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Autore: Clairy93    21/06/2016    5 recensioni
Ogni famiglia ha i suoi segreti.
Il modo migliore per nasconderli?
Ostentarli.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quattro minuti e cinquantaquattro secondi


 
Che notte, ragazzi! Che notte!
Nel momento in cui la timida luce dell’alba s’irradia attraverso le ante delle finestre, inizio a pentirmi di non aver quasi chiuso occhio: le palpebre paiono due pesanti saracinesche e sento il collo così intorpidito da non riuscire a trattenere una serie di espressioni sofferte.
Poi, però, rievoco le ore trascorse con gli occhi sbarrati (e il polpettone di carne rimasto sullo stomaco) e in fondo sono sollevata che questo incubo di nottata sia finito.
Mi è sembrato di intuire che nemmeno Micaela abbia dormito molto. Continuava a rigirarsi tra le coperte e, quando ero lì lì per prendere sonno, lei emetteva qualche gemito sconsolato che mandava miseramente a monte i miei piani.
Ora (beata lei!) russa che è una meraviglia.
Stendo il braccio e, tastando nel buio il piano del mobile accanto al divano, afferro il cellulare. La forte luce dello schermo mi trafigge con prepotenza ed è solo quando mi abituo al bagliore che adocchio un messaggio arrivato la sera prima.
E’ di Serena.

Terra chiama Nadia! Ripeto, terra chiama Nadia!
Sei ancora viva o devo pensare che la tua famiglia ti abbia già fatto loro prigioniera?
La tua migliore amica aspetta tue notizie.
Buona notte.
S.


Mentre le rispondo mi accorgo di osservare lo schermo con un ampio sorriso, grata per averla al mio fianco anche in questa situazione.
Ma non appena richiudo il cellulare, questo piacevole senso di calma viene inghiottito da un vortice impetuoso fatto di ansia e brutti pensieri.
Mi rintano sotto la coperta tirandola fin sul naso, nell’ingenua illusione di poter teletrasportarmi in qualsiasi posto che non sia questo.
Tuttavia, quando riaffioro dal mio involucro di sconforto, mi trovo ancora nella mia cameretta.
Accidenti!
Una nuova giornata sta per cominciare.
E ho una paura folle di alzarmi da questo divano.
La cosa peggiore?
Non ho la minima idea di ciò che potrebbe accadermi.


Raggiungo con passo pesante la sala da pranzo, le braccia che penzolano lungo i fianchi con la grazia di uno scimpanzé. Ma mi rianimo nell’istante in cui trovo ad attendermi una tavolata stracolma di cibo: vassoi con torte e crostate alla frutta, croissant e biscotti appena sfornati, ciotole di cremoso yogurt e fiocchi d’avena, barattoli di marmellata accanto ad un piatto di fette di pane tostato, contenitori fumanti nei quali intravedo uova strapazzate, salsicce e… quella è pancetta?
Ma la notizia migliore sapete qual è? Nessuno è ancora sceso per la colazione!
Così mi abbandono ad un bel sospiro di sollievo.
Incrocio solo di sfuggita zia Amy, appena tornata dalla sua corsa di allenamento mattutino. Mi scocca un bacio sulla guancia, afferra una mela e, mentre l’addenta con un morso, sale in camera sua per fare una doccia.
Alfredo compare silenzioso sull’uscio, aggiustandosi le maniche della divisa. Quando incontra il mio sguardo reclina il capo, curioso nel trovarmi già in piedi.
“Problemi a dormire?”
Annuisco, accennando un sorriso.
“Ci vuole un po’ per riabituarsi.” mi rincuora lui, con la sua consueta ed infinita bontà “Cosa le porto, signorina Nadia?”
“Una tazza di caffè andrà benissimo, grazie Alfredo.”
Nell’attesa decido di annegare la mia frustrazione nel luculliano buffet: mi spazzolo una fetta di torta alle mele, una coppetta di yogurt con pezzi di frutta fresca e, come gran finale, mi concedo una fetta di pane croccante che spalmo con un lieve strato di burro e una generosa dose di confettura alle fragole.

Ho bisogno di dolcezza, va bene?!

Per mandare giù tutto questo ben di Dio mi rendo conto che il caffè macchiato non può adempiere da solo a tale compito, così lo accompagno ad un bel bicchiere di spremuta di pompelmo.
Finito di raccogliere con il dito le ultime briciole (e quello che rimane della mia dignità), mi dirigo verso l’uscita della sala da pranzo proprio nell’attimo in cui zio Edoardo fa capolino sulla soglia.
Ci scambiamo una rapida occhiata di sottecchi e ammetto che il solo scorgere la sua espressione tenebrosa mi fa accapponare la pelle!
Ad infondermi un piacevole calore, per fortuna, è la splendida giornata primaverile di oggi, così faccio scorrere la porta finestra ed esco sulla veranda.
Un venticello frizzante e un poco dispettoso mi solletica il viso, portando con sé il profumo di un inverno che ancora non se la sente di togliere il disturbo e dell’estate che invece attende impaziente di sopraggiungere.
Appollaiato sulla poltrona di vimini e con le ginocchia al petto, trovo mio fratello Jacopo intento a smanettare sul suo cellulare con una certa foga.
“Cosa fai?” gli chiedo.
“Sto cercando di superare un livello.” mi liquida lui, lo sguardo incollato al piccolo schermo.
“Potresti passare un po’ più di tempo con la famiglia…”
“E stare chiuso in casa con quegli squilibrati? No, grazie!”
“Perché devi sempre comportarti da insensibile?”
Al mio rimprovero, Jacopo esplode in un’esclamazione poco carina e che eviterò di riportare. 
“Ecco, ho perso!” grida, sbattendo i palmi sui braccioli “Mi hai distratto! Contenta?!”
Chino le palpebre e ricerco nei remoti meandri del mio animo quel minimo di autocontrollo che mi permetta di esibire un sorriso serafico ed ignorare quell'incalzante tentazione di assestargli un pugno sul naso.
“Dov’è Vanessa?” domando.
Jacopo fa spallucce.
“Credo sia nella piscina al coperto.”
“Perché hai voluto portare qui la tua ragazza?”
“Non metterci anche tu, Nadia!” m’incenerisce lui.
“E’ una semplice curiosità! Sono felice che tu abbia trovato una fidanzata, vorrei solo avere l’opportunità di conoscerla meglio.”
Jacopo scoppia in una risata sprezzante.
“Ma che pensiero dolce, sorella! Peccato che non creda ad una tua sola parola. In fondo non sei poi tanto diversa dalla famiglia: sempre pronta a giudicare gli altri...”
“Questo lo dici tu!” ribatto “Ci tengo a te, Jacopo. Sei mio fratello.”
“Grazie per avermelo ricordato, Capitan Ovvio.” borbotta lui, rivolgendo altrove lo sguardo “Non vedo l’ora di andarmene… Questa sera sarei dovuto essere a Milano per il party esclusivo di uno stilista, invece sarò bloccato qui…”
“Sei sempre libero di andartene.” gli faccio notare.
Jacopo, per tutta risposta, ostenta un ghigno sferzante.
“Ti piacerebbe, eh?”
“Cosa intendi dire?”
“Avresti un rivale in meno e una possibilità in più di mettere le mani sull’eredità.”
Aggrotto la fronte.
“Forse ti è sfuggito un dettaglio, Jacopo: pare che non esista un’eredità.”
“E tu ci credi?” mio fratello reclina la testa sullo schienale, con un’espressione a metà tra il divertito e il sadico “Sei proprio tonta!”
“Ehi!” esclamo, incrociando offesa le braccia al petto.
“Io voglio quei soldi, Nadia. Ti è chiaro?” Jacopo scatta in piedi, puntando un dito minaccioso contro di me “Mi spettano di diritto! E anche se non sopporto essere bloccato in questa casa, non me ne andrò finché non avrò ottenuto la mia parte!”
Lo guardo torva.
“Sentiamo, cosa ti servirebbero questi soldi? Per comprarti una nuova automobile da sfoggiare alle tue feste da sballo?”
Alla mia provocazione lui stranamente non reagisce.
“Non sono affari tuoi.” si limita a rispondere, dandomi le spalle nel tentativo di nascondere il velo di preoccupazione che è calato sul suo viso.
“C’è qualcosa che non vuoi dirmi, Jacopo. Hai qualche problema?”
Lui sbuffa e passa nervoso le dita tra i capelli, spettinandoli.
“Non fare la sorella apprensiva adesso!”
“Ma lo sono!” obietto, compiendo con prudenza un passo verso di lui “Cosa sta succedendo?”
“Ma niente, niente!” farfuglia lui, impacciato “Devo dei soldi a dei tizi...”
Sbatto le palpebre più volte, sconcertata.
“Cosa?! Stai scherzando?”
Jacopo ruota gli occhi al cielo.
“Ecco, non dovevo dirtelo!”
“Sei in debito di quanto?”
“Un po’…” risponde lui, elusivo.
“Un po’ quanto?”
La mia insistenza, tuttavia, lo innervosisce, tanto da sferrare un calcio al secchio degli attrezzi che si frappone nella sua camminata irrequieta.
“Nadia, dacci un taglio! Quando avrò i soldi sanerò il debito!”
“Sei un immaturo, Jacopo! Hai problemi finanziari e sperperi i tuoi risparmi in lussi inutili!”
“Ma chi sei tu per giudicarmi?! Vorrei ricordarti che io sono nato prima!”
“Di quattro minuti e cinquantaquattro secondi!” rettifico io “Ed è infantile che ancora ti aggrappi a questa giustificazione!”
“E allora per quale dannato motivo papà ha scelto te come erede?!”
“Forse immaginava l’uso improprio che avresti fatto del denaro…”
Jacopo contrae la mascella.
“Ma cosa ne sapeva lui? Non è mai stato presente nelle nostre vite!”
“Questo non è vero!” dichiaro, risoluta, anche se mi trovo subito costretta a soggiungere “Non del tutto almeno…”
Scoraggiata e stanca di discutere, abbasso lo sguardo sui tenui fasci di luce proiettati sul pavimento in cotto; di sottecchi scorgo Jacopo scrocchiare nervosamente le dita mentre tra di noi piomba un silenzio desolante, spezzato dal boato di un trattore, disperso chissà dove tra le sconfinate e verdeggianti colline della Contea di Montalto.
“Voglio quei soldi, Nadia.” riprende mio fratello, con una tale freddezza nella voce da farmi rabbrividire “Se hai uno straccio di solidarietà fraterna, cerca di scoprire dove nostro padre li ha nascosti.”
“Io ci tengo a te, e molto! Per questo non ti consegnerò quei soldi, non per l’uso che ne vuoi fare. Trovati un lavoro onesto e smettila di comportarti come un ragazzino. Hai trent’anni, Jacopo. Sii maturo per una volta.”
“E finire come te, sola e patetica?”
Scuoto il capo, spaesata.
“Perché dice questo?”
“Guardati, sorella! Ancora speri di riuscire a far ragionare la famiglia e vivere tutti felici e contenti?” mi scimmiotta lui “Sei così ingenua che non ti rendi conto che lì dentro si stanno scannando ed è solo per colpa tua!”
“Non ho deciso io di essere l’erede!”
“Ecco, appunto! Datti una mossa e fai qualcosa per risolvere questa situazione!”
Jacopo si china su di me, aggiustando una ciocca di capelli dietro il mio orecchio con un gesto privo di alcun affetto.
“E se non mi farai avere la mia parte, sappi che me la prenderò da solo.”
Mi scosto bruscamente, allontanandolo con uno spintone.
“A volte mi vergogno di essere tua sorella!”
Jacopo barcolla fino alla balconata che delimita la veranda, appoggiandosi con la schiena ad una colonna.
“Ormai dovresti averlo capito, Nadia: siamo gemelli, ma non potremmo essere più diversi.”
“Almeno su una cosa siamo d’accordo.” dico, prima di rientrare in casa, mentre il cuore mi si accartoccia nel rendermi conto del marcio che ormai ha avvelenato l’animo di mio fratello.
 
 
Angolino dell'Autrice: Ciao mie crostatine all'albicocca!

Oh mamma, che disastro! Avete ragione, sono scomparsa! La sessione estiva mi ha letteralmente risucchiata, ma sono a più di metà del percorso e sto cercando di tenere duro. Questa sera mi sono detta: "Oggi non scappi, devi aggiornare ad ogni costo!".
Altrimenti ci faccio davvero una figura caprina con voi, miei dolcissimi ed affettuosissimi lettori, che mi continuate a seguire nonostante tutto.
Spero il capitolo sia stato di vostro gradimento e, se vi va, lasciatemi le vostre opinioni. Sarò felicissima di leggerle e scambiare quattro chiacchere.
Auguro a tutti coloro che domani iniziano la maturità un mega in bocca al lupo! Massima concentrazione e vedrete che andrà alla grande!
Inoltre, ringrazio chi continua a leggere la storia e infondermi tanta forza e positività.
Ve amo 'na cifra!
Vostra Clairy

 
   
 
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