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Autore: Sad Angel    17/04/2009    2 recensioni
La testa appoggiata contro il sedile, canticchiavo mentalmente una canzone dei Linkin Park quando, all’improvviso, un profumo mi avvolse. Fingendo indifferenza, continuai ad osservare il panorama finché, la nuova venuta, non appoggiò una mano sulla mia spalla, delicatamente. Solo allora, mi voltai, il sopracciglio destro sollevato, un sorriso accattivante sul volto. Senza che lei potesse rendersene conto, sogghignai. Mia cara, non hai la benché minima idea del guaio in cui ti sei andata a cacciare…
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Hallooo

HalloooSniffsniff… Scusate! Sono sempre emo all’ultimo capitolo… Sniff sniff! Ma voglio approfittarne per ringraziare tutte le persone che mi hanno seguito in questa avventura, nascoste o svelate! Viel Dank! A presto!

Per Sakuruccia: Hallooo! Me, piange…sniff! Scusa! Ok, cerco di darmi un contegno e vado a leggere la tua recensione(viel Dank^^). Vedo che sei rimasta stupita dell’altruismo di Stef… Personalmente, io che lo conosco bene, di lui mi fido, ma fino ad un certo punto. Se fa qualcosa per me, di solito, comunque ottiene un guadagno personale…ma in fondo, cosa c’è di male??? :-P Oh! Mi dispiace, se non lo apprezzi più… si… forse un pelo è cambiato ma, non credo così tanto… Non voglio citare altri esempi ma penso che una persona buona, completamente, non mai in pericolo, una persona a cui tiene, nemmeno se avesse la completa sicurezza di riuscire… Stefan è così. Menefreghista. E’ la classica persona che fa danni perché non sta attento e poi, quando era umano, rimpiangeva di essersi comportato in un certo modo. Ora, alza le spalle…

Per il fatto che non comprendi quando parlo dei th, Stef etc, tranqui! Sono io che ho dei problemi e dovrei andare a farmi visitare il cervello :-P! Diciamo che sono delle “presenze” in camera mia, che mi infastidiscono e si infastidiscono tra loro. Si. Camera mia è un casinoooooo^^! Grazie di tutto e buona lettura!

Ciaooooo!

Per Shari: Halloooo! Oh, che tenera che sei! Che ti preoccupi per Rory e vorresti che Stef non se ne andasse! Stef ride:-P! Comunque penso che sia l’unica cosa che può fare una persona quando ama di più l’altra di se stesso. Andare via… Non stare più con quella persona… Ci vuole coraggio… comunque, ti chiedo scusa per Stef che mentre leggo i tuoi accorati tentativi, lui, maleducatamente, ride…. Adesso lo pesto…. STEF! Piantalaaaaaaaaaaaaaaaa! Comunque mi ha detto che accetta la tua sfida e d’ora in poi, ti consiglia di stare allerta, perché ama attaccare quando la preda si crede al sicuro… (Sisi! Tranqui, Shari… Ci parlo io, poi…)

Per il treno…sono d’accordo con te! Ahahah! Dovevi vedere la faccia degli altri passeggeri! Da morire!!! Per le parolacce in tedesco…oramai sono il mio tic… non riesco più a dirle in italiano. Ho sostituito tutto con un neutro “Scheiße!” e lo infilo pure nelle frasi… Pensa che una volta è andata via la corrente ed io ho domandato a mio papà “Ma che Scheiße è successo???” è un intercalare!! Ahaha! Fortunatamente mia mamma non le conosceva finché una volta non ha detto anche lei Scheiße perché non conosceva il significato e ho dovuto spiegarle cosa significava per evitare che facesse figure… Ah… Diese MutterAhahah! Per il resto, tranqui! Non ho intenzione di smettere di scrivere e quelle vecchie, leggile solo se ti va e ti interessano! Non sono mica un mostro sacro della letteratura^^! Grazie ancora per tutto ciò che hai fatto e fai per me! Mega bacio e a presto!!!

 

 

Epilogo

 

 

 

 

Il fischio di un treno.

Abbandonato sul sedile osservai il paesaggio scorrere, fuori dal finestrino. Mutava, velocemente, man mano che ci allontanavamo da Venezia per raggiungere Milano dove mi attendeva l’aereo che in un’ora e mezza mi avrebbe riportato in Germania.

Il capo appoggiato al vetro del finestrino, la musica nelle orecchie, ripensavo a Rory, all’ultima volta che l’avevo vista, alla lettera che le avevo scritto, prima di partire.

Quella lettera, in fondo, non era niente di ché, eccetto una firma per la sua incolumità. Al suo interno la informavo dell’arrivo imminente di Andreas, il vampiro, amico di mio “padre”, che aveva il compito di trovare e proteggere le discendenti dagli altri vampiri. Con lui e lontano da me, Rory non avrebbe più corso nessun pericolo. Avevo interrotto la scrittura, dopo quella notizia, incapace di aggiungere altro.

Non volevo lei sapesse.

Non volevo insistere.

Anche se volevo lei.

L’avevo voluta, dal primo momento che l’avevo vista.

Volevo il suo sangue, perché ero un vampiro.

Volevo il suo corpo, perché ero anche un uomo.

Volevo il suo cuore, perché l’amavo.

Non l’avevo salvata per i poteri che racchiudeva in sé. L’avevo salvata perché la volevo per me, ma in un modo nuovo, diverso dal passato. Volevo proteggerla, non sfruttarla finché non fosse morta. Volevo fosse felice e, se l’unico modo che esisteva per renderla tale era svanire, sarei svanito.

Senza lasciare traccia.

Senza una parola.

Il capo appoggiato al vetro, gli occhi chiusi, sospirai, ignorando il mondo circostante.

Rimasi immobile a lungo ignorando tutto, persino quando, dopo la stazione di Mestre, una ragazza si era avvicinata a me. L’ avevo sentita subito, alle mie spalle. Il suo profumo mi aveva avvolto. Avevo percepito la sua curiosità, la sua attrazione per quel bel ragazzo, io, che sembrava così triste, la testa appoggiata al vetro del finestrino. Ma, nonostante il suo sguardo perennemente sulla schiena, l’avevo ignorata. Bellamente. Non mi interessavano più le ragazze ordinarie. Solo Rory.

La sconosciuta rimase a lungo, nel corridoio, in piedi, a fissarmi. Ed io, il capo contro il vetro, continuai ad ignorarla, persino quando, a voce alta domandò se il posto accanto al mio fosse vuoto.

Rimase in attesa, un minuto poi percepii un movimento d’aria nella mia direzione.

Sospirai, consapevole che la sua mano mi avrebbe toccato la spalla a breve. Stavo già per girarmi, rassegnato ad urlare che poteva sedersi dove accidenti le pareva, anche in braccio a me, se lo desiderava, purché mi lasciasse pensare agli affari miei, quando, un improvviso profumo mi aveva fatto sgranare gli occhi.

Mi voltai, di scatto.

“No, il posto è occupato…” aveva esclamato la voce femminile che pensavo non avrei mai più udito. Rory, dopo quelle parole, il sorriso sulle labbra, spostò immediatamente lo sguardo dalla sconosciuta a me, che la fissavo, esterrefatto.

Un attimo dopo, la sconosciuta si era allontanata e lei si era seduta accanto a me. Aveva allungato una mano, titubante, verso la mia. L’avevo afferrata, continuando a fissarla come se fosse una apparizione.

Rory aveva sorriso ancora poi, con la mano libera, aveva sfiorato il mio volto ed io avevo chiuso un secondo gli occhi, riaprendoli subito dopo, per controllare che lei non fosse svanita.

La ragazza che amavo, seduta accanto a me, mi sorrise ancora, avvicinando il capo al mio, segno che voleva che la baciassi. Sfiorai le sue labbra a lungo poi, quando mi staccai, scattai in avanti, rapido, per stringerla. Una cuffietta, nella foga, scivolò fuori dal mio orecchio, spandendo la musica attorno. Ignorando tutto, restammo immobili a lungo, stretti.

“Non mi piace questa canzone…” aveva esclamato poi lei, qualche minuto dopo, ridacchiando, mentre si infilava la cuffietta nell’orecchio.

Il sorriso sulle labbra, continuando a stringerla, mandai avanti.

Un secondo di silenzio poi lei esclamò un “Oh!” sorpreso, accoccolandosi meglio contro di me. La guancia appoggiata al mio petto, sollevò un secondo il capo, sorridendomi.

Inconsciamente, allungai la mano destra, accarezzandole i capelli.

“Bella, questa…” esclamò ancora lei, il sorriso sulle labbra. “Come si intitola?”

Gli occhi fissi nei suoi, una strana sensazione alla bocca dello stomaco, risposi con pessimo accento inglese “I’ve come for you…”

Un secondo, poi la ragazza scoppiò a ridere “Davvero indicata!” commentò, prima di riappoggiare il capo contro il mio petto, stringendosi nuovamente a me. Sospirò, poi mormorò, riprendendo il titolo della canzone.“Sono venuta per te, Stef…”

In silenzio, la strinsi maggiormente a me, la guancia appoggiata al suo capo.

Un attimo, poi lei mormorò ancora

 “…Scusami se ci ho messo tanto…”

 

 

  
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