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Autore: Aittam    24/06/2016    1 recensioni
Non vi siete mai chiesti quali siano le vere origini dei Chipmunks e delle Chipettes. intendo dire, chi siano i loro genitori, come vivessero prima di diventare superstar e, sopratutto, dopo il loro boom discografico (ogni gloria va via via scemando). per poi ritrovarsi in un mondo che gli uomini credono di conoscere tanto ma che in realtà sono solo alla punta degli Iceberg. in un mondo dove persino la razionalità di Simon viene surclassata per far posto alla reale situazione, in un mondo dove Alvin potrebbe salire, quasi contro volontà al dominio di un popolo che lo ha aspettato tanto; dovrà scontrarsi con quello che è il suo vero ed eterno nemico, che lo ha perseguitato sporadicatamente da quando è diventato abbastanza famoso da attrarre le sue attenzioni; le attenzioni di una bestia assetata di sangue e bramosa di distruzione che cova nel buio da tanto tempo.
vedrete e immaginirete cose mai viste in questa mia prima Fanfiction, cose inaspettate e probabilmente inimaginabili solo qua, in questo racconto che forse non rispecchierà esattamente il clima tipico dei film ma che, in un certo senso, si può denotare in molti altri media.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Quattordicesimo capitolo, ci siamo lasciati con Simone, il misterioso scoiattolo rosso, che core di ramo i ramo con la nostra Britt sottobraccio, dove vorrà portarla? E soprattutto, cosa vuole farne? Resta a voi scoprirlo.
Buona lettura.
 
P.S.: scusate il ritardo ma ho avuto dei problemi con il computer e lo studio, vi prego di perdonarmi.
 
                                                          CAPITOLO 14: L’INIZIO DELLA GUERRA
 
Pov: Jeanette
Alvin aveva conquistato la fiducia del nostro popolo, - Modestamente sono un genio, e sono pronto, anzi prontissimo, per tornare alla ribalta come simbolo di ribellione e di libertà! – disse quella sera in una stanza lontana dal centro di Chipmonkia dove eravamo stati ospitati, li eravamo al sicuro, più o meno. Prima però dovevamo fuggire da Chipmunkia dato che lo zio dei Chipmunks aveva spie ovunque e quindi avrebbero potuto trovarci e portarci da lui in pochissimo tempo.
Scappammo allora attraverso la foresta con alcuni dei Chipmunks scelti che ci scortarono in gran segreto attraverso le zone più nascoste e improbabili dei boschi, mi guardai attorno svariate volte e amirai la belleza di quel luogo: una luce verde quasi surreale era alimentata dal sole che filtrava attraverso i rami degli alberi dove camminavamo silenziosamente, i versi di uccelli e animali svariati ci accompagnavano nel nostro peregrinaggio e mi sentivo stranamente investita da una strana sensazione di rinascita, mi si apriva n monda davanti e dovevo sfruttarlo a mio vantaggio.
Camminammo per ore e ore fin che non arrivammo in un largo spiazzo sgombro di alberi con una fitta foresta di erba altissima, era tanto alta che un uomo adulto avrebbe potuto nascondercisi tranquillamente. – Rimanete attaccati a noi, se vi perdiamo saremo in guai seri – disse uno dei Chipmunks che ci scortava.
- Oh, non ti preoccupare, vi staremo addosso come la puzza di pesce su un salmone – disse Alvin
- Questa non l’ho capita! – intervenne Theodore.
 - Lascia perdere. – terminò Simon seguendo gli altri che ci facevano segno di seguirli.
Non ho ancora parlato dei nostri scortatori: il primo era sui trent’anni, abbastanza alto e muscoloso, aveva il pelo molto chiaro, più di quello di Ele e l’altro era più basso e dal pelo quasi grigio, avrà avuto ina cinquantina d’anni e avevo notato che lo trattavano tutti con grande rispetto. Non ci avevano detto i loro nomi però e non avevo il coraggio di chiederglielo.
Ci fecero strada intrufolandosi all’interno dei cespugli e delle chiazze d’erba più fitte facendoci strada verso un punto non ben identificabile.
– Vi consiglio di prendervi die punti di riferimento.-  disse il grigio guardandosi attorno.- Come quel tronco la, è in quella posizione da anni ormai e nessuno è mai riuscito a spostarlo! - ci indicò un tronco cavo disteso a terra in un punto vicino ad alcuni sassi.
- Oppure quel buco. – proposi io.
- Non dovresti usarlo come punto di riferimento mia cara, questa è la nostra destinazione. – disse il chiaro indicandoci la tana che si apriva ben nascosta sotto una chiazza d’erba.
- Entrate uno alla volta, è stretto abbastanza per farci entrare solo un Chipmunk per volta, su, su, in fila indiana! – disse poi il grigio prendendo Simon e cacciandolo giù di  sotto, scesi poi io per controllare che non si fosse fatto niente. Inizialmente era una galleria che scendeva a mo’ di scivolo e terminava in una graduale pianezza,  dove si procedeva con tranquillità. Piombai addosso a Simon nella scena più equivoca mai ideata da mente di roditore, mi risollevai di scatto pulendomi dalle foglie secche e dai rametti che si erano impigliati nel pelo e nei miei capelli dando una mano a Simon a rialzarsi.
- Hai ancora una foglia qui… ecco! – con uno scatto mi tirò via una foglia secca che si era impigliata nella mia pelliccia sul fianco, fu rapido e indolore e ci mettemmo da parte aspettando che scendessero anche gli altri.
Aspettammo un po’ prima di sentire le voci di Theodore e Eleanor scendere giù dallo scivolo prima della loro effettiva comparsa, apparvero poi uno dietro l’altro saltando fuori dal buco che “racchiudeva” lo scivolo, balzarono fuori cadendo in modo comicissimo uno sopra l’altro, si divisero e si sistemarono accanto a noi aspettando Alvin. Aspettammo un po’ poi lo vidimo scendere gridando di gioia come un bambino: - Yuuuuuuupppppppppppppppppppiiiiieeeeee!!!! – per poi vederlo comparire di soprassalto a velocità incredibile che scendeva giù dallo scivolo con le braccia aperte. Fece una capriola e atterrò davanti a Simon schioccandogli le dita davanti agli occhi.
- Facciamolo di nuovo! – gridò felcissimo.
- Non ora, dorete nascondervi qui, Harry non sa di questo posto, lo abbiamo costruito dopo la sua uccisione e ogni notte, mentre Harry dormiva andavamo a gruppi a scavare per ottenere una tana complessa e adatta a un nascondiglio di fuggitivi, in coso fosse diventato troppo pericoloso sottostargli. È il caso di ora, è irrecuperabile! –
- Capisco, fateci vedere le meraviglie di questo posto allora. – dissi io decisa.
Ci scortarono in varie stanze ampie del complesso di gallerie segreto e ci spiegarono che avevano anche fatto in modo di unire una piccola galleria a Chipmonkia per raggiungerla più facilmente senza destare sospetti, avevano ance trovato un modo per evitare che venisse scoperta, l’avevanonascosta in un punto distante e difficile da raggiungere.
Dormimmo li per quella notte e aspettammo che il sole fosse ben sorto, volevamo andare a spiare Harr e vedere come agiva prima di fiondarci all’attacco, sarebbe stato più sicuro fare così che in qualunque altro modo.
Passarono i giorni e ormai era quasi una settimana che eravamo distanti da Brit e Dave, ormai ci eravamo abituati tutti all’assenza di Dave ma Brittany ci aveva lasciato un vuoto, soprattutto Alvin diventava improvvisamente triste appena la si nominava, i Chipmunks poi ci avevano detto che senza di lei forse tutti i nostri sforzi sarebbero stati vani, era la legittima erede al trono assieme ad Al e nessuno poteva sostituirla, lui non poteva aver figli da altre Chipmunks essendo un fattore di principio e quindi non avrebbe potuto lasciare eredi e probabilmente la faida sarebbe scoppiata irrimediabilmente senza un capo per l’ex clan matriarcale, avrebbero insorto e lo avrebbero ridotto al macello.
Eravamo tutti molto preoccupati per Alvin e a cercavamo di renderlo più caciarone, come era sempre stato.
A turno andavamo fuori a cercare del cibo per noi e per la comunità ribelle che ci stava ospitando, dovevamo sdebitarci i qualche modo, una notte toccò a me e decisi di cercare qualcosa in direzione sud-ovest, vagai a lungo in quella direzione, non ci ero mai stata ed ero sicura di trovarci qualcosa di nuovo.
Ma man mano che procedevo lungo quella strada sentivo qualcosa di strano pervadermi nell’anima, una strana sensazione di pericolo. Non sentivo alcun rumore e ciò non era per nulla positivo.
Ben presto però la mia sensazione trovò la sua origine, mentre proseguivo incerta su un tronco ricoperto di muschio sopra un precipizio notai che tra le fronde degli alberi sopra di me si muoveva qualcosa di rapido e numeroso, erano forse cinque o sette individui che si bloccarono all’improvviso e non riusc’ a vederli bene, sembravano grandi poco più di me.
Con il cuore in gola continuai a camminare per il sentiero tracciato da chissà quale animale fin che no riggiunsi una sporgenza che si allungava e si univa al burrone. Saltai sul ponte e mi trovai all’improvviso circondata: sia ai miei piedi che sull’altra sponda erano comparsi di colpo alcuni scoiattoli molto simili a noi Chipmunks, avevano però il pelo rossiccio con orecchie lunghe e appuntite, la coda in particolare era lunga e folta, simile a quella di uno scoiattolo rosso.
- C…C…Chi S...Siete? – chiesi subito.
- Te lo dirò io ma cher! – e subito balzò sulla chiave del ponte un altro scoiattolo delle mie stesse dimensioni, aveva un’aria stranamente famigliare.
- Jeanette! Che bello rivederti dopo tanto tempo! – disse lui porgendomi la zampa che io, più per paura che per reale sicurezza, gli strinsi. – Tu chi sei? –
- Ti conosco più di quanto tu sappi, ero con te sull’isola quando naufragaste. –
- No, io sono sempre stata con Simone… cioè, Simon. –
- Proprio questo ti fa sbagliare, quello non era realmente Simon, quello ero io. –
- TU??? – dissi sbalordita in maniera assurda.
- Mi presento, io sono Simone, il più potente degli Chipreddish, ti porterò da una persona che vorrebbe vederti –
- Chi? –
- Una persona che ti ha lasciata sola. –
- Chi?!? –
- Lo scoprirai presto se ti farai portare dove la potrai incontrare. –
Quell’accento francese così ammaliante, così seducente e trascinante mi diede una strana sicurezza, ricordai come quello che credevo l’alter ego di Simon  mi avesse corteggiata sull’isola, non era Simon, era quello strano scoiattolo che sembrava non essere nemmeno un Chipmunk. Inizialmente pensai di infischiarmene e di rifiutare ma c’era qualcosa in lui che mi attirava a se e mi lasciai prendere di peso dagli altri scoiattoli e portare lontano, non so esattamente dove ma sentivo di non voler pensarci, avrei incontrato qualcuno che mi aveva voltato le spalle e si era pentito. Forse era mia sorella! Improbabile, non ci avrebbe mai più ritrovati.
Mi portarono quindi in una zona profonda di una gola di conifere dove si ergeva una strana formazione di pietra che racchiudeva un buco che si spalancava entrando in un piccolo anfratto tra le rocce, mi portarono giù e li trovai tantissimi altri come loro, Chipreddish, come li aveva chiamati Simone, forse una nuova specie di scoiattoli che gli uomini non avevano mai conosciuto.
Notai stranamente che mi trattavano come una regina, mi servivano e mi riverivano non come prigioniera come avevo pensato all’inizio, ma come ospite.
Mangiai ciò che mi offrivano e Simone mi fece sedere accanto a lui sul trono che si era costruito, tre lastre di marmo scuro, due in orizzontali una sopra l’altra e un’altra in verticale appoggiata alla parete sopra la quale si apriva anche una specie di stanza minore molto buia che avrebbe potuto essere utilizzata come pulpito o qualcosa di simile. La stanza in cui si trovava il trono era un’immensa grotta-sala che ospitava gli altri scoiattoli. Erano tantissimi! Ma non più dei Chipmunks a Chipmonkia. Mi sistemai sulla superficie di foglie che ricopriva il trono e mi appoggiai allo schienale del trono afferrando una mandorla da un grande mucchio che si alzava da terra accanto al trono.
- Intanto che aspettiamo questa persona, potresti parlarmi di te e di questo popolo? Non avevo mai sentito parlare di scoiattoli rossi antropomorfi! –
- Oh, è una storia lunga, se vuoi te la racconto: vedi, una volta vivevo con tutto il mio clan in Francia Occidentale, era un luogo pacifico e tranquillo e noi vivevamo in pace e armonia senza mai farci vedere dagli umani, analogamente a voi Chipmunks in Europa sono presenti i Chipreddish, siamo anche noi scoiattoli antropomorfi e evoluti quanto voi, vivevamo tra gli alberi e non ci scavamo tane sotterranee come adesso, ci guardavamo da svariati predatori e spesso ci trovavamo ad affrontare lupi, orsi, tassi, martore, donnole e quant’altro, ma vivevamo in armonia fin che no sono venuti loro. –
- Chi è arrivato? –
- Hai saputo degli scoiattoli grigi in Europa? Bene, oltre a loro sono venuti anche i loro discendenti a scombinarci i piani e abbiamo dovuto migrare qua da voi, siamo in pochi fortunatamente, non volevamo crearvi danni e ce ne staremo in pace qua oppure, se preferite un’alleanza potreste anche dircelo, a noi farebbe più che piacere. –
- Mi dispiace tanto, ma come è successo? Cos di colpo o sono arrivati in piccoli gruppi? –
- Di colpo! Senza preavviso, in un giorno ce n’erano giù cento, in una settimana cinquecento, in un mese circa mille e in un anno ci trovammo la foresta invasa, ecco perché siamo scappati. –
- Oh, non deve essere stato piacevole. –
- Per niente mia cara Jeanette. -   
All’improvviso giunse un rumore e un grido provenire dal fondo della sala.
- Jeanette! Non perdere tempo, scappa! È una trappola! – tutti si voltarono e si creò un corridoio vuoto che percorse tutta la sala, tutti i Chipreddish li presenti si fecero da parte e l mio sguardo fu colpito dal terribile scenario che mi si parò davanti: la parete  nuda e bruna era simpaticamente decorata da una Brittany spaventatissima appesa alla parete con dei filamenti, forse corde rubate agli umani legate ai polsi e alle caviglie.
- FATELA STARE ZITTA! – gridò Simone balzando in piedi e afferrando un bastone che notai solo in quel momento, disse alcune parole che mi suonarono stranamente famigliari: - Moheyo Weyo! – e puntò il bastone verso mia sorella dalla quale partì una scarica elettrica che la colpì allo stomaco.
Lei gridò con qanto fiato avesse in corpo, io ero terrorizzata ma riuscì a mantenere la calma e lo guardai fisso negli occhi cercando di distrarlo , gli appoggiai una zampa sulla spalla e gli dissi con voce dolce ma ferma: - Lasciala andare, per favore –
Lui mi afferrò la zampa e con la sua mi accarezzò la guancia: - Ho mia cara, credo proprio di no! – poi, con uno scatto allucinante balzò sulla parte alta dello schienale di pietra e sollevò il bastone gridando: - COMPAGNI CHIPREDDISH! È GIUNTO IL MOMENTO DI DICHIARARE GUERRA, OGGI, NELL’ORA IN CUI LA LUNA SARÀ PIÙ ALTA GETTEREMO IN SACRIFICIO QUESTE DUE MISERABILI! – il suo corpo iniziò a brillare e si sollevò in aria come se fosse stato colpito da chissà quale potere divino e i suoi occhi divennero rossi, la coda iniziò a muoversi ipnoticamente carezzando il pavimento di quella specie di pulpito buio, intanto mi guardò con sguardo feroce e sussurrò malevolo: - Jeanette, ora verrà la persona di cui ti avevo parlato.
In quel momento alcuni scoiattoli rossi entrarono nella sala seguiti da una Chipreddish davvero bella, aveva il pelo di un rosso lucentissimo e gli occhi color dell’Ambra circondata da una fluente chioma scarlatta che le incorniciava il capo con elaborati ricci simili ai miei, giunse davanti a me e a Simone e si inchinò al redegli scoiattoli con fare reverenziale abbassando la coda lunga e foltissima sul suolo pieno di foglie.
– Scarlett, era ora! – disse il re.
- Jhoansson – ridacchiarono alcuni tra il pubblico.
Lei si voltò e li fulminò con lo sguardo per poi voltarsi verso Simone.
- Maestà! Mi avete fatto chiamare? –
- Si Scarlett, dovresti occuparti di questa piccoletta – e mi indicò con veemenza.
- Subito! – allungò la mano e mi sentii sollevare per poi essere lanciata contro ilmuro accanto a Brit. Lei mi guardò dall’alto e sussurrò: - Prendi quella pietra appuntita e slegami – in quel momento qualcosa iniziò a succedere dietro di me, la parete iniziava a deformarsi e quattro filamenti scattarono ad arco sopra la mia zampa sinistra che tenevo ancora appoggiata allapietra erano di una fibra legnosa diversa da quella delle corde che mi imprigionò subito la zampa, velocissima alllontanai le zampe e cercai di afferrare una pietra appuntita appoggiata al muro, non fice in tempo a prenderla che un filamento sbucò dalla roccia e tentò di afferrarmi il polso ma lo allontanai con uno strattone, poi riuscii ad afferrare la selce e feci per tagliare il filamento che legava la zampa sinistra ma non feci in tempo e una nuova manetta mi si serrò sul polso destro, ora ero in trappola, nella mano impugnavo la selce ma il filo eratroppo in alto perché riuscissi a tagliarlo con precisione, allora andai a istinti: con una mossa che mi aveva insegnato Alvin in caso di situazioni disperate, feci roteare la sele senza farla caderee l’afferrai quando aveva la punta alll’Ingiù. Iniziai a incidere piccoli tagli forsennati in uno stesso punto del cordino fin che questo no si divise e cadde a terra in due piccole parti che si intrufolarono nuovamente nel muro.
Velocissima tagliai anche gli altri tra filamenti e mi staccai subito appena per vedere altre quattro corde scattare fuori verso di me. Ero comunque troppo lontana.
Brittany era a circa cinque centimetri più
 In alto rispetto al suolo e raggiungeva la mia esatta altezza, le corsi davanti e con fare deciso, non molto tipico della sottoscritta, iniziai a tagliarle i fili e le intimai di staccare subito le zampe appena la corda era andata.
- Tranquilla sorellina, ora ci sono… fatto! Vai, veloce! –
Lei balzò giù e una voce da dietro di noi gridò: - NO! – viDI Scarlett allungare la mano e spalancare i palmi più che poteva mentre Simone afferrava il bastone pronto a colpire.
Nel frattempo nel muro si era formato non un filo ma una corda enorme pronta a uccidere che scattò subitissimo verso di noi ma noi fuggimmo tra la folla e tentammo di confonderci anche se e era praticamente impossibile, avevo ancora la selce in mano e appena la corda riuscì a raggingerci tirai la pietra che gli si conficcò all’interno, vidi la corda collassare ed esplodere per poi cadere a terra come un serpente morto.
Fuggimmo il più velocemente possibile ma non facemmo in tempo a raggiungere l’uscita che un gruppo di Chipreddish ci catturò e ci portò a cospetto di Simone.
- Dunque è così che mi ringraziate piccole sprovvedute?  Bene, so come sistemare le cose, portatele da lei! -
Alcuni di loro ci saltarono alle spalle e ci afferrarono per le braccia e per le gambe per poi fuggire verso sud est.
Simone era a capo di loro e mi reggeva per le zampe e correva più velocemente che poteva.
Alla fine raggiungemmo una zona profonda della foresta a est dove si alzava una tetra figura, era un’albero scuro e secco ricoperto di muschi e licheni ma che incuteva una paura incredibile.
I cinque scoiattoli si posizionarono quindi attorno all’imboccatura del tronco cavo e ci sollevarono gridando: - Accetta questo sacrificio così che noi possiamo placare la tua insaziabile fame! – e ci gettarono giù nel buco.
Atterrammo una sopra l’altra e ci rialzammo spolverandoci il pelo, ci guardammo atorno, era buio e non c’era proprio nulla tranne qualcosa di piccolo e buio che si spalancava nella parete, era un altro buco.
Uno strano rumore però ci fece scattare sull’attenti, un’ombra buia e inquietante si levò dal buco seguita da altre. Un sibilo fortissimo risuonò nel tronco cavo e la creatura si fece vedere, erano tre grossi serpenti dalle squame variopinte, quello più grosso, una femmina, aveva denti affilatissimi e una lingua rossa come il sangue. Iniziarono a cantare ritmando il tutto battendo la coda sul suolo legnoso.
 
Quant’è bella, giovinezza
Che ora fugge, tuttavia
Or non mi sfuggi preda mia!
Poiché di te no si ha certezza.
Finirà la vostra bellezza!
Che ora fugge tuttavia
Chi vuol esser lieto sia
Del doman non si ha certezza
 
I due maschi in coro dietro di lei, che tra l’altro aveva una voce davvero bella.
 
DI DOMAN NO V’È CERTEZZA!
DI DOMAN NON V’È CERTEZZA!
 
Lei da sola:
 
Il mio nome è Jarret
Sempre sola me ne sto quaggiù!
Per chi il tempo lo sfrutta e lo inganna
Io col tempo mi sono fatta temer
Da voi ninfe, da voi ninfe, ed altre genti!
 Sacrificate, sacrificate, e ora via!
Chi vuol esser lieto sia
Del doman non si ha certezza!
 
Partì nuovamente il coro e nel frattempo la femmina fece uno scatto in avanti e tentò di morderci seguita dagli altri due, ora, mentre cantavano, cercavano di divorarci o quantomeno di stritolarci.
 
DI DOMAN NON V’È CERTEZZA!
DI DOMAN NON V’È CERTEZZA!
 
Di nuovo solo Jarret.


Donde son i vostri giovani amanti!
Alvin e Simon, il primo amore!
Tra concerti, balli e canti!
Riempivate il loro cuore.
Con impegno, con l’amore!
Dove sono? Dove sono. Non vi salveranno!
Chi vuol esser lieto sia!
Del doman non v’è certezza!


DI DOMAN NO V’È CERTEZZA
DI DOMAN, NON VÈ CERTEZZA!   
               (musica di “Il trionfo di Bacco e Arianna” Camerata Meridionale)
 
Terminarono la canzone battendo qualche altro colpo con le poderose code mentre cercavano di acciuffarci, ora erano aumentati, prima erano due maschi, poi erano cinque, ora erano circa otto e mi sembrava di vedere direttamente l’Idra di Lerna (che poi ha nove teste fate voi!).
- Jeanette? Che specie è? –
- Serpenti Giarrettiera, sono predatori naturali di qualunque cosa piccola che incontrano, noi rientraiamo perfettamente! –
- Sono velenosi? –
- Non mi ricordo, forse si, forse no… no, no è velenoso, però son molto forti e veloci e quella la penso che sia un Giarrettiera di San Francisco, una delle sottospecie più belle in assoluto. –
Nel frattempo Jarret fece un violento scatto con la testa color vermiglio e mancò Brit per un pelo prima che lei saltasse per poi balzargli sul capo, facemmo alcune acrobazie per distrare i viscidi rettili e iniziammo a contrattaccare, i loro corpi sinosi ci scattavano accanto disegnando ampi archi di svariati colori, erano troppo forti, erano velocissimi e quasi impossibili da schivare. Ad un certo punto Jarret comparve dietro di me e con un colpo potentissimo mi morse per poi lasciare la presa, non sentì l’agire di qualsivoglia veleno e ciò mi fece dedurre che il veleno effettivamente non l’aveva, molto meglio. Sentii comunque un dolore terribile alla spalla e mi fece tanto male che cominciò a girarmi la testa, Brittany mi afferrò prima che cadessi a terra dove mi aspettava un’allegra combriccola di rettili affamati, mi caricò sulle saplle e cercò di arrampicarsi sul tronco ma questo era troppo liscio e levigato e scivolammo subito giù, i serpenti erano sempre più vicini e i loro occhi e le loro zanne scintillavano come non mai. Poi avvenne il cataclisma: si sentii un potentissimo rumore e una parte in alto del grosso tronco venne distrutta e vi penetrò una grossa zampa pelosa e bruna con artigli affilatissimi.
Un ruggito potentissimo risuonò fuori, nella foresta mentre la grossa zampa bruna calava verso di noi e ci afferrava tirandoci su fori dal campo d’azione delle serpi. 
Uscimmo dalla tana e vidi Britt coprirsi il volto gridando: - Ti prego no! Non mangiarci! –
- Perché dovrei mangiarvi, a me non piace la carne di Chipmunk… aspetta un attimo… non posso crederci! –
Ci sedemmo sul palmo della sua zampa e lo guardammo con interesse, era lui, l’orso che ci aveva portato verso il villaggio di Frederick, lo stesso che credevamo morto ucciso dai coyote.
- Non pensavo di rivedervi vive! Vi credevo morte nelle pianure divorate dai Coyote, dov’è vostra sorella? –
- Al rifugio, se vuoi ti indico dov’è! – dissi  io essendo l’unica a sapere dove fosse, saltammo sulla sua groppa ed avanzammo verso nord diretti alla radura dove era nascosta l’entrata.
   
 
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