Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: ilcielopiangequalchevolta    23/06/2016    1 recensioni
A volte, per ricominciare da capo e ammettere i propri sbagli, è necessario scappare per poi tornare indietro.
Sabrina Vacciello è una ragazza timida, abituata a contare esclusivamente sulle proprie forze e con un grande segreto sulle spalle. Ha una sublime conoscenza delle lingue e tanta voglia di viaggiare; comunque partire e abbandonare tutto è difficile, così si ritrova bloccata in Italia fino ai vent'anni. Un giorno una domanda la sprona ad allontanarsi dal suo paese per riscoprire sé stessa.
Proprio Sabrina si scontra con James Harrison, un ricco imprenditore dall'animo saccente. Quando l'amore si interpone prepotentemente sulla sua strada, egli deve solo farsi trasportare dalla magia di questo sentimento.
James vuole avvicinarsi a Sabrina, l’unica donna che riesce a fargli battere il cuore, però lei non è ancora pronta a lasciarsi il passato alle spalle e a gettarsi in quel turbine di emozioni quale è l’amore. O forse si?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 11                             I’M CONSTANTLY THINKING ABOUT YOU!
SABRINA’S POV
Vagavo tranquillamente tra le corsie della piccola farmacia situata proprio sotto il mio appartamento, destreggiandomi e facendo scivolare velocemente lo sguardo tra i vari nomi strambi dei medicinali che dimenticavo ancor prima di aver letto. Dopo cinque minuti di sospiri e rimorsi per non essermi mai interessata ai titoli bizzarri stampati sulle confezioni dei farmaci, mi diressi al bancone e chiesi cordialmente ad un dipendente un’aspirina. Pagato il mio acquisto, uscii dall’edificio con un sorriso accennato per ringraziare il personale così gentile e, giusto il tempo di mettere un piede fuori dalla porta, che mi si gelò il sangue nelle vene. James gravava tutto il suo peso ad un palo, comodamente appoggiato ad esso con una spalla e i suoi occhi fissi sull’asfalto scioglievano tutta la neve circostante, bruciandomi nel profondo dell’animo. Indossava dei semplici jeans scuri, una camicia blu, ai piedi portava delle Air Force e i capelli disegnavano la solita cresta sbarazzina. L’intenso calore che mi colpiva ogni volta che le sue pozze azzurre si incastonavano nelle mie color cioccolato,  arrivò nel momento stesso in cui le nostre pupille  si incrociarono  ed un lieve sorriso gli increspò le labbra. I battiti del mio cuore aumentarono tanto che temetti potesse balzare fuori dal mio petto e rotolare sul marciapiede. Provai l’irrefrenabile impulso di fuggire il più lontano possibile da quell’uomo e non riuscii a vietare alle mie gambe di correre nella direzione opposta rispetto alla sua. Udii chiaramente James inseguirmi ed urlare il mio nome a gran voce per fermarmi. Mi tappai le orecchie con i palmi delle mani e tentai di aumentare il passo. Improvvisamente avvertii una presa forte e bollente arpionare il mio avambraccio, costringendomi ad arrestare la mia scorrazzata e voltarmi.

- Ciao, dolcezza.- affermò lui con un leggero affanno neanche lontanamente paragonabile al mio, avvicinandosi ulteriormente fino a giungere ad una spanna dal mio viso. Provò a posare la sua morbida bocca sulla mia gote sinistra, però deviai la sua traiettoria scansandomi ed incenerendolo con un’occhiataccia.
-James!- sputai, invece, con disprezzo strattonando il mio braccio e liberandomi dalla sua stretta asfissiante. Indietreggiai per inspirare aria non impregnata del suo profumo e abbassai timorosa la faccia, giocherellando con la plastica della bustina che tenevo tra le dita.
-Possiamo parlare?- chiese speranzoso, riacquistando una postura normale.
-No, vado di fretta.- cercai di liquidarlo su due piedi, con una scusa alquanto banale e imboccando una stradina laterale, tuttavia mi blocco per un polso prima che potessi scappare da quella situazione imbarazzante. La mia pelle a contatto con la sua sembrò ardere e mi resi conto di quanto, nonostante tutto, avessi bramato tale sensazione.
-Ti prego…ho bisogno di parlarti!- mi supplicò intrecciando la sua mano con la mia.  Mi attirò cautamente verso di sé con tocco lieve, ma cogliendomi alla sprovvista affinché poggiai al suo petto l’altro palmo aperto. Lucidità! In quel momento mi serviva lucidità, anche se il suo respiro tra i miei capelli mi confuse ancora di più.
-Ti ho già detto che vado di fretta, ho dei giri da fare. Lasciami in pace!-  risposi sottraendomi dalla sua morsa ferrea e tentando, per l’ennesima volta, di svignarmela.
-No, ti accompagno a fare questi giri, ma devo parlarti!- insistette testardo.
-Uff…che  rompi palle. Hai finito la tua lunga lista di puttane da scoparti e vieni da me? O  Nicole  non te la dà e speri in un mio aiuto? Oppure  ho ferito il tuo orgoglio maschile non venendo a letto con te?- sbottai inacidita giunta ormai al limite della sopportazione ed alzando non poco il tono della voce. Attirai l’attenzione di numerosi passanti che si accigliarono e drizzarono le orecchie per comprendere il movente del nostro litigio. Mi morsi internamente la guancia pentendomi della mia azione avventata e sospirai nascondendomi con la mia chioma bionda.
-Cosa? Nessuna delle tre! Sai che non lo farei mai, non con te almeno!- confessò abbandonando il suo tono calmo e pacato, perdendo le staffe come me.
-No, sinceramente non ti riconosco più. O meglio, non credo di averti mai conosciuto veramente.-
-Sono sempre io. Anzi non credo che qualcuno mi abbia mai conosciuto bene come te.- dichiarò e scacciò con un movimento rapido il mio tentativo di zittirlo – E’ vero: ci conosciamo da pochissimo tempo, ma ti giuro che nessuno è riuscito a scavarmi dentro come hai fatto tu. A primo impatto posso sembrare un menefreghista attaccato al sesso, e forse lo sono anche, ma quando sono con te mi sento felice. Magari è una cosa banale, ma è la verità. Il vero James è quello che hai conosciuto tu. Lasciami il tempo per spiegarti, ti prego.-
-James, io….non…- balbettai imbarazzata. Il mio obbiettivo, i miei piani, erano andati a farsi benedire. Le mie esperienze passate mi avevano insegnato a non fidarmi della gente ed essere diffidente, a scostare gli uomini e chiudermi a guscio, a non far entrare nessuno nella mia vita, a non permettere alle persone di scalfirmi. Anche le mie barriere, però, erano crollate sotto lo sguardo magnetico di James.
-Per favore, Sabrina…solo cinque minuti.- mi implorò accostandosi cauto e pietrificandomi con i suoi smeraldi color oceano.
-Dopo te ne andrai? Io ti ascolto, però se non mi convinci te ne vai?- domandai sbuffando e incrociando le braccia al petto.
-No, te lo puoi anche scordare! Se non mi crederai ci riproverò domani, dopo domani, dopo domani ancora, fino allo sfinimento. Ma devi ascoltarmi!- disse risoluto imitandomi e assumendo un atteggiamento altezzoso, alzando un sopracciglio incurante del mio cipiglio inceneritore.
-Okay, dai parla…- cedetti rendendomi conto solo allora che stava portando una misera camicia senza alcun giubbotto.- Scusa, ma non hai freddo? Io così congelo, figuriamoci tu!- lo interrogai incredula indicando il mio pesante cappotto e i miei scarponcini ricoperti di pelliccia, grazie ai quali riuscivo persino a dimenticare i pochi gradi che mi circondavano la maggior parte del giorno.
-Beh, ecco…veramente…- cominciò grattandosi nervosamente la nuca e passando il peso da un piede all’altro- …per venire da te sono, letteralmente, scappato dall’ufficio e nella fretta non ho indossato la giacca.- confessò nervosamente, mentre i suoi zigomi venivano infestati da un rossore infantile.
-Oh, come facevi a sapere dove ero?- chiesi confusa.
-Amber ti ha chiesto un’ aspirina, no? In realtà era per me, ma lei non te l’ha detto. Sinceramente neanche io sto male, ma mi serviva una scusa per poterti incontrare. Sai com’è, non sono riuscito a contattarti: non mi rispondevi alle chiamate o ai messaggi, Alexis non mi ha fatto entrare in casa vostra, minacciando di tagliare la mia virilità se necessario, al locale non c’eri e Ryan mi ha buttato fuori a calci nel fondoschiena…così mi serviva una scusa. Dopo aver chiesto ad Amber la medicina, le ho detto che lei non poteva muoversi dall’ufficio e ha chiesto a te. L’ho distratta e ho letto i vostri messaggi.  Poi sono corso fin qui.- concluse allargando le braccia e indicando il cemento innevato che ci sorreggeva.
-Sei venuto a piedi dal tuo ufficio?- starnazzai incredula con gli occhi leggermente sgranati.
-Ehm…si!- ammise imbarazzato. Dal canto mio tentai invano di trattenere le risa, malgrado ciò quest’ultime furono più forti di me e mi arresi scoppiando a ridergli in faccia. –E’ così divertente?- mi rimproverò con un tono falsamente indignato, in contrapposizione con il sorrisetto allegro che gli illuminò subito il volto. 
-Scusa James ma si, è proprio divertente. Soprattutto immaginare Alexis che  minaccia di tagliartelo!-
-Invece dovresti essere preoccupata! Se avessi visto il mio amico lì sotto, capiresti!- esclamò ammiccando apertamente con fare malizioso. Mi fermai di scatto e lo osservai sbalordita.
-Oh mio Dio, James! Non posso credere che tu l’abbia detto veramente… - lo ammonii per la sua provocazione e, riacquistata la giusta serietà, lo invitai in casa per poter discutere.
 
JAMES’ POV
Erano anni o, probabilmente, secoli che non mi sentivo tanto rilassato e sereno. Ero al settimo cielo, pronto per poter scalare l’Everest. Ogni tanto osservavo di nascosto la ragazza al mio fianco e la mia bocca si incurvava in una linea gioiosa. Eravamo muti, incapaci di pronunciare una sola parola. Tuttavia, quello, non era un silenzio imbarazzante. Non persi neanche un suo piccolo gesto e la osservai compiere azioni dettate dalla normalità: sfilò la sua borsa da una spalla e la aprì velocemente, pescò all’interno di essa le chiavi del suo appartamento riposte con cura in una tasca laterale, le infilò nella serratura e girò finché non avvertì uno scatto. Puntò i suoi occhi su di me e mi invitò ad entrare. Una volta giunti nel suo bilocale, comunque, provai paura per un’eventuale rifiuto. Se non mi avesse più voluto l’avrei riconquistata, anche a costo di ricorrere ai metodi sdolcinati di mio fratello. Avrei chiesto aiuto a lui, ad Alexis, a Ryan e persino a mia sorella.

-Vuoi qualcosa da bere?- mi domandò gentilmente facendo segno di accomodarmi sul divano: sollevò il mento e indicò il sofà rosso carminio.
-No, grazie.- replicai sedendomi, subito seguito da lei. Mi feci coraggio mentalmente, annuii da solo e saltellai a disagio lisciandomi le pieghe dei pantaloni. Sabrina mi squadrò con entrambe le sopracciglia aggrottate e aprì la bocca richiudendola senza emettere alcun suono. Scosse la testa chiaramente stranita e  strabuzzo  leggermente gli occhi quando borbottai tra me e me sillabe prive di senso rimproverandomi per la mia stupidità. -Allora…io volevo…beh...come dire…- tartagliai mezze frasi tentando di articolare una proposizione di senso compiuto, però l’unico risultato furono vocaboli sconnessi.
-James, ascolta! Ho reagito in modo sbagliato: dovevo ascoltarti. Mi dispiace se mi sono comportata da vigliacca. Siamo amici. Le nostre erano semplici uscite da amici, quindi non posso vantare nessun diritto su di te. Mettiamoci una pietra sopra ed amici come prima! Tu potrai andare con tutte le ragazze che vorrai, insomma, continuerai la tua solita vita, così come io continuerò la mia.- mi interruppe improvvisamente impacciata mordendosi il labbro inferiore e muovendosi irrequieta sul posto. I miei comportamenti e le mie parole inopportune avevano rovesciato i ruoli, a tal punto che l’unica persona a non  dovermi delle scuse si stava crucciando per me. Sarebbe stato fin troppo semplice incolpare lei, passare il peso dei miei sbagli sulle sue spalle, assecondare quelle idee senza fondo, ma non potevo permettermelo.
-No, aspetta, tu mi piaci!- rivelai non esitando un solo attimo, prendendole le spalle dolcemente e costringendola a guardarmi. Brina fissò le sue pupille scure nel chiarore delle mie e boccheggiò per alcuni secondi, scrollando il capo con la fronte increspata creando una leggera ruga nel mezzo. Stavo giusto per avvicinarmi al suo viso, non riuscendo a negare alla mia bocca un tenue contatto con la sua, quando la sua voce mi colpì e mi obbligò a dissimulare tutto con disagio.
-Cosa? Puoi ripetere?- disse stravolta non accorgendosi neppure del mio inutile tentativo di baciarla.
-Hai capito bene: mi piaci e anche tanto! Non ho mai provato questi sentimenti per nessuna e, sinceramente, non so se esserne spaventato o no.- dichiarai senza vergogna lasciando cadere i miei palmi e  carezzando la sua pelle fino  a stringere le sue dita fredde tra le mie.
-Ma James…- mi interruppe ritirandosi e provando a liberarsi dalla mia presa. Allentai leggermente la stretta, tuttavia questo bastò per permettere alle sue mani di scivolare via dalle mie come neve al sole.
-Lasciami spiegare, ti prego, perché altrimenti non troverò più il coraggio.- affermai risoluto passandomi nervosamente i polpastrelli tra i capelli. Inalai nei miei polmoni quanto più ossigeno potevo e pensai al modo più semplice ed efficace per farle capire ciò che non riuscivo a spiegare neanche a me stesso. -Come ti ho già detto tu mi piaci! Non solo per l’aspetto fisico, che non è per niente male, ma anche per come mi fai sentire, per quello che mi fai provare. Ci conosciamo da poco tempo, ma riusciamo a parlarci e scherzare come se fossimo amici da una vita. Quando sono con te mi sento felice, leggero, posso raccontarti del mio passato perché mi fido di te e spero che anche tu abbia fiducia in me.- esclamai, a disagio come poche volte in vita mia di fronte ai suoi occhi dubbiosi che scrutavano la tappezzeria di quella stanza.
-James….è vero quello che ha detto la tua segretaria?- mi mise metaforicamente con la schiena contro il muro e accerchiandomi con il suo malcelato timore. Si impegnò per rimanere calma, nonostante ciò non mi sfuggì un leggero fremito delle sue ciglia.
-Si.- risposi  in un sussurro pentendomi di me stesso.
-Perché?- continuò lei in un bisbiglio leggero e basso che le mie orecchie faticarono ad udire un istante prima che si dissolvesse attorno a noi. Però uno schiaffo in pieno viso, un urlo dritto al mio timpano, un’ondata di acqua gelata avrebbero avuto la stessa intensità, la stessa forza, la stessa capacità di mettermi K.O.
-Ehm…io…non lo so. –confessai- La verità è che sono abituato a giocare con le ragazze, a passarci una semplice nottata di sesso. Nicole era la mia segretaria ed abbiamo fatto sesso qualche volta. Forse… molte volte… ma non è questo il punto.- sottolineai affrettandomi a svelare la verità una volta per tutte-  Ho conosciuto te e tutto è cambiato. All’inizio volevo solo portarti a letto, l’avventura di una notte. Poi ti volevo  come segretaria soprattutto per il tuo corpo: hai delle tette da paura, per non parlare del tuo sedere che è da urlo, e poi le gambe… sto parlando troppo!- mi ripresi notando la sua espressione sconcertata e focalizzai bene nella mente il mio obbiettivo -Questo era all’inizio, okay? Ti giuro che adesso non ci penso più. O meglio: penso ancora a te in quel senso, ma voglio anche conoscerti meglio, scoprire tutto su di te, ti voglio come mia segretaria e poi…- cercai di proseguire, malgrado ciò venni rudemente bloccato dal suo dito che si posò sulle mie labbra imprigionando e incastonando ogni suono pronto per uscire da esse.
-James! Tutte queste cose quando le hai capite, scusa? Prima o dopo essere andato a letto con Nicole?- enunciò sprezzante.  
-Le ho capite in questa settimana. Si capisce di tenere veramente ad una persona quando la si perde, ma forse non è troppo tardi….Ti prego perdonami! Ho fatto sesso con Nicole, ma vuoi sapere la verità? L’ ultima volta, nel mentre, io ho pensato a te.- rivelai non perdendo coraggio davanti alla sua espressione incredula e mi avvicinai ancora.- Sabrina, questa cosa non mi fa onore, ma te l’ho detto solo per farti capire che anche quando non dovrei penso solo a te. Ti penso incessantemente.-
-James, è molto…bello, credo, quello che mi hai detto, ma…io…insomma…tu vai a letto con quella…quella…sgualdrina da quattro soldi, poi… poi vieni qui e…Tu sei attratto solo dal mio corpo!-  concluse scuotendo la nuca, allontanandosi da me e sprofondando nei cuscini. -E non capisco neanche il perché.- balbettò, girandosi nella direzione opposta alla mia.
-Hai ragione a dire che sono attratto dal tuo corpo perché è vero. Dolcezza, tu non te ne rendi conto, ma hai un corpo  stupendo. Non so perché credi il contrario, anche se  penso sia stato qualche cazzone ad averti messo in testa queste fesserie.- mi difesi prendendole il mento tra il pollice e l’indice e costringendola a guardarmi in faccia. Quando i suoi denti torturarono la sua lingua, capii di aver centrato il punto.- Ecco…se mai un giorno avrò l’opportunità di incontrare quel bastardo, sappi che gli staccherò le palle!- ironizzai strappandole un sorriso che lei tentò di nascondermi voltandosi di nuovo. – Ascoltami, non te lo dico tanto per dire. Te lo dico perché è la verità: hai il corpo più bello che io abbia mai visto e, credimi, ne ho visti tanti…Merda, forse questo non dovevo dirlo… Comunque sappi che mi sono scaldato soltanto a vederti ballare.- La sua testa scattò immediatamente verso di me e le sue gote si imporporarono all’stante di un rosso acceso. -Non dovevo dire neanche questo?! Ormai siamo in vena di dichiarazioni, tanto vale essere sinceri fino in fondo. Non ti permetto di pensare che sono attratto da te solo per il tuo corpo…Mi piaci da impazzire perché sei unica, dolce, magnifica, stupenda, intelligente e avrei una lista infinita di aggettivi da poterti affiancare…In questa settimana non ho fatto sesso con nessuna ragazza, non ci ho proprio pensato, mi sono dato al fai-da-te quando mi svegliavo ogni notte dopo i miei sogni su di noi!- annunciai velocemente per niente intimorito dalla piega che aveva preso il discorso e lei si abbandonò ad una risata cristallina. Affondò il volto nelle sue ginocchia.
-‘Sta Zitto!- bofonchiò alzandosi e spalleggiandomi lievemente.
-Vorrei che tu fossi la mia ragazza, vorrei mettere la testa a posto e vorrei che tu mi aiutassi.- ammisi serio prendendo una sua piccola mano e  racchiudendola tra le mie. Quando le mie labbra si scontrarono con il suo dorso candido i nostri sguardi si incontrarono.
-Oh...io…James…Noi praticamente non ci conosciamo.-
-Tranquilla, dolcezza. Non devi darmi una risposta adesso. Penso anch’io che dovremmo conoscerci meglio.- la rassicurai sfiorando la bocca con la sua guancia. -Per ora solo amici, ma voglio solo farti sapere che sono serio.- sussurrai direttamente al suo orecchio –Perdonami, per favore. Per tutte le cazzate che ho fatto e per averti ferita. Non lo farò più, non intenzionalmente almeno.-
-Fammici pensare…- iniziò indecisa con un finto tono esitante osservandomi dritto negli occhi.- Forse potrei anche perdonarti…si…- terminò incurante.
L’abbracciai. Tenerla stretta al mio petto fu una sensazione stupenda che mi provocò una miriade di brividi lungo la colonna vertebrale. Scoppiammo entrambi a ridere, mentre il suo naso si incastonava nell’incavo del mio collo.

-Amico, che ne dici se sta sera ti fermi a cena qui? Per conoscerci meglio!- mi propose allegra e io non potei che accettare.


NOTE DELL’AUTRICE: Tesori, questa volta, finalmente, non ho aggiornato tardissimo! Diciamo che ho postato in un tempo fattibile. Comunque non ho grandi cose da dirvi, piuttosto lascio a voi le considerazioni personali sul capitolo che spero vi sia piaciuto . Alla prossima! Ciao SS. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ilcielopiangequalchevolta