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Autore: DauntlessBadWolf    22/06/2016    2 recensioni
Secondo la mitologia greca, in origine gli umani avevano quattro braccia, quattro gambe e una testa con due facce. Temendo il loro potere Zeus li divise in due esseri distinti, condannandoli a spendere le loro vite in cerca della loro metà.
“Dopo aver servito l’ultimo cupcake Dean alzò la testa e vide uno strano ragazzo rimasto imbambolato davanti all’ingresso. Alcuni tavoli erano vuoti, ma allora perché non si metteva seduto?
Aveva per caso bisogno di un invito scritto?
Forse era uno di quelli che si aspettava che qualcuno gli mostrasse un tavolo libero. Lui non gli avrebbe mostrato un bel niente, non veniva pagato abbastanza per prendere iniziative e fare qualcosa che non fosse compreso nelle sue mansioni!”

|Soulmates!AU|
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: Like Coffee and Donuts
Titolo capitolo: My fake fiancé
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Romantico
Avvertenze: AU, Soulmates, probabili OOC
Trama: Secondo la mitologia greca, in origine gli umani avevano quattro braccia, quattro gambe e una testa con due facce. Temendo il loro potere Zeus li divise in due esseri distinti, condannandoli a spendere le loro vite in cerca della loro metà.
“Dopo aver servito l’ultimo cupcake Dean alzò la testa e vide  uno strano ragazzo rimasto imbambolato davanti all’ingresso. Alcuni tavoli erano vuoti, ma allora perché non si metteva seduto?
Aveva per caso bisogno di un invito scritto?
Forse era uno di quelli che si aspettava che qualcuno gli mostrasse un tavolo libero. Lui non gli avrebbe mostrato un bel niente, non veniva pagato abbastanza per prendere iniziative e fare qualcosa che non fosse compreso nelle sue mansioni!”

|Soulmates!AU|
Note: “My fake fiancé”, in italiano “Il mio finto fidanzato”, è un film per la televisione del 2009 diretto da Gil Junger e interpretato da Malissa Joan Hart e Joey Lawrence.
Eccoci qua ragazzi, mi scuso per tutto questo ritardo, ma ho avuto un sacco da fare, c’è stata la JIB di mezzo e ho dovuto preparare dei disegni per Jensen, Jared e Misha e internet mi ha abbandonato per due mesi.
Al solito, spero il capitolo vi piaccia e buona lettura.



 
“Le ‘anime gemelle’ sono due parti della stessa anima
che affrontano insieme il viaggio della vita”

 
Gli occhi di Castiel erano ancora fissi sul suo coinquilino che, nel frattempo, si era poggiato allo stipite della porta incrociando le braccia al petto; stava ovviamente aspettando una spiegazione o quanto meno una ‘bugia’ sul perché si trovasse lì.
La sua vita stava diventando troppo stressante, quando le cose avevano iniziato a complicarsi così tanto?
Forse se avesse raccontato la verità sin dall’inizio ora non si troverebbe in quella situazione, non si ritroverebbe a ‘sgattaiolare’ fuori dalla stanza del suo collega con il suo coinquilino che lo fissa dall’altra parte del corridoio. Prese un grande respiro cercando di fare chiarezza nel suo cervello in modo da poter esporre in modo chiaro e comprensibile i fatti della sera prima al suo coinquilino: gli avrebbe raccontato la verità, anche perché non c’era molto da nascondere.
Adesso che ci pensava: cosa ci faceva Balthazar lì?
-Cas, non vai a fare il caffè?- Disse Dean avvicinandosi a lui  finendo di infilarsi la maglietta. Adesso Balth non gli avrebbe mai creduto.–Cosa ci fa qui il tuo coinquilino?- Domandò il ragazzo una volta adocchiato il ragazzo dall’altra parte del corridoio.
Castiel stava per aprire bocca, ma Balthazar lo precedette. –Io e Benny dovevamo provare delle battute per uno spettacolo.- Rispose agitando, lentamente, un paio di fogli come per voler avvalorare ancora di più la sua affermazione.
Perfetto: Dean si era avvicinato a lui ‘mezzo nudo ’, Balthazar lo stava guardando con la faccia che faceva sempre quando pensava “l’avete fatto, eh, non puoi mentire a me e lui non sapeva cosa dire o cosa fare poiché tutto gli sarebbe sembrato fraintendibile alle orecchie del suo coinquilino. Doveva uscire da quella situazione nel modo più indolore possibile.
–Vado a fare il caffè.- Disse infine non sapendo più come migliorare quella situazione che gli era, evidentemente, sfuggita di mano.
Si fece mentalmente un appunto: non andare mai più a casa di Dean.

Preparare il caffè era stato un compito facile e anche rilassante che sembrò far tornare Castiel alla sua solita calma, tanto che per qualche secondo si dimenticò di non essere a casa sua.
Qualche minuto dopo fu raggiunto da Dean che iniziò ad apparecchiare la tavola, si scambiarono solamente qualche occhiata, ma nessuno dei due osò proferire parola sui fatti avvenuto solamente qualche istante prima.
 La cucina rimase silenziosa fino all’arrivo di Balthazar e Benny che si annunciarono con una risata e con uno scambio di battute così pessime che neanche Castiel rise.
Ben presto i quattro ragazzi si ritrovarono seduti allo stesso tavolo; Benny e Balth si erano seduti vicino e sembravano averlo fatto quasi apposta per farlo sedere accanto a Dean: ma quanti anni avevano? Ormai rassegnato prese posto affianco al suo collega, il quale gli versò subito il caffè nella tazza e gli passò una delle paste che, il giorno prima, aveva preso dalla caffetteria. Castiel lo ringraziò con un lieve e sussurrato ‘grazie’ tenendo sempre lo sguardo basso e fisso sul suo piatto e non perché si vergognasse di Dean o di Benny, ma perché non voleva incappare nello sguardo ‘accusatore’ che Balthazar gli stava rivolgendo sin da quando lo aveva visto uscire dalla stanza. Immaginava che sarebbe successa una cosa del genere, soprattutto dopo che Benny aveva parlato del tatuaggio di Dean con il suo nome e di quella scenetta che Balthazar aveva fatto in cucina tenendo la gatta sulle gambe.
Per fortuna la sua presenza non sembrò essere l’argomento di conversazione prediletto di quella tavolata e per questo si rallegrò un po’, tanto che riuscì ad alzare lo sguardo e ad accennare qualche distratto sorriso alle battute che i tre ragazzi si stavano scambiando. Sembrava non essere successo niente, anzi, sembravano un normale gruppo di amici che facevano colazione insieme.
Stava  finendo di bere il suo caffè, mentre Benny e Dean discutevano su chi avrebbe avuto la precedenza sulla tv la settimana prossima e, a quanto pare, non riuscivano a raggiungere un compresso, la cosa divertì un po’ Castiel, lui e Balthazar non avevano mai queste discussioni da ‘coinquilini’, anche perché a lui non importava molto della tv e vedeva qualsiasi cosa Balth gli propinasse e gli spettacoli variavano dai musical fino ad arrivare a programmi stupidi sulle malattie più strane e disparate. 
Balthazar prese un biscotto, lo inzuppò nel suo caffè, come era solito fare tutte le mattine, e, come se niente fosse, chiese –Quindi state insieme?-.
Cas per poco non si strozzò e Dean troncò di colpo la conversazione. Insomma non avevano mai parlato della loro relazione e poi di cosa avrebbero dovuto parlare? Erano amici, niente di più, quel genere di amici che si addormentano sul divano vedendo un film o che leggono insieme di creature mitologiche.
I due si guardarono in faccia sorpresi da quella domanda, infondo dovevano aspettarsela dopo il modo in cui si erano incrociati nel corridoio, solo che Cas sperava che Balthazar rivedesse un po’ le sue priorità e evitasse di fare quella domanda. Stava per rispondere quando Dean scoppiò a ridere, la risata lo offese un po’, ma forse era meglio buttarla sul ridere che su altro.
–Certo, io e Castiel stiamo insieme.- Dean aveva smesso di ridere e sembrava abbastanza serio mentre pronunciava quelle parole.

“Il legame fra anime è una cosa antica,
vecchia come il mondo.”

-Castiel ti ho già chiesto scusa.- Aveva detto Dean fermandosi al semaforo.
Castiel non gli aveva rivolta parola sin da quando erano usciti di casa e la cosa aveva iniziato ad infastidirlo, soprattutto ora che sapeva dell’esistenza di un Castiel chiacchierone. Aveva fatto una stronzata, lo sapeva, ma non era colpa sua se Balthazar non capiva quando una persona scherzava. Gli aveva già chiesto scusa tre volte, ma l’altro continuava a riservargli il trattamento del silenzio: dopo tutto non erano così diversi da una coppia normale.
Forse, per uscire da quella situazione, come prima cosa, avrebbe dovuto di smetterla di pensare a loro come una coppia  visto che era stato questo a far arrabbiare il suo collega, ma gli veniva così semplice pensare a loro due insieme, poi c’era il discorso delle anime gemelle, il bacio nella rimessa di Bobby; qualsiasi cosa ci fosse fra loro andava chiarita perché non riusciva più a pensare in modo chiaro, quel ragazzo gli stava mandando in fumo il cervello.
Dean si lasciò sfuggire un sonoro sospiro e con la cosa dell’occhio vide Castiel stropicciarsi il polso con il tatuaggio; quello era un gesto che gli aveva visto fare spesso, soprattutto quando pensava o era chissà dove con la testa.
-Sai…- Disse cercando di attirare l’attenzione del suo passeggiero. –Dicono se te lo tocchi troppo poi diventi cieco.- Affermò infine innocentemente, quasi fosse stato un bambino, con un sorriso stampato in faccia.
Sentì Castiel sbuffare e poi lo vide accennare un lieve sorriso, fu breve, poiché subito dopo quell’espressione tornò ad essere un broncio, ma quel sorriso, seppur piccolo, gli aveva migliorato la giornata.
Mancava poco all’Università e man mano che si avvicinavano Dean si domandava come avrebbero risolto la questione. Avrebbero lasciato tutto in sospeso lasciando credere a Balthazar che fossero una coppia oppure avrebbero finto un litigio e si sarebbero lasciati come nei film?
Forse avrebbe dovuto smettere di pensare ai film, come prima cosa.
 -Dean, fermati siamo arrivati.- Sentì borbottare, ma non prestò molto alla voce di Castiel, era troppo assorto nei suoi pensieri.
-Dean!- Sentì la mano del suo collega posarsi sul suo braccio, quel gesto lo colse un po’ di sorpresa.
Si voltò verso il ragazzo, quasi per chiedergli cosa volesse, ma quando dal finestrino iniziò a intravedere i primi studenti capì cosa l’altro volesse dirgli.
Si fermò, come sempre, esattamente davanti al cancello d’entrata, e, come sempre, l’amico di Castiel era lì ad aspettarlo. Certe volte si domandava se quel tipo dormisse poggiato a quel muretto, come faceva ad essere lì sempre prima di lui?
Castiel si voltò verso di lui, non era più imbronciato, sembrava essersi un po’ rilassato, forse aveva capito che non lo aveva fatto apposta a dire a Balthazar che loro stavano insieme, forse Mr ghiacciolo aveva capito che si trattava di uno scherzo.
Adesso lo avrebbe salutato e si sarebbero rincontrato solamente in caffetteria per il cambio dei turni, finalmente la giornata stava prendendo una piega normale e avrebbe fatto bene anche a mantenerla. Tuttavia Cas lo stava ancora fissando e lui aveva iniziato a sentirsi a disagio: nessuno metto a disagio Dean Winchester nella sua macchina è la regola che sta dopo quella che dice chi guida sceglie la musica. Cosa voleva? Un invito a scendere scritto su carta intestata e profumata?
-Siamo arrivati.- Intervenne Dean interrompendo il silenzio che si era creato e indicando, fuori dal finestrino, l’entrata dell’edificio.
-Sì, lo so.- Rispose in modo secco Castiel aumentando la stretta sulla sua tracolla come per voler mostrare all’altro la sua volontà di scendere, ma rimase comunque seduto al suo posto.
Quel ragazzo lo avrebbe mandato al manicomio: forse si aspettava delle scuse o quanto meno una spiegazione sul perché quella mattina avesse risposto in modo positivo alla domanda di Balthazar, non si poteva certo dire che si trattava di una brutta domanda, ma tuttavia lui non  aveva la risposta. Gli era venuto naturale rispondere ‘sì’, non c’era una vera e propria spiegazione: lo aveva detto e basta.

Una volta fuori dalla macchina di Dean Castiel poté rilassarsi, neanche lui sapeva perché aveva aspettato così tanto per scendere o perché fosse così teso, forse stava aspettando il coraggio di dare quel bacio che stamattina aveva pensato di dare al suo collega, forse sperava fosse lui a fare la prima mossa, forse sperava troppo, come al suo solito. Questo era il suo difetto.
Adesso che aveva deciso di seguire il consiglio di Balthazar, ossia quello di lasciarsi un po’ andare, non aveva avuto occasioni per farlo o meglio, sicuramente le aveva avute e lui non era semplicemente stato bravo a coglierle, tipico, gli succedeva in continuazione. Pensava troppo e quando si decideva ad agire ormai era troppo tardi anche se, a dirla tutta, l’affermazione che Dean aveva fatto a colazione, sul fatto che stessero insieme, aveva scombussolato un po’ i suoi piani di ‘lasciarsi andare’.
Voleva dire che erano sul serio una coppia? Si conoscevano da poco non era possibile o almeno non lo era per lui. Forse stava scherzando, era ovvio che stesse scherzando, ma dal modo in cui lo aveva detto non avrebbe mai pensato ad uno scherzo, anche se aveva riso fino a pochi secondi prima. Perché le persone dovevano essere così complicate? Non potevano semplicemente dire ‘scherzo’ dopo una battuta?
Non era mai stato bravo a capire gli scherzi cosa che suo fratello Gabriel gli aveva rinfacciato spesso.
Doveva smetterla adesso di pensare a quello che era successo a colazione, si era trattato di uno scherzo, Balthazar ci aveva creduto e non c’era stato modo e tempo di spiegare la cosa, stasera, a mente più lucida, avrebbe chiarito tutto e messo ben evidenza il fatto che lui e Dean non erano una coppia erano solo…amici.

“Un’anima gemella è qualcuno che ti ama come nessun’altro
che ci sarà per sempre, indipendentemente da tutto.
Dicono che niente duri per sempre, ma sono fermamente convinto che per qualcuno
l’amore continui a vivere anche dopo la nostra morte. ”

Per tutta la mattinata non aveva fatto altro che rigirarsi fra le mani le chiavi della sua macchina, si fermava, di tanto in tanto, e tastava il portachiavi a forma di ali e dopo di che ricominciava a far muovere le chiavi, tuttavia faceva attenzione a non fare rumore, non voleva disturbare i suoi compagni, in particolar modo Alfie che sembrava essere molto preso dalla lezione. Castiel guardava il suo professore parlare, lo vedeva muovere la bocca, ma non stava realmente prestando attenzione a quello che stava dicendo, ogni tanto si  preoccupava di scarabocchiare qualche parola sul suo quaderno degli appunti, ma solo perché vedeva tutti farlo e non perché gli interessasse davvero. Sapeva che se ne sarebbe pentito l’indomani mattina, quando non avrebbe capito niente di quello che stava studiando, ma adesso era troppo impegnato ad pensare al modo in cui, a colazione, Dean avevano detto che stavano insieme. Ormai era diventato un pensiero fisso.
-Castiel?-
Sentì una voce chiamarlo, ma decise di ignorarla, forse era un suo collega che gli chiedeva gli appunti, ma che appunti gli avrebbe dato se anche lui non aveva scritto niente?
-Castiel!-
La voce si fece più forte e una mano gli si posò sulla spalla. Castiel si scosse leggermente e lasciò cadere le chiavi a terra, subito si piegò per raccoglierle e quando rialzò la testa notò che l’aula si era svuotata, quando era successo?
-Problemi in Paradiso?-
Questa volta riconobbe la voce di Alfie. L’amico era in piedi e aveva già sulle spalle il suo zaino. Castiel si alzò infilando, poi, le chiavi in tasca facendo attenzione al nuovo porta chiave che, adesso, faceva capolino.
-No, tutto apposto.- Si affrettò a rispondere.
In religioso silenzio i due giovani uscirono dalla stanza per ‘gettarsi’ nei caotici corridoi dove studenti correvano in qua e là o semplicemente si fermavano in mezzo bloccando il via vai degli altri. Lui e Alfie erano diretti alle scalinate della biblioteca, nonostante l’autunno stesse arrivano ancora si riusciva a mangiare bene seduti lì e poi Castiel non amava molto la mensa, quindi lì o lì, la scelta era veramente limitata.

Arrivati alle gradinate i due amici si sedettero. Fuori non c’erano molte persone, forse anche a causa del vento che aveva iniziato a soffiare, la cosa non sembrava comunque infastidire i due amici che ormai erano abituati a mangiare fuori. Alfie aveva estratto dalla sua borsa il pasto che da lì a poco sarebbe andato a consumare, mentre Castiel prese una delle brioche che era riuscito a sgraffignare a casa di Dean quella mattina, avrebbe fatto un pasto decente una volta tornato a casa, per adesso si sarebbe accontentato. Prese il suo telefono e iniziò a scorrere distrattamente la home di facebook, non era una cosa che faceva abitualmente, anzi, alcune volte si dimenticava anche di avere quel profilo, solo che Alfie sembrava essere veramente troppo preso dal suo pasto per prestargli un po’ d’attenzione.
-E’ una cosa seria?-
-Con chi?-  
A quella domanda Cas alzò la testa verso il suo interlocutore, non riuscendo proprio a capire a cosa si stesse riferendo.
-Con il ragazzo della macchina nera.-
Mise via il telefono per concentrarsi meglio sulla domanda che l’amico gli aveva appena posto. Perché aveva pensato che tra lui e Dean ci fosse qualcosa?
-Dean è solo un amico.-
-Non credo gli amici si guardino per così tanto tempo, Cas.-
“Non ho mai creduto alla storia delle anime gemelle,
neanche all’amore a prima vista. Ma ho iniziato a credere
che, se sei abbastanza fortunato, nella tua vita potresti
incontrare qualcuno che è perfetto per te.”

Quel giorno Castiel era andato in caffetteria a piedi, infondo il locale non si trovava molto lontano dalla sua Università e poi la sua macchina si trovava ancora là. Aveva percorso il ‘breve’ tragitto insieme ad Alfie, anche lui diretto a lavoro.
Era stato divertente camminare insieme ad Alfie, anche perché quest’ultimo non la finiva più di parlare dei clienti che ogni giorno si presentavano al fast-food dove lavorava: la storia che colpì maggiormente Castiel fu quella di una ragazza che era entrata e aveva ordinato un panino del McDonald anche se il loro fast-food non apparteneva a quella catena. Quella storia gli aveva strappato un sorriso e lo aveva distratto da tutti i suoi problemi, se così si potevano definire.

Arrivato al parcheggio della caffetteria fu felice di vedere che la sua macchina era ancora tutta intera, conosceva bene quella zona e conosceva bene le confraternite e sapeva che non erano molto tranquille –almeno quelle con aveva avuto il ‘piacere’ di entrare in contatto-. L’impala di Dean non c’era, probabilmente se ne era già andato, il suo turno era ormai finito da un quarto d’ora e questo significava che lui era in ritardo. Dai racconti del suo collega si aspettava una bella sfuriata da parte di Ellen, ma quando entrò tutti sembravano troppi occupati con altro per prestare attenzione a lui e al suo ritardo. Cas approfittò della situazione per sgattaiolare silenziosamente dietro il bancone e mettersi il suo grembiule. Osservò Jo correre in qua e là con delle sedie, mentre Ellen era impegnata a dare ordini ad un ragazzo che stava montando un palchetto infondo alla stanza, cosa si era perso?
Il locale era quasi deserto, c’erano solo un paio di ragazzi seduti ad un tavolo con dei libri davanti e non sembravano preoccuparsi molto del baccano intorno a loro.
Forse sarebbe dovuto andare da Ellen e chiederle cosa stesse succedendo, ma prima che potesse aprire bocca la donna lo chiamò.
-Castiel, vieni a dare una mano!- Gli gridò, cosa non necessaria visto che il locale non era così grande.
Non era mai stato bravo con il fai-da-te; si ricordava di quella volta in cui lui e Balthazar avevano comprato un mobiletto dell’IKEA, gli ci erano volute settimane per montarlo e nessuno ci aveva mai appoggiato niente perché rischiava, continuamente, di crollare come un castello di carte.
Si avvicinò comunque, non ci teneva a vedere la donna arrabbiata.
-Sono Ash.-
Aveva detto il ragazzo che stava lavorando al palchetto.
-Castiel.-
Rispose semplicemente chinandosi accanto ad Ash per osservare meglio. Quel palchetto aveva l’aria di essere solido e resistente, ma ancora Castiel non riusciva a capire perché lo stessero costruendo.

Per tutto il pomeriggio Castiel non aveva fatto altro che aiutare Ash nella costruzione del palco, o meglio, gli passava gli attrezzi e guardava, non se la sentiva di mettere le mani nel lavoro del ragazzo, soprattutto quando iniziarono a sistemare le casse. Un paio di volte Ellen aveva portato loro dei bicchieri di tea freddo e Jo qualche biscotto da mangiare. Ash sembrava essere uno di famiglia, o almeno così Cas aveva intuito dal modo in cui Ellen lo trattava.
Jo stava finendo di apparecchiare un paio di tavoli, che, come tutti gli altri, erano stati spostati ai lati, in modo da liberare la parte centrale della stanza.
-Castiel sei arrivato in un momento veramente bello.- Aveva detto la ragazza sorridendo. –Ogni anno ospitiamo la festa di una confraternita, vedrai che ti divertirai.-
Castiel non era un tipo da feste, non lo era mai stato e sapeva che se ci sarebbe stata una festa a lui sarebbe toccato lavorare fino a tardi e la cosa lo infastidiva un po’ visto che domani avrebbe dovuto svegliarsi presto per studiare.
Si alzò da terra giusto in tempo per vedere Dean entrare dalla porta principale, in spalla aveva la custodia di una chitarra e in mano teneva dei cavi.
-Era l’ora!- Sentì esclamare Ash.
Dean rise e si avvicinò al ragazzo passandogli i cavi e poggiando la custodia a terra. Sembrava troppo preso per accorgersi della sua presenza e Cas non sapeva se doveva sentirsi sollevato o meno, optò, comunque, per la prima opzione e in religioso silenzio si avvicinò al bancone e cominciò a lavare le poche tazze che erano state poggiate nel lavandino.

- You're just like an angel …-
Castiel alzò la testa dal lavandino e posò il suo sguardo sul palchetto dove adesso c’era Dean intento a suonare la chitarra. Si poggiò al bancone e si mise ad ascoltare il ragazzo, gli piaceva sentirlo cantare.
Ancora una volta si ritrovò a sussurrare le parole della canzone, aveva notato che questa cosa gli capitava solo con Dean. Cas notò che tutti si erano fermati ad ascoltare il ragazzo cantare, anche i pochi clienti presenti si erano messi a guardarlo.

“Oh these times are hard,
Yeah, they're making us crazy
Don't give up on me baby”

Durante il corso della serata Castiel si era incantato diverse volte ad ascoltare Dean cantare, soprattutto quando aveva cantato For the first time, l’unica canzone che aveva riconosciuto.
Si stava divertendo tutto sommato, quella confraternita non era come le altre con cui aveva avuto a che fare, tutti i membri erano gentili, ma forse era solo la presenza di Ellen a tenerli a bada, tutti sembravano temere quella donna.
Per l’occasione era stato allestito anche un piccolo bar ed era inutile dire che era stato il luogo più gettonato della serata.

La festa era finita.
Tutti se ne erano andati lasciando solo disordine.
Si era messo a pulire il bancone che, per quella serata, era stata adibita a bar.
-Adesso posso bere una birra con il cameriere.-
Aveva detto Dean sedendosi al bancone. Castiel accennò un sorriso ricordandosi che la sera prima gli aveva chiesto la stessa cosa, l’unico problema è che lui non beveva birra o almeno non ne era un gran amante anche perché, in genere, dopo la prima bottiglia non si ricordava niente.
Prese una bottiglia, la stappò e la passò a Dean.
-Io passo.- Disse, poi, riprendendo il suo lavoro.
-Vuoi lasciarmi così insoddisfatto?-
-Che soddisfazione vuoi avere?- Continuò Cas capendo da dove quella citazione venisse e ne rimase anche piacevolmente stupito.
-Voglio bere una birra con te, Sandy.-

Far bere Castiel non era stata un bella idea, ma Dean lo capì solamente quando il ragazzo si mise seduto sul marciapiede fuori dal locale. Quando gli si era avvicinato per chiedergli cosa non andasse Cas scosse semplicemente la testa. Si mise seduto accanto a lui sperando che non fosse ubriaco come lui pensava ma solamente un po’ alticcio, anche se era evidente che non fosse solamente alticcio; il naso aveva iniziato a prendere un colorare rosaceo –probabilmente anche a causa del freddo- e le mani avevano iniziato a tremargli. Lo vide rigirassi fra le mani le chiavi della sua macchina e notò che il portachiavi che gli aveva messo era ancora lì. Dentro quel suo enorme cappotto il ragazzo sembrava ancora più piccolo, si chiedeva dove l’avesse trovato.
La situazione non accennava a migliorare, Castiel era rimasto in silenzio tutto il tempo, lo sguardo perso nel vuoto, sembrava non essersi neanche accorto di lui e probabilmente era così, sembrava perso in chissà quale ragionamento.
Lentamente allungò una mano e gliela posò sulla spalla stringendola appena e sentì Cas sussultare un po’.
-Ti accompagno a casa.-
Ormai era come se fosse diventato l’autista ufficiale del ragazzo, ma non gli sembrava il caso di lasciarlo lì da solo.
Si alzò da terra e vide che Castiel fece lo stesso allungandogli, però, le chiavi della macchina. Era veramente silenzioso e la cosa lo inquietò un po’, era abituato ai silenzi di Cas, non era un gran chiacchierone, ma questo sembrava un silenzio diverso. Dean prese le chiavi e si avviò verso l’unica macchina, insieme all’Impala, rimasta nel parcheggio che, per esclusione, doveva per forza essere del suo collega. Jo, Ellen e Ash se ne erano andati da un pezzo ormai.
Castiel trascinava, letteralmente, la sua tracolla e il suo cappotto si era stropicciato tutto, il suo aspetto fece ridere Dean e quella risata attirò su di se lo sguardo omicida, come lui stesso lo aveva definito, di Cas.
Una volta in macchina Castiel non aveva fatto altro che tenere la testa poggiata al finestrino e gli occhi chiusi, pensò si fosse addormentato così, facendo sempre attenzione alla strada, allungò una mano per verificare la sua ipotesi.
-Sono sveglio.-
Sentì.
Subito ritirò la mano e si chiese come l’altro fosse riuscito a sentirlo nonostante non l’avesse ancora toccato. Forse era veramente uscito da un programma sul paranormale!

Parcheggiò la macchina davanti al portone del palazzo di Castiel, tolse le chiavi dal quadro della macchina e si precipitò subito fuori per aiutare l’amico ad uscire. Gli mise le chiavi della macchina dentro una delle tasche del cappotto, in modo che non le perdesse, dopo di ché, una volta assicuratosi che l’altro fosse entrato decise di far ritorno al locale di Ellen per prendere la sua macchina e tornare a casa.
-Perché non vieni su?-
La voce di Castiel si era ridotta ad un sussurro e si era appoggiato al portone. Dean sapeva che si sarebbe pentito della sua decisione, ma Cas sembrava veramente uno straccio e forse se l’avesse accompagnato fino al suo appartamento si sarebbe sentito meno in colpa per averlo fatto bere in quel modo anche se, a sua discolpa, non sapeva che il ragazzo reggesse così male la birra, non lo sospettava neanche visto che la prima volta che gliene aveva offerta una non era andata a finire in quel modo.
-D’accordo.- Si limitò a rispondere seguendo il ragazzo su per le scale.
Esattamente come la prima volta si chiese perché in quel condominio non ci fosse un maledetto ascensore!
Arrivati davanti alla porta dell’appartamento Castiel si fermò e dopo svariati tentativi riuscì a mettere le chiavi nella serratura, ma prima di fare l’ultimo giro si voltò verso di lui e con uno sguardo serissimo gli disse.
-Fai silenzio, Balthazar sta dormendo.-
Il tono di voce del ragazzo non era esattamente quello ideale per dire quel genere di frase, ma comunque Dean si limitò ad annuire e a seguirlo dentro.
“Viviamo Porfirio mio, e confortiamoci insieme.
(…) Si bene attendiamo a tenerci compagnia l’un l’altro
e andiamoci incoraggiando, e dando mano e soccorso
scambievolmente; per compiere nel miglior modo
questa fatica della vita”

Aveva accompagnato Castiel fino alla sua stanza cercando di fare il meno rumore possibile perché, a detta del ragazzo, il suo coinquilino stava dormendo.
Entrato nella stanza rimase un attimo incantato dalle pareti: erano piene di foto, erano ovunque, in ogni angolo disponibile, alcune erano incorniciate, altre semplicemente state incastrate nelle cornici delle altre foto, mentre alcune foto erano attaccate con delle pinzette a dei fili. I soggetti erano i più disparati; Dean riconobbe il gatto di Cas in un paio di scatti, altri ritraevano delle persone, mentre altri ancora erano dei paesaggi. Posò lo sguardo sulla scrivania e anche questa era piena di foto e post-it vari, erano attaccati anche sul pc. Fatta eccezione per quell’angolo il resto della stanza era perfettamente in ordine, la libreria non aveva neanche un libro fuori posto e per terra non c’era neanche una maglietta: era esattamente l’opposto della sua camera da letto.
-Sarà meglio che vada, sai non vorrei che Benny chiamasse l’ospedale, l’ultima volta lo hanno minacciato di chiamare la polizia.- Disse rimanendo qualche altro secondo imbambolato davanti alle foto.
Si voltò verso Castiel per salutarlo e notò che era mezzo nudo. Si era tolto la maglia e adesso cercava di togliersi i pantaloni. Normalmente quella scena non lo avrebbe sconvolto più di tanto, ma Cas lo aveva decisamente preso di sorpresa e poi perché doveva spogliarsi davanti a lui?
-Cosa stai facendo?-
Si avvicinò di qualche passo al ragazzo per evitare di farlo spogliare completamente.
-Ho caldo.- Rispose semplicemente Castiel continuando ad armeggiare con i suoi pantaloni, ma le mani gli tremavano troppo perché riuscisse a sganciarsi la cintura.
Dean sospirò e pregò di non doverlo fare mai più.
Prese le mani di Castiel e le allontanò dai pantaloni, avrebbe dovuto metterlo a letto, dopo di che sarebbe potuto tornare a casa.
Il ragazzo iniziò a guardarlo inclinando appena la testa su un lato e strizzò un po’ gli occhi: adesso perché lo stava fissando in quel modo?
-Castiel…-
Fu subito zittito dal suo collega che gli mise un dito sulla bocca.
-Non ti muovere, mi fai perdere il conto.-
Si limitò poi a dire riprendendo a guardarlo in modo strano.
-Di cosa?-
-Lo sai che hai tante lentiggini?-
-Non puoi rispondere a una domanda con una domanda!-
Dean aveva iniziato a spazientirsi. Era stanco, voleva solo tornare a casa e dormire.
Lentamente iniziò a spingere Castiel verso il letto facendolo mettere poi seduto, l’ultima cosa da fare era coprirlo e andare via, ma prima che potesse allontanarsi Cas lo aveva attirato a se per baciarlo.
Dean fu piacevolmente stupido da quel gesto, anche perché non si aspettava un altro bacio dal ragazzo. Si mise seduto accanto a lui per poterlo baciare meglio e la sua mano andò a poggiarsi sulla guanci di Castiel, mentre quest’ultimo si piegava all’indietro per distendersi sul letto. All’inizio non voleva ricambiarlo, non voleva passare per quello che si approfitta delle persone ubriache, ma esattamente come era successo nella rimessa di Bobby le labbra di Castiel erano diventate la sua droga.
Presto i due ragazzi si ritrovarono distesi sul letto che, esattamente come quello di Dean, non era molto grande e questo li costrinse tenersi in un abbraccio, in modo che nessuno dei due cadesse o sbattesse da qualche parte.
Dean si staccò dalle labbra di Castiel un secondo per riprendere fiato. –Devo andare.- Mormorò a bassa voce. Interrompere quell’effusione gli era costata fatica, ma non poteva restare là.
-Cas?- Chiamò, ma non ricevette alcuna risposta.
Accennò un sorriso quando si accorse che il ragazzo si era addormentato, certo era un po’ offeso, insomma non ci addormenta mentre si bacia qualcuno, ma tutto sommato si aspettava una cosa del genere.
-Hai davvero tante lentiggini.- Lo sentì mormorare ad occhi chiusi e a quell’affermazione Dean non poté fare a meno di accennare un lieve sorriso.
Poggiò la testa sul cuscino, deciso a bearsi di quella scena per qualche secondo per poi andarsene, ma lentamente si addormentò anche lui.

 
“Ti chiedo scusa per averci messo così tanto a trovarti”
   
 
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