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Autore: whiterose87    22/06/2016    1 recensioni
Tutti conosciamo l'episodio One Agains an army...ebbene e se non fosse Gabrielle a essere ferita ma Xena? Come se la caveranno le nostre due eroine?
Questa è la mia prima fan fiction, spero vi piaccia e se vi va commentate, recensite e criticate che male non fa!
Buona lettura.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabrielle, Xena
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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"Dove sono le armi"? le chiese entrando nel deposito.

"Ci sono delle casse" le rispose Xena

"Che armi abbiamo a disposzione"?

"Lance, freccie, archi, spade, qualche pugnale, qualche martello chiodato..".

"Complimenti" le disse ironica

"In guerra non si sa mai" le rispose cominciando a tossire.

"Tutto bene Xena"? le chiese apprensiva.

Tutto bene Gabrielle..è solo un pò di tosse.

"Già...fammi dare un'occhiata alla fasciatura".

"Sto bene Gabrielle, avremo tempo per questo. Ora dobbiamo cominciare a prepararci.

"Qual'è il tuo piano"?

"Li aspetteremo qui. Nel frattempo...(coff)..prepareremo delle (coff, coff).trappole".

"Xena...stai cominciando a stare male..".

L'amica la guardò negli occhi confermando il suo pensiero. "Dobbiamo sbrigarci…abbiamo poco tempo”.

"Da dove cominciamo"? le chiese.

"Laggiù nell'angolo c'è un pentolone e delle anfore di olio. Accendi un fuoco e prepara un bell'olio bollente da servire ai nostri sgraditi ospiti" le disse con quel suo tipico sorriso sghembo.

"Ok". Le disse ridendo. Quel sorriso la faceva sempre divertire. A volte le ricordava una bambina pestifera, di quelle che erano pienamente consapevoli delle loro bravate. Forse era proprio così da bambina. Si ripromise che se fossero sopravvissute, gli avrebbe chiesto della sua infanzia.

"Io comincio a preparare le trappole".

Così dicendo si misero all'opera: prese il pentolone, versò l'olio, raccolse un pò di legna e accese un fuoco. Nel frattempo vide Xena aprire delle grosse casse cominciando a tirarne fuori prima delle lance e poi delle freccie. La vide fare buchi nelle travi del deposito, nascondervi le freccie e collegarle ad un meccanismo che le avrebbe fatte scattare al momento opportuno.

Spezzò alcune lance, legando le punte metalliche ad una struttura rettangolare, messe alla base di ogni finestra e fissate in modo che, tagliando una fune, avrebbe fatto scattare in avanti la struttura contro chiunque si sarebbe infiltrato dalla finestra. Sapeva che era brava nel costruire trappole, ma vederglielo fare era incredibile.

Dopo che tutto fu preparato, Xena le disse che doveva badare ad Argo e procurarsi altre erbe da mettere sulla ferita.

Rimasta sola cominciò a preparare la cena e pensava a come se la sarebbero cavata. Era preoccupata dal fatto che lei non aveva la stessa esperienza in battaglia di Xena; un conto era affrontare qualche brigante, un altro conto un’intera armata e per giunta con Xena ferita, che poteva peggiorare da un momento all’altro. Se anche fossero riuscita a sconfiggere miracolosamente l’armata, Xena sarebbe sopravvissuta? Cosa avrebbe fatto il veleno al suo corpo? Poteva sostenere una battaglia?

Questi pensieri le fecero accapponare la pelle. C’era un solo modo per tentare di uscirne vive: lei doveva fare tutto il possibile, doveva dare il meglio di se. Doveva diventare un appoggio valido per la sua amica durante questa battaglia e non esserle di peso.

Si mise a pensare alla principessa guerriera in battaglia; ripensava ad ogni singolo movimento, ad ogni furbizia, ad ogni salto…”Il salto”!

“Se imparassi a saltare come lei mi sarebbe utile! Potrei spostarmi velocemente se avesse bisogno di me”!

Vedendo che Xena ancora non rientrava, prese il bastone e lo fissò alle estremità su due chiodi applicati alle travi principali che sorreggevano il deposito. Prese la distanza e cominciò a correre in direzione dell’improvvisata asta; saltò poco prima di raggiungerla e facendo leva sulle mani, si librò in una capriola in aria, atterrando in piedi. “Uhm… niente male! Osservarla mi è servito”!

Fece altri tentativi che andarono bene. “Adesso proviamo a togliere questo”.

Tolse il bastone e prese la rincorsa; saltò in aria, ma non avendo più presa, si sentì insicura e

atterrò malamente di schiena. “Ahi…che male”! Disse massaggiandosi la parte dolorante.

“Stai imparando a volare”? le disse Xena che aveva assistito alla caduta.

“Imparavo a saltare…come te. Perché ci hai messo tutto questo tempo”?

“Ho messo al sicuro Argo”.

“Hai le erbe per l’impacco”?

“Si sono qui. Tieni”.

“Ti fa male”? Le chiese poiché la vide reggersi la spalla.

“Un po’…l’umidità non aiuta”.

“Siediti accanto al fuoco e riscaldati” le disse avvicinandosi. Notò che tremava piano, che aveva gli occhi lucidi, le guance leggermente imporporate; la paura si fece strada nel suo cuore. Ecco…stava cominciando a peggiorare.

“Xena…ma tu hai la febbre”!

“Si…Gabrielle. Ho preso delle erbe anche per questo. Mi aiuteranno a stare meglio”.

“Per adesso forse…o forse no. Non dovevo darti ascolto. Dovevamo andare in Tessaglia”.

“Gabrielle…ti prego. Ho bisogno del tuo aiuto adesso. Prendi queste erbe e rifai l’impacco con delle bende pulite. Nel frattempo io faccio bollire queste.

Fatto l’impacco la raggiunse accanto al fuoco. “Ecco. Voltati e fammi dare un’occhiata”

L’amica obbedì. Le tolse la medicazione fatta precedentemente scoprendo la ferita.

“Non sembra messa male”.

“No infatti…hai fatto un buon lavoro”.

“Ho una buona maestra”.

“E tu sei una brava allieva”. Le disse sorridendo e riprendendo a tossire.

“Xena dimmi la verità…cosa ti accadrà”?

“Non lo so Gabrielle…esistono così tanti veleni”.

“Sei indebolita…come puoi sostenere una battaglia”?

“Ce la faremo vedrai. Ci sei tu con me”.

“Io non sono una guerriera Xena. Il mio talento principale è quello di mettermi nei guai. Come potrò aiutarti”?

“So che mi difenderai…che non mi lascerai da sola, alla mercé del nemico. So che in qualunque modo mi proteggerai. Mi fido di te”.

L’abbracciò senza pensarci e involontariamente urtò la ferita. Xena si teneva la spalla dolorante.

“Scusami io n…” ma non finì la frase che l’amica la tirò di nuovo a se abbracciandola. “Shh. Andrà tutto bene” e si sentì le sue labbra sul capo.

Si sentiva confortata e protetta, persino adesso che era Xena ad averne più bisogno. Era incredibile quanta forza riusciva a darle persino quando ne aveva poca anche per lei.

I suoi pensieri furono interrotti da un rumore che somigliava all’ululato di un lupo; imbarazzata si scostò dall’amica e sorridendole le disse “Credo sia ora di mangiare”.

Xena rise di gusto “Si…hai ragione”.

Cenarono tranquillamente e poi si prepararono per la notte.

Preparò entrambi i giacigli, mentre Xena beveva il suo infuso d’erbe; le andò incontro sorreggendola ed entrambe si distesero. Il suo viso era bagnato dal sudore e la sue pelle era calda. La coprì accuratamente e si alzò per prendere dell’acqua e delle bende per rinfrescare il viso.

“Grazie”.

“Non devi ringraziarmi. Ti aiuterà quell’infuso”?

“Deve avere il suo tempo”.

“Lo spero”.

“Stai tranq…”non finì la frase poiché fu interrotta da ennesimi colpi di tosse.

Quando Xena si ridistese, notò che aveva qualcosa sul labbro inferiore, un liquido scuro…non voleva sbagliarsi ma…

“Xena…questo è…”.

Vide l’amica portarsi la mano sul labbro e vide che anche la sua mano era sporca di sangue, mano che durante i colpi di tosse aveva istintivamente portato davanti alle labbra.

“Gia…”.

“Xena…”.

 

 

   
 
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