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Autore: Rorschach D Wolfwood    23/06/2016    3 recensioni
La città dei sogni di qualunque animale, la bellezza, la maschera dietro la quale si cela la verità: un letamaio che non aveva conosciuto nè pietà nè bontà.
Ispirato dal fumetto Blacksad, la storia di una giovane volpe solitaria dal carattere chiuso e senza alcuna speranza in un futuro migliore, un incontro inaspettato, uno spiraglio di luce in una spirale di eventi oscuri.
Genere: Dark, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Furry
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5- La caccia abbia inizio!

Il chiasso ci investì in pieno come fosse macchina a tutta velocità. Credo che Judy dovette addirittura reggersi alle porte per non cadere a terra, tanto era forte il frastuono! Ma le maniglie non poterono godere delle sue manine a lungo, poichè esse, in una frazione di secondo, afferrarono le orecchie fino ad allora perfettamente dritte e le incollarono alle sue guance per non sentire l'assordante musica che, nel frattempo, era uscita dal night e si stava diffondendo per strada come una miriade di serpenti fuori controllo. Io invece ero dietro di lei, con le zampe nelle tasche dei pantaloni, sghignazzante e giocondo, ridacchiando nel vederla in quello stato. Ma avrei dato qualsiasi cosa, allora, per vedere il suo musetto, che sono certo fosse diventato di un rosso ben peggiore del mio pelo, e tutto a causa dello spettacolo che le si parò davanti: le porte, infatti, si affacciavano direttamente sulla hall del locale, un salone circolare enorme tanto da sembrare una sala da ballo in grado di contenere più di ottanta persone. Dal soffitto pendevano quattro o cinque lampadari vecchio stile, di quelli che si vedono nelle regge francesi. Al centro della sala, un lungo tavolo e intorno ad esso divani in pelle rossa. O almeno così si era sempre presentato il posto. Si, perchè tutto quello che i nostri occhi videro, una volta varcata la soia , fu una festa letteralmente fuori controllo: tavoli e sedie rovesciati, pavimento coperto da bottiglie di alcolici, sedie mezze rotte e soprattutto abiti, magliette, pantaloni - e mutande- e intorno a noi, coppie di animali intente a limonare e scopare senza pudore e senza controllo, bestie che scopavano con bestie di razze diverse e tre o quattro scimmie che saltavano e agitavano i propri piselli verso i presenti, mentre si rovesciavano addosso fiumi di liquidi dai mille sapori. Poveri liquidi inutilmente sprecati...
Il boss doveva aver organizzato una mega festa per tutti i suoi soci e collaboratori. Fu difficile, ma io e Judy ci addentrammo nella folla impazzita tentando di crearci un passaggio per raggiungere l'arco posto alla fine del salone, il quale si affacciava su un lungo corridoio che conduceva all'ufficio di Mr. Big. Intorno al salone ce n'erano altri di archi, ognuno di essi conduceva alle varie camere, dopo rampe di scale che portavano al primo piano, ma quando capitava una festa, di quelle camere ci si dimenticava perfino l'esistenza. E io lo so perchè.... Beh lo confesso, ho partecipato anche io a qualche festa. 
C'erano così tanti animali che ad ogni passo era impossibile non incappare nel culetto di qualche femmina (o, nel peggiore dei casi, sfiorare genitali maschili (sono costretto ad edulcorare certe cose, sennò mi censurano!)), e in quel caso, il corpicino di Judy si allontanava di scatto, come fosse un riflesso condizionato, e il suo musetto si deformava in un'esilarante espressione di disgusto e vergogna, come se per lei il sesso fosse qualcosa di orribile, una sorta di aberrante creatura che divora l'interiorità di un animale. Insomma, era un coniglio dopotutto! E mentre lei cercava di raggiungere il più in fretta possibile l'arco, io salutavo qualche mia conoscente momentaneamente libera e improvvisavo con lei un balletto, ringhiando e sfoggiando il mio sorrisetto vincente che lasciava intendere un "con te ci vediamo dopo!" che però non sarebbe mai arrivato. Riconobbi anche qualche poliziotto, nella mischia. Sicuramente anche a Judy non sfuggì tale particolare. 
Riuscimmo, infine, a raggiungere l'arco; Judy era dietro di me che riprendeva fiato dopo le "orribili visioni" a cui era stata sottoposta, mentre io era davanti ai due tizi di guardia: un ippopotamo e un cinghiale, entrambi davanti alle grandi tende rosse raccolte ai lati dell'arco. Erano due novellini, era palese. Avrei potuto presentarmi a loro come "Nicholas Wilde, addetto al recupero crediti per conto di Mr. Big", ma prima che potessi aprire bocca, Judy mi passò davanti - ancora paonazza in viso!- decisa a palesare la propria autorità di poliziotta e ordinare ai due di lasciarci passare.
"Agente Judy Hopps, ZP..." 
Prontamente le tappai la bocca con una mano. Zampa. E' uguale! Il cinghiale avanzò leggermente verso di noi e, con espressione accigliata, si pronunciò. "Che volete voi due? E che cosa ci fa uno sbirro qui?"
Tipico dei novellini, per sembrare intimidatorio tentava di usare un tono più intimidatorio, proprio come "Bianco spacca tutto". Elaborai in fretta una bugia da raccontargli. Se gli avessi detto che Judy doveva fare delle domande al boss per via dell'indagine, probabilmente ci avrebbero sbattuti fuori. Fortunatamente, ogni volpe è maestra nel raccontare scemenze, per cui la bugia mi venne quasi automaticamente. 
"Ecco.." Dissi "Lei non è uno sbirro, amico! Lei è una ragazza voluta appositamente dal capo." Accostai un occhiolino per rendere la cosa più credibile, e allo stesso tempo, la mia mano lottava per tenere zitta Judy, che continuava a dimenarsi per liberarsi, dandomi addirittura un morso! Quel gesto fece quasi saltare tutto. - Pazza di una coniglietta tremendamente irresistibile!- 
Le due guardie si scambiarono un'occhiata di sospetto, soprattutto a causa dell'imbarazzo di Judy. Mi avvicinai al cinghiale, in modo da sussurrargli nell'orecchio che la coniglietta era nuova, e che era presa dall'agitazione per il fatto che fosse la sua prima volta, ma una voce familiare mi allontanò dall'orecchio peloso del maialino; guardai dietro di lui e vidi il signor Otterton, una lontra, fioraio e socio di Mr. Big e co-proprietario del bordello. Lavorando per Mr. Big da molto tempo, ovviamente ci conoscevamo bene. Spostò con noncuranza il cinghiale per abbracciarmi e salutarmi, come a sottolineare il fatto che non ci si vedesse da molto. Ricambiai i saluti e gli spiegai perchè io e Carotina eravamo lì e perchè avevamo bisogno di parlare con il boss. Mr. Otterton, da sempre molto disponibile, ma non per questo incapace di farsi rispettare quando serviva, capì immediatamente e ci fece strada verso l'ufficio di Mr. Big. Il lungo corridoio era tappezzato di locandine di vecchi film italiani, thriller e horror, di un particolare regista, un certo Mario di cui non ricordo il cognome. Ciò che le rendeva affascinanti era l'alone di vintage che le ricopriva. Erano disegni stupendi e suggestivi, e i colori cupi rendevano bene l'atmosfera. Mi girai e vidi che Judy si era fermata davanti ad una locandina, il cui titolo era "Sei donne per l'assassino": essa ritraeva il killer in primo piano, coperto da una maschera completamente bianca, che delineava appena qualche tratto del muso, un cappello e cappotto neri. Sotto di lui, le sei vittime e poi il titolo. 
Una zampetta sul mento e uno sguardo profondo e pensieroso erano ciò che il killer avrebbe visto se non fosse stato solo un disegno; Judy fissava la maschera bianca senza smorfie come se stesse cercando di capire chi potesse celarsi dietro. Ed era proprio quello che stava facendo. Incredibile, quella coniglietta - la mia coniglietta- non era capace di staccarsi dal lavoro nemmeno osservando un semplice disegno!
Mi avvicinai a lei e picchiettai la sua fronte come se bussassi ad una porta - una piccola, dolcissima, adorabile "porta" coperta di pelo grigio e con due occhi dalla bellezza indescrivibile- ma dovetti farlo più di una volta per riuscire a tirarla fuori da quella specie di trance. 
E finalmente quegli occhietti abbandonarono la locandina per concentrare la loro attenzione su di me. Sembrava completamente spiazzata, neanche fosse appena tornata da una qualche dimensione alternativa.
" E' possibile che tu non riesca a staccarti dal lavoro neanche guardando una semplice locandina?" Dissi io sarcasticamente.
Lei sorrise e scosse leggermente la testa, portandosi una zampetta sulla fronte come a dire "hai ragione".
" Lo so, hai ragione" Rispose lei " Ma questo disegno mi ha colpito troppo fin da subito, come se l'istinto mi avesse suggerito di piazzarmi qui e tentare di... "Risolvere il caso" " Concluse il tutto con un'adorabile risatina alla quale non potei resistere, e sorrisi guardandola. Lei ricambiò il sorrisetto - arrossendo!- ma poi, Mr. Otterton ci richiamò alla realtà - maledetto!- e ci condusse all'ufficio di Mr. Big. 
Otterton aprì la porta, ed entrammo nell'ufficio del capo; Mr. Big era in piedi, di spalle, con una mano posata in segno di conforto sulla spalla di colui che si rivelò poi essere Manches, il giaguaro suo autista. Dietro la scrivania, due suoi bodyguard, due orsi polari, osservavano la scena. Entrambi ci davano le spalle, ma subito si voltarono. La gola mi si annodò, e in essa il mio respirò soffocò nel vedere il muso di Manches: una fasciatura gli copriva completamente l'occhio e l'orecchio destro, mentre il resto del muso era coperto di lividi che di certo non derivavano da una semplice rissa da bar - io ne so qualcosa. ricordate?-, ma erano evidentemente i segni di qualcuno reduce da una vera e propria aggressione, e lo sguardo pregno di paura. L'intero corpo del giaguaro, coperto dalla divisa di autista, sembrava tremare. Persino l'unico occhio rimastogli. Tentai di deglutire ma non ci riuscii. Judy lo fece per me. Lo sentii perfettamente, come se avessi poggiato l'orecchio contro la sua gola. 
Manches quasi sobbalzò vedendoci, pensando magari che fossimo lì per picchiarlo. Mr. Big lo tranquillizzò, e il giaguaro, poco dopo, mi riconobbe. Il boss, quel vecchio toporagno dai folti sopracciglioni e lo smoking sempre impeccabile, e poco te ne fregava se ti sembrava uscito da un film anni 50, tutti noi sapevamo che era capace di mettere da parte l'aria da bonaccione e tirar fuori il vero boss.
Io e Judy ci avvicinammo al centro dell'ufficio, dov'era seduto Manches, mentre Otterton annunciò di volerci lasciare soli in modo da parlare con Mr. Big. 
Il suo sguardo si posò subito su Judy. La studiò dalle orecchie alla punta delle zampe, con fare intimidatorio. Percepii il disagio di Judy in quel momento, e per la prima volta, da quando la conoscevo, sembrava spaventata. Mi feci avanti per rompere quel silenzio, ma Judy, raccolto tutto il coraggio presente nel suo corpo, e la sua voce lasciò colmò il vuoto tra lei e il boss.
" S-signore non sono qui per un arresto o per fare qualcosa contro di lei" Cominciò Carotina "Ho ragione di credere che il suo autista sia coinvolto nell'omicidio dell'agente Howlingstone, per questo io..." Non fece in tempo a finire la frase che Manches, digrignando i denti, balzò davanti alla coniglietta con rabbia furente, urlando e sbraitando poichè Judy, almeno secondo lui, sembrava accusarlo di aver ucciso "Bianco spacca tutto". Mr. Big lo fermò e lo fece sedere di nuovo. 
"Mi scuso per la brusca reazione del mio amico" Disse Mr. Big "E' ancora pesantemente scosso da quanto gli è successo."
Non so per quale motivo, ma l'occhiata che Big mi lanciò, dopo aver pronunciato quelle parole, mi buttò in un pozzo di inquietudine, un'occhiata quasi colpevolizzante e priva di fiducia, come se stesse pensando che io fossi, per qualche assurdo motivo, passato dalla parte dei poliziotti. O peggio ancora... Che l'avessi tradito, che avessi portato lì qualcuno di talmente incorruttibile e talmente forte da riuscire a prenderlo e rinchiuderlo in gabbia, decretando la fine del suo impero e della sua stessa vita. 
Ok, forse la mia mente aveva esagerato in quel momento, ma ve l'ho detto, sapeva essere tremendo quando voleva, nonostante fosse solo un toporagno un po' troppo grosso, sia di pancia che di statura. Posso dirlo con certezza perchè l'ho visto con i miei occhi, ma tornando a noi...
Probabilmente ancora segnato dallo sguardo di Mr. Big, non mi accorsi che Judy si era seduta davanti a Manches, e il boss dietro la propria scrivania. Solo io ero rimasto in piedi, come un baccalà, tra le risatine dei due orsi, per poi scuotere la testa e riprendermi da quel mezzo shock. Solo dopo realizzai che Judy e Manches stavano parlando di ciò che era successo la sera in cui Manches era andato a prendere Howlingstone al bar.



"Quella sera andai a prendere Howlingstone con l'intenzione di portarlo da Mr. Big. Lui doveva al capo una grossa somma ancora non saldata per la droga che era solito acquistare, e il capo si era stufato di aspettare. Avevamo scelto come luogo d'incontro una zona poco frequentata della strada per Tundra Town, soprattutto la sera. Cominciò a piovere, e..." 
Con l'avvento della pioggia, come un riflesso del passato che torna a colpirti quando meno lo vorresti - scelta di parole non casuale-, le mani di Manches iniziarono a tremare; dapprima solo un po', ma via via che proseguiva con il suo racconto, esse sembravano martelli irrequieti che martellavano incessantemente. Gocce di sudore si mostrarono sulla fronte, e scesero lentamente lungo tutto il suo muso. Potevo solo immaginare per lui cosa significasse; quando un simile nervosismo assaliva me, sentire quelle gocce attraversarmi il pelo equivaleva ad essere graffiati dal più affilato degli artigli.
"D'un tratto iniziò a piovere, e dato che eravamo in anticipo rallentai un po'. Quando raggiungemmo il luogo stabilito, notai una figura, qualcuno in piedi sotto la pioggia. Perfettamente immobile, come se non si fosse accorto della pioggia" - Il tremore colpì anche la sua voce-
"Mi fermai per cercare di farlo spostare, ma non ci fu verso. Continuava a rimanere immobile. Sembrava stesse aspettando qualcuno. Non vedendo altra scelta, poco dopo scesi dalla macchina, chiudendola per impedire ad Howlingstone di svignarsela, e mi avvicinai a quel tizio.
Più mi avvicinavo, più notavo che aveva una mole imponente, poco più grande di me, ed era coperto da un cappotto nero e, credo, una maschera che gli celava il muso. Non sono riuscito a distinguere in lui alcun elemento che potesse farmi capire con quale animale avevo a che fare. Notai però che aveva delle braccia molto grandi e più lunghe delle gambe. Tentai di intimorirlo mettendomi in guardia - sapete, sono anche pugile oltre che autista- ma quello continuava a non mostrare segni di risposta. Sentii i miei nervi esplodere, come se mi stesse sfidando, e tirai qualche pugno, ma li evitò. Ne tirai altri, e altri, e altri ancora. Ma quel tipo evitò ogni mio colpo con una rapidità mai vista prima. Nessuno dei miei colpi è mai andato a vuoto! - Mr. Big annuì- 
Continuai a colpire finchè, "finalmente", quello mi rispose; senza darmi nemmeno il tempo di accorgermene, mi colpì il muso con un destro potente e fulmineo. Nessuno sarebbe riuscito a proteggersi in tempo!"

Ed è qui che il racconto di Maches iniziò a farsi più inquietante...

" Il fiato cominciò a mancarmi. Stavo scagliando quei colpi con troppa forza, poi il tizio bloccò il mio ennesimo pugno... Con una zampa sola! Strinse sempre più la presa, tanto che mi sembrò che il dorso della zampa si stesse sgretolando. O forse erano le ossa.. In ogni caso, non riuscii più a muovere quella zampa, nonostante tentassi in tutti i modi. Ad un tratto mi colpì violentemente allo stomaco facendomi cadere a pochi metri dalla macchina. Ero talmente impreparato che sentii un dolore atroce che non avevo mai provato nemmeno durante un incontro... Quel tizio, poi, saltò verso di me e mi atterrò davanti, iniziando a riempirmi di pugni da muso a stomaco, facendomi sputare tanto di quel sangue che si mischiò all'acqua che bagnava l'asfalto... E infine, mi strappò, letteralmente, l'orecchio e l'occhio...
Non riuscii più a sentire nulla. Tutto intorno a me, il vento, la pioggia che colpiva la strada e io mio corpo mezzo distrutto, i tuoni, tutto era ridotto ad un unico suono ovattato, e i miei occhi faticavano sempre di più a rimanere aperti. Ogni cosa iniziò a girare, sempre più velocemente, sentii una sensazione amara di vomito risalirmi la gola, ma si bloccò in bocca, senza uscirne. Non so quanto tempo rimasi a terra, ma tentai di rialzarmi. Ogni minimo movimento era come essere colpito ulteriormente da quel maledetto. Alzai la testa e vidi quel tipo, sempre avvolto in quel cappotto nero, illuminato da un lampo, sul tetto della macchina intento a sfondarlo con i pugni. 
Non so che razza di animale fosse, ve l'ho detto, ma aveva una forza davvero fuori dal comune!
Strisciai lentamente sull'asfalto allagato per avvicinarmi alla macchina -credendo stupidamente di riuscire, forse, a fermarlo o affrontarlo di nuovo- ma non feci in tempo; il maledetto aveva sfondato il tetto della macchina e aveva afferrato Howlingstone, impedendogli qualunque reazione, per poi soffocarlo...
Non potei fare nulla. 
Poi saltò giù dalla macchina e rimase fermo dritto davanti a me, a fissarmi; temevo un nuovo attacco, ma invece entrò in macchina, con il corpo di Howlingstone, mise in moto e... Se ne andò..
Gli ultimi grammi di forza mi abbandonarono definitivamente e mi accasciai a terra privo di sensi. Quando poi Otterton e gli altri raggiunsero il luogo dell'incontro mi aiutarono e mi portarono a casa mia, prestandomi soccorso. Se non mi avessero raggiunto, non so cosa sarebbe accaduto.."

Sentii un gelido vuoto attraversarmi le vene. Non una singola parte del mio corpo peloso e rosso si mosse, non un orecchio, non un dito, nulla. Deglutii.
Il racconto di Manches mi aveva pietrificato, eppure non sono mai stato uno troppo impressionabile, soprattutto per quanto riguarda un "racconto", chiamiamolo così. Eppure tutta la faccenda ebbe uno strano impatto su di me. Mi volsi leggermente verso Judy; anche lei era attonita, tanto che sembrava non essere più riuscita a prendere appunti sul suo blocco. Scuotemmo la testa, insieme, nello stesso momento, e a rompere il silenzio fu proprio lei.
" Signo Manches, lo so che ricordare quest'esperienza è terribile per lei, ma mi serve tutto l'aiuto possibile" Disse lei con tono di conforto " Ha detto che non ha visto nulla del suo aggressore perchè era completamente coperto di nero, ma non è riuscito, per caso, a notare qualche altro particolare, oltre le braccia, che possa metterci sulla strada giusta? Anche la più piccola cosa potrebbe esserci d'aiuto" - Si, credo che Judy fosse una grande lettrice di Sherlock Holmes-
Manches sospirò. Si grattò la fronte, e dopo un altro sospiro, disse " Mi dispiace, agente, ma davvero non saprei cosa dirle. Potrei solo dirle che aveva una mole impressionante, molto robusta, e una grande forza fisica, e nonostante questo riusciva a saltare e muoversi con estrema agilità. Camminava in posizione eretta, ed aveva le braccia più lunghe delle gambe. Almeno così mi sono sembrate..." 
Judy posò una zampetta su quella di Manches, ringraziandolo per l'aiuto. 

"C'è solo una cosa che non capisco" Disse poi la coniglietta, picchiettando la penna contro il proprio mento "Se costui è l'autore degli omicidi dei predatori, perchè ha colpito solo Howlingston e ha lasciato andare lei?"

"Forse per mettergli ulteriormente paura" Suggerii io  "Forse per dirti che non sei più al sicuro, Manches. E che probabilmente intende tornare per finire ciò che ha iniziato!"
Un urlo mostruoso si propagò per tutta la stanza. La paura di Manches era esplosa fuori dalla sua bocca e adesso circondava ognuno di noi. Potevamo sentirla, persino giurare che ci stesse sfiorando, come se volesse impossessarsi anche di noi, e scolpire nel nostro cervello il pensiero che, magari a breve, uno di noi avrebbe visto quell'ufficio e i presenti per l'ultima volta.
Il giaguaro si strinse la testa tra le zampe scuotendola senza sosta, accompagnando a quell'atto disperato urla e ruggiti degni di un animale fuori controllo, si alzò e tentò di correre freneticamente verso la  porta per scappare via, ma gli orsi bodyguard di Mr. Big riuscirono a fermarlo, trattenendolo con tutte le loro forze - quanto dovettero faticare due orsi polari per fermare un singolo giaguaro? E' proprio vero, certi stati d'animo scatenano in te una forza inaudita- e riuscirono a farlo sedere di nuovo. I nervi di Manches erano definitivamente crollati, ed egli scoppio a piangere per la disperazione. Mr. Big, io e Judy uscimmo dall'ufficio, pensando che fosse il caso di lasciare Manches da solo, con i due orsi a fargli da guardia. 
"E' terribile.." Commentò Judy  "E' rimasto terribilmente sconvolto. Dice che si riprenderà mai?"
"Non lo so" Fu la risposta del capo, testa bassa e occhi fissi sul pavimento in un misto di malinconia, compassione e dispiacere.  "Manches l'ho sempre considerato uno di famiglia, gli ho sempre voluto bene come un figlio, non posso vederlo in quello stato." 
- C'è da dire, comunque, che era parecchio emotivo per essere un pugile, oltre che autista di un boss criminale-

"Cosa intende fare, adesso?" Chiesi
"I miei uomini sono ancora alla ricerca della macchina; dopo l'aggressione, sappiamo solo che è stata rubata dal killer, ma sembra essere scomparsa del tutto. Per adesso metterò i miei uomini migliori a proteggere Manches. Lo seguiranno dovunque, e mi terranno costantemente informato. Ma non so come fare a rintracciare quel maledetto che lo ha ridotto così!"
"E' quello che intendo scoprire, signore! Quel maledetto ha anche ucciso un mio collega, e non intendo fargliela passare liscia!"
Mr. Big accennò un sorriso nel vedere la determinazione di Carotina, ma in lui leggevo una domanda: "sarai davvero in grado di farlo?"
In fin dei conti, era pur sempre una coniglietta. Come avrebbe potuto una coniglietta fermare un assassino che ha ucciso ferocemente 14 predatori? 
Inutile dire che nel discorso trascinò dentro anche me. Beh, in fin dei conti ormai ero stato incastrato, quindi negarlo o cercare di tirarmi fuori sarebbe stato inutile - vi ricordo che su di me pendeva l'accusa di aver tentato di rapinare un agente di polizia, anche se era una coniglietta!- 
Mr. Big ci guardò apostrofandoci come "la strana coppia ancora più strana", ma con lo stesso sguardo sembrò chiederci di riuscire nell'impresa e rendere giustizia al povero Manches.
Lasciammo il bordello facendoci nuovamente strada tra la folla ancora festa - a mezzanotte passata!- e calpestammo di nuovo l'asfalto della strada di che ci aveva portato lì. La caccia era iniziata.
   
 
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