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Autore: KleineJAlien    23/06/2016    0 recensioni
Questa storia tratta le vicende di principalmente nove ragazzi, nove studenti della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Alcuni vedono le loro vite intrecciarsi molto tempo prima rispetto altri, che dovranno ancora conoscersi e superare vicende difficili.
MiniFF | 11 Chapters | AU!Hogwarts
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7




Quando riaprì gli occhi ci mise un po’ a capire dove si trovasse. In realtà per realizzare dovette prima notare il fatto che la luce all’interno della stanza fosse troppa per essersi svegliato insieme ai suoi compagni, per non parlare del chiasso che questi erano soliti fare al mattino al contrario della calma che lo circondava in quel momento, poi riconobbe che quello non era il suo letto ed infine che di fianco ad esso, sulla poltrona vi era una ragazza.
«Che ore sono? Quanto ho dormito?» si levò di scatto a sedere il riccio.
Sylvia trattenne a stento un sussulto di spavento rischiando così di far cadere il sandwich che stava stuzzicando di mano, e di rovesciare la boccetta di inchiostro in posizione precaria sul bracciolo, perché solo così poteva bagnare la piuma con cui stava scrivendo una relazione per il giorno dopo «Circa dodici ore. Sono tutti a pranzo. Non sapevo quando ti saresti svegliato, perciò ti ho portato comunque qual cosina da mangiare se hai fame. »
«Cosa? Ho saltato le lezioni di stamattina. Io non posso permettermi di sparire così, non..»
«Tranquillo ho pensato a tutto io.» disse alzandosi dalla poltrona e allungando il cibo sul letto riccio «Ho parlato sia con i docenti che con i tuoi compagni di stanza.  I primi sanno che sei a letto malato, mentre i tuoi compagni di stanza e di squadra credono tu sia tornato a casa per tre giorni, per motivi famigliari. Nessuno si farà domande della tua scomparsa per un po’.»
«Tre giorni?» rise appena «Stai scherzando vero?» chiese poi rendendosi conto che fosse seria.
«Hai bisogno di riprenderti completamente e penso che tre giorni siano il minimo.»
«E cosa dovrei fare in tre giorni? Non posso saltare troppe lezioni o sarò indietro.»
«È un tuo problema. Vorrei evitare di trovare un cadavere nella Sala Comune la prossima volta. Anzi non ci sarà una prossima volta, perché per evitarlo sono disposta a denunciarti a Silente.»
Harry ascoltò la ragazza, sicura delle cose che diceva, e si ritrovò ancora una volta senza una risposta, allora si lasciò cadere nuovamente sul letto con uno sbuffo sonoro.
Solo qualche minuto più tardi gli sorse spontaneo rivolgerle una domanda riguardante lei stessa,  qualcosa a cui aveva pensato involontariamente appena sveglio «Sei rimasta tutta la notte qui?»
Questa annuì pensando al torcicollo che la posizione scorretta in cui aveva dormito, le aveva causato «Ho anche seguito qualche lezione stamattina, poi sono passata a vedere come stessi durante Aritmanzia tanto la professore non si accorgerebbe mai della mancanza di tutta la classe, figuriamoci solo della mia e poi ho recuperato qualcosa da mangiare. Quindi, per come sono entrata nelle cucine, e per come io stia mentendo alla mia migliore amica, per ringraziarmi un minimo devi mangiare la metà di quello che c’è lì.» disse indicando il vassoio.
Il riccio non disse nulla, poco dopo iniziò di sua spontanea volontà a mangiare qualcosa, perché anche se non voleva ammetterlo, nonostante si sentisse ancora molto debole, era da molto tempo che non dormiva così bene - o semplicemente dormiva - e il suo stomaco brontolava dalla fame.
C'era una grande tensione e parole non dette all'interno di quella stanza. Il fatto che la Grifondoro ad esempio fosse lì, era uno degli argomenti di cui avrebbero dovuto seriamente parlare, oppure del malore avuto dal riccio la sera prima. Eppure  non lo fecero, non subito perlomeno. Si limitarono a tenersi distanti anche una volta finito di mangiare, quando il riccio realizzò di non aver nulla da fare e che sarebbe dovuto rimanere chiuso lì dentro.
«Quindi..» iniziò tirandosi meglio a sedere «..cosa dovrei fare qui per tre giorni?» chiese.
«L’idea..» iniziò Sylvia utilizzando lo stesso tono «..è che tu ti rilassi e prenda nuovamente l’antidoto adesso, e a cena se io non sarò ancora rientrata. » continuò sistemandosi la divisa.
«E se, riposassi e poi studiassi qualcosa?» ipotizzò il riccio cercando di scendere a patti.
«Studiare non rientra proprio nelle cose rilassanti, soprattutto se poi il risultato è un quasi esaurimento come quello di ieri.» rispose la ragazza causando una smorfia contrariata da parte dell’altro che rispose subito con un «Rimarrò troppo indietro, e l’esaurimento mi verrà quando arriverà il momento di recuperare tutto tra i duelli e gli allenamenti di Quidditch.»
«Ok facciamo così.» sbuffò la Grifondoro portando le braccia incrociate al petto «Recupero qualche vestito pulito dal tuo baule, e chiedo gli argomenti delle lezioni che ti sei perso ai tuoi compagni. Ti autorizzo a leggere però solo due delle materie, non di più.»
«Sissignora.» acconsentì «Sai che potrei denunciarti per sequestro?»
«Non sei nella posizione giusta per parlarmi di denunce visto i tuoi abusi di pozioni.» lo freddò «Io vado a lezione, ci vediamo questa sera. Ricordati di prendere l’antidoto.» si raccomandò Sylvia sulla soglia della Stanza delle Necessità. Finse di non sentire il Prefetto chiederle di non chiudere la porta con un incantesimo, non si fidava del tutto e senza bacchetta, lei era più forte.

Dopo una giornata intera passata ad annoiarsi, tranne per una lettura leggera che grazie alla sua immensa disperazione era riuscito ad ottenere dalla Stanza delle Necessità, quando Sylvia rientrò durante l’ora di cena, Harry era addormentato di fianco verso la porta. In quel modo appena raggiunse la propria poltroncina carica come un mulo delle cose che aveva “promesso” gli avrebbe portato, lo vide subito nella sua espressione rilassata contornata dai capelli spettinati.
Sorrise appoggiando la cena sul tavolino li vicino, e facendo la stessa cosa con la sacca in tela che conteneva sia libri che vestiti puliti per il ragazzo. Aveva già mangiato, per cui il massimo che poté fare fu fermarsi ad osservarlo finché non si addormentò anche lei.
Quando qualche ora dopo si risvegliò, lo fece per un tocco leggero tra i suoi capelli. Sollevata velocemente la testa notò Harry allontanare immediatamente la mano da sopra si lei, e poi il fatto che si fosse addormentata con la testa appoggiata alle braccia, a loro volta sul letto.
«Buongiorno.» tossicchiò tornando indietro sulla propria poltrona la castana.
«Credo sia più buonanotte oramai.» rispose il ragazzo indicando l’esterno. E aveva ragione, fuori era buio e la luna semi coperta dalle nuvole era alta nel cielo, tuttavia non doveva ancora esser passata la mezzanotte, per cui secondo i propri calcoli Sylvia aveva dormito circa quattro ore.
«Da quanto sei sveglio? Potevi svegliarmi.» si stiracchiò appena.
«Beh praticamente l’ho fatto. Comunque sono veglio da un po’ in realtà, e prima che tu possa chiedermelo, no, non ho mangiato. Non avevo voglia di alzarmi o scomodare te.» rispose lui.
«Quindi devi ancora prendere l’antidoto.» constatò la più piccola «Mangia qualcosa mentre io preparo una camomilla per entrambi come ieri.»
Dieci minuti dopo erano entrambi seduti sul letto, Harry sempre al suo posto con la tazza tra le mani, mentre Sylvia dalla parte opposta cercava di leggere anche un libro babbano.
Il silenzio tra i due rendeva l’aria satura di disagio. Sylvia più volte cercava di interpretare l’espressioni del riccio, lanciandogli di tanto in tanto occhiate che presto finirono per essere viste anche dal diretto interessato. Ad un certo punto  non resistette e «Non mi guardare così!» disse.
«Non ti sto guardando in nessun modo.» controbatté la ragazza abbassando lo sguardo sul libro.
«Hai lo stesso sguardo di tempo fa. Potresti evitare di dimostrare quanto io ti faccia pena?»
«Io non..non mi fai pena. Sono solo preoccupata ok?» ammise la ragazza guardando ovunque tranne che nella direzione del più grande. Perché era vero che non provava pena nei suoi confronti. Lo aveva fatto involontariamente quando lo aveva visto prendere quelle numerose pozioni le prime volte, ma era bastato vederlo stramazzato a terra delirante, e sinceramente preoccupato per le proprie attività scolastiche per comprendere in parte quello che passava.
«E cosa cambierebbe?» chiese retorico «Ti ringrazio per l’aiuto che mi hai dato ieri notte, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto fino a ora, ma sei libera di andare. Come mi hai detto rimarrò qui un altro giorno, dopodiché io tornerò alla mia vita e tu alla tua come prima.»
Dopo qualche secondo durante il quale Sylvia  non accennò a muoversi «E se rimanessi?»
«Sei proprio una Grifondoro testarda..» mormorò contrariato l’altro.
«Detto da un altro Grifondoro che preferisce uccidersi piuttosto che farsi aiutare..»
«Non puoi aiutarmi anche volendo. Studi tu al mio posto per i M.A.G.O.? O ti presenti tu agli allenamenti di Quidditch, ai duelli del Club e alle riunioni dei Prefetti? Non so come mi sia incasinato a tal punto da dover ricorrere a pozioni per cercare di far fronte ai mille impegni.
Ventiquattro’ore non mi bastano più nemmeno per fare la metà le cose che dovrei in un giorno.»
«Perché lo fai?» chiese Sylvia interrompendolo «Perché non rinunci a una di queste cose?»
«Ti direi che lo faccio per piacere e passione, ma l’unica cosa che mi interessa di tutto ciò è duellare. Se fosse per me non sarei nemmeno a capo della squadra di Quidditch ma dopo sette anni che pratico quello sport e che mi sento dire che sono portato a tal punto da esserne il capitano, non riesco a mollare questa responsabilità. Non sarei nemmeno Prefetto se fosse per me, ma cosa avrei dovuto fare? Rifiutare una posizione così importante? Solo un pazzo lo avrebbe fatto, e per quanto inizi a pensare di esserlo, non arrivo a tanto.» scosse la testa  «Per non parlare di aspettative. Non voglio deludere le mie aspettative riguardo me stesso, figuriamoci quelle che gli altri hanno creato su di me. Sarebbe una delusione mollare, mollare proprio ora.»
«Mi dispiace ma io proprio non capisco.» fece spallucce Sylvia .
«Hai mai avuto il timore di deludere qualcuno cadendo rovinosamente, dopo aver scalato una montagna in tempo record? Ecco è così che mi sento. Già dal primo anno tutti si aspettavano grandi cose da me, e forse è anche per questo che ora sono a capo di tante cose, perché le persone mi hanno voluto affidare un ruolo a tutti i costi anche se non ne sono adatto.»
«Non è vero. Una cosa è certa, sei un ottimo Prefetto, capitano e un abile duellante.» ammise la castana chiudendo il libro più come azione per rendersi occupata «Forse è troppo tutto insieme.»
Harry sollevò un angolo della bocca in un sorriso di apprezzamento per il mezzo complimento ricevuto e continuò «La mia famiglia non ha mai voluto che io fossi speciale o che fossi il primo della classe in ogni materia, ma vedere le loro espressioni orgogliose ogni qualvolta rientro a casa, o quando racconto loro di qualcosa successa a Hogwarts, beh.. è impossibile per me tirarmi indietro. Ormai credo di fare tutto più per gli altri che per me stesso.»
«Mi sono sempre accontentata dell’indispensabile. Magari è per questo che non ho di questi problemi, ma capisco il tuo punto di vista.» disse la castana  iniziando a comprendere chi davvero fosse Harry Styles. Era molto di più di quello che volesse sembrare, e ancora una volta si sentì un’idiota per il modo in cui lo aveva trattato il primo anno, e poche settimane prima.
«Che cosa hai intenzione di fare adesso? Manca un semestre alla fine della scuola. Se davvero vuoi mantenere le apparenze, non credo lascerai molto facilmente uno di questi impegni.»
«Porterò a termine l’anno come al solito.» confermò subito il riccio.
«Senza pozioni!» lo minacciò gentilmente la più piccola puntandogli un dito contro.
C’erano un po’ di cose di cui doveva scusarsi, ma non riuscì a trovare il momento esatto, né l’orgoglio per farlo. Così sperò che ripiegando sull’ironia il Grifondoro capisse, almeno in parte, il suo tentativo di dimostrargli che lei non avesse - più - nulla contro di lui.
«Senza pozioni.» annuì lui trattenendo a stento un sorriso «Lavorerò una tabella organizzativa.»
«Bravo ragazzo!» gli sorrise rannicchiandosi in un angolo del materasso.
«Non ti ho mai vista sorridere così. Il primo giorno che ti ho conosciuta, avevi un muso..»
«Beh non mi sono comportata bene con te quel giorno, e probabilmente anche molti altri giorni nel corso di questi sei anni.» si morse l’interno della guancia la castana.
«Avrai avuto i tuoi motivi. Chi sono io per giudicare?» Sylvia annuì distrattamente prima di riportare l’attenzione sull’altro che parve ricordarsi improvvisamente qualcosa di importante «Devo mandare una lettera a Jacob. Deve prendere il mio posto agli allenamenti stasera.»

Un mese dopo

Il Serpeverde aspettò appoggiato al muro che Jess uscisse dall’aula alla fine di quella lezione. 
Fortunatamente per lui, la ragazza fu una delle ultime persone a lasciare la stanza così, quando l’afferrò per un polso e la trascinò via, non incappò in alcun testimone che potesse vedere il suo gesto un po’ forzato e quello della mora che appena capì si trattasse di lui, provò a spingerlo via.
«Cosa diavolo vuoi ancora  da me Louis?» gli chiese la ragazza cercando di spingerlo via.
Dopo un primo momento in cui il moro si godette il modo in cui il suo nome era stato pronunciato, si perché non solo Jess aveva pronunciato il suo nome, ma gli era sembrato lo avesse fatto in maniera più dolce, le prese la mano libera e su di essa ci poggiò una piccola bottiglietta di vetro.
«Cosa è?» chiese l’altra osservano il contenuto trasparente all’interno di essa.
«È una pozione di Veritaserum..» iniziò il Serpeverde, venendo subito interrotto.
«Riprenditela immediatamente. Cos’è uno scherzo?!»
«No sono serissimo. Ascolta, so quello che ho visto qualche settimana fa, come so, anche se l’ho fatto ingannandoti, che nemmeno tu sia stata a fare quello che penso, perciò per provarti che non sono del tutto pazzo, e soprattutto che voglio davvero fare pace con te, se tu mi dirai di prendere questa pozione, io lo farò senza obbiettare.» continuò tremendamente serio.
«Io non sono così, non scenderò al tuo livello, Non userò mai quella pozione per nessun motivo.»
«Si tratta di avere una certezza. Una risposta, magari tu capiresti qualcosa che io mi sono perso.»
La ragazza lo osservò ancora per un po’. Le sue parole per poco riuscirono a convincerla, eppure alla fine scosse la testa e cercò di ridare la pozione all’altro «Non ho cambiato.»
«Tienila comunque.» Louis strinse la mano intorno al suo pugno «Non avrai cambiato idea ora, ma magari potrai farlo in seguito. In quel caso avrai ancora la pozione e l’opportunità di farlo.»
Senza rispondere ulteriormente, Jess aveva mantenuto lo sguardo fiero in quello chiaro del ragazzo fino a quando non era stato questo a cedere, e dopo un sospiro se ne andò.
Ebbe a lungo modo di pensare cosa fosse giusto fare e cosa volesse realmente ottenere. Passò così il resto della giornata e parte di quella successiva a quell'episodio, mettendo in gioco le sue idee, i suoi valori, spesso tornando indietro sui passi pochi secondi dopo averli rivalutati.
Non ricevette nessuno scherzo durante quell'arco di tempo, a dir la verità non ricevette nessuna pressione di alcun tipo, sembrava quasi che Louis non esistesse, se non fosse che durante i pasti e durante le lezioni lo vedesse seduto poco lontano da lei. Il suo distaccarsi da lei aveva riguardato soprattutto il parlarle. Anche se Isaac a colazione non era riuscito a nascondere il suo stupore nel vederlo stare zitto così a lungo, in generale. Ciò gli aveva permesso di godersi un po’ di pace.
Quando alla fine, Jess aveva preso una decisione, era giunta la cena del secondo giorno, momento scelto non a caso. Qualsiasi cosa sarebbe successa in seguito, non avrebbero avuto lezioni ad intralciarli, oppure avrebbe avuto la possibilità di chiudersi nel dormitorio.
Per prima cosa la Serpeverde, era arrivata nella Sala Grande prima di chiunque altro del gruppo con cui mangiavano solitamente, successivamente aveva fatto in modo che sul fondo del bicchiere di Louis fossero presenti poche gocce - il tanto sufficiente - di Veritaserum, ancora prima del suo arrivo, e ancora prima che il bicchiere si riempisse di ciò di cui lui avrebbe voluto.
Quando poi sia Louis che Isaac arrivarono parlando uno a fianco all'altro, Jess finse come meglio sapeva fare che non ci fosse niente che non andasse, e che non avesse nulla da nascondere.
Il tempo in attesa che il moro prendesse il proprio calice, sembrò passare inesorabilmente lento. Jess spulciò il cibo sul proprio piatto fingendo di ascoltare le discussioni dei propri compagni, in realtà ogni movimento da parte di Louis era sotto il lo sguardo traverso. Quella che doveva rivelarsi una semplice vendetta però, si stava dimostrando essere una lenta tortura.
Più di metà cena dopo - come se sapesse cosa lo stesse aspettando - il ragazzo ancora non aveva bevuto. Quell’attesa divenne talmente snervante che ogni minuto che passava, Jess iniziava a pentirsi della decisione fatta. Non voleva più che Louis bevesse da quel calice contaminato.
Inoltre la boccetta di vetro iniziava  a pesare più di un’incudine nella propria tasca.
Continuò a tenerlo sotto osservazione, quasi convinta che non avrebbe mai bevuto, quando si distrasse e nel momento esatto in cui si rivoltò Louis aveva già il calice alzato.
Fu un attimo, la Serpeverde si alzò in piedi, scansò bruscamente Isaac alla sua destra e con un colpo deciso fece cadere sul tavolo il calice prima che potesse anche solo raggiungere le labbra del moro, evitando cosi che lo bevesse. I loro occhi si incontrarono immediatamente. La mano sospesa in aria del moro cadde sul tavolo appena questo comprese perché lo avesse fatto. Socchiuse appena le labbra ma da esse non uscì nemmeno un suono, forse perché non sapeva cosa dire. D'altra parte anche Jess, ancora per metà distesa sulla bancata, non trovava niente con cui giustificarsi. Tutti la osservavano come se fosse improvvisamente impazzita - forse lo era -, eppure lei ci mise molto a trovare la forza necessaria per interrompere quella contatto visivo.
Strinse forte i pugni e si sollevò in piedi. Si sentiva una codarda, allo stesso tempo però, tornando indietro, sapeva si sarebbe comportata allo stesso modo. Oppure anche meglio, avrebbe evitato di darla vinta a quella parte che voleva somministrare il Veritaserum al Serpeverde.
Lasciò la stanza, consapevole di star scappando da Louis.

Gli incontri nella stanza delle necessità continuarono, e Jennifer sentì di poter dire che il rapporto con Niall, dopo quasi un mese, fosse salito di livello. Non era successo nulla che andasse oltre all’amicizia, ma avevano cominciato a rivolgersi continue attenzioni, piccoli gesti che facevano sentire la Grifondoro in particolare, apprezzata.
Dopo il mancato incontro, Niall sembrava esser tornato in forma, cosa che confermò alla ragazza che si dovesse esser trattato davvero di un'intossicazione alimentare, quella avuta dal biondo settimane prima. Eppure i giorni precedenti a quella sera, la mora aveva notato, nuovamente, qualcosa di strano nel Tassorosso. In primis Jennifer aveva vinto tutte le partite a scacchi, più di dieci sfide, cosa che aveva dimostrato ad esempio un'enorme distrazione da parte dell'altro. Non aveva mai vinto così tante volte di fila con lui. Inoltre questo le sembrava molto nervoso, sovreccitato e stanco. L’energia che trasmetteva a chi gli stava vicino, era sbiadita.
Quella sera, la stessa  in cui giunse ad una conclusione, ad una spiegazione, durante la cena Jennifer, ricevette un biglietto da parte di Niall, nel quale si scusava innanzitutto per il poco preavviso, e poi perché non ci sarebbe potuto essere quel giorno al loro incontro perché stava male.
La ragazza volse allora uno sguardo verso il tavolo Tassorosso e notò che effettivamente il biondo non c’era. Finita la cena, preoccupata per l'altro, si avvicinò a Liam poco prima che questo si allontanasse in direzione dei dormitori e gli chiese come stesse Niall.
Se questo inizialmente parve cadere dal pero con un espressione confusa che non sfuggì all’attenzione dell’altra, quando questa stessa nominò il bigliettino ricevuto dal biondo, immediatamente la sua fronte si rilassò e concitato ritrattò «Oh sisi! Quando ho lasciato la sua stanza era a letto. Poverino non ha proprio una bella cera.» disse.
«Capisco..» annuì «Puoi riferirgli da parte mia che spero si riprenda subito?»
«Certo!» le sorrise gentilmente Liam, infondendole quella tranquillità che solo lui sapeva dare.
Appena i due si separarono, Jennifer stava per tornare da Sylvia con l’intenzione di chiederle di rimanere in piedi fino a tardi con lei, quando notò delle risatine fastidiose provenire alla sua destra. Alzò la testa un attimo solo per vedere chi fosse la fonte di quel chiasso, ma nel momento in cui notò, che quel gruppo di Tassorosso del terzo anno stessero lanciando qualche occhiata nella sua direzione, mentre confabulavano tra loro, non riuscì a distogliere lo sguardo.
«Ci sono problemi?» disse impavida la mora avvicinandosi alle ragazze.
«Dici a noi?» chiese quella che sembrava essere la leader del gruppo poggiandosi una mano aperta laccata di verde acqua sul petto «Ecco vedi..» ridacchiò ancora, appoggiata dalle amiche «Credo proprio che il nostro prefetto ti abbia detto una balla.»
Jennifer strinse un pugno cercando di trattenersi dallo strappare i capelli a tutte quelle ragazze, e lo avrebbe fatto se non sentisse che quella odiosa Tassorosso da tre soldi, sapesse qualcosa che poteva interessarle «Spiegati meglio.» mormorò.
«Cerchi il biondino vero? L'abbiamo visto proprio tre secondi fa uscire in giardino.»
«Siete sicure?» chiese la Grifondoro analizzando l’espressione di ognuna di loro.
«Sicurissima. Non ho dubbi su quello che ho visto.» rispose saccente sempre la stessa Tassorosso.
Jennifer osservò ancora quelle ragazze. Per quanto mettessero davvero a dura prova il suo autocontrollo e la sua sopportazione, non poté non ammettere che quelle ragazze sembrassero sincere. Con il rischio di passare per stupida, ed esser derisa ulteriormente, arretrò di qualche passò prima di voltarsi e camminare a passo veloce verso il cortile indicatole, con l'intenzione di capire qualcosa di tutta quella situazione.
Appena uscì in giardino una figura, che lei riconobbe nonostante l buio essere Niall, oltrepassò il cancello sparendo dietro il muro. La Grifondoro si mise allora a correre e raggiunse in un secondo quel punto fermandosi sulla soglia sempre più confusa.
«Niall!» gridò ma il ragazzo che in quel momento aveva accelerato il passo notevolmente e non si fermò «Niall!» provò nuovamente ma era troppo lontano perché potesse riuscire a sentirla.
Osservò l’esterno di Hogwarts, quel vasto territorio fuori dalla scuola in cui gli studenti non potevano andare da soli, ancora meno di notte. Guardò il Tassorosso, ormai quasi un puntino lontano, ed infine alle sue spalle dove nessuno sembrava esser presente. Qualsiasi cosa avesse il ragazzo, non poteva lasciarlo vagare da solo, non poteva rimanere lì con le mani in mano. Non ci pensò ulteriormente e oltrepassò il cancello correndo più veloce che poteva all'inseguimento di Niall. Più volte la sua voce nell’intento di richiamare l’altro fu spazzata via dal vento.
Quando il Tassorosso si fermò, erano ormai molto lontani dal castello. Con i polmoni brucianti e pressoché inesistente aria, Jennifer rallentò il passò, ma non perse mai di vista il suo obiettivo.
Il biondo poco dopo si chinò in avanti appoggiandosi sul tronco di un albero spoglio, e tremava visibilmente. Non ci volle molto prima che Jennifer riprendesse la corsa preoccupata per la salute di questo e lo raggiungesse fino a farsi notare.
«Jenn?!» esclamò confuso il ragazzo vedendola di fronte a sé «Cosa ci fai qui?»
«Potrei farti la stessa domanda. Sono qui per aiutarti.» rispose poggiando le mani sulle sue spalle.
Immediatamente il Tassorosso la spinse via facendola capitolare a terra qualche metro più in là, fortunatamente su uno stuolo di erba alta e abbastanza morbida da attutire la caduta «Devi andare via immediatamente, prima che sia troppo tardi.»
«Cosa dici Niall? Non me ne vado senza di te, hai bisogno di Madama Chips.» rispose Jennifer.
«Davvero non capisci?» sorrise appena Niall con una certa urgenza e sofferenza nella voce, mentre intanto spostava il proprio sguardo verso l’alto. Non appena lo fece il suo corpo cominciò a trasformarsi in maniera sempre più violenta, fino a costringersi ad accasciare a terra preso da convulsioni.
Solo allora Jennifer spostò l’attenzione al cielo e notò la luna piena grande e chiara sopra di loro.
«Va via!» gemette un ultima volta prima di lasciarsi andare ad un ringhio profondo. In tutto ciò la sua schiena si arcuò all’indietro in maniera del tutto innaturale e Jennifer non riuscì a staccare lo sguardo dalla scena, tantomeno a muover un solo passo, terrorizzata com’era.
Vide tutto realizzarsi davanti a sé e nonostante stesse pian piano capendo a cosa stesse andando incontro rimanendo lì, non riusciva a muoversi, a correre via il prima possibile per  mettersi in salvo. Per un attimo le sembrò persino di sentire un ultimo rantolo - il suo nome per la precisione - lasciare le labbra del biondo, prima che il suo contorcersi divenne talmente tanto accentuato, che anche il suo corpo si deformò fino a perdere le forme umane normali.
Il rumore di uno strappo annunciò l’istante esatto in cui i vestiti del ragazzo andarono in frantumi in mille pezzi, cadendo al suolo tra loro due. I capelli biondi, non lo erano più. A dir la verità non vi erano proprio. Il capo su cui prima vi era l’inconfondibile chioma di Niall in quel momento era solamente vuoto, una calvizia resa ancora più inquietante dal colore grigiastro che la sua pelle stava assumendo, addizionato al muso allungato contornato di lunghi canini.
Quando il tremore cessò, e quello che un tempo era Niall, si sollevò su due zampe, il corpo leggermente ricurvo in avanti, la spina dorsale in rilievo che scorreva lungo tutta la sua schiena.
«N..Niall.. sei tu?» balbettò Jennifer riuscendo a malapena a controllare le proprie labbra.
L’animale di fronte a lei la osservò atono. La risposta era chiara. In lui  non c’era nulla del ragazzo. Durante difesa contro le arti oscure aveva avuto modo di studiare anche quella che si trovava di fronte in quel momento. La descrizione datale dal professore, diceva che un essere come quello, una volta persa la forma umana, con essa perdeva anche la capacità di pensare come tale, niente avrebbe fermato la sua aggressività, che fossero nemici o amici. La Grifondoro non aveva mai creduto completamente a quelle parole, ma quando un ululato, successivamente seguito da un ringhiare sommesso riempì l’aria intorno a lei, si ricredette immediatamente, arrivando alla conclusione che in quella creatura, di Niall, ci fossero solo gli occhi.
Cominciò a correre con quanta più velocità riusciva, saltando tutti gli ostacoli naturali che le intralciavano la strada, percependo sin da subito la presenza di quell’animale, cercare di raggiungerla alla sue spalle. Si voltò un paio di volte per vedere quanto fosse in vantaggio rispetto ad esso ma questo non fece altro che ritardare la sua corsa notevolmente.
La sua mano destra andò ad afferrare la bacchetta sotto il mantello, la tenne stretta per non lasciarsela sfuggire per niente al mondo e «Immobilus!» lanciò alle sue spalle.
Sfortunatamente per lei però l’incantesimo mancò completamente l’animale e si andò a schiantare contro un albero. Ritentò allora, riuscendo nell’intento e ciò le diede quindici secondi di vantaggio che non sprecò affatto. Dovette tuttavia far ricorso alla sua bacchetta più volte per far si che non la raggiungesse, soprattutto dopo che la radice di un albero la fece cadere a terra.
Ormai alle porte dell’istituto spinse maggiormente sulle sue gambe, mettendo tutta la forza che aveva nel correre più in fretta di quanto già stesse facendo. Con un altro incantesimo chiuse alle proprie spalle il cancello di ferro in maniera invalicabile, un secondo prima che la creatura potesse raggiungerla. La vide appendersi ad esso ringhiando con rabbia, cercare di raggiungerla con una zampa, ma non riuscirci. Subito dopo riprese a correre, in quel momento non le passò minimamente per la testa che qualcuno potesse beccarla in giro a quell'ora, era dentro Hogwarts, salva, e questa era l'unica cosa che le importava.
Trovò difficile dire la parola d'ordine per entrare nella propria sala comune, la dama nel quadro la osservò stranita mentre con la paura in circolo, balbettava a corto di fiato. Raggiunta la propria stanza si infilò sotto le coperte tremante, il suo cuore batteva così forte, faceva così tanto rumore che non si accorse subito di star singhiozzando e di avere il viso completamente bagnato.
Nel letto a fianco Sylvia si mosse sotto le coperte, immediatamente allora Jennifer si tappò la bocca per non farsi sentire, ma non servì a nascondersi dall'amica, la quale «Ehi tutto ok?» le chiese con gli occhi ancora chiusi dal sonno sollevandosi appena.
«S..si io.. Io ho fatto un incubo.» s'inventò velocemente la mora regolarizzando il respiro.
«Vuoi parlarne?» continuò l’altra pronta  a mettersi a sedere e ad accendere la luce per ascoltare.
«No tranquilla, forse domattina.» rispose «Però.. ti andrebbe di dormire con me stanotte?»
Sylvia non disse nulla, scivolò giù dal proprio letto, salì su quello dell’amica e coprì entrambe con la coperta, successivamente le prese la mano e cercò la posizione giusta «Buonanotte.»
Jennifer impiegò ore a prendere sonno, era mattina ormai quando chiuse per poco gli occhi. Sempre lo stesso pensiero la tormentava “Niall era un fottuto licantropo?!
Quella notte Jennifer riuscì a dormire a malapena mezz’ora. Quando la sveglia suonò, aveva un tremendo torcicollo e tutto il corpo indolenzito per la stessa posizione mantenuta tutto il tempo per non svegliare la migliore amica coricata al suo fianco. Questa si preoccupò subito per lei appena i loro occhi si incontrano, le chiese se avesse voglia di raccontarle il suo incubo perché “parlarne aiuta a far scemare la paura e a dimenticarlo” ma Jenn scosse la testa accennando una risata e «Non lo ricordo già più, tranquilla.» le rispose.
In realtà era  inquieta ed era un miracolo che riuscisse a nasconderlo in maniera sufficiente da non farlo notare all’amica. Al solo ripensare a quello successo la sera prima, le gambe le tremavano. Si sentiva incredibilmente fortunata ad essere lì ancora del tutto intera.
A colazione passò una buona manciata di minuti a fissare il piatto, parlò osservando la sua colazione, senza avere il coraggio di sollevare lo sguardo. Proprio davanti a lei c’era il tavolo dei Tassorosso, avrebbe potuto incontrare Niall e non era sicura fosse de tutto pronta. Quando alla fine si decise a sollevarlo, sollievo e delusione la colpirono in pieno. Lui non c’era.
Fu così anche nelle ore seguenti. Non sapeva esattamente cosa avrebbe fatto una volta avuto davanti il biondo, eppure sentiva la necessità di vederlo. Non sapeva se stesse bene, da quanto andasse avanti quella cosa, voleva delle spiegazioni. Insomma non riusciva a non preoccuparsi.
Quello che aveva visto la sera prima, dopo che la luna aveva illuminato le sue iridi, non era Niall, Niall era il ragazzo che non riusciva a battere a scacchi e che era sempre gentile con lei.
Vide il biondo a metà lezione di Erbologia già iniziata. Erano disposti tutti intorno a grandi tavoli, divisi secondo le case. Lui entrò trafelato, visibilmente stordito, la divisa appena storta, con un ritardo inconcepibile. Nonostante ciò la professoressa tolse solo cinque punti ai Tassorosso, punti che dall’espressione della donna sembrava aver tolto solo perché costretta.
Dovette aspettare la fine dell’ora, trattenendosi dall’incantarsi a fissarlo come un’idiota, e quando alla fine la professoressa li lasciò andare, seminò velocemente Sylvia per raggiungere il ragazzo che più veloce di lei stava raggiungendo l’aula successiva.
«Noi due dobbiamo parlare.» disse la ragazza camminando al suo fianco.
Immediatamente Niall rallentò un po’ il passò e si voltò nella sua direzione «Jenn! D..di cosa?»
«Di ieri sera, di te, e del fatto che una volta al mese ti cresca la pelliccia.» rispose in un sussurro.
«Dannazione.» esclamò il Tassorosso scompigliandosi i capelli «Settimo piano, ora di pranzo?»
Jennifer annuì e tornò dall’amica con in mano la sua sciarpa che aveva dimenticato indietro.
La mora a pranzo va solo per avvisare Sylvia del suo contrattempo, osserva il cibo sulla tavola con un senso di nausea all’altezza dello stomaco. Non può nasconderle che sta andando al settimo piano per parlare con Niall, prendendo la cosa come precauzione.
«Cosa mi stai nascondendo?» chiese la castana maliziosamente.
Jennifer però mantenne la sua facciata seria e al suo «Ti spiego tutto più tardi.» Sylvia capì.
Al suo arrivo, il biondo era seduto appoggiato al muro e fissava la parete opposta. Non si mosse quando la vide, lasciò che fosse lei ad avvicinarsi quanto volesse e a sedersi al suo fianco.
Aspettò qualche secondo che prendesse per prima parola, ma quando questo non successe perché la Grifondoro sembrava aver perso la parola, si fece coraggio e si fece avanti lui
«Sono felice che tu stia bene. I.. io non sto molto bene prima.. si insomma prima di trasformarmi e stamattina quando mi sono svegliato ho pensato fosse stato tutto un sogno. Poi anche a lezione, ti ho vista, stavi bene quindi tu non potevi essere fuori Hogwarts  ieri sera..»
«E invece..» sussurrò la ragazza premendo le labbra tra loro con forza.
«Come hai fatto a salvarti? Ecco, io non sono proprio in me in quei giorni.»
«Ti ho rallentato con qualche incantesimo finché non ho raggiunto la scuola. Poi non so.»
Il biondo sospirò di sollievo «Merlino grazie!»
«Da quanto sei un licantropo? Come è successo?» chiese Jennifer riprendendosi appena.
«Vuoi saperlo davvero? Pensavo non mi avresti più parlato, saresti scappata a gambe levate da me. Molto probabilmente io l’avrei fatto fossi stato in te.»
«Spiegarmi tutto è il minimo che puoi fare adesso. Ho bisogno di sapere.»
«I miei nonni hanno un maniero in prossimità dei boschi irlandesi. Mio padre e mia madre sono Auror e dopo anni sempre immersi fino al collo nel lavoro, siamo riusciti a passare del tempo insieme, in vacanza lì. Ricordo poco perché avevo sei anni e perché successe troppo velocemente per capirci davvero qualcosa. Stavo giocando con mio fratello Greg in prossimità del bosco prima di andare a dormire. Sembrerà cupo ma mia nonna ha arredato l’esterno in maniera davvero carina e nelle giornate calde era abitudine giocare dopo cena all’aperto. C’era la luna piena ma chi si sarebbe mai aspettato che improvvisamente sarebbe uscito un lupo mannaro dagli alberi. Con certezza so che i miei mi hanno smaterializzato di corsa al San Mungo, ma  lì Medimaghi sono stati in grado solamente si confermare che ero stato morso e che non c’era nulla da fare.»
Jennifer si morse con forza le labbra, angosciata dal racconto, non riusciva a credere a quanto potesse esser stato sfortunato Niall ad incappare in un mostro così privò di razionalità.
«Non solo.» continuò «Il Ministero è riuscito a risalire al responsabile e senza nemmeno troppa fatica si è scoperto si trattasse di un prigioniero scappato da  Azkaban. Il fatto che si trovasse nel bosco adiacente all’abitazione dei miei nonni materni non era una coincidenza. Il fuggitivo aveva fatto in modo di trovarsi lì nel momento della trasformazione per riprendersi una rivincita sui miei genitori, in quanto sono loro che l’hanno catturato e spedito in cella.»
«I..io non so cosa dire. Mi dispiace.» tirò su con il naso Jennifer.
«No dispiace a me. Era meglio se queste cose non te le avessi dette.» rispose il biondo stringendole le spalle con un abbraccio amichevole.
«Vai avanti ti prego. Cosa è successo poi?»
«Niente, da  quel giorno ogni mese quando c’è la luna piena mi trasformo nello stesso mostro che mi ha morso. Non posso controllarlo in alcun modo, e anche per le altre persone lo è. Mia nonna si è sentita talmente tanto in colpa per anni, per aver convinto mia mare a lasciarci giocare quel giorno dopo cena, che per i primi due anni ha cercato di prendersi cura di me durante le mie trasformazioni, rischiando troppo. Dopo averla quasi ferita, ho deciso di non coinvolgere mai più nessuno direttamente in questa faccenda. Sanno del morso i professori e anche Liam, ma mai gli ho permesso di lasciare il dormitorio nei giorni rossi.»
«Ci dev’essere una soluzione, un modo per controllare le trasformazioni.»
«No non c’è. Ho il virus della licantropia nel sangue ormai.»
«Non ci credo. Scommetto che si può trovare un modo per anche solo raggirarla, farò delle ricerche stasera in biblioteca e ti dimostrerò che ho ragione. Voglio aiutarti Niall.»
«Cosa non hai capito quando ti ho detto che non voglio coinvolgere nessuno in questa faccenda?» chiese il Tassorosso preoccupato per la ragazza.
«Tu non vuoi che le persone sia coinvolte, ma se fossero queste a volerlo essere?»
   
 
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