressi della sua dimora sotto la forma di cane nella speranza di riuscire a dormire, senza successo. 
Da quando i mangiamorte si erano manifestati alla Coppa del Mondo e subito dopo era comparso il Marchio Nero, era in uno stato di ansia continua. Aveva paura che tutto stesse per ripetersi. Non voleva che iniziasse un'altra stupida e dolorosa guerra. E non voleva che né Ginevra né Harry venissero coinvolti. Erano ancora troppo giovani per sopportare tutta quella sofferenza, che lui stesso aveva provato sulla sua pelle. 
Aveva perso molto nella prima guerra: James, Lily, suo fratello Regulus... era stato devastante. Per dodici anni aveva lottato con tutte le sue forze per non perdere il loro ricordo. 
Quando Remus si allontanava per qualche ora dalla casa che condividevano, passava la maggior parte del suo tempo a passeggiare per le strade della cittadina per non restare da solo per troppo tempo. A volte la solitudine gli dava la sensazione di essere di nuovo in quella cella fredda e buia, circondato da urla di dolore e risate di chi aveva raggiunto la pazzia. Per un attimo aveva temuto che sarebbe diventato come loro ma gli era bastato pensare alla sua piccola principessa per rimanere in sé e andare avanti. 
E se in quel momento lei si fosse trovata in pericolo, lui non poteva fare nulla per evitarlo. Era di nuovo in prigione. In una prigione senza sbarre, certo, ma pur sempre una prigione dalla quale non poteva uscire. 
Remus guardava il suo amico canino seduto davanti a quella villetta decadente che una volta era la casa dei suoi migliori amici. Ormai sapeva dove trovarlo quando spariva nel cuore della notte. 
Sirius era talmente concentrato da quei mille pensieri che gli vorticavano in testa da non accorgersi della sua presenza fino a quando non gli sedette accanto. Rimasero in silenzio con lo sguardo fisso verso la villetta dei Potter, poi Felpato guaì e si accucciò. Remus accennò un sorriso e gli accarezzò la testa. 
- Mancano anche a me.

Nel frattempo, a Hogwarts, un gatto dal manto scuro entrò furtivamente nell'ufficio del preside e tramutò il suo aspetto dopo pochi istanti. 
Lì, dove prima sostava il felino, si ergeva la figura imponente di un uomo dai capelli neri.
Silente, seduto dietro alla scrivania, non sembrava sorpreso o sconvolto più di tanto da quella presenza. Bensì lo ignorò e prese a canticchiare un motivetto allegro. Sapeva chi era colui che lo scrutava nella penombra della stanza.
L'uomo in questione sembrava impaziente. Era stato convocato nel cuore della notte. Ne conosceva il motivo; o almeno lo immaginava, dato che era la loro discussione più frequente nel corso degli anni, ma odiava -come in quel momento- quando il preside giocherellava con i suoi pollici, senza rivolgergli l'attenzione. Aspettava sempre qualche minuto prima di parlare. A parer suo lo divertiva vedere le persone irritarsi.
Infatti, un attimo dopo Silente si decise a parlare all'uomo, senza distogliere lo sguardo dal suo passatempo. - Ci sono novità? 
Prima di rispondere, si chiese quali parole fossero più appropriate per essere diretto. - No, signore. Continua ad avere lo stesso incubo, ma non sempre riesco ad averne il controllo per evitarlo - ammise con rammarico. - Dopo l'episodio di pochi mesi fa è diventata più forte. I suoi poteri sembrano ingestibili, a volte. 
- Continua a tenerla d'occhio. Fai in modo che i suoi poteri non si inneschino. 
L'uomo ispirò rumorosamente. Stava per ribattere che era inutile, dato che le rare volte in cui distoglieva lo sguardo da lei era quando veniva convocato dal vecchio, poi cambiò idea. Era inutile aprire un'altro dibattito sull'argomento. 
- E non farti scoprire. È di vitale importanza - concluse il preside prima di congedarlo. 
Quando si richiuse la porta di quercia lucente alle spalle l'uomo prese di nuovo la forma felina, dopodiché si diresse verso la torre di Grifondoro. 

Quella mattina di fine ottobre avrebbe fatto a meno di andare a lezione, preferiva poltrire nel suo soffice letto a baldacchino dai colori rosso e oro. Era stata in piedi tutta la notte a preparare una Pozione Invecchiante per Fred e George, nonostante fosse convinta che non avrebbe funzionato per il loro scopo. 
Nessuno poteva impedirle di oziare tutto il giorno dato che non condivideva la camera con nessuno. Ma non aveva fatto i conti con il suo gatto... 
Quella palla di pelo nera dagli occhi di ghiaccio sembrava capire le sue intenzioni ancor prima di metterle in atto. Si acciambellò al suo fianco e iniziò a spingere la sua testolina sulla sua faccia, facendo le fusa. 
- Buongiorno anche a te, Ice - lo salutò Ginevra. - D'accordo. Mi alzo, contento? 
Ice saltò giù dal letto e attese che la sua padroncina facesse lo stesso. Quando la guardava con quei suoi occhioni azzurri la ragazza si chiedeva se fosse normale che un gatto si comportasse in quel modo. A volte non sembrava neanche un gatto!
Quando si mise in piedi le passò fra le gambe facendo le fusa. 
- Un giorno me la pagherai - sbuffò passandosi una mano sul viso.
Ice piegò la testa di lato e lei immaginò un sorrisetto derisorio sul suo muso. 
Il nome non l'aveva scelto da sola. Lei, Sirius e Remus -che si era trasferito in quella villetta insieme a loro- cercarono un nome adatto da affibbiargli per un pomeriggio intero, inventando nomi assurdi come: Silvestro, Mr. Cioccorana... Ma alla fine decisero che Ice era un nome meno imbarazzante degli altri.
Dopo una doccia rigenerante indossò la divisa, raggiunse la porta e scese nella sala comune. Come ogni mattina Ice la seguì, ormai era diventata una strana abitudine alla quale non faceva più caso. 
Si sorprese a fischiettare, mentre si sistemava il fermacapelli. 
- Sei di buonumore? - la salutò Fred con il suo solito sorriso sghembo. 
- L'idea di vedere un vostro fallimento mi mette molta allegria.
- Non sei divertente - disse George imbronciato. - Sai che vogliamo partecipare per vincere tutti quei galeoni! 
Ginevra sbuffò. Ice le passò fra le gambe facendo le fusa e lei lo prese in braccio. - Lo so - aveva detto ai gemelli, assumendo quel cipiglio da saccente - ma non vi garantisco che andrà tutto bene. Sicuramente Silente non è uno sprovveduto. 
- Abbi fiducia, Blacky - disse Fred. - Andiamo, voglio mettere il mio nome in quel Calice prima di colazione. 
- So già che finirà male - sospirò Ginevra seguendo i due gemelli fuori dal ritratto con Ice tra le braccia. 

I corridoi di Hogwarts erano stati invasi da ragazzi e ragazze delle delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang. Erano arrivati la sera precedente in occasione del Torneo Tremaghi e sarebbero rimasti per la maggior parte dell'anno. 
Quella sera stessa il Calice di Fuoco avrebbe selezionato i tre campioni, un solo studente per ogni scuola. Per vincere, ogni campione doveva superare tre prove estremamente pericolose e per impedire che nessuno studente di età inferiore ai diciassette anni partecipasse alla selezione, era stata imposta una Linea dell'Età attorno al Calice di Fuoco da Silente stesso. Ovviamente i gemelli Weasley avevano deciso di raggirare le regole con l'aiuto di una Pozione Invecchiante ma, date le loro scarse abilità nel preparare Pozioni, riuscirono a convincere la loro amica Ginevra ad aiutarli. 
E ora erano lì. Sotto la pioggia incessante a correre verso l'Ingresso. 
Raggiunsero la loro meta completamente zuppi d’acqua. Ice saltò giù dalle braccia di Ginevra con un balzo e dopo essersi scrollato l'acqua di dosso il suo pelo si rizzò dandogli un aspetto buffo. I tre ragazzi risero e asciugarono i loro abiti con un abile colpo di bacchetta dopodiché Ginevra diede una sbirciatina all'interno della Sala dove Cedric veniva spintonato verso il Calice.
Trattenne il respiro. 
Non si erano più rivolti la parola dopo quello che era successo il primo giorno. Quando lo incrociava nei corridoi si affrettava a cambiare strada o a ignorare completamente la sua esistenza. Sapeva di non poter smettere di volergli bene, ma l'odio che aveva scaturito il suo gesto era immenso. Non lo avrebbe mai perdonato. Eppure, in quel momento, vederlo sorridere le provocò un dolore straziante all'altezza del petto, come una voragine. Le mancavano i suoi sorrisi, doveva ammetterlo. La sua voce calda e melodiosa quando le sussurrava di amarla facendola sorridere come una bambina. E quegli occhi color nocciola che la guardavano con infinita dolcezza prima di far sfiorare le loro labbra. 
Lo guardò gettare il suo nome nel Calice e tornare dai suoi compagni di Tassorosso. Quando lo vide chinarsi e poggiare le sue labbra su quelle di Cho Chang, abbassò lo sguardo e serrò gli occhi in un gesto automatico. 
'Perché? Perché lo ha fatto?', si chiese per quella che doveva essere l'ennesima volta. Nonostante fossero passate settimane da quel giorno, non riusciva ancora a spiegarsi come Cedric fosse stato capace di essere tanto crudele. 
- Ehi, piccola pozionista - la richiamò Fred facendo una faccia buffa per poi tramutarla in una preoccupata. - Va tutto bene? 
Lei annuì, massaggiandosi gli occhi nel tentativo di frenare le lacrime ancor prima di uscire. 
Fred e George le rivolsero un sorriso dispiaciuto e la strinsero in un abbraccio, avvolgendola completamente. 
- Non piangere. 
- Non sto piangendo - mentì malgrado la sua voce dava l'impressione del contrario. - E comunque non è necessario l'abbraccio da orso... 
- Ah, 'sta zitta e lasciati abbracciare, Black - la rimbeccò George lasciandole un bacio sul capo. 
- Idioti - borbottò lei con un sorriso. 
- Come sempre, piccola - disse Fred. 
Momenti come quelli non accadevano da anni. Quando Ginevra sentiva la mancanza di suo padre o era triste per qualcosa, Fred e George l'avvolgevano in un "abbraccio da orso" che riusciva magicamente a calmarla e farle dimenticare tutto restituendole il sorriso. Era un gesto che li faceva sentire tutti e tre protetti. 
Le loro menti vagarono, perdendosi in pensieri legati ai propri sentimenti. Fred pensava a quanto gli fosse sempre piaciuto il profumo di Ginevra; George non pensava a nient'altro che fosse lei e al suo desiderio di proteggerla anche a costo della propria vita. Lei, invece, era in subbuglio. Confusa. Era in un vortice di emozioni che la legavano a Cedric e che andavano in contrasto tra loro. Rabbia, amore... ma ben presto riuscì a mettere di lato ogni pensiero che lo riguardava, lasciandosi sfuggire un sorriso quando si rese conto di quanto fosse facile dimenticare tutto quando Fred e George le stavano accanto. 
Passarono un paio di minuti prima che si separassero. 
Secondo i due Grifondoro che si persero ad ammirarla, Ginevra sfoggiava un sorriso bellissimo.
- Allora... Sono stata in piedi tutta la notte per preparare quella Pozione, rischiando di farmi scoprire da Gazza - iniziò Ginevra. - Se non funziona...
- Dubiti di te, Blacky? - sorrise sghembo Fred. 
- Non di me. La Pozione è perfetta. 
- Ah, quindi dubiti di noi!
- Tranquilla - disse George. - Cosa può andare storto? 
E detto questo entrò nella Sala Grande insieme al fratello, venendo accolti dai loro numerosi sostenitori. 
Ginevra prese posto accanto a Hermione, che era scettica quasi quanto lei nella riuscita di quel piano scellerato. Ice si acciambellò sulle gambe della sua padrona ricevendo dei grattini dietro l'orecchio.
I gemelli bevvero la pozione e saltarono oltre la Linea dell'Età, poco dopo aver messo i loro nomi nel Calice vennero espulsi dal cerchio e catapultati a tre metri di distanza sul freddo pavimento. 
Preoccupata per la loro incolumità, Ginevra andò a soccorrerli ma non appena li guardò in faccia scoppiò a ridere. Su entrambi stavano crescendo due lunghe e identiche barbe bianche che sostituirono il rosso fiammante made in Weasley. 
La Sala rimbombò di risate, a cui si aggiunsero anche quelle di Fred e George non appena si guardarono bene in faccia. 
- Ve l'avevo detto - disse Ginevra tra una risata e l'altra mentre li accompagnava in infermeria.  

Draco Malfoy stava avanzando lungo il corridoio, dopo una noiosissima ed estenuante lezione di Erbologia, continuando a imprecare sul fatto di non essere un domestico e che non gli sarebbe servito a nulla imparare a piantare uno stupido vegetale, passando il tempo ad evitare i suoi denti acuminanti! 
'Quella maledetta erbaccia ottusa...', pensò il Serpeverde svoltando l'angolo dove si scontrò con qualcuno, cadendo all'indietro. 
Sul pavimento in pietra si sparse una moltitudine di libri e pergamene. Draco stava per mandare al diavolo la persona con cui era andato a sbattere ma, riconoscendo quella matassa di capelli e quell'espressione corrucciata sul viso di lei a pochi centimetri dal suo, sorrise.
- Scusa... - disse Hermione - io non... non ti avevo visto. 
- Non preoccuparti - rispose il biondo senza abbandonare il sorriso baldanzoso. - Ma se volevi stare a stretto contatto con me, non era necessario volarmi tra le braccia, Granger. 
Lei lo fulminò con lo sguardo e si affrettò ad allontanarsi dal Serpeverde. Draco rise, restando ancora disteso a terra. 
- Che hai da ridere? - sbottò Hermione risentita mentre riponeva i suoi libri nella borsa. Rialzò lo sguardo solo quando lui si mise a sedere e lo vide serrare le labbra per soffocare una risata. - Ti faccio tanto ridere? 
Draco scosse la tesa e alzò gli occhi al cielo. - Oh, Granger... - sospirò per poi riabbassare lo sguardo su di lei. - Non sai quanto. 
Lei lo fissava, senza capire il perché le sue labbra si fossero curvate in un sorriso involontario. 
- Mi piaci, Granger. Sei diversa da chiunque altra abbia mai conosciuto. 
Hermione spalancò gli occhi, sicura che stesse scherzando. Lui sorrise e si avvicinò quel tanto che bastava da poterle sfiorare la guancia con la mano. La reazione che si aspettava non tardò ad arrivare e sorrise ancora alla ragazza. 
- Ecco - disse Draco. - Quando diventi rossa sei terribilmente carina, Granger. Mi fai ridere perché... be', non ho mai visto qualcuno arrossire per così poco ma mi piace. Potrei anche abituarmi... 
Avvicinò lentamente il suo viso a quello della ragazza che rimase immobile. 
- Malfoy... - Hermione faticava a mantenere la concentrazione. Non le era mai capitato di stare a stretto contatto con il ragazzo (anzi, con nessun ragazzo in generale). Era pietrificata, incapace di formulare una frase a senso compiuto. 
- Hai un buon profumo... Hermione - sussurrò Draco, con le labbra vicinissime alle sue. 
'E adesso che faccio?!'.

I nomi degli aspiranti al Torneo Tremaghi erano stati messi nel Calice ed era arrivato il momento di scoprire chi fossero i tre campioni. Inutile dire che ogni studente era in fermento. Il Calice di Fuoco era stato spostato; ora si trovava davanti al posto di Silente al tavolo degli insegnanti. 
Durante la cena ogni studente non faceva altro che discutere con il vicino su chi per loro avrebbe dovuto rappresentare Hogwarts. 
Cedric Diggory, invece, sembrava non considerare le parole incoraggianti che gli rivolgevano i suoi compagni di Tassorosso. Non riusciva a capire il perché non riuscisse a distogliere lo sguardo da quella ragazza. Per un attimo credeva di conoscerla ma di lei non aveva alcun ricordo, se non quello schiaffo inaspettato davanti a tutta la scuola.
Nei suoi pensieri c'era sempre stata Cho. La sua bellissima Cho. 
Ma... quella ragazza... Non riusciva proprio a capire perché si ostinasse a posare lo sguardo su di lei. C'era qualcosa in lei che in qualche modo lo attraeva. 
Il suo migliore amico, Paul, aveva notato che da qualche tempo posava lo sguardo su di lei, ma aveva sempre taciuto fino a quel momento. 
- Ehi, Ced - disse. - Tutto bene? 
Cedric fece una smorfia strana. Era indeciso se chiedere al suo amico chi fosse quella ragazza al tavolo dei Grifondoro. Una parte di lui desiderava saperlo ardentemente l'altra lo trovava ingiusto nei confronti della sua Cho. 
- Chi è quella ragazza? - gli bisbigliò in modo che solo lui potesse sentirlo. 
Paul sgranò gli occhi e lo guardò come se avesse appena visto crescere un terzo occhio sulla faccia del suo amico. 
- Stai scherzando, vero? 
- Lo so che non dovrei guardare altre ragazze ma... 
- STAI SCHERZANDO? 
- Abbassa la voce. 
- Non ci posso credere - sbottò Paul, non sapendo se ridere o meno. - Ti prego, dimmi che è uno scherzo, Ced. 
- Non sto scherzando, Paul. Da quando mi ha dato quello schiaffo io... 
- Che hai meritato, comunque - commentò prima di portare il bicchiere alla bocca. 
- Ma non le ho fatto niente! Neanche la conosco! 
Paul sputò fuori il suo succo di zucca e lo guardò nuovamente, scioccato. 
- Come puoi averla dimenticata - sussurrò non credendo alla proprie parole. 
- Va bene, non dirmi chi è - ribatté Cedric tornando a stuzzicare con la forchetta il suo sformato di spinaci per poi allontanare il piatto. - Mi è passata la fame. 
Al tavolo dei Grifondoro si stava discutendo su quali prove avrebbero affrontato i campioni, facendo ipotesi assurde quanto terrificanti.
Ginevra aveva una sensazione orribile che le attanagliava lo stomaco. Nella sua mente rivedeva Cedric mettere il suo nome nel Calice e il solo pensiero che potesse succedere qualcosa di brutto le smorzò la fame, lasciando così il suo piatto intatto. 
- Non hai fame? 
- Non mi sento molto bene - disse e Harry la strinse a sé, accarezzandole i capelli. Con una piccola supplica riuscì a farle mangiare qualche boccone e restarono abbracciati anche durante la selezione del campione. 
Tutte le luci si spensero ad un solo gesto del preside. Il Calice di Fuoco risplendeva più che mai e le fiamme blu divennero rosse all'improvviso. Dal suo interno si sprigionarono scintille. Un attimo dopo, un pezzetto di pergamena bruciato ne volò fuori e Silente lo afferrò. 
- Il campione di Durmstrang - lesse con voce forte e chiara, - è Viktor Krum. 
La sala fu invasa da applausi e urla mentre il bulgaro si alzava dal tavolo dei Serpeverde dirigendosi verso Silente, le urla ebbero fine quando lui sparì oltre la porta che conduceva alla stanza accanto. 
L'attenzione di tutti si concentrò sul Calice, che tornò a farsi rosso e il secondo foglietto di pergamena uscì. 
- Il campione per Beauxbatons è Fleur Delacour! - annunciò Silente e una bellissima ragazza che assomigliava a una Veela si alzò dal tavolo dei Corvonero e raggiunse il bulgaro. 
Il silenzio che inondava la Sala era carico di eccitazione. Era il momento di annunciare il campione di Hogwarts. Le fiamme del Calice di Fuoco si tinsero ancora una volta di rosso e Silente prese il terzo pezzetto di pergamena. 
- Il campione di Hogwarts è… - annunciò e Ginevra trattenne inavvertitamente il respiro. - Cedric Diggory! 
Il frastuono che emisero gli studenti di Tassorosso la incoraggiò a voltare lo sguardo verso di loro abbassandolo subito dopo. Cedric l'aveva guardata e l'espressione dipinta nel suo volto era la frustrazione. Nonostante venisse acclamato dall'intera scuola, si diresse verso la stanza nascosta pensando a lei. 
- Eccellente! - gridò Silente, in piena allegria. - Ora abbiamo i nostri tre campioni. Ma alla fine solo uno passerà alla storia. Solo uno… 
Gran parte degli studenti non gli diede più ascolto, perché le fiamme del Calice erano tornate rosse e anche il preside se ne rese conto. Un altro foglietto di pergamena uscì e automaticamente, Silente, lo afferrò.
La strana sensazione che poco prima attanagliava lo stomaco di Ginevra si era intensificata e istintivamente strinse il braccio di Harry. Tutti restarono in attesa che il preside parlasse, ma era come sotto shock. Poi si schiarì la voce e lesse: - Harry Potter. 
Ginevra strabuzzò gli occhi e aumentò la stretta attorno al braccio del fratello che sembrava non sentire alcun dolore. Tutte le teste presenti nella Sala Grande si voltarono a guardarlo, ma Harry non si mosse neanche di un centimetro. Per qualche secondo aveva trattenuto il respiro.
Non poteva essere vero. Era sicuramente uno scherzo. Probabilmente avevano sentito male.
La ragazza fissava un punto indistinto nel vuoto. Un brivido le percorse la schiena e avvertì lo sguardo dei Grifondoro su di sé e suo fratello.
- Non ho messo il mio nome nel Calice - disse Harry. 
Ginevra, per quanto ci provasse, non riusciva a staccare la morsa attorno al suo braccio.
- Harry Potter! - esclamò di nuovo il preside.
- Non andare - sibilò Ginevra con voce rauca e le lacrime agli occhi. Poi la presa poderosa, anche se delicata, di George li separò e Harry si incamminò verso Silente.
- Andrà tutto bene, Gin.
La ragazza sentiva la voce di Hermione, ma non riusciva a vederla. I suoi occhi non si separavano dalla figura del fratello che pian piano si avvicinava alla porta dove erano spariti gli altri tre campioni.
- Gin, tu lo sapevi? 
Questa volta non riuscì a distinguere a chi appartenesse la voce, rispose un "no" quasi strozzato dalle lacrime, che però non si decidevano a scendere. 
George non riuscendo a sopportare di vederla ridotta in quello stato disse al fratello che l'avrebbe portata a prendere una boccata d'aria, la mise in piedi e l'accompagnò all'uscita della sala, fino ad arrivare davanti ad una finestra del corridoio. Sembrava che lei non se ne fosse nemmeno accorta. 
Quando si fermarono, Ginevra aprì la finestra e lasciò che la corrente d'aria la investisse. 
George la guardava respirare a pieni polmoni aggrappata al vetro della finestra, aspettando che riuscisse a calmarsi. Quando poggiò la mano sulla sua, lei si voltò di scatto si fiondò tra le sue braccia, accucciandosi contro il suo petto come quando erano bambini. Lui, anche se all'inizio sembrò un po’ sorpreso, ricambiò l'abbraccio e le stampò un dolce bacio sulla fronte. 
Non voleva piangere, stava facendo tutto il possibile per non farlo. George le accarezzava i capelli, amorevolmente, e solo in quel momento iniziò a calmarsi. 
- È un incubo - disse Ginevra dopo quella che sembrava un’eternità.
- Andrà tutto bene, non preoccuparti.
- E se invece gli accadesse qualcosa? - alzò lo sguardo incrociando gli occhi marroni di lui. - Non voglio che gli capiti qualcosa, George.
- Non preoccuparti, tuo fratello è un ragazzo in gamba. Se la caverà, vedrai - le sorrise incoraggiante.
I loro visi erano molto vicini e lei, in quel momento, notò la bellezza del ragazzo che da tempo aveva ignorato. Rimasero abbracciati, senza distogliere lo sguardo l’uno dall'altra.
Lui sorrideva, accarezzandole dolcemente il viso con una mano. 
Ginevra non riusciva a distogliere gli occhi da quelli di lui, che la guardavano con un'intensità tutta nuova. Il suo sguardo si soffermò sulle sue labbra. 
Il cervello sembrava scollegato in quel momento perché non riusciva a controllare quello strano desiderio che la tentava. 
Poi, una voce che chiamava i loro nomi da dietro l'angolo del corridoio li fece allontanare l'uno dall'altra.
- Ah, siete qui! Vi ho cercati dappertutto - Fred avanzava verso di loro con aria sollevata. - Tutto bene? - chiese alla ragazza. Lei annuì, dopodiché vi fu un silenzio carico di tensione. 
Lei e George stavano per baciarsi!
- Sono solo... un po’ stanca - balbettò imbarazzata all'idea di quello che sarebbe potuto succedere se Fred non fosse arrivato.
Passandosi una mano tra i capelli e sforzandosi di non guardare nessuno dei due ragazzi, concentrò la sua attenzione sui lacci delle scarpe. 
Ma che cosa le stava accadendo?





ANGOLO AUTRICE: 
Ciao a tutti! Cercherò di fare in fretta. 
Allora, vi ringrazio per essere arrivati fin qui e per aver inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate. IO VI AMO!!! 
Chiedo scusa a chi ama le Dramione. Nonostante io adori questa coppia non riesco a scrivere qualcosa di concreto. Spero che non mi vorrete uccidere. Si saranno baciati? Boh! Per chi aspetta qualcosina riguardo alla Hinny (cioè la Harry-Ginny) ci sto lavorando. Mi auguro di scrivere qualcosa di decente. Be', fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo. Ho bisogno di sapere un vostro parere e capire se faccio degli errori. 
Al prossimo capitolo :) 
18Ginny18 
  
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