BORDER OF LOVE
Capitolo II
Capitolo II
L’inverno si era ormai insinuato tra le case della città, aveva tinto le strade di bianco e aveva lasciato che spessi nuvoloni bianchi carichi di neve transitassero nei cieli, sopra gli edifici e le persone.
Era quasi natale, i ragazzini erano in vacanza per qualche giorno e sembrava che essi si fossero riversati tutti per le strade a giocare con la neve ancora fresca e bianca.
L’umore di Ace era ogni giorno più grigio, artificialmente dipinto di mille colori dalle mani del ragazzo che continuava ad ostentare quell’allegria che lo aveva sempre contraddistinto, e lavorare con quel tempo non era affatto di aiuto.
Aveva dovuto sorbirsi gli schiamazzi dei mocciosi che giocavano per strada mentre lui avrebbe voluto solo un po’ di silenzio e, come se non bastasse, aveva litigato con Marco. Niente di serio, ma quel minimo avvenimento si era sommato a tutti gli altri e avevano abbattuto quella voglia che tutte le mattine tirava fuori per mentire alle persone sul proprio stato d’animo.
Per colorare quel grigiore che faceva parte della sua vita.
Con un ennesimo sospiro, il giovane si mise ad osservare distrattamente le nuvolette bianche che si condensavano ad ogni suo respiro, rendendosi conto del fatto che era quasi una settimana, una settimana che Marco non si affacciava a portargli il caffè, lasciando il compito a suo fratello Thatch.
"Sai Ace, penso che dovresti andare da Marco per chiarire il malinteso."
Stava dicendo il sopra nominato fratello del biondo mentre si sistemava meglio il codino basso che gli teneva i capelli legati dietro il collo. Ora che ci pensava, l’aveva visto una volta sola a capelli sciolti e non capiva come mai non li tenesse più spesso, secondo Ace guadagnava un sacco di carisma e bellezza in più.
"Ma non c’è niente da chiarire, Thatch. Marco ha espressamente detto che può benissimo stare senza me e le mie paranoie, senza che io fulmini ogni donna che gli si avvicina perché, secondo lui, sono geloso del successo che riscuote."
Quante cazzate in una sola frase. Lui geloso delle donne che si porta a letto? Sì, ma non certo perché voleva farsele lui!
"E poi non ha tutti i torti, senza la mia presenza starà certamente meglio."
Quanti significati nascosti si possono mettere in poche parole? Ace si portava dietro il nome di suo padre, gli pesava sulle spalle e sulla coscienza, e l’unico che ne era a conoscenza all’interno del bordello era proprio Marco. Lui, che lo aveva abbracciato e confortato ripetendogli che non importava, che a lui non importava, ed Ace ci aveva creduto fino alla fine, perché Marco non gli avrebbe mai mentito.
No?
"Se vuoi posso raccontarti un aneddoto divertente della sua infanzia, così saprai come zittirlo la prossima volta!"
Thatch, piccolo e povero ingenuo che aveva candidamente proposto una cosa alquanto allettante per Ace, ma quello che attirò il giovane fu una nuova consapevolezza: quanto ne sapeva lui di Marco? Era a conoscenza della sua età e del fatto che sua madre era morta di parto, ma poi? Poi niente, Marco non si era mai aperto con lui. Non riusciva a decifrare le sue azioni o le sue parole. Non riusciva ad allontanarlo come avrebbe voluto, perché preferiva soffrire rimanendogli amico che straziarsi completamente smettendo di stare con lui. Non conosceva il suo passato.
Marco sapeva tutto di Ace.
Era lui, oppure il freddo si era fatto ancor più spietato e pungente?
"Non importa. Torna dentro adesso, Thatch."