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Autore: Yasha 26    22/06/2016    4 recensioni
(Cain/Setsu/Reino)
- Ma che t'importa con chi esco? Se anche andassi a letto con mezza città, a te che importa? -
- Non osare nemmeno pensarla una cosa del genere! – esclamò Cain, guardandola torvo. Lui ci provava a mantenere la calma, ma Setsu era abile nel fargliela perdere.
- Perché non dovrei? Adesso potrei anche uscire da questa stanza e andare a letto col primo che incontro! Non potresti impedirmelo! - lo sfidò, avvicinandosi all'ingresso, ormai stanca di quella lite.
Fu tutto troppo veloce per Setsu, che quasi non capì come avesse fatto a finire sul letto, con Cain su di lei a bloccarla con forza contro il materasso.
Era sorpresa da quella reazione, ma non impaurita. Le sembrava di assistere ad un attacco di gelosia e non al rimprovero di un normale fratello preoccupato. Poteva forse sperare che fossero la gelosia e la rabbia di un uomo innamorato?
- Perché ti stai comportando così? Che cosa vuoi da me? - gli chiese, sperando in una risposta diversa dal suo solito: "Sei troppo piccola e ingenua per avere un uomo”.
- Volevi andare a letto col primo che incontravi, no? Ti sto accontentando! – rispose lui, baciandola.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cain Heel, Reino, Setsuka Heel
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Il suono di un clacson la svegliò bruscamente. Socchiuse gli occhi intontita, avvertendo delle atroci fitte alla testa che glieli fece chiudere subito. Provò a muoversi, ma qualcosa glielo impedì. Sorrise, risvegliandosi dal torpore e iniziando ad avvertire delle braccia stringerla forte, e tra le quali si sistemò meglio.
- Ben svegliata. - la salutò dolcemente una voce dal tono caldo e delicato, diversa da quella roca e profonda alla quale era abituata, provocandole una strana sensazione.
Aprì gli occhi, spalancandoli del tutto dopo aver messo a fuoco la figura al suo fianco. L'uomo che aveva accanto a sé non era Cain ma Reino.
- Ma che... dove sono? - domandò spaesata, sollevandosi a sedere e guardandosi intorno, non riconoscendo la stanza.
- A casa mia. Non ricordi nulla di stanotte? - le chiese, vedendola confusa e mettendosi seduto anche lui.
In quel momento, gli ultimi ricordi di quella notte tornarono prepotenti nella sua mente, lacerandole nuovamente il cuore già martoriato. Ricordava il gelo che aveva iniziato a sentire dentro e dal quale voleva fuggire, così come voleva fuggire dal dolore, anzi, sparire era ciò che aveva desiderato. Dissolversi come una nube di fumo nel cielo. E forse così avrebbe fatto se qualcuno, alle sue spalle, non l’avesse presa in braccio per portarla via da quel luogo.
- Come ci sono finita qui? Voglio dire… come mai eri lì? -
- Non lo ricordi? Mi hai chiamato tu. - le spiegò, prendendole una mano e baciandone il palmo, sotto il suo sguardo disorientato.
Stava approfittando della confusione di Setsuka per tenerla accanto a sé, lo sapeva. Tuttavia non riusciva a fare altrimenti. Il sentimento che quella ragazza aveva fatto nascere in lui, era qualcosa di molto forte, dai toni dolci e romantici, ma corredato allo stesso tempo da un lato oscuro ed egoista, che lo portava a comportarsi in modo non proprio corretto.
Stavolta, avrebbe tentato tutto ciò che era in suo potere per allontanarla dal fratello, ricorrendo a ogni mezzo, anche alla menzogna se fosse stato necessario. Il fatto poi, che lei non si scostasse dal suo tocco, lo faceva ben sperare.
- Io? Davvero? Pensavo di aver lasciato il telefono a casa. – rifletté confusa.
- Infatti non mi hai chiamato al cellulare. Mi hai cercato col cuore, così sono venuto a prenderti. -
- Sei serio? – chiese scettica.
- Uffa, ok confesso! Ero sotto l'hotel ad aspettarti. Sapevo sarebbe successo qualcosa e volevo essere lì, nel caso mi avessi chiamato davvero. Dopo un po’ ho visto uscire lui e qualche minuto dopo sei uscita anche tu. Pensavo volessi seguirlo, invece sembravi assente e andavi da tutt'altra direzione rispetto a lui. Così ti ho seguito. – spiegò, felice di averlo fatto.
Dopo che Setsuka e suo fratello se n’erano andati dall’agenzia, Reino aveva accompagnato la sua manager a casa. Stava per andarsene a casa anche lui, quando improvvisamente cambiò idea, dirigendosi all’albergo in cui alloggiava la ragazza. Le sue sensazioni erano sempre state corrette e sapeva che lei avrebbe avuto bisogno di qualcuno accanto a sé quel giorno. Non sapeva cosa esattamente sarebbe accaduto, ma poteva ben dedurlo: lei gli avrebbe confessato il suo amore e lui l’avrebbe respinta nel peggiore dei modi, per tenerla lontano. E Setsuka ne sarebbe uscita distrutta.
L’aveva seguita preoccupato fino al ponte e quando la vide accasciarsi a terra in lacrime, si era deciso ad andare da lei. Prenderla in braccio era stato come sollevare una bambola. Totalmente inerme, si era lasciata andare contro la sua spalla come se non avesse avuto più forze. Arrivati a casa sua, l’aveva messa subito a letto, poiché era completamente congelata, e l’aveva tenuta stretta a sé per tutta la notte, come un prezioso tesoro da proteggere. Non gli sarebbe dispiaciuto, però, poterla stringere senza l’impiccio dei loro vestiti, ma aveva preferito non togliere né i suoi né quelli di lei, o immaginava già le urla di quest’ultima al suo risveglio.
- Mi hai seguito per tutto il tempo? – domandò lei, sinceramente colpita dal gesto del ragazzo.
- Già. Non potevo lasciarti da sola. Perché tu non sei sola. Ci sono io, capito? – le disse, guardandola seriamente e accarezzandole una guancia. Conosceva i sentimenti che si agitavano dentro il suo cuore. Sapeva che si sentiva sola e abbandonata, ma non era così. Ci sarebbe stato lui a consolarla e non l’avrebbe lasciata sola per nulla al mondo. Avrebbe cancellato dai suoi pensieri ogni ricordo di quel Cain e ne avrebbe preso il posto. Se quel ragazzo non era stato tanto furbo da tenersela, l’avrebbe fatto lui.
Setsuka restò qualche istante a guardarlo sorpresa. Come sempre, Reino aveva letto nel suo cuore, avvertendo il senso di solitudine che le attanagliava l’anima. A sorprenderla, però, non fu la sua solita empatia fuori dal normale, ma furono le sue parole. Le sarebbe rimasto accanto lui? Nonostante sapesse del suo amore per un altro uomo? Davvero non l’avrebbe lasciata da sola?
- Perché? – chiese in un sussurro appena udibile. Non capiva perché un uomo interessato a una donna, avrebbe dovuto aiutarla nonostante lei fosse legata sentimentalmente a un altro. Proprio non lo comprendeva.
- Perché ti voglio bene cucciolo. - le sorrise teneramente. - E anche se so perfettamente che tu non provi lo stesso per me, non voglio vederti soffrire così per colpa di quel bastardo. Non ti abbandonerò come ha fatto lui. Potrai sempre contare su di me e questo perché il bene che voglio a te è maggiore di quello che ne voglio a me. – le spiegò, facendole una dolce carezza tra i capelli, osservando i suoi occhi farsi lucidi.
Molte volte la prendeva in giro chiamandola cucciolo, per via della sua fedeltà verso il fratello, proprio come un cane, ma stavolta doveva ammettere che la sua espressione gli ricordava davvero un cucciolo smarrito e spaventato. Forse, per consolarla, sarebbe stato giusto dirle che anche il fratello amava lei più di quanto amasse se stesso, per questo l’aveva allontanata, ma non poteva farlo o l’avrebbe persa per sempre. Era egoista da parte sua, ma non riusciva a fare altrimenti.
Nel cuore di Setsu, in quel momento, si aprì una voragine pronta ad inghiottirla. Non riusciva a spiegarsi perché un estraneo le dicesse quelle cose, mentre l’uomo che aveva avuto accanto per un’intera vita non lo facesse. Avrebbe accettato anche un rifiuto da parte di Cain, in fin dei conti o si ama o non si ama, ma non poteva accettare le parole fredde e offensive che le aveva vomitato addosso. Aveva sminuito il suo amore, catalogandolo come un capriccio, una pazzia. In fondo, per lui era stato solo sesso. Aveva approfittato di lei, del suo corpo, della sua fiducia, del suo cuore, della sua anima, di tutto il suo essere come donna. Era stata usata come una prostituta su cui sfogare le proprie voglie, nulla di più. E più quella consapevolezza si faceva strada in lei, più si sentiva squarciare il petto al pensiero di quell’umiliazione.
Nuove lacrime sgorgarono dai suoi occhi ancora arrossati dal precedente pianto, prima che si tuffasse nell’abbraccio che le offrì Reino, riversando il suo dolore sulla spalla del ragazzo, che la strinse nuovamente a sé. Non era giusto farsi consolare proprio da lui, lo sapeva, però, in quel momento, aveva un disperato bisogno di qualcuno che le stesse vicino e Reino le stava tendendo una mano per non cadere giù da quel precipizio in cui sicuramente sarebbe caduta.
Si aggrappò a lui con tutta la forza che aveva e pianse per minuti interminabili, cullata dalle braccia e dalle parole rassicuranti di Reino, che ascoltò ogni suo singhiozzo, ogni sua frase di sfogo, ogni sua imprecazione, e doveva ammettere che suo fratello era stato molto crudele, forse troppo per lei. Se non avesse scrutato anche nel suo animo, quando se l’era trovato di fronte il giorno prima, avrebbe giurato che davvero non provasse nulla per lei, visto il peso delle parole che le aveva rivolto. Invece era tutto il contrario, la amava tanto da distruggere se stesso.
 Lui ne sarebbe stato capace al posto di Cain? No, probabilmente no visto come si stava comportando. Ma che avrebbe potuto fare? Rivelarle la verità e rendere vano il tentativo di suo fratello per proteggerla?
“Cazzate! Tu lo fai per te stesso, non per lei. Che vile! ” si disse, denigrando se stesso per il suo egoismo.
 
- Ti ringrazio... per tutto. – gli disse quando si calmò, restando però ancora incatenata al suo abbraccio, che le sembrò il posto più sicuro del mondo in quel momento. Stranamente non provava alcun disagio, anzi, doveva ammettere di trovarsi bene, forse troppo. L’unica cosa che ricordava chiaramente dei momenti di confusione in cui si trovava su quel cavalcavia, era l’abbraccio in cui lui l’aveva stretta, trasmettendole un diffuso senso di calma che non avrebbe saputo descrivere a parole, ma tanto forte da farla tranquillizzare e abbandonare fiduciosa a lui, così come stava facendo in quel momento.
- Non devi ringraziarmi. Te l’ho detto che lo faccio perché ti voglio bene. – rispose Reino, accarezzandole il viso. Non era mai stato tanto smielato con nessuna ragazza e doveva ammettere di essere quasi disgustato da se stesso, ma con lei non poteva essere diversamente. Setsuka lo stava facendo impazzire e rincitrullire, tanto da non riconoscersi più da solo.
- Scusami. Mi sto approfittando di te. Mi dispiace. – si scusò, ricordandosi dei suoi sentimenti. Per un attimo si era concessa di pensare solo a se stessa, dimenticandosi di Reino, cosa che non avrebbe dovuto permettere. Preda dei sensi di colpa, tentò di staccarsi da lui, ma il ragazzo la strinse maggiormente a sé.
- Non andartene. – le chiese, intuendo che volesse andar via.
- Ti ho arrecato fin troppo disturbo. – rispose, scostandosi decisa da lui e alzandosi. – Ti ringrazio davvero, ma non posso approfittarmi ulteriormente di te. Non è giusto. –
- Approfitta pure di me quanto vuoi. Non mi dispiace mica. Anzi… – sdrammatizzò, sorridendole.
- Scemo, tu e i tuoi doppi sensi. – rise lei, guardandolo grata.
- A parte gli scherzi, puoi restare qui se vuoi. Immagino tu non abbia voglia di tornare in albergo. – le propose, alzandosi anche lui e andandole vicino.
- No, ma devo tornarci per fare le valigie. – ricordò triste.
- Vuoi cambiare hotel? –
- No, continente. Mi sta rispedendo a casa. – spiegò la giovane.
- Come? E tu gli dai retta? – chiese Reino, sconcertato alla sola idea di non rivederla più.
- Che altro potrei fare? Non ho nessuno qui a parte lui, e forse qualche parente di mia madre, che però non conosco. –
- Ci sono io qui. Puoi venire a stare da me. – ribadì il cantante.
- Ma non sarebbe corretto. Lo so cosa provi per me e purtroppo non posso ricambiare. –
- Io non voglio nulla in cambio. Conosco i tuoi sentimenti, quindi non ti chiederei niente. Voglio solo aiutarti. A meno che, a casa tua, non ci sia qualcuno su cui puoi fare affidamento. In quel caso non insisto. –
Qualcuno su cui fare affidamento? No, non c’era. Non aveva mai allacciato rapporti stretti con qualcuno. Aveva un paio di amiche, ma non erano certo quelle cui avrebbe confidato i suoi più intimi segreti, poiché non avevano quel genere di rapporto confidenziale.
Tutto il suo tempo libero lo aveva trascorso con Cain. Viveva esclusivamente in sua funzione, quindi non aveva creato legami con nessuno. Ancora una volta, si ritrovò a pensare a quanto fosse sola e a come non se ne fosse mai resa conto prima di allora. Quando aveva Cain, aveva tutto. Senza Cain, Setsuka Heel non esisteva nemmeno come persona.
- Dal tuo silenzio, deduco che la risposta sia no. Bene, allora è deciso! Andiamo in albergo a prendere le tue cose e ti trasferisci qui. Vedrai che non te ne pentirai! – affermò allegro, mettendo una giacca e prendendo le chiavi dell’auto.
- Cosa? Ma io non ho ancora accettato! – gli fece presente la giovane.
- Non serve tu lo faccia. Si vede lontano un miglio che muori dalla voglia di venire a vivere con questo bellissimo ragazzo. – s’indicò fiero.
- Nonché modesto! – ribatté lei, ridendo.
- Non lo sapevi che quello è il mio miglior pregio? – scherzò, felice di riuscire a farla sorridere. 
Se fosse rimasta lì con lui, era certo che avrebbe potuto conquistarla poco a poco, mostrandole che non esisteva solo suo fratello. Essendo cresciuta con lui, era abbastanza normale lo avesse come unico punto di riferimento, per questo doveva riuscire a farle capire che il suo amore non era altro che affetto, semplice amore fraterno, trasformato in qualcosa che non esisteva dal loro attaccamento patologico. Le avrebbe fatto conoscere un altro tipo di amore, ma solamente avendola vicino ci sarebbe riuscito.
- Chiamalo pregio. –
- Certo che lo chiamo pregio. Ora andiamo. - le disse, prendendo il suo cappotto e mettendolo addosso a Setsuka, che lo guardò confusa. – Fuori fa freddo. Ha nevicato stanotte. – le spiegò, notando la sua espressione.
- Davvero? – chiese stupita.
- Già. Siamo quasi a dicembre, o lo avevi scordato? Se non ti avessi portato qui, saresti morta assiderata su quel ponte, incosciente! Potevi almeno mettere qualcosa di più caldo. – la ammonì, indicando le gambe lasciate scoperte dagli shorts che indossava.
- Non ho prestato attenzione agli abiti quando li ho messi. M’interessava solamente uscire da quella stanza. Se potessi, non ci ritornerei. – spiegò, rabbuiandosi nuovamente. Il pensiero di rientrarci, la metteva in agitazione. Cain sarebbe stato lì? L’aveva cercata? La stava aspettando? Lo avrebbe scoperto molto presto purtroppo.
La voglia di non ricomparire più davanti al fratello, iniziava a tentarla. Avrebbe voluto far finta di sparire e magari godersi da lontano la sua preoccupazione nel cercarla, ammesso fosse stato preoccupato per la sua sparizione.
- Potrei dirti che quei vestiti non ti servono, poiché potrei rifarti un intero guardaroba nuovo, ma devi andare a parlargli. Non puoi sparire di punto in bianco. – asserì Reino, sentendola sbuffare.
- Sì sì, lo so! Smettila di fare il guardone di pensieri altrui! –
- Guarda che non ti leggo letteralmente la mente. Capisco al volo cosa pensi osservando solamente il tuo viso. Sono un sensitivo, non un mago. – le spiegò divertito.
- In qualunque modo tu ci riesca, fai paura sai? Un giorno devi spiegarmi come ci riesci. –
- Ok, te lo spiegherò quando vorrai. Ora muoviamoci, prima che venga a cercarti anche l’esercito. – ipotizzò, immaginando che Cain avrebbe smosso mari e monti per trovarla.
- Eh? –
- Nulla. Copriti bene. – le disse, chiudendole bene il cappotto. Doveva ammettere che la trovava provocante con il suo cappotto addosso. Soprattutto se la immaginava senza nulla sotto.
- Stai pensando qualcosa di indecente, vero? – lo sorprese Setsu, indovinando i suoi pensieri.
- Hai imparato a vedere i pensieri della gente anche tu? – le chiese divertito.
- Non è difficile capirlo guardando la faccia da ebete che hai fatto. –
- Confesso Vostro Onore. Stavo riflettendo su quanto sei sexy col mio cappotto. Ti rende più “mia” in un certo senso. Non oso immaginare come staresti con solo una mia camicia addosso, a gironzolare per casa a piedi nudi. – le rivelò, col suo solito tono malizioso.
- Se cominci così, dubito mi troverò bene a vivere con te! – sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Quel ragazzo era senza speranze per lei.
- Va bene, capita l’antifona. – si arrese, fingendosi sconfortato e chiudendo la porta dell’appartamento, mentre sorrideva senza farsi vedere.
Qualcosa gli diceva che l’avrebbe vista con e senza la sua camicia a gironzolare a piedi nudi per casa. Ciò che ignorava era per quanto, ma sperò fosse per sempre.
 
 




 
 
Buon salve ^_^
Capitolo tutto dedicato a Setsu e Reino (e non sarà l’unico ^.^)
Come ben immaginato, Reino è corso in aiuto della sua donzella da salvare. Ma ora il momento più difficile: il confronto tra Setsu e Cain! Che accadrà? Cain la lascerà andare via con Reino? Si pentirà di ciò che ha fatto? Chissà XD dovrete leggere il prossimo capitolo per saperlo ;)  (ma va??? XD)
Come sempre, prima di lasciarvi, vi ricordo la paginetta Facebook su Skip Beat per chi ancora non la conoscesse, sempre aggiornata sugli ultimi capitoli pubblicati dalla sensei Nakamura, con spoiler e immagini fresche fresche di pubblicazione giapponese *-*  passate a darmi un salutino se volete :*  Skip Beat Italia - Cain&Setsu 
Baci Faby <3 <3 <3 <3
 
 
   
 
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