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Autore: Onaila    22/06/2016    1 recensioni
Qualcosa di nuovo crebbe dentro di lei, niente che avesse a che fare con l'amore.
Non provava tenerezza nel vederlo e come poteva?
Non era il suo bambino. Era il figlio di sua sorella, Zelena.
Solo al pensiero di quel nome riuscì a identificare il sentimento che le stava ribollendo dentro: Invidia.
Le sue mani cominciarono a tremare.
Era gelosa?
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood, Roland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21

 

Qualche giorno prima del sortilegio di Regina

<< Ridya sei in ritardo >> l'ammonì sua madre mentre l'aiutava a togliersi l'armatura d'acciaio << Mamma dovevo scortare la polvere di fata >> si giustificò lei mentre posava la spada e l'arco sul bancone << Domani è il tuo matrimonio e ancora non abbiamo finito con l'abito >> sentì la voce della sorella provenire dalle scale che portavano alle loro stanze << Ora sono qui, no? Perché stiamo perdendo tempo? >> fece sarcastica togliendosi l'elmo che la proteggeva in battaglia, liberando così la folta chioma castana che ricadde come un manto lungo la sua schiena fino al bacino << Forza salì qui >> fece la madre dopo averle fatto indossare l'abito arancione scuro, tempestato da foglie d'autunno e pietruzze da miriadi di sfumature di marrone << Non manca così tanto >> commentò Ridya guardandosi allo specchio posto davanti a lei mentre sua sorella le raccoglieva i capelli in un chignon sulla nuca << Solo perché a te sembra già apposto così >> la punzecchiò sotto lo sguardo della madre che scosse nervosamente la testa << Ma perché non possiamo usare la magia?Insomma non sarebbe più semplice così? >> sentì un colpetto provenire dalla sua gamba << Mamma! >> << Non dire cosa di cui potresti pentire! Noi fate non usiamo i poteri per scopi propri... >> << Ma solo per aiutare gli altri >> fecero all'unisono le sorelle portando la madre quasi all'esasperazione.
Bevve un altro bicchiere di idromele cercando di allontanare la paura e la tensione.
Era una fata di Guerra, aveva combattuto innumerevoli battaglie, come poteva temere quella?
Andrà tutto bene, andrà tutto bene.
Continuava a ripetersi fino a che la marcia nuziale non giunse alle sue orecchie e vide la porta davanti a lei aprirsi.
Rydia non si ricorda cosa accadde dopo, i suoi ricordi si riaccesero quando fu nella carrozza insieme al neo-marito << Va tutto bene Ridya? Non hai parlato per tutto il viaggio >> fece lui preoccupato e la donna sbatté gli occhi più volte riacquistando coscienza di sé per poi scoppiare a ridere << Ti amo >> si ritrovò a dire abbracciando l'uomo e baciandolo << Ti amo più di chiunque altro >> ripeté baciandolo ancora e facilmente ricambiata da lui << Dove stiamo andando? >> domandò curiosa ancora seduta sulle gambe di lui << Ho preso per qualche giorno una piccola fattoria poco distante dal nostro villaggio tutta per noi, così che tu possa essere sempre a disposizione per le tue sorelle di guerra, conoscendo quanto sono importanti per te >> rivelò lui ricevendo un altro bacio stavolta pieno di passione << Ti amo >> sussurrò appoggiando la testa tra la clavicola e il collo dell'uomo << Ridya ti amo anch'io >> rispose lui accarezzandoli le braccia nude.
Ridya si risvegliò tra le coltri di seta d'oro, ma non vi trovò Marv sdraiato al suo fianco come le mattine precedenti e udì la sua voce fuori dalla finestra così vi si diresse, coperta solo dal lenzuolo e vide una carrozza completamente nera parcheggiata nel giardino della fattoria da cui scese una donna con uno strano capello piumato e un abito scuro come le sue guardie << Salve >> fece Marv con aria cupa e Ridya si chiese perché, ma intuì che la donna non fosse la benvenuta così si vestì velocemente raggiungendo l'uomo il prima possibile << Siete così difficili da trovare voi fate >> sentì Ridya mentre si allacciava la spada ai pantaloni nel scendere le scale << E lo sono ancora di più le fate di Guerra >> << Qui non ve ne è nessuna >> la interrompé Marv e la donna ne sembrò irritata << Vede prima ho incontrato una piccola coppia di contadini felici per del denaro donatoli da una coppia di fate in luna di miele e mi hanno raccontato che una di voi aveva gli occhi rossi >> l'uomo si morse un labbro e per Ridya non fu difficile intuire i suoi pensieri poco adeguati verso gli uomini << Perché mai desiderate una fata di Guerra? >> domandò lui percependo Ridya ben nascosta dietro la porta << Quindi ammettete che ce ne sia una, per quale ragione non uscite mai dal vostro regno? >> fece la donna alzando le mani al cielo esasperata e al contempo soddisfatta << Non usciamo per gente come voi >> fece Ridya avvicinandosi al marito con la spada tesa << Prendetela >> ordinò la donna alle guardie, ma Ridya non faticò granché a renderle inoffensive.
Non fece in tempo a voltarsi verso il marito che vide la mano di lei nel petto di lui << Che cosa gli stai facendo? Lascialo andare è un semplice Osservatore non può farti alcun male! >> esclamò la fata avvicinandosi al marito ma fermata dall'indice della donna che faceva segno di no << Vedi io vi ho studiato molto bene piccole fate e non posso permetterti di avvicinarti più di così >> nel dirlo strinse di più la mano intorno al cuore di Marv che gridò dal dolore << Ho bisogno che tu faccia una cosa per me >> << Qualunque cosa >> fece arrendevole Ridya e facendo sorridere la donna << Rinuncia alle tue ali >> ordinò e Ridya rimase sconvolta di una tale richiesta.
Rinunciare alle proprie ali voleva dire rinunciare al proprio popolo, voleva dire non vedere mai più la sua famiglia né le sue sorelle.
Rinunciare alle proprie ali voleva dire rinunciare alla propria magia per sempre, rinunciare ad un parte di sé.
Rinunciare alle proprie ali voleva dire non essere più fata << Va bene >> si ritrovò a dire nel vedere il volto pallido di Marv, che scuoteva la testa combattendo il dolore per dare coraggio all'amata << Non lo fare >> riuscì a dire a labbra strette e la donna aumentò la morsa sul suo cuore.
Ridya ormai in lacrime diresse la propria spada alle proprie ali e il dolore allucinante che ne provenne dopo la fece ripiegare in due mentre i suoi occhi si prosciugavano divenendo incolore, ma non smise di guardare l'uomo << L-lascialo....andare >> riuscì a dire a stento ricadendo sul terreno, ma la donna rise estraendo dal petto il cuore dell'uomo per poi disintegrarlo di fronte alla ex-fata, che gridò più per il dolore che sentì il suo cuore che per la ali abbandonate al suo fianco << L'amore è una debolezza mia cara >> le sussurrò la Regina Cattiva raccogliendo le sue ali prima che Ridya perdesse i sensi.

*

La terra smise di tremare sotto ai loro piedi e furono degli occhi fiammanti a ricambiarlo adesso, occhi rossi come il fuoco più caldo.
Gabriel era ancora circondato dalla barriera che l'aveva protetto e rimase ammagliato dalla bellezza della donna: Rachel era rimasta nuda, gli abiti che indossava avevano preso fuoco come tutto intorno a loro e enormi ali rosso oro la circondavano.
Rachel si alzò piedi e poté tornare ad ammirare la sua magia, i suoi poteri e le sue ali.
Non poté non ridere, ricordandosi quanto le erano mancate, ricordandosi quanto le era mancato tutto quello << Ho bisogno della mia spada >> disse materializzando degli abiti e richiamando le sue ali, resistendo all'impulso di volare << E dove si trova? >> la donna scosse la testa << Non lo so, ma la percepisco è qui vicino, insieme alla mia armatura. Non sarà difficile trovarla >> il ragazzo annuì assecondandola ancora ammaliato da tutta quella bellezza.
Sapeva che era glamour e sapeva che doveva contrastarlo, ma non voleva.
<< Dobbiamo andarcene >> annunciò lei disintegrando ogni traccia per poi scomparire in mezzo ai boschi seguita da Gabriel.
Anche se non riusciva a vederla in volto Gabriel sapeva che stava sorridendo, poteva sentirlo sulla propria pelle e per la prima volta dopo anni, anche lui si sentiva in qualche modo felice.
Felice di aver reso qualcuno felice.
Solo quando raggiunsero il cimitero di Storybrooke fecero una piccola sosta << Dove stiamo andando? >> chiese lui riprendendo fiato << Mi pare ovvio, no? Andiamo a riprendere le mie cose >> comunicò lei guardandosi intorno come un segugio riprendendo poi la corsa e Gabriel non riusciva ad associare la fata che gli era di fronte, con la donna che aveva conosciuto poco prima.
La vide dirigersi verso il Mausoleo e Gabriel riuscì a fermarla poco prima che lo toccasse << Che cosa vuoi fare? Non puoi entrare >> la ragazza rise << E perché mai? Per un incantesimo? >> << Non farai in tempo ad uscire che saranno tutti qui >> << Vogliamo scommettere? >> Gabriel non riuscì a fermarla prima che varcasse la soglia.
Non avrebbe perso tutto a causa di una fata, per quanto potesse essere potente.
Gabriel si smaterializzò lontano da lei, lontano da quel posto.

*


Regina venne svegliata in piena notte quando percepì il suo incanto spezzarsi.
Si alzò dal letto lentamente portandosi una mano alla tempia mentre tendeva la propria magia verso Annabelle che raggiunse la madre che nel frattempo aveva svegliato il marito << Il mausoleo >> fece e i due non ebbero bisogno di altre spiegazioni: Annebelle prese la mano del padre e lo smaterializzò insieme ad arco e frecce.
Ispezionarono il Mausoleo da capo a piedi, ma non vi trovarono nessuno, anche se ogni cosa era sottosopra e Annabelle fu grata che sua madre non fosse lì in quel momento << Riesci a capire cosa hanno preso? >> domandò il padre mentre cercava di rimettere un poco in ordine gli oggetti della moglie << No, ma forse sarebbe il caso di portare qui la mamma, di certo lei lo capirebbe >> l'uomo non poté che dare ragione alla figlia << Va bene, sigilla tutto, torniamo questa mattina presto >> fece lui uscendo insieme ad Annabelle e lasciandole il tempo per restaurare l'incanto prima di tornare a casa.

   
 
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