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Autore: kissenlove    22/06/2016    4 recensioni
Quando Amu, giovane ragazza sedicenne viene "costretta" a sposare un "bel tipo" - come lo definisce lei, chiamato Ikuto, tutto ciò che desidera è uscire viva da quella situazione incresciosa. Stare con uno sconosciuto le sembra paradossale, condividere la casa, il letto, la vita intera, ogni cosa.. ma nulla si dimostrerà semplice sopratutto quando capirà che..
Genere: Fluff, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                        Innamorata di mio “Marito” 
                                                                                                    capitolo 4


La vostra Kissenlove finalmente torna con uno dei suoi tanto aspettati aggiornamenti. Sembra che in questo periodo stia tralasciando un po’ i miei doveri su questo sito magnifico, in cui ci sono iscritta da ormai quattro anni... mi sembra passato soltanto ieri, ma vabbé dettagli. Andiamo al punto ragazzi: allora... eravamo rimasti a questa cruciale domanda, Ikuto riuscirà a convincere Amu ad andare a fare shopping con lui per la loro cerimonia nuziale? Se volete scoprirlo non vi resta che leggere il continuo, e lasciare una piccolissima recensione! 
La vostra Love vi saluta, e vi augura una buona lettera - mi date il buona fortuna per la prossima prova di domani, por favor? - non è obbligatorio, ma mi sentirei più gasata per la prova di indirizzo. Forza, ragazzi! In bocca al lupo a me.. e a voi per questa lettura. 





Un minuto prima mi trovavo ad imprecare con tutta me stessa contro un povero apparecchio elettronico che non aveva alcuna colpa della testardaggine del mio quasi marito, il minuto dopo ero completamente abbandonata nei sogni più profondi della mia anima tormentata. Continuavo a immaginare la raccapricciante scena di quell’evento che avrei voluto volentieri evitare. Gli invitati posizionati come piccoli soldatini, la marcia nuziale che avvolgeva la mattinata, il tappeto bianco immacolato che veniva calpestato dai miei piedi, la mia vita fragilmente distrutta da un matrimonio combinato. Alla fine mi aspettava una persona, che sorrideva emozionata al vedermi sopraggiungere, e a quel punto senza neanche poter riflettere sull’espressione da indossare mi ritrovavo sollevare gli angoli della labbra e a velocizzare il passo quando soltanto pochi istanti prima che tutto iniziasse desideravo solamente che la terra mi inghiottisse. Mentre avvertivo la libertà scivolare via dalle mie mani e il mio sorriso allargarsi pensai immediatamente a una spiegazione plausibile, poi ricordai quella legge di vita per cui ogni nostra azione è organizzata dal nostro pensiero incosciente, e il mio è di fronte a me. Dannata Psicologia, dannato chi l’ha inventata! Non potevamo continuare a perseverare sulla nostra idea che fosse la nostra vita cosciente a guidarci, così almeno avremmo commesso meno errori.. ma no Freud non se ne è stato al suo posto, ha inventato la sua teoria e ha sconvolto il mondo, ha sconvolto il mio mondo interiore.. solo dopo però che Ikuto aveva fatto la mia conoscenza. La colpa non è di Freud.. la colpa è mia, soltanto mia. Sospiro, mi piacerebbe sfumare via come i colori da una tela. Vorrei fermare il tempo e ripartire da zero inserendo la marcia giusta, vorrei non proferire quel sì dinanzi a tutti, vorrei essere libera di essere quello che mi pare e piace, vorrei che tutto questo svanisse, che sia tutto frutto della mia mente malata, e che anche Ikuto sia in realtà un miraggio. Posso sperare che sia così almeno, anche se un sogno resta un sogno e la realtà resterà pur sempre realtà. Amu smettila di sperarci, Ikuto non sparirà mai.. mai e poi mai, neanche se avvenisse un miracolo.. lui è la tua prigione. 
La tua follia, la crudele recitazione che ben presto stritolerà la tua vita da adolescente. Ero a un passo dal perdere tutto, a un passo da Ikuto, pronto ad accogliermi col suo sorriso sfrontato, quando un risucchio improvviso tramutò la scena in un’oscurità lacerante e profonda che mi squarciò lo stomaco in due parti. Ikuto non era più lì, non che lo volessi, ma quella luce, la sua luce.. mi riscaldava, mi sentivo meno sola, adesso invece in questo limbo non riesco più ad orientarmi.. ho perso la bussola, ci si può mai perdere nella propria anima così facilmente da non ritrovare più se stessi? L’oscurità che mi accerchia smette di affogarmi, e un barlume di luce proveniente da destra rischiara il posto, mi ritrovo nel mio letto, con il mio pigiama, nell’ammasso di coperte soffocanti, con gli occhi al soffitto da cui si dirama un flebile spiraglio di sole. Mi volto, e traggo un sospiro di sollievo.. niente Ikuto in vista. Mi sposto dalla parte opposta e incontro il freddo muro. 
— Ehi, buongiorno bella addormentata. Dormito bene? 
— Vi prego su quello che ho di più caro... fa che non sia quel pervertito di.. — non riesco a concludere la frase che un indice mi sfiora la guancia. — Vattene, lasciami dormire in pace! 
— Amu, lo sai che sei una gran maleducata? — sembra arrabbiato, anche se la sua voce è più ironica. Avverto i suoi movimenti mentre si accomoda al ciglio del mio letto. — Allora, ti va di fare qualcosa oggi? 
— Scordatelo, Ikuto. Non ho voglia di fare un bel niente... te l’ho detto, ho da fare per conto mio. Non siamo ancora sposati.. quindi preferirei essere lasciata sola, grazie, e godermi questi ultimi momenti da single. 
Gli do le spalle, mentre lui ridacchia. — Non ancora, però presto lo saremo e allora non faremo altro che cose da perfetti neo sposini, andremo in luna di miele, condivideremo il letto e lo spazio, ma sopratutto ci divertiremo un sacco, vedrai. 
— Ikuto.. - avrei voluto dormire, ma a quanto pare quel piccolo pervertito non né vuole sapere di sparire, così  mi alzo e cerco di mettere in chiaro la situazione in modo che lui capisca. — Non voglio essere controllata, non voglio fare niente con te sopratutto spartire lo stesso spazio, quindi fammi il favore. - mi alzo dal letto e gli indico gentilmente la porta, perché se lo facessi con meno grazia, lo dovrei sbattere fuori a calci. 
— Quella è la porta. 
Lui si alza e mi viene incontro, diminuendo immediatamente la distanza che ci sta separando. 
— Va bene confettino, ti lascio ai tuoi impegni... ma alle cinque non si discute, dobbiamo uscire con mia madre, quindi ti conviene liberarti. - con una mano mi spinge contro il suo muscoloso petto. — Un bacio? 
— Un pugno andrebbe bene. - mi libero dalla sua stretta e gli muovo l’indice vicino al volto. — Ora fuori. 
Ikuto alza le mani in segno di sconfitta. — Hai vinto. - prima di scomparire definitivamente dalla mia vista indietreggia e mi lascia un leggero bacio sulla guancia, dato che mi sono spostata e quindi non gli è stato possibile centrare il suo obiettivo. Alla fine posso stare finalmente sola nella mia stanza, senza quel pervertito, scemo, menefreghista che mi hanno trovato per consorte. La mia trovata libertà. 
Il mio cellulare continuava a vibrare dove l’avevo abbandonato, e prendendolo in mano notai il messaggio salvifico che tanto si era fatto aspettare: quello di Yaya. 


Non ci posso credere! E non sei contenta? Insomma ti sposi quel figo di Ikuto... ma però a quest’età non è la cosa più responsabile che potresti fare. Non preoccuparti Amu, ti aiuteremo, allora ci vediamo al Royal Garden alle undici. Mi raccomando, puntuale, così cercheremo una soluzione al tuo problema. 
                                                              Yaya. 


Guardai l’orologio che segnava le dieci e un quarto, non mancava molto alle undici.. dovevo sbrigarmi, ai guardiani non piaceva che arrivassi in ritardo a una delle nostre riunioni speciali. La giornata era destinata ad andarmi anche peggio, visto il risveglio scombussolato grazie alla visione di Ikuto. Perchè tutto a me?
Corsi velocemente nel bagno, una doccia velocissima, diedi una sistemata alla chioma rosa che di mattina somigliava a quella di un barboncino spettinato, un leggerissimo make-up e alla fine la scelta dei vestiti, che ovviamente erano sempre stile spicy and cool, lo stile che più mi rispecchiava. Presi la borsa, sistemai i vestiti della serata precedente nell’armadio, recuperai una manciata di soldi dal salvadanaio, il cellulare e qualche altro piccolo accessorio femminile, poi chiusi la porta della mia stanza. Speravo che Ikuto se ne fosse andato, che non mi infastidisse più, ero davvero esausta di vederlo girovagare in quella casa come se fossimo già una coppia sposata, era già tanto sorbirmelo a tutte le cene ufficiali della mia famiglia, ora anche quotidianamente. Oltre a lui nemmeno mio padre era nella lista. Ero ancora arrabbiata perché mi aveva nascosto il mio matrimonio con Ikuto e che tutto era stato deciso quando ero ancora una bambina, come riteneva quella stupida tradizione millenaria. Fortunatamente almeno lui dormiva ancora così sarebbe stato più facile riuscire ad evitarlo. Non mi andava proprio di discutere anche con lui per la questione delle nozze, la serata rovinata del mio compleanno era stata sufficiente a farmelo ricordare a vita. Scesi piano le scale, silenziosa, ma mentre stavo per sgattaiolare fuori dalla porta principale una presenza asfissiante mi bloccò: 
— Amu, dove vai? 
Digrigno i denti nervosa, non può controllarmi adesso che sono libera, non è mio padre, non è niente. 
— Che ti importa! Non sei mio padre, fatti gli affaracci tuoi, pervertito. 
— Dimmi.. ti svegli sempre così di mattina? Molto scontrosa? 
Mi voltai furibonda, ero arrivata al limite della sopportazione. 
— Sì, hai qualche problema gatto. Tanto non dormiremo insieme, tu sul divano, io sul letto.. quindi non farti strane idee, anzi la tua presenza in questa casa mi sembra fuori luogo, eclissa via immediatamente! - non volevo più restare lì a parlare con lui, mi stava facendo far tardi, quindi lo ignorai così avrei avuto più probabilità di non sentirlo più parlare a sproposito. Una volta fuori sbattei con forza la porta e respirai nuova aria, lontana dalla prigionia in cui mi stavano condannando. 

Quando entrai nel Royal Garden c’era già il solito gruppetto ad aspettarmi muniti di teiere e biscottini, perché bisognava pensare con stomaco pieno, altrimenti le idee non erano mai producenti. Yaya stava già gustando le prelibatezze, con in bocca un biscotto alla vaniglia intero, mentre gli altri la guardavano perplessi. 
Non appena la piccolina del gruppo mi vide alzò la mano in aria: 
— Amu! 
— Buongiorno, ragazzi! - salutai, e loro ricambiarono offrendomi una sedia, così mi accomodai al tavolino insieme a loro per sgranocchiare qualche buon biscotto, per colpa di Ikuto la mia colazione si era fatta andare a benedire. Non appena presi posto tutti gli occhi dei presenti furono nei miei per la questione del matrimonio, fui costretta quindi a raccontare il mio strano rapporto con il mio futuro marito e la brutta serata passata a casa della nonna, tutto nei minimi particolari, senza tralasciare nulla, neanche il bacio che io e Ikuto costretti dalle circostanze ci eravamo scambiati. 
— Amu non ci posso credere che per tutto questo tempo tuo padre, tua nonna, tutti ti hanno mentito! - esclamò Nagihiko, che più di tutti mi conosceva benissimo, anche grazie al nostro rapporto di amicizia e totale appoggio. 
— Da quel momento imbarazzante quel gattaccio mi sta sempre tra i piedi. - sospirai - non riesco a liberarmi di lui, riesci a trovarsi in ogni posto che frequento. - mi voltai dietro e trassi un nuovo sospiro di sollievo. 
— Ikuto è d’accordo sul matrimonio? 
— Non si è espresso molto. Sembrava che lui fosse meno sorpreso, forse era stato avvisato dai suoi in qualche modo. - spiegai. Poggiai i gomiti sul tavolo, e nel mio anulare sinistro spiccava quell’odiato oggetto finto. 
Yaya scattò in piedi: — Che bello! Questo è l’anello di fidanzamento? Ce lo fai vedere, sono curiosa! 
— Sì... niente di così prezioso, è semplicemente un anello, non fa differenza se non è dettato dal sentimento. Io infatti non lo amo, anzi lo odio, perché mi sento costretta a sposarmi con lui. Non volevo fare questa fine anche io, come mio padre. 
— Dai, voglio vederlo! - mi pregò Yaya come una bimba piccola dinanzi a un negozio di dolciumi. 
— Va bene. - me lo sfilai dal dito e lo appoggiai sul tavolo. 
— Bellissimo! - lo prese fra le mani e lo rigirava, poi mi guardò con un cipiglio alzato. — Sicura di non volerti sposare con l’erede della grande famiglia Tsukiyomi? 
— Sì. Tra noi non ci sarà mai nulla di romantico... anzi forse ci odieremo.. l’unica cosa che voglio è non percorrere quella navata. - Yaya mi restituì l’anello, che non infilai al dito di nuovo. Forse mentivo a me stessa, l’anello era bello, Ikuto aveva gusti raffinati e femminili, aveva pensato al femminile, ma il significato della costrizione lo rovinava totalmente. Lo chiusi nella mano e lo lasciai scivolare noncurante nella borsa. 
— Non lo vuoi più indossare? - mi chiese Tadase, stringendo la mano alla sua fidanzata. 
— In via del tutto eccezionale, solo davanti alle nostre famiglie per mantenere le apparenze.. 
— Quindi davanti a tutti gli altri no? - continuò Kukai. 
— No. Davanti agli altri sono una donna libera. 
— Visto che gli Tsukiyomi sono molto ricchi, immagino che la cerimonia avrà molti invitati. - dichiarò Yaya, eccitata di dover partecipare a una di quelle cerimonie in grande stile dei ricconi come Ikuto. 
— Se si farà il matrimonio ci saranno le nostre famiglie, voi ovviamente, i miei amici guardiani e inviterò anche le fidanzate di Kukai e Tadase. - mi posi un dito sulla guancia. - Devo scegliere chi sarà la mia damigella d’onore... forse... - Yaya alzò la mano, ma io guardai il volto di Nagihiko. - Nagihiko, potresti tu.. 
Il guardiano mi guardò perplesso, come a farmi intendere che aveva abbandonato ormai la sua controparte femminile, per essere solo sé stesso. — Guarda Amu.. 
— Ti prego, sei la mia prima amica... e voglio che in questo giorno speciale tu mi stia vicino. 
— E io allora? Non sono una tua amica.. - piagnucolò Yaya come una bambina. 
— Certo, ma per questo ruolo vorrei Nagihiko. Scusa Yaya, e scusa anche a te Rima. 
— Figurati Amu. - rispose l’interpellata. 
— Allora come sarà questo tanto odiato matrimonio? - scherzò Kukai. 
— Sicuramente non sarà come me lo sono sempre immaginato. Lascerò le decisioni ad Ayu e mia nonna, così quando io e Ikuto divorzieremo e incontrerò qualcuno che amerò veramente, avrò la cerimonia che ho sempre sognato. - dissi. 
— Buona idea. - annuì Rima in approvazione. 
Passammo i restanti minuti a discutere di vari argomenti. Ero felice di trascorrere il mio tempo in compagnia dei miei buoni amici, perché la mia mente automaticamente cancellava i brutti ricordi e riaccoglieva quelli belli che potevano aspettarmi in un lontano futur prossimo. Purtroppo anche questi momenti sono destinati a volgere al termine, e per colpa di chi? Della stessa persona.. il mio stalker, Ikuto Tsuyikomi. 
— Confettino! - mi chiamò e l’eco rimbombò facendo scoppiare a ridere Kukai, mentre ammattivo di rosso. 
Quando mi inquadrò al tavolo mi raggiunse a grandi falcate. 
— Ah.. sei qui. Su andiamo, tempo scaduto, avevamo dei nostri piani oggi. - sottolineò la parola noi alla vista di Kukai e Tadase, per timore che fossero miei pretendenti. 
— Tu devi essere Ikuto! - urlò Yaya, come se non avesse mai visto un uomo sulla faccia della terra. 
— In carne e muscoli... e tu invece dovresti essere Yaya.. — Ikuto stava continuando a prenderla in giro, odiavo che schernisse i miei amici perché non volevo seguirlo, quindi per salvarli decisi di sacrificarmi. 
— Cos’ho? - lo guardai furiosa, tirandolo per la camicia fuori da quello spazio incantato. 
Lui mi fissò attentamente: — Un chip nel cervello, confettino.. 
Un chip installato nel mio cervello? 
— Stupida, ci sei cascata davvero! 
Io gonfio le guance come una bimba piccola. 
— Andiamo che ci aspetta mia madre in macchina. - disse prendendomi per un braccio e avvicinandomi meglio al suo corpo muscoloso per poi far scivolare le nostre mani le une contro le altre. 
— Non stare troppo attaccato a me. 
— Scusa Amu - sorrise lui, un sorriso che mi riscaldò, poi la sua faccia mutò in perplessa. — Il tuo anello?
Mi guardai istintivamente il dito, ma lo avevo tolto per mostrarlo al gruppo di guardiani. 
— Non preoccuparti. Prima che uscissimo, l’ho preso. - e me lo infilò. 
Ci incamminammo e a pochi isolati c’era parcheggiata la macchina di sua madre. Quando fummo abbastanza vicini alla vista di Ayu Ikuto mi sorprese con quei suoi gesti affrettati e mi chiuse la mano nella sua. 
— Cosa fai? 
— Cerchiamo di sembrare una coppia. - rispose con sarcasmo. 
Una volta arrivati Ikuto da gentiluomo mi aprì la portiera, e con grazia mi fece accomodare al sedile. Supposi che il mio posto era quello al suo fianco, visto che Ayu ci teneva che stessimo vicino nella vettura. Una cosa che sinceramente non mi andava a genio. Quando entrai mi voltai a salutare la madre di Ikuto, era davvero una persona amorevole. Dopo circa dieci minuti Ikuto parcheggiò davanti a un grande magazzino. 
— Cosa ci facciamo qui? - chiesi con il tono più carino che potessi fare visto che ero un tantino confusa.
— Scegliamo la vostra lista di regali, sai per il matrimonio - mi informò la mia futura suocera mentre scendeva dalla macchina, Ikuto e io la seguimmo pochi secondi dopo. 
— Ma non serve per le cose di uso domestico? - chiesi, cercando di mostrare l’interesse di una futura sposa. 
— Sì, ma tu e mio figlio Ikuto andrete in una piccola casetta con un solo letto una volta sposati, carina e molto confortevole per due persone. Ovviamente non adatta a una famiglia, per questo una volta che ne avrete vi dovrete trasferire in una casa più grande. - rispose Ayu e un sorriso radioso le si formò in volto. 
Mi trasferirò con Ikuto? Tecnicamente è mio marito. Non avevo ancora pensato che questo potesse accadere fino ad ora, che i preparativi per il matrimonio si concretizzassero sotto i miei occhi. Non sapevo cosa mi aspettassi, ma non avevo ancora realizzato che una volta il sì lo voglio avremmo vissuto insieme, come facevano una donna e un uomo dopo il matrimonio ovviamente, ma il nostro era stato deciso non da noi. 
Un solo letto! No, io non avrei dormito con lui neanche morta, neanche se questo fosse stato l’ultimo rifugio al riparo dalle intemperie. Entrammo nella sezione casa, guardavamo in giro le offerte, non mi importava molto, mi limitavo ad annuire distrattamente quando Ayu mi proponeva qualcosa da aggiungere alla lista. 
Ikuto non voleva sapere niente, riteneva fossero cose troppo femminili. Era completamente disinteressato di me e lo si poteva dedurre dal fatto che selezionava le cose più stupide e orrende che trovasse lì dentro. 
Dopo un’ora passata a bighellonare tra le cucine e il salotto fui molto annoiata da tutti quegli oggetti, dopotutto ero abbastanza giovane per pensare alla mia vita una volta diventata adulta a tutti gli effetti. 
Ayu propose di andare a pranzo in un piccolo ristorante in centro. La mia unica intenzione era recitare davanti ma scappare da dietro, fare qualsiasi cosa, utilizzare qualsiasi sotterfugio per evitare la celebrazione di quella commedia senza senso. Accettai, e anche Ikuto fu felice, anche lui era annoiato. 
Non appena ci sedemmo, ovviamente io e Ikuto fummo disposti vicino e lei al lato opposto cominciammo a parlare. Ayu era gentile, comprensiva, mi ritrovai quasi a desiderare lei come madre. 
Dopo aver finito anche l’ultima pietanza ci disse che aveva un appuntamento che non poteva rimandare e che ci avrebbe lasciati. Anche io provai a inventare una scusa per rincasare, ma Ayu mi fermò insistendo sul fatto che Ikuto dovesse accompagnarmi come un cagnolino. 
— Dopotutto è il tuo fidanzato, e tra un mese, il tuo futuro marito cara. - mi rassicurò. 
Abbracciai cordiale Ayu augurandole una buona giornata e ci accordammo per un eventuale rincontro in settimana, dove avremmo visitato un atelier e comprato il vestito da sposa che avrei indossato. 
Quando sua madre andò via restai nuovamente sola in compagnia del pervertito Ikuto. 
— Andiamo, ti accompagno a casa. Non vorrei che la tua bellezza istigasse qualcun altro. - disse tirandomi per un braccio sembrando più bambino del solito. La sua stretta era talmente forte che non mi restò altro da fare che seguirlo in macchina. Non appena mi aggiustai la cintura in quel catorcio soffocante Ikuto mi fissò quasi divertito del mio atteggiamento di prima: — Guarda che un marito e una moglie dormono insieme. Immagino che il pensiero che una volta sposati avremmo vissuto insieme non ti ha mai sfiorato neanche una volta. 
— Uhm... da cosa lo hai dedotto? - sorrisi, guardandolo a mia volta. 
— Il tuo volto... mi sei sembrata stordita, dopotutto è normale.. - mi fissò per un altro secondo. 
— Solo penso al sesso, dovunque vogliamo. - accese il motore e con un rombo frenetico la macchina partì. Lo avrei volentieri colpito in faccia, la sua faccia da pervertito senior era tornata e più forte di prima. 
— Continua a sognare, cretino rincitrullito. Da me non avrai nemmeno una notte, dovrai cercartelo altrove. - colpii il suo braccio scherzosamente, mentre gli occhi ametista fissavano con attenzione le strisce della strada.
— Con questo fisico? - continuò a ridere - Non credo proprio. Amu, presto mi implorerai di farlo. - mi fece l’occhiolino, mentre roteavo gli occhi al cielo. Il vecchio Ikuto non si smentiva mai

 





 
   
 
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