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Autore: _kjam_    24/06/2016    8 recensioni
Lucy Heartfilia è una normale ragazza di diciassette anni, alta, bionda e ben formata. Una bella ragazza, insomma. Ha solo un piccolo problemino: i ragazzi.
Non riesce proprio a relazionarsi con l’altro sesso.
E quando avrà bisogno di una mano per conquistare Loki, suo amico d’infanzia di cui è stracotta, Lucy sarà costretta a chiedere aiuto al playboy dell’istituto, Natsu Dragneel, che sembra saperci fare con le questioni amorose. Anche se non lo sa nessuno.
In una scuola dove la gente è più stramba che altro, potrà nascere una complicità tra questi due, totalmente diversi?
Oppure il loro “piccolo segreto” capitolerà inesorabilmente?
*
A causa della sua “bellezza” e della sua “galanteria” era bramato da qualunque essere (vivente e non) presente in quei pochi metri quadrati. Per questo appariva insopportabile agli occhi di Lucy. Se avesse chiesto aiuto a uno come lui… Oh, non voleva neanche immaginare… L’avrebbe presa per il culo, o peggio, avrebbe raccontato tutto in giro…
[…]
«Stai scherzando, vero?» disse la bionda, inclinando le labbra in una smorfia. Cana scosse la testa.
«Almeno provaci…»
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno ~ Contract

Come accidenti ci era finita lì?!
Stava davvero facendo la fila per un ragazzo?!

Sì, stava davvero facendo la fila per un ragazzo e sì, ci era andata di sua spontanea volontà. 
Oddio, spontanea…
In realtà era stata Cana a trascinarla in quel casino. Che bello avere amici che ti minacciano di menarti, se non fai quello che dicono! Quanta bellezza! Strinse con forza la borsa da lavoro al petto, digrignando i denti. Quanto ancora doveva aspettare per una chiacchierata di due minuti, al massimo? Il suo sguardo contrariato seguiva con attenzione lo schieramento di ragazze, che la precedevano. Avevano tutte, all’incirca, la sua età, erano belle, formose, alcune un po’ bruttine, altre minute; altre ancora la superavano (e di molto anche) in altezza. Ve ne erano di tutti i tipi, insomma. E tutte, esclusa alcuna, si erano ammassate davanti alla porta della stanza di Natsu… Era incredibile come quel tipo sapesse gestire un numero così abnorme di donne. Ed era incredibile come, quel numero abnorme di donne (compresa lei), fosse entrato nel dormitorio maschile senza che nessuno fiatasse. Forse la gente era troppo intimorita da quell’onda di sociopatiche, provviste di fiori, letterine e persino cioccolato
Ed io ho solo il mio quaderno di fisica da donare, che tristezza… No, non gli do la borsa! Con i soldi che ci sono dentro, ci devo vivere!
Senza nessun preavviso, da un punto impreciso fra la folla, era affiorato il temuto preside, affiancato dal ben conosciuto professor Makao. Quest’ultimo si era prima schiarito la voce, per poi cercare di urlare un “Silenzio!” che non arrivò mai. Demoralizzato, si nascose in un angolo a piangere e deprimersi. “Romeo, perdonami!”, ripeteva, probabilmente, visto che non si riusciva a sentire neanche la propria voce. Si dovrebbe sottolineare che il professore era solito pronunciare quella fatidica frase ad ogni lezione; Romeo doveva essere suo figlio, ma perché mai avrebbe dovuto perdonarlo? Un mistero che non sarà mai svelato… Dal canto suo, il preside Makarov, costretto come sempre a dover assistere a quello spettacolo pietoso, non poté che battere qualche pacca sulla schiena del suo dipendente, offrendosi di ascoltarlo (per l’ennesima volta) davanti ad una fumante tazza di thè. Con la mano sulle spalle dell’uomo ancora in lacrime, il vecchio gonfiò minacciosamente il petto.
«Andate nelle vostre stanze a studiare, caproni! Non m’interessano i vostri ormoni o le problematiche adolescenziali che vi perseguitano durante la notte! Non sono uno psicologo e, in tutta sincerità, non voglio neanche sapere perché siete tutti ammassati nella camera del signor Dragneel! So solo che l’avete fatto piangere di nuovo! Di nuovo!» gridò, indicando ancora una volta il povero Makao, per poi sparire tra gli studenti. In pochi minuti, l’intero corridoio si svuotò, non lasciando il tempo a Lucy per pensare a cosa fare se avesse seguito le altre. Alla fine rimase lì, davanti alla porta, indecisa se bussare o ritornare al suo dormitorio. Se fosse andata via, non ci sarebbero state altre occasioni per parlare. Se fosse rimasta, beh…
Cosa c’era da perdere? Il suo segreto avrebbe fatto il giro del campus? Loki l’avrebbe scoperto? Sarebbe rimasta sola per l’intera vita? Sì, plausibile.
Aspetti positivi? A parte lo stesso parlare con un ragazzo delle sue difficoltà, avrebbe risolto il suo problema. Si sarebbe fidanzata con Loki. Si sarebbero sposati. Avrebbero avuto tre bam-
No, stava correndo troppo. Però doveva ammettere che gli aspetti positivi erano decisamente più allettanti…
Oh, al diavolo!
E così, come avrete intuito, Lucy bussò. Bussò alla porta del ragazzo che le avrebbe cambiato la vita. Bussò al ragazzo che l’avrebbe salvata. E poi bussò ancora. E ancora. E poi bussò con enfasi. Poi con fastidio. Poi con irritazione. Poi bussò come se volesse sfondare il palazzo. Bussò, o meglio, prese a calci il legno. 
Che sta facendo lì dentro di così importante?! Sta insegnando ad un triceratopo a ballare il tiptap?!
Ormai era (quasi) sul punto di evocare un demone per farsi sentire, finché la porta si aprì con un cigolio fastidioso, mostrando la figura atletica del rosato, le cuffie che dondolavano parallele alle braccia. 
Le cuffie!
Il ragazzo la guardò confuso, forse cercando di capire chi fosse la persone che aveva quasi fatto un buco nell’uscio. 
«Ciao, ehm… posso aiutarti?» disse solo, sorridendo calorosamente.
Lucy rimase immobile per qualche minuto, le guance che minacciavano di andare in fiamme, era pur sempre un ragazzo!
«No…» rispose flebilmente la bionda.
Ma no cosa…?
«Cioè sì!»
Non ho idea di cosa sto dicendo…
«Aspetta perché vuoi sapere se…»
Sapere cosa?!
«No, ho capito che vuoi dire, ma…»
In realtà non ho capito…
«Ma tu… Tu avevi le cuffie e…»
Sto borbottando!
«Dammi un minuto di tregua!»
A quella frase, quasi strillata, Natsu sussultò impercettibilmente. La sua faccia era epica. Era un miscuglio fra lo spaventato, lo scioccato, il divertito e il “Non ho capito una mazza di quello che hai detto in questi trenta secondi”. Per tutta la durata della discussione, aveva cercato di fermare la parlantina della ragazza con qualche gesto della mano, e aveva addirittura provato a prendere la parola, senza successo. In conclusione si era arreso a quella specie di macchinetta spara parole che aveva davanti. 
«Sono contento che tu abbia capito quel che ho detto, perché il mio cervello si è fermato a “sì”» sentenziò, ridendo tranquillamente e porgendole la mano. 
Lucy, rossa in viso e quasi tremante, decise di stringerla, convinta che fosse la cosa giusta da fare. 
«Piacere, mi chiamo Natsu Dragneel, ma devi già saperlo, visto che mi hai quasi distrutto la porta»
Perché ride, dicendo queste cose… Io mi sento uno schifo…
«Io sono Lucy Heartfilia, piacere di conoscerti» si presentò, distogliendo lo sguardo e puntandolo a terra. Natsu sciolse la stretta, per appoggiare il gomito al muro e prendere una posizione disinvolta. 
«Allora… Perché sei qui?» disse, non smettendo di sorridere.
«Cosa...?»
«Ti sto chiedendo perché bussavi»
«Oh giusto!»
 Lucy si spazzolò in modo nervoso la gonna di tessuto blu, con scacchi grigi e ricami rosa confetto. Si sistemò con fare regale il fiocchetto che ricadeva dolcemente sulla camicia bianca, per poi alzare la testa, pronta ad affrontare la sua più grande paura…
«Niente, mi andava di bussare» affermò infine.
«Non ci credo, sembrava piuttosto urgente» disse il rosato, incarnando un sopracciglio in segno di sfida.
«Non… Non era urgente…»
«Sì invece»
«N-no…»
«Assolutamente sì!»
Va bene, mi arrendo!
«Okay, sì, era urgente, ma adesso non ha più importanza…» sospirò la bionda, puntando i talloni per apparire indifferente. 
Davvero non ha più importanza?!
«Ehi… Dalla tua faccia afflitta non sembra…» osservò lui, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi. 
Okay Lucy, prendi un bel respiro…
«Tu… Conosci Cana Alberona…?» sussurrò sconfitta, con un fil di voce. 
«Sì, perché?» domandò Natsu, corrucciando la fronte.
«Ecco…»
Diamine, un po’ di coraggio, cagasotto! 
«Non è che ne potremmo parlare dentro la tua casa, Natsu?» 
Il rosato sembrò piuttosto spiazzato da tale richiesta, ma, senza ribattere, si spostò di lato lasciando uno spiraglio libero. E fu così che Lucy entrò. Per la prima volta, era letteralmente dentro l’abitazione di un ragazzo…
Un ragazzo…
Doveva ammettere, però, che era notevolmente diversa da quel che si sarebbe immaginata. Era sicura di trovare tappeti sopra i lampadari, divani al contrario, sorretti solo da joystick, scimmie che ballavano sopra le pile di piatti sporchi e nonni ubriachi appena alzati con solo i boxer ed una bottiglia di rum accanto. Invece la stanza, in questo caso la cucina, era più pulita di quanto potesse essere lei in quel momento. Proprio davanti, vi era solo un tavolino rotondo circondato da sedie di plastica bianca, dei fornelli e un piccolo frigorifero, almeno la metà di uno normale. In compenso, tutta la parete era tappezzata da mensole, che probabilmente contenevano cibo per secoli di carestie. A destra della cucina, senza alcuna porta a separarli, c’era un mini soggiorno, compreso solo di un divano ed una televisione anni ’90. Era davvero sconvolgente l’ordine lì dentro, batteva persino le ville Heartfilia! No, okay, quelle no, erano insuperabili. 
«Wow, qui dentro è tutto così…» sospirò, lasciando la frase a metà.
«Non è merito mio, né dei miei compagni di stanza. Se vuoi parlarne con qualcuno, fallo con Levy. È lei che ci costringe a riordinare, dovresti vedere com’è qui dentro il sabato sera!» affermò lui, ridente e sorpassandola a grandi falcate, per raggiungere una delle mensole. Lucy rimase immobile a fissare la sua schiena per qualche minuto, osservando ogni contrazione di ogni muscolo, visibile dall’aderente maglietta bianca. Si accorse solo in seguito che, nell’alzare un braccio per prendere una scatoletta di cartone giallo, Natsu aveva involontariamente mostrato una striscia di pelle scura e liscia. Le si fermò il cuore per qualche secondo. Faceva strano osservare il fondoschiena di un ragazzo, ora capiva il perché delle esagerate reazioni delle sue coetanee. Doveva ammettere che non era per niente una brutta visione, anzi! Se Cana fosse stata lì, lo avrebbe definito come “tremendamente sexy”; peccato, si era persa quello spettacolo.
Ah. Giusto. Mi ero dimenticata che lei l’ha già visto nudo.
Concentrata com’era, non si era neanche accorta che Natsu si era ormai girato, guardandola stranito e improvvisando un mezzo sorriso.
«Posso chiederti perché stavi fissando il mio sedere?»
«Cosa? No io… Emh… Pos-Posso sedermi qui?» balbettò la bionda, cambiando discorso e indicando una delle sedie bianche. 
Il rosato annuì, per poi girarsi nuovamente, diretto verso la macchinetta del caffè. «Allora, ti va del cappuccino, del latte o… non so, una tisana rilassante?» chiese, versando del caffè nero in una tazzina. 
Una tisana rilassante...? Beh, sarebbe perfetta adesso, effettivamente…
«Preferisco la tisana, grazie. Anche tu un appassionato d’infusi?» domandò la ragazza, accomodandosi silenziosamente e incrociando le gambe per non far notare il nervosismo. 
«Ad essere sinceri no, li odio» si voltò verso di lei, sedendole davanti «Ma Gajeel li compra sempre, l’ho visto più volte bere una di queste»
«Suppongo che Gajeel sia il tuo compagno di stanza…» 
Lucy prese la tazza fumante che le aveva porto: era in ceramica blu, con delle scimmiette stilizzate vestite da pagliacci incise sopra.
Allora le scimmie c’entrano alla fine… 
«Sì, è uno dei due. Il fatto è che ha diversi incubi la notte, si sveglia piangendo e gridando “Lily!” tutto il tempo, fino a svegliarmi (e ce ne vuole…). Poi si alza e beve la tisana per riaddormentarsi»
«Quindi le avete sempre comprate»
«Veramente non proprio… La prima volta che è successo, l’ho trovato in cucina a predicare in un angolo del divano, con la faccia sporca di zucchero e cioccolato. Si era mangiato il gelato alla vaniglia di Gray ed i miei donuts. Gliel’ho fatta pagare di brutto quella volta!» ribadì Natsu, con tono trionfante.
Povero ragazzo… chissà che tipo di persona sarà…
Non poté, però, fare a meno di ridere ascoltando quella storia, lei aveva i suoi problemi imbarazzanti, ma si era quasi dimenticata che anche gli altri erano umani. Quando poi si asciugò le lacrime, si rese conto che il rosato la stava osservando, ridendo complice con lei. Non s’immaginava fosse tanto bello ridere con un ragazzo, così liberatorio, quanto divertente. 
«Quindi, Lucy, perché ti premeva tanto il fatto di parlarmi dentro casa invece che fuori?» domandò lui, rompendo l’atmosfera venutasi a creare.
Il sorriso della bionda sparì all’istante, mostrando solo i tratti tipici di tensione. Deglutì gradualmente il boccone amaro che aveva percepito sulle labbra. 
Perché se l’è ricordato?! Non potevamo continuare a parlare delle sventure altrui, invece di tirare in ballo le mie?!
Ma sapeva di doversi fare coraggio. Non poteva più scappare, lo sapeva bene. Alzò la testa, senza fretta, mantenendo sempre lo sguardo rivolto a terra, incapace di incontrare i suoi occhi penetranti. Respirò piano, gonfiò il petto e aprì la bocca per parlare…
«Voglio fare un altro giro di quella cosa rilassante, per favore!» gridò, tirando la tazza verso il ragazzo, letteralmente stupito.
«Sembri ubriaca! Non è che queste cose contengono droga?» mormorò il rosato, versando lo strano liquido verde come ordinato.
«Bene Natsu, prima di parlare devi farmi una promessa…» lo guardò negli occhi, trovandoli sempre più belli. Avevano qualcosa di speciale, intrigante, quel verde chiaro sfumava, fino a fondersi col verde petrolio delle pagliuzze nascoste nell’iride, rendendo ogni sua occhiata intensa. 
«Devi promettermi che… che tu non ti metterai a ridere!» affermò la ragazza, impaurita, sigillando le palpebre.
Natsu sgranò gli occhi, cominciando a ridacchiare «Beh, dipende»
Come dipende? Che vuol dire dipende?!
 «Se mi fai vedere quello strano video in cui il preside lotta in mutande con una spada laser, non posso far altro che vomitare, come l’ultima volta!» disse, sorridente.
Ed io sarei venuta fino a qui per fargli vedere un vecchietto mezzo nudo che gioca a Star Wars?!
«P-Perché mai dovrei fare una cosa del genere?» chiese Lucy, arrossendo di colpo. Il ragazzo scrollò le spalle, passando il pollice fra le venature della tazzina.
«Non ti dovevo far vedere nessun video… Solo che… Ho bisogno del tuo aiuto, Natsu…» sospirò la bionda, confessandosi in un sol fiato.
«Del mio aiuto? E su cosa scusa?» rispose l’altro, sembrando piuttosto confuso.
«Beh, Cana mi ha parlato di te… Mi ha detto che tu sei bravo nei consigli… e-e con le donne… Ecco, io…»
Lucy non riuscì a finire la fatidica frase, che sentì un tonfo e, alzando lo sguardo, vide Natsu sbattere con forza la tazzina sulla credenza, prima di pronunciare qualche vocabolo decisamente non elegante. 
Okay che è imbarazzante, ma reagire in questo modo è davvero esagerato! Neanche gli avessi detto che le sue sopracciglia assomigliano a quelle di Moira Orfei!
«Diamine, chi cavolo le ha dato il permesso di…?!» il rosato continuava a borbottare, camminando avanti e indietro, come un povero pazzo che non ricorda in che direzione è la propria casa. Dopo qualche minuto, passato a maledire tutto l’albero genealogico di Cana, il ragazzo si accasciò sulla sedia, poggiando i gomiti sul tavolino e nascondendo il viso fra le braccia. 
«Perché l’ha fatto?» piagnucolò disperato, lasciando Lucy spiazzata.
Questo tizio ha più sbalzi d’umore di una dodicenne!
«Scusa, ma perché te la prendi tanto?» sussurrò la bionda, avvicinandosi leggermente per ascoltare la risposta. 
Sentiva solo delle parole, sconnesse fra loro, tipo “segreto”, “non avrebbe dovuto” e “ucciderla”, insieme a qualche “uhm” sommesso. Non aveva senso tutto ciò. Si fece ancora più vicina, ripentendo ancora di non aver capito bene. Ci fu qualche secondo di silenzio, prima che Natsu alzasse il capo di scatto, facendo arretrare impaurita la ragazza, schiacciata, ormai, alla sedia. 
«Ho detto che era un segreto, e quando l’ho aiutata, lei non avrebbe dovuto raccontare niente in giro sui consigli che le davo! Invece lei l’ha detto a te, il che è grave, perché se lo scopre qualche ragazzo, sono un uomo finito! Ed ho anche detto che ho tanta voglia di ucciderla!» gridò lui, ancora poggiato sui gomiti, e con i denti bianchi digrignati dal fastidio.
«O-okay, scusa, non volevo farti arrabbiare…» riuscì a dire la bionda, sentendo gli angoli degli occhi bruciare per i sensi di colpa. 
I ragazzi sono fin  troppo rudi per i miei gusti, forse è meglio rinunciare…
«Scusa» pronunciò di nuovo, prendendo la borsa in grembo e muovendo le gambe come per alzarsi. 
«No, scusami tu…» 
Come come?!
Natsu adesso non la guardava più, aveva il viso rivolto al pavimento, mentre sbuffava seccato. Quelle scuse dovevano costargli davvero tanto. Lucy, invece, lo guardava ancora interrogativa, senza neanche respirare, aspettando che fosse lui a prendere parola. 
«Non c’è nessun motivo di andarsene… Quindi, per favore, resta qui»
Lucy sentì l’intero corpo andarle in fiamme. Le stava chiedendo di rimanere? Aveva accettato di aiutarla?! Sul serio?!
Oddio! Tutto questo è così dolce che ci vorrebbe una canzone di Barbra Streisand in sottofondo!
Ma forse era veramente lei a doversi scusare. Insomma, la sua reazione era stata esagerata.
«No, ehm… Scusa tu invece, non dovevo farti arrabbiare né chiederti una cosa del genere, sarai già abbastanza esasperato» disse, riponendo la borsa sul tavolo.
«Dobbiamo continuare a scusarci a vicenda per non aver fatto nulla di concreto?» chiese il rosato, sorridendole dolcemente. Lei sorrise di rimando, trovando estremamente carine le fossette che apparivano sul viso del ragazzo. 
«Di che tipo di aiuto avresti bisogno quindi?»
La bionda mise due dita sotto il mento «Beh, in realtà non so come spiegarlo. Semplicemente vorrei che tu mi insegnassi a parlare coi ragazzi…» sussurrò, con sforzo.
Il rosato, però, incarnò un sopracciglio, confuso.
«Come parlare con un ragazzo? Lo stai già facendo»
«Beh, ma non parlare nel senso di parlare…»
«Continuo a non seguirti» disse Natsu, scuotendo la testa. 
«Hai presente quando hai una cotta per qualcuno?»
«Sì, certo»
«Una di quelle cotte che ti porti per un sacco di tempo?»
«Sì»
«E hai presente quel momento in cui sai di avere una cotta per qualcuno, ma sei sicuro che non potrai mai parlarci perché fai schifo nelle conversazioni con l’altro sesso?»
«Eeeeh… Non credo di volerlo avere presente…» 
Lucy si portò una mano alle tempie, rendendosi conto di parlare come un libro chiuso. Diamine, era così difficile spiegare un concetto così facile?!
«Non riesco a parlare bene con i ragazzi, okay? Quando mi trovo in situazioni imbarazzanti con loro, mi tremano le gambe e mi sento collassare, come se il mio stomaco fosse tutto attorcigliato –gli sentì dire “Magari hai solo fame” ma lo ignorò completamente, proseguendo- e inoltre arrossisco quasi subito. Ed è ancora peggio quando sono con lui, anche se lo vedo solo da lontano già ci sono i sintomi! Il fatto è che vorrei parlarci e stare più in sua compagnia… ma non riesco neanche ad avvicinarmi…»
«In pratica vorresti flirtare con lui in modo da “conquistarlo”, ho capito bene?» la interruppe lui, guardandola divertito.
«Sì… Esatto» rispose lei, sentendosi stranamente felice.
L’aveva capita al volo. Subito. A Cana c’erano volute tre settimane di disegnini sul blocco appunti. Invece lui no. Sapeva bene che, come lo aveva spiegato, non si comprendeva neanche una singola parola, ma lui aveva comunque afferrato il concetto. 
E so benissimo che, vista la sua faccia in questo momento, gli sto sorridendo come un ebete.
«Beh, allora è semplice!» affermò Natsu «Ci vorranno molte lezioni però… Quando sei libera?»
Sembrava quasi un appuntamento.
«Non so» disse la bionda, pensandoci su.
Non c’erano giorni in cui era libera, materialmente. Il corso di teatro e di scrittura la prendevano troppo. Tranne il mercoledì.
Il mercoledì… certo!
«Il mercoledì! È l’unico giorno! Anche perché il mercoledì c’è un corso di recupero di fisica, è una scusa perfetta, e Juvia, avendo nuoto, non dovrebbe neanche chiedere spiegazioni!»
Natsu la guardò spaesato.
«Juvia… Il nome mi dice qualcosa…» sospirò, portando il pollice al mento. «Comunque mercoledì va benissimo, non ho allenamento, quindi» continuò poi, sorridendole.
Sembrava contento di aiutarla. 
«Allora… Dove dovrebbero tenersi queste… lezioni…?» chiese la ragazza.
«Andrebbe anche vederci qui. Gajeel e Gray hanno lezione di matematica, la casa è libera»
«Oh okay…»
Lucy si strinse nelle spalle, vedersi con un ragazzo ogni mercoledì era già un primo passo.
«Quindi… Qui alle quattro?»
«Perfetto!»
Seguì un lungo silenzio imbarazzante, che sembrò durare minuti interminabili. 
Il rosato si alzò dalla sedia, stiracchiandosi e andando a prendere dei pancake surgelati. Aveva proprio fame. 
«Dobbiamo decidere su cosa si baseranno le lezioni» asserì «Ma per farlo ho bisogno di sapere chi è questo misterioso individuo» 
Lucy quasi non si affogò con la sua stessa saliva. 
Perché?! Che bisogno c’è?! Non gli ho chiesto di fare l’agente di Law & Order!
«Perché vuoi saperlo?»
«Perché magari è mio amico, e so che tipo di ragazze gli piacciono» sorrise lui, guardandola stranito. «Non per altro»
La bionda sospirò, indecisa sul da farsi. 
Oh, ma al diavolo questa indecisione!
«Lo-Loki…» sussurrò appena.
«LOKI?!» 
Neanche il tempo di farla proseguire. Natsu sembrava sbalordito quanto lei. Cosa c’era di così strano?
«Loki, il Leone d’Oro?» domandò il rosato, alquanto terrorizzato.
«Sì»
Lucy corrucciò la fronte.
C’è qualcosa di sbagliato?
«P-Perché proprio Loki?!»
«Beh, lo conosco da quando sono nata… Le nostre famiglie sono molto amiche… Perché?»
«A-Ah! Ecco perché! Certo, certo. Beh, sì, lo conosco, è nella mia squadra! Gran bella persona! Solo che, sai, alle volte ci possono essere delle divergenze…» disse, quasi fra sé e sé.
Si passò una mano fra i capelli (una vista molto hot, solo che Lucy, troppo presa dalla discussione, non se ne accorse), per poi rivolgerle un sorriso tirato.
Questo ragazzo è strano…
«Allora!» proferì lui, cambiando discorso e sempre con quello strano tono di voce. «Preparerò le lezioni più tardi… Solo, volevo chiederti…»
La guardò per qualche minuto, e Lucy si sentì come scavare dentro. Quegli occhi così pieni e profondi, le davano l’impressione che non avessero una fine.
«Ti interessano delle lezioni sulle relazioni anche in quel senso? Sai, faccio tipo delle lezioni extra sul… D’altro canto si vede che tu…»
Io cosa, scusa?!
E poi lezioni extra su…?

Sgranò gli occhi.
 Ora era tutto più chiaro. Ecco come Cana era finita a letto con lui. Con una lezione del cavolo! 
«Cos’è che si vede?! Che sono vergine?! Sì, perché ti crea problemi?!» urlò, alzandosi e facendo cadere la borsa con un tonfo. Il rosato sgranò gli occhi, consapevole di averla ferita.
«No, no, non volevo…» cercò di dire, interrotto subito dalla ragazza.
«Cos’è che non volevi?! Sei come tutti gli altri! Ora capisco perché non riesco a parlare con voi, perché ho paura di trovare qualcuno come te! Un idiota che cerca di adescare delle povere ragazze in cerca di aiuto, con la scusa di “lezioni gratuite”! Non dovevo credere alla balla del “Re dell’amore”; ma per favore! Lezioni sul sesso! Scommetto che prima ti prendi la verginità delle ragazze che dici di aiutare, e poi gli dai qualche consiglio preso su Internet! Ma non con me! Di questo puoi stare tranquillo! Puoi disdire tutto!»
Ormai non le rimaneva più niente da dire. Batté con forza i piedi al suolo, raccolse la borsa, pronta ad andarsene, prima di sentire qualcosa di bollente sul polso. 
«Aspetta un minuto» sussurrò Natsu, stringendo la presa ma senza farle male.
«Lasciami!» lo strattonò Lucy, voltandosi e ritrovandolo a pochi centimetri dal suo viso.
Dannazione ai suoi stupidissimi occhi verdi!
«Ricominciamo da capo» dichiarò il ragazzo.
«Non ricominciamo niente noi due!»
«Dai, avanti! Si chiude una porta e si apre un portone!»
«Io non mai aperto neanche uno spiraglio con te!»
«Okay, comincio io» la fermò lui, ridente. Le porse una mano con fare regale, rendendosi assolutamente ridicolo. 
«Qui presente al suo cospetto, Sir. Natsu Dragneel, che con grande piacere fa la sua conoscenza» disse, inginocchiandosi.
Lucy, contro il suo volere, rise divertita. Era davvero un ragazzo strano. 
«Non mi sono mai piaciute queste cose» rispose solo, nascondendo il sorriso.
«Oh, certo madame, perdoni la mia svista» si scusò il rosato, ricomponendosi in posizione eretta e schiarendo la voce.
«Ciao» affermò, allungando la mano verso di lei. «Mi chiamo Natsu Dragneel»
«E io Lucy Heartfilia» ribadì lei, roteando gli occhi e sorridendo, non potendo farne a meno.
«Aspetta, fammi finire» disse Natsu, sorridendo a trentadue denti «Prendi la mano»
Lucy lo guardò. Era curiosa di sapere cosa avrebbe detto. Ed era strano come si fosse pentita di quel che aveva detto poco prima. Almeno, su alcune cose sì. Fu così che strinse le dita alle sue. Calde, come si era immaginata. 
«Mi chiamo Natsu Dragneel» ripeté lui «E sono vergine»




«Eh…?»







Angolo della neo-autrice:
Ehi!:)
*coff coff*
Inizio scusandomi per la mia assenza. Non aggiorno da secoli, e lo so…
Ma sapete, la mia vita non è facile… Io, in realtà, sono un uomo, e non è semplice farsi accettare dalla comunità…
No, non è vero, sono solo super attiva e faccio diecimila cose al minuto! :D
Oppure, ci sono giorni in cui la pigrizia ricopre la mia gioia di vivere, e mi ritrovo a sbavare in uno stato comatoso! :D
(piccole perle sulla mia vita)
Comunque, questo è il primo vero capitolo! Per i miei standard da “scrittrice” è un po’ lunghetto, per questo il secondo capitolo (già pronto!) l’ho accorciato leggermente.
In ogni caso, spero sia di vostro gradimento, come al solito! :D
E mi raccomando, lasciate recensioni di ogni tipo: positive, negative, gialle, viola, blu, non importa! 
Spero (e non prometto niente…) di aggiornare presto.
Grazie in anticipo<3
Pand__Icorn<3
   
 
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