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Autore: Crilu_98    22/06/2016    2 recensioni
Primo capitolo de "THE WALKER SERIES"
Wyoming, 1866.
Russell 'Colt' Walker sa bene cosa significa sopravvivere: da quando la Guerra Civile è finita, lasciandogli in dono ferite più o meno visibili, non ha fatto altro. E come lui molti altri dipendenti della Union Pacific, una delle due compagnie incaricate di costruire la First Transcontinental Railroad, la ferrovia che unirà le due coste dell'America. Un progetto grandioso che si scontra con la povertà, i soprusi, la fatica e le malcelate ostilità dei numerosi e variegati lavoratori.
La vita di Russell subisce una decisiva svolta quando gli indiani Cheyenne, decisi a difendere i propri territori, scendono in guerra: tra loro c'è una ragazza che, oltre a far riaffiorare ricordi che credeva perduti, scatena in lui anche un forte istinto di protezione e qualcosa simile all'amore. Ma mentre il loro legame si stringe sempre di più, la situazione tra indiani ed uomini bianchi precipita... Quanto è disposto a rischiare per proteggerla?
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento, Secessione americana
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE WALKER SERIES '
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Erano passati tre giorni dall'attacco degli indiani ai nostri rifornimenti: i corpi dei conducenti dei carri riposavano sotto rozze croci di legno, sperdute in mezzo ai freddi campi del Montana. Potevo quasi respirare la cupa tensione che gravava sui miei compagni e sul nostro lavoro: il campo era avvolto da un'atmosfera di allerta e terrore. Eravamo tagliati fuori dal resto del mondo e non sapevamo se e quando sarebbero arrivati i rinforzi promessi... Senza contare che senza i rifornimenti avremmo dovuto procurarci da soli il cibo e polvere da sparo e proiettili erano razionati.
Fu in questo clima che uno dei nostri esploratori, la sera, entrò al galoppo al campo e smontò al volo davanti alla tenda del generale Dodge: aveva avvistato il bivacco di una brigata Cheyenne.
Ci fu un gran caos non appena la notizia si sparse per il campo, un misto di rabbia e paura che fu sedato solo dalla proposta del comandante.
-Gli uomini capaci di sparare mi seguano come volontari e riceveranno una ricompensa di quindici dollari!-
La folla rumoreggiò impressionata: era l'equivalente di un mese di lavoro!
Abraham si rifiutò di partecipare, ma Chuck, Lee e i fratelli Lynch furono tra i primi a mettersi in fila.
-Tu che fai, Colt? Non vieni?- mi chiese John. Riflettei per una manciata di secondi sotto lo sguardo insistente dei miei compagni di squadra. Ad allettarmi non era tanto il pensiero dei soldi che avrei guadagnato, né ero infiammato da un qualche ardore patriottico, sebbene la morte di quei poveri diavoli mi avesse indignato; no, il mio unico pensiero, da tre giorni a quella parte, era l'interrogativo rappresentato dall'indiana dagli occhi blu. Non appena mi stendevo sul giaciglio la sera, quando il mio unico desiderio era sprofondare in un sonno tranquillo, il suo sguardo fiero e sorpreso mi appariva davanti agli occhi e mi perseguitava anche in sogno.
Se partecipando a quella spedizione avessi avuto anche solo una possibilità di vederla e porle le mille domande che mi assillavano...
-Vengo con voi!- esclamai, deciso, mentre Abraham scuoteva la testa perplesso.
-Sta' attento alla tua ferita, Walker, non fare gesti avventati!- si raccomandò mentre io sellavo il cavallo che mi avevano affidato.
-Sei peggio di una vecchia comare, Abraham!- scherzai.
 
Gli indiani erano una ventina in tutto e sostavano in una conca tra le colline, un luogo riparato ma molto adatto, per nostra fortuna, ad un'imboscata. Avevamo dalla nostra parte il vantaggio numerico e l'effetto sorpresa, ma i Cheyenne erano noti per essere combattenti agguerriti ed instancabili, perciò l'esito dello scontro non era così scontato come si potrebbe pensare.
Il generale Dodge si accarezzò la lunga barba scura valutando la situazione e decidendo come attaccare:
-Bene, signori, preparatevi a lanciarvi su quei selvaggi con tutta la forza della cavalleria!-
Inarcai le sopracciglia e mi feci avanti:
-Con tutto il rispetto, signore, sarebbe una mossa avventata.-
Udii i miei amici imprecare sottovoce e il resto degli uomini trattenere il fiato: non si era mai visto un picconatore che teneva testa al generale Dodge! Lui mi squadrò da capo a piedi:
-E tu chi saresti?-
-Il mio nome è Russell Walker, signore, ma al campo mi chiamano Colt!- risposi con un cenno beffardo del capo.
-Colt eh? Ho sentito parlare di te: hai combattuto contro i sudisti.-
-Sissignore.-
-E dimmi, Colt, perché sei contrario a schiacciarli con la forza dei numeri?-
-Perché per quando riusciremo ad avvicinarli il nostro numero sarà stato decimato dalle loro frecce. Siamo in una posizione sopraelevata che da un lato ci favoreggia, ma dall'altro è una vera e propria trappola: non sono poi così pochi rispetto a noi, questi indiani, e lanciandoci giù dal pendio saremmo un bersaglio perfetto.-
-Tu cosa suggeriresti, allora?- domandò Dodge ammirato.
-Aggiriamoli senza farci notare, passando dal bosco. Poi, quando saremmo sullo stesso piano, potremo circondarli e sopraffarli con la forza del numero!-
Il generale annuì, soddisfatto.
-Mi piace, Colt. Seguiremo il tuo suggerimento e, se avremo fortuna, la tua ricompensa è raddoppiata!-
Nonostante ci fosse stato un notevole alleggerimento della tensione dopo quelle parole, Lee mi tirò comunque uno schiaffo sulla nuca.
-Dico, vuoi finire nei guai? E' lui che ti permette di guadagnarti lo stipendio, cretino!-
-Lo so, Morris, ma perché per una volta, invece di farmi la morale, non mi ringrazi di aver salvato lo scalpo a tutti quanti voi?-
Scendemmo silenziosamente la collina lungo un sentiero nascosto che ci permise di inoltrarci tra gli alti pini indisturbati. Poi, ad un cenno di Dodge, ci lanciammo sull'accampamento indiano, cogliendo i guerrieri di sorpresa ed impedendo loro di reagire con prontezza. Non nego che fu un vero e proprio massacro e che ogni colpo della mia pistola segnò la fine della vita di un indiano...
Mi acquattai dietro un albero per ricaricare la polvere e i sei colpi e fu allora che la vidi: la ragazza indiana stava correndo verso i cavalli, forse con l'intenzione di montarne uno e fuggire.
-Pazza sconsiderata!- ringhiai, iniziando a correre verso di lei. Le bestie erano terrorizzate dallo scontro e dagli spari e l'avrebbero calpestata non appena si fosse avvicinata; oppure, nell'improbabile caso in cui fosse riuscita a domarne una, i miei compagni le avrebbero sparato per impedirle di chiamare rinforzi. E io questo, non so per quale motivo, non potevo permetterlo.
Le piombai addosso giusto in tempo per evitare una freccia vagante e rotolai con lei lontano dalle zampe dei cavalli che battevano il terreno nervosi, nel tentativo di liberarsi dal palo al quale erano legati.
La ragazza si dibatté ed urlo inferocita, ma io ero molto più forte e pesante di lei, quindi non mi fu difficile tenerla inchiodata al suolo.
-Sta' ferma!- le intimai -So che capisci la mia lingua, perciò smettila di agire senza pensare altrimenti ti farai ammazzare!-
Lei mi capì e smise di agitarsi, ma il suo sguardo rimase venato di disprezzo e diffidenza. Da quell'angolazione potei finalmente vedere bene il tatuaggio che aveva sul collo: era il disegno di una stella realizzato con inchiostro blu. Mi guardai intorno e vidi che la carneficina era finita: nessuno dei nostri era rimasto ucciso, c'era solo qualche ferito lieve, mentre tutti i guerrieri Cheyenne giacevano a terra. A quella vista sentii il corpo della ragazza, ancora stretto al mio, tremare e notai che si mordeva a sangue le labbra per non piangere. Mi alzai in piedi, tirandola su con me e incontrai lo sguardo del generale Dodge mentre si avvicinava:
-Bene, bene... L'interprete. Bel colpo, Colt. Su, legatela e portatela al campo.-
La ragazza si lasciò sfuggire un gemito e con mia estrema sorpresa si nascose dietro le mie spalle; io lanciai una rapida occhiata agli uomini che la osservavano bramosi e compresi che se l'avessi consegnata in quel momento la sua vita sarebbe diventata un inferno. Ma cosa potevo fare, con gli occhi nocciola del generale puntati addosso?
"Maledetta ragazzina, già lo so che se ti do a loro non riuscirò più a dormire la notte per colpa tua!" pensai arrabbiato. Ad un tratto mi venne un'idea geniale:
-Ho una proposta da farvi, generale!-
Dodge inarcò un sopracciglio e mi fissò bonario:
-Hai uno strano modo di tentare la fortuna, Colt, ma va avanti.-
-Rinuncio alla ricompensa...- udii i mormorii increduli dei miei compagni -In cambio della ragazza!-
Dodge si incupì:
-Non posso, Walker. Quella ragazza potrebbe essere una preziosa fonte di informazioni, non posso farla diventare la tua puttana personale, mi dispiace.-
Mi avvicinai al suo cavallo, abbassando la voce in modo che mi potesse sentire solo loro lui:
-Lei non parlerà adesso, generale, lo sappiamo entrambi. E cosa le accadrà quando voi la butterete in mezzo alla strada, eh? Non la potete certo rimandare indietro dai Cheyenne, sarebbe un invito ad attaccarci! Resterà confinata al campo, probabilmente in un bordello, e morirà presto per mano di un operaio che ha alzato troppo il gomito. Non la voglio nel mio letto, glielo giuro sulle ossa di mia madre... Ma se sono davvero le informazioni che vuole da lei, lasci che io la protegga. Mi serve del tempo per indurla a fidarsi di me.-
-Ciò che dici è giusto, ma perché dovrei affidarla proprio a te? Se volessi educarla e guadagnarmi la sua fiducia io opterei piuttosto per padre Floyd...-
-Perché sono io che l'ho catturata e queste sono le mie condizioni!- replicai esasperato. Avvertivo lo sguardo pungente della ragazza indiana sulla nuca: sebbene non la stessi più trattenendo non aveva accennato a fuggire, limitandosi a sostare a qualche passo da me. Potevo quasi sentire l'odore della sua paura, sola in mezzo ad un gruppo di uomini nemici.
Dodge rifletté sulla mia proposta per un tempo che mi parve infinito, poi sbuffò:
-Visto che la tua strategia si è rivelata vincente, puoi tenerti la ragazza, ma puoi scordarti la ricompensa! E se scappa, Colt, ti riterrò personalmente responsabile come se l'avessi scortata fino al campo indiano, mi sono spiegato?-
Si era spiegato perfettamente: equivaleva ad una condanna per tradimento.
Afferrai rudemente la ragazza per le braccia e l'aiutai a montare in sella davanti a me. Per tutta la durata del viaggio non parlò mai, né si mosse, mentre io ignoravo le battute e i complimenti volgari dei miei compagni.
Quando Abraham ci vide tornare al nostro gruppo di tende insieme alla ragazza, sulla sua faccia comparve una smorfia severa:
-Cosa ci fa lei qui?-
-Il nostro Russell, qui, ha scambiato la ragazza per trenta dollari di ricompensa!- esclamò Chuck, quasi arrabbiato con me per aver rifiutato quella fortuna -Trenta dollari, capito? E tutto per non farla finire a gambe aperte nella baracca delle puttane!-
-Tu sei pazzo, amico!- sentenziò Jacob, soppesando la ragazza. Lee e Chuck avevano già chiarito durante la cavalcata che per loro non valeva neanche la metà di quei trenta dollari, mentre Javier e i fratelli Lynch, cioè i più giovani, erano ipnotizzati dal suo incedere sinuoso e felpato. Era molto silenziosa, quando si muoveva non si udiva nemmeno il frusciare delle vesti.
Solo Kasper sembrava, come al solito, disinteressato alla novità. Era stata una giornata pesante e piena, perciò mi stancai presto dell'attenzione che ci veniva rivolta. Scortai la ragazza fino alla mia tenda e le mostrai il giaciglio; lei si accomodò titubante e mi rivolse uno sguardo infuriato.
"Forse pensa che voglio violentarla!"
Le legai i polsi con una corda ed assicurai l'altra estremità alla fibbia della mia cintura. Quando lei si lasciò sfuggire un'imprecazione in lingua indiana sorrisi e le feci l'occhiolino:
-La prudenza non è mai troppa, dolcezza!-
Mi accovacciai vicino all'entrata della tenda e mi accertai con una rapida occhiata che non avesse vicino a sé armi o oggetti con cui avrebbe potuto tagliare la corda. Fu lei a rompere il silenzio:
-Non c'era bisogno di legare. Tu hai salvato la mia vita e scappando metterei a rischio la tua: non sarebbe onorevole.-
Lee aveva ragione, la ragazza non sapeva benissimo l'inglese e faceva difficoltà a trovare le parole per esprimere i suoi pensieri.
-Ho sentito che parlavi con Camicia Blu: io non ti darò le informazioni che cerchi, puoi anche uccidermi!- mi provocò. Aprii un occhio e la osservai divertito:
-Non tentarmi, ragazzina. Già so che sarai una costante fonte di guai e, senza offesa, non mi fido di te, quindi resteremo legati così!-
Lei sbuffò e mi voltò le spalle.
-Qual è il tuo nome?- borbottai, mentre il sonno mi avvolgeva. La sua voce risuonò secca e decisa nel buio dell'accampamento:
-Namid.-
 
 
Angolo Autrice:
Ciao :)
Finalmente si viene a sapere il nome della ragazza indiana, Namid! Come evolverà la strana situazione tra lei e Russell?
Non so con esattezza quanto prendessero gli operai della ferrovia, ma quindici dollari a quel tempo era una vera e propria fortuna!
A presto
 
Crilu 
   
 
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