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Autore: ValeDowney    24/06/2016    0 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love


 
 
  Capitolo XIX: Mai giudicare un libro dalla copertina -  Prima Parte

 
Foresta Incantata
 
Qualcosa era arrivato nella foresta incantata di recente. Qualcosa che poteva sconvolgere la vita già troppo movimentata degli abitanti del luogo. E anche Belle, presa dalla sua curiosità, volle scoprire di che cosa si trattava. Ovviamente Tremotino andò con lei, prendendosi con sé anche la piccola Rose.
“Potevamo rimanercene a casa” disse Tremotino, mentre camminava per la foresta. Al suo fianco c’era Belle con Rose tra le braccia. I due adulti indossavano dei mantelli con copricapo, evitando così di essere riconosciuti e, di conseguenza, mettere in pericolo la vita della loro bambina.
“Be’, non ti ho mica chiesto di venire con noi e nemmeno obbligato. E poi io e Rose sappiamo benissimo cavarcela anche da sole. Non è vero, piccolina mia?” disse Belle, solleticando la pancia della figlia con un dito. Rose emise una piccola risata.
“Questo è un colpo basso, Belle. E poi lo sai che se sono venuto con voi, è solo per tenervi più d’occhio… e proteggervi. Se qualcuno di nostra conoscenza venisse a scoprire che Rose è viva, non sai cosa potrebbe accadere” spiegò Tremotino.
“E lo apprezziamo molto. Dico davvero. Ma dovresti anche cercare di rilassarti e goderti questo momento con la tua famiglia. E poi non riesco a capire perché tu non abbia voluto portare Excalibur” disse Belle.
“Perché deve badare al castello” disse Tremotino.
“Sii serio” disse Belle.
“Ma io sono serio. Excalibur è più affidabile di Dove e Grachen messi insieme. Della mia volpe mi fido. Di quei due no. Soprattutto di Grachen” spiegò Tremotino.
“Ricordati che devi a Grachen la vita di tua figlia. Se non fosse stato per lei, Rose non sarebbe mai nata” disse Belle.
“Me lo ricorderò quando dovrò sdebitarmi con lei. Il che non avverrà mai. Perché io non ho debiti con le fate” disse Tremotino. Belle scosse negativamente la testa.
Continuarono a camminare tra la flora, finché non sentirono una musica vivace. Emersero dal bosco e, guardando l’orizzonte aperto, scorsero il profilo lontano di tendoni da saltimbanco e artisti di strada.
 Tremotino e Belle – quest’ultima tenendo sempre ben sicura tra le braccia la piccola Rose – camminarono tra le varie bancarelle. Ma fu Belle la più curiosa. Guardava a destra e a sinistra, non riuscendo a decidere dove fermarsi. Mangiafuoco. Giocolieri. Fachiri. Facevano da padrone in quel posto quasi surreale. Lei ne rimase incantata. Mentre Tremotino tremendamente annoiato. La donna indicò poi davanti: “ Guarda. Uno spettacolo di magia!”
“Belle. Davvero. Non sei divertente” disse Tremotino.
“Sarà bellissimo. Ne sono sicura. E poi tutte quelle magie” disse Belle.
“Non scherzare. E poi sai benissimo che mi basta uno schiocco di dita per incantarti” disse Tremotino.
“Non è con la tua magia che mi incanti” disse Belle guardandolo e sorridendogli maliziosamente. Anche Tremotino le sorrise. Aveva già intuito cosa in verità dicevano le sue parole. Quella sera, dopo aver messo Rose a letto, si sarebbero divertiti.
Arrivarono in un punto dove gran parte della folla si era radunata. Si fermarono in fondo e in disparte, per non dare nell’occhio. Dopotutto, nessuno doveva scoprire che il Signore Oscuro si aggirava tra loro.
All’improvviso si creò una nube di fumo e comparve un uomo vestito di abiti colorati e adornati da campanellini. In testa indossava un grosso cappello piumato. Le persone rimasero affascinate dalla sua improvvisa comparsa. Tremotino, dall’altro canto, non ne sembrò affatto entusiasta: “Dilettante” si limitò ad esprimere. Belle lo guardò di sfuggita per poi riguardò il presentatore che, con un accenno di accento francese, disse: “Madames e messieurs, benvenuti nel mondo dove i vostri sogni si avverano. Qua incontrerete creature di ogni tipo. Alcune anche mai viste. Verranno messe alla prova le vostre paure più profonde e si alimenteranno i vostri sentimenti” e la folla emise un “ohhh” di entusiasmo e contemporaneamente stupore.
“Tutte fesserie per attirare la gente. Guardali: pendono dalla sua bocca” disse Tremotino.
“E’ il suo lavoro in quanto intrattenitore e, a quanto pare, lo sta eseguendo bene” disse Belle.
“Be’, non ci sta riuscendo con me” disse Tremotino e Belle scosse negativamente la testa. Riguardarono sul palco, dove il presentatore proseguì: “E ora, rimarrete affascinati da ciò che vi mostrerò. Occhi ben aperti per una delle creature più spaventose di questo e altri mondi e che compare solo nei vostri peggiori incubi” Scosse la mano a pugno, lasciando cadere a terra della polvere che, come prima, creò fumo. Mano a mano che scompariva portato via dal vento, si poté intravedere una figura che si muoveva o, almeno, cercava di liberarsi dalle catene che le tenevano bloccati i polsi.
Appena il fumo si dissolse del tutto, la folla rimase impassibile. Solo terrore si poté scorgere nei loro occhi. Sul palco e incatenato, c’era un ragazzo deformato. Ma non solo in viso. Ciò che colpì di più fu la gobba che gli sporgeva dalla schiena. La folla era restia nel guardarlo.
“Non abbiate paura” li rassicurò il presentatore. “Incatenato è innocuo ed è abituato alla presenza di estranei. Ma orsù, ora pensate a divertirvi. Lui non se ne avrà a male” continuò, mentre tra la folla passarono alcuni con ceste piene di frutta. Le persone presero in mano mele e arance, che poi incominciarono a lanciare al povero ragazzo. Mentre lo facevano, ridevano malignamente.
“Tremotino, dobbiamo fermare questa cosa oltraggiosa” disse Belle.
“Mi dispiace, mia cara, ma non posso fare nulla” disse Tremotino. A quel punto, Belle gli mise una mano sul braccio e, mentre lo guardava, disse: “Ma sta soffrendo. Non ha fatto nulla di male, se non solo quella di nascere così. Ti prego, per amor mio e di tua figlia, fa’ qualcosa.”
Tremotino la guardò in silenzio. Il suo sguardo si perse in quello così dolce di lei. Come aveva fatto una ragazza così ad innamorarsi di uno come lui? La risposta era tra le braccia di lei. La loro piccola Rose che, come se sentisse il dolore e l’umiliazione che quel ragazzo stava provando, aveva abbassato le piccole labbra pronta a scoppiare in un acuto pianto. E Tremotino non voleva vedere la sua bambina triste.
Con uno schiocco di dita, un fumo viola avvolse entrambe le catene ai polsi del ragazzo, liberandolo. La folla smise di lanciare la frutta e, impaurita, fece qualche passo indietro.
“E’ tutto sotto controllo. Non vi farà nulla. È innocuo” disse il presentatore. Poi, rivolto ai suoi aiutanti, aggiunse: “Prendetelo e rinchiudetelo nella sua gabbia.” Tre degli aiutanti si avvicinarono al palco da tre direzioni diverse. Il gobbo cercò di scappare, ma si trovava sempre la strada chiusa.
“Tremotino, dobbiamo aiutarlo” disse Belle.
“L’ho già aiutato prima. E poi sai benissimo che la magia ha sempre un prezzo” disse Tremotino.
“Lo so! Ma al momento fregatene! Quel ragazzo non ha fatto nulla di male e quei tre vogliono sbatterlo in una gabbia! Le gabbie sono fatte per chi si comporta male” replicò Belle.
“Pensavo dicessi che fossero per gli animali cattivi” disse Tremotino.
“Gli animali non sono cattivi. Siamo noi che li giudichiamo così, ma sono molto più intelligenti degli esseri umani” spiegò Belle. I tre balzarono sul palco ma, poco prima che prendessero il gobbo, una nube viola li avvolse, trasformandoli in tre cagnolini. Il pubblico rimase senza parole, così come anche il presentatore e lo stesso gobbo.
“Grazie, Tremotino. Sapevo che avresti capito” disse Belle sorridendogli amorevolmente.
“Ma io non ho fatto nulla. E poi non trasformo le persone in teneri cagnolini. Piuttosto, li avrei trasformati in lumache da schiacciare” disse Tremotino. Sentirono una piccola risata. Abbassarono lo sguardo e videro Rose ridere, con le manine che si muovevano al di fuori dell’asciugamano nel quale era avvolta. Capirono che era stata lei a praticare quella magia.
Tremotino mise un braccio intorno a Belle e, mentre si allontanavano dalla folla, disse: “Andiamocene da qua e ritorniamo al castello prima che Rose trasformi tutti nella carica dei dalmata.”
“Perché proprio in dalmata?” domandò Belle.
“E’ il primo cane che mi è venuto in mente” rispose Tremotino. Quindi si fermarono, sentendo gridare. Voltarono lo sguardo per vedere il gobbo scendere in mezzo alla folla  che corse da tutte le parti cercando di evitarlo.
Tremotino tenne stretta a sé Belle, cercando di proteggere come poteva le due persone più care a lui. Rose – tra le braccia di sua madre – non capiva cosa stesse succedendo. All’improvviso il gobbo capitò accanto a loro. I tre si guardarono, ma poi il ragazzo deformato puntò lo sguardo su Rose. In uno scatto veloce la prese dalle braccia di Belle e, prima che Tremotino potesse fermarlo, se ne corse via nella foresta.
“La mia bambina! Ha preso la mia bambina!” disse Belle quasi con le lacrime agli occhi.
“La pagherà molto cara! Nessuno prende qualcosa dal Signore Oscuro!” replicò arrabbiato Tremotino e scomparve in una nube viola. Belle, lasciata sola, decise di correre dietro al gobbo. Proprio quest’ultimo, con una Rose ormai in preda a un acuto pianto tra le sue braccia, stava correndo tra la folta radura e, di tanto in tanto, si arrampicava da un albero all’ altro come se fosse stato una scimmia. Ma appena scese, davanti a lui e in una nube viola, comparve Tremotino il quale, dopo essersi tolto il cappuccio da sopra il capo, replicò: “Dammi subito la bambina.”
Il gobbo si tenne stretta la bambina cercando di evitare – ma con scarsi risultati – lo sguardo poco rassicurante del Signore Oscuro. Quest’ultimo replicò: “Non mi piace ripetermi: dammi subito la bambina e non subirai tremende conseguenze!” Ma il gobbo continuava a esitare. Quella bambina poteva essere la sua via di fuga ma, se non l’avesse consegnata all’uomo davanti a lui, gli avrebbe anche potuto costare la vita.
Belle, finalmente, li raggiunse. Il ragazzo la guardò. Vide tristezza e preoccupazione nello sguardo di lei. La donna, dopo aver ripreso fiato dalla corsa appena fatta, fece qualche passo verso di loro per poi dire: “Ti prego, ridammi la mia bambina. La nostra bambina. Se ce la ridai, ti prometto che ti aiuteremo.”
“Belle” la rimproverò Tremotino. Ma la donna, continuando ad avanzare verso il gobbo, disse: “So che hai paura. So che quelle persone ti faranno nuovamente del male. Ma se verrai con noi, ti proteggeremo. Noi non siamo persone cattive.”
A quel punto, il gobbo guardò Tremotino, il quale disse: “Sei fortunato che ci siano anche lei e mia figlia qua, perché se no per te sarebbe già finita male da un po’. Ma ora gradirei che mi consegnassi mia figlia.”
Il gobbo fu un po’ titubante ma poi, avvicinandosi a Tremotino, gli consegnò Rose che, appena si accorse di essere tra le braccia del padre, smise di piangere.
Il gobbo guardò Belle che, sorridendogli, gli disse: “Grazie. Sapevo che avresti capito.”
Sentirono gridare, segno che la folla – o chiunque altro avesse inseguito il gobbo – si stava avvicinando. Il ragazzo deformato si guardò intorno preoccupato per poi dire: “Stanno venendo a prendermi. Mi riporteranno nella mia gabbia.”
“Allora parli. Stavo incominciando a pensare che fossi muto. Il che mi sarebbe andato anche bene” disse Tremotino, facendo una piccola risata. Il gobbo era sempre più preoccupato e le persone che lo volevano in gabbia si stavano sempre di più avvicinando. Poi guardò Belle quando gli disse: “Vieni con noi: ti proteggeremo e nessuno di cattivo ti farà mai più del male” ed entrambi guardarono Tremotino che stava giocherellando con Rose, mentre quest’ultima con la manina gli teneva una ciocca di capelli. Il Signore Oscuro – altamente scocciato per essere stato disturbato da quel momento padre – figlia, alzò lo sguardo per poi dire: “E va bene. Attaccatevi a me” e dopo che sia Belle e il gobbo si furono attaccati al braccio, svanirono in una nube viola.


 
Storybrooke del presente
 
I mesi passarono. Gold sfrattò Lucy e la sua famiglia, mandandoli a vivere in una vecchia casa di campagna quasi al confine della città e il padre di Lucy, da uno dei più stretti collaboratori del Sindaco e del precedente sceriffo, divenne un comune contadino e allevatore di mucche. Inoltre Mary Margaret, accusata di aver ucciso Kathryn Nolan, fu scagionata e lei e David ripresero a vedersi più spesso – seppur ancora visti malamente dalla maggior parte dei cittadini.
L’Operazione Cobra stava proseguendo bene, così come anche il rapporto tra Jefferson e Paige. La bambina si era affezionata all’uomo e quest’ultimo sperava tanto che lei si ricordasse di essere sua figlia. Le cose sarebbero state più semplici se la maledizione fosse stata in procinto di spezzarsi. Ma se da una parte Rose, Henry e Paige portavano avanti la loro operazione, dall’altra Regina cercava in tutti i modi di mettere loro i bastoni tra le ruote. Dopotutto non voleva che la maledizione si spezzasse, perché se così fosse avvenuto, lei sarebbe stata un bersaglio per tutti gli abitanti e, se anche Gold avesse scoperto chi nascondeva, la sua vita sarebbe stata molto breve.
Un giorno, Rose si trovava nel negozio del padre, china davanti alla cesta di Excalibur. Quest’ultima stava dormendo beata quando, sentendo qualcuno che la stava chiamando, aprì piano piano gli occhi per trovarsi davanti la sua padroncina.
“Excalibur. Excalibur. Su avanti, svegliati” la chiamava Rose. Di tutta risposta, la volpe sbadigliò per poi richiudere gli occhi. Rose sbuffò. Poi aggiunse: “Excalibur, non fare la dormigliona. Avanti, svegliati.”
“Rose, smettila e lasciala dormire” disse Gold da dietro il bancone. Rose alzò lo sguardo per incrociare quello del padre. Quindi gli disse: “Ma papà, non fa altro che dormire e… mangiare.”
“E’ normale per una volpe dormire tanto… e mangiare” disse Gold, facendo un piccolo sorriso.
“Papà, stiamo parlando di una volpe e non di un gatto” disse Rose e, riguardando Excalibur, aggiunse: “Excalibur, se ti svegli ti do dei buonissimi biscotti al cioccolato.”
“Rose!” la rimproverò Gold e, dopo che la figlia lo ebbe guardato, continuò: “Te l’ho già detto: niente biscotti a Excalibur! Le fanno venire un forte mal di pancia.”
“E tu cosa ne sai?” chiese Rose, alzandosi.
“Le volpi non mangiano i biscotti al cioccolato. Tu mangeresti i lombrichi?” rispose Gold. Rose fece una faccia disgustata. Gold, dopo aver sorriso soddisfatto, aggiunse: “Lo vedi? Quindi, lasciala dormire.”
“Ma vorrei portarla un po’ fuori. All’aria aperta. Nel suo ambiente naturale. Il negozio è pieno di polvere e cianfrusaglie che non fanno bene per lei” disse Rose.
“E dov’è che vorresti portarla, tanto per curiosità?” domandò Gold.
“Emmm… dal… dal… dal veterinario” rispose titubante Rose.
“Ce l’abbiamo portata l’altro giorno e ha detto che, se la sua zampa è guarita completamente, ha ancora bisogno di non sforzarla troppo. Tu non vuoi andare dal veterinario. Sei curiosa di vedere come se la cava il Signor Nolan nel nuovo posto dove l’ho fatto assumere, non è vero?” disse Gold.
“Be’… sì. Anche perché ho sentito che le cose tra lui e Mary Margaret stanno andando bene. Almeno, l’ho sentito da Henry che lo ha sentito da qualcun altro di cui non ricordo il nome” disse Rose.
Gold fece un piccolo sorriso. Per poi dire: “Ah già, ricordo che tu e i tuoi amichetti avete aiutato la Signorina Blanchard, rendendola innocente agli occhi degli altri abitanti. Ma forse ti sei dimenticata di quello che ti avevo detto, ovvero di non intrometterti nelle sue faccende sentimentali.”
“Però devi ammettere che tutto si è risolto per il meglio e che anche tu hai fatto la tua parte, in quanto eri stato il suo provvisorio avvocato” disse Rose.
“Non potevo dire di no alle suppliche di mia figlia” disse Gold.
“Ehi! Non ti stavo supplicando! Be’… forse un pochino l’ho fatto, ma almeno Mary Margaret è stata scarcerata. Katryn è viva e vegeta e David… be’… lui ora ha un nuovo lavoro e vorrei tanto vedere come se la cava. Quindi ti prego, papino, fammi portare anche Excalibur. Prometto che te la riporto tutta intera” disse Rose, facendo gli occhi da cucciola al padre. Gold cercò di evitare lo sguardo della figlia. Ogni volta che lo guardava così e lo chiamava papino, andava a toccare quella parte del suo cuore che era destinata alla famiglia. Quel bagliore di luce che ancora non era stato consumato dall’oscurità.
Sospirò per poi dire: “E va bene. Ma vedi di ritornare prima che faccia troppo buio e non far stancare troppo Excalibur. Deve ancora rimettersi del tutto.”
Rose sorrise e, dopo essersi abbassata, prese in braccio la volpe che emise un verso di disapprovazione, per essere stata svegliata improvvisamente. Poi guardò il padre, dicendogli: “Grazie, papà. Ti prometto che ritornerò prima che faccia troppo buio come mi hai detto” e corse verso la porta. Ma prima che appoggiasse una mano sulla maniglia della porta, Gold le disse: “Oggi hai giornata libera, ma da domani lavorerai qua con me.” Rose lo guardò e, stupita, chiese: “E perché?”
“Perché si dà il caso che, grazie al casino in camera tua che non viene mai messo a posto quando ti viene chiesto, sono venuto in possesso di questa” rispose Gold e da un cassetto estrasse un foglio. Poi aggiunse: “Ti dice niente?” Rose scosse negativamente la testa. Quindi Gold prese il bastone con una mano - che aveva precedentemente appoggiato al muro – il foglio con l’altra e uscì da dietro il bancone. Una volta arrivato di fronte alla figlia, continuò:
 “Dovrebbe, invece, perché questi voti in rosso non penso siano comparsi da soli, vero?” e le mostrò il foglio che, in realtà, si trattava della sua pagella scolastica. Rose era rimasta fregata. Appena ricevuta – e aver visto i brutti voti di matematica e geografia – aveva deciso di nasconderla agli occhi del padre. Ma, come sempre, lui era sempre un passo avanti a lei. Se solo per una buona volta avesse messo a posto la sua camera, forse quel foglio non sarebbe finito tra le mani di Gold.
“Scusami” disse semplicemente Rose.
“E’ tutto ciò che hai da dire a tua discolpa? Pensavo di essere stato abbastanza chiaro quando tempo fa ti dissi di impegnarti di più a scuola e, di conseguenza, portarmi a casa una bella pagella. Invece tutto ciò che ricevo è questo foglio nel quale due materie sono insufficienti, e questo perché? Perché mia figlia ha preferito passare tempo con i suoi amichetti, cercando di aiutare gli abitanti a ricordare le loro vere identità, invece di mettersi d’impegno e studiare come si deve” replicò Gold. Era chiaro che ormai si era arrabbiato.
“Scusami di nuovo, papà. Ti prometto che mi impegnerò di più l’anno prossimo. E, per quanto riguarda lavorare qua, devo proprio?” disse Rose, cercando in tutti i modi di fargli cambiare idea.
“Sì. Devi proprio e consideralo il tuo lavoro estivo. Dopotutto è il negozio di famiglia e, di conseguenza, sei inclusa anche tu” disse Gold.
“Non mi sembra che fuori ci sia scritto anche il mio nome” disse Rose.
“E’ inutile che cerchi in tutti i modi di evitare questa tua nuova opportunità di cimentarti nel mondo delle vendite” disse Gold, facendo un piccolo sorriso.
“Strano, perché per me invece ha tutta l’aria di una punizione escogitata da giorni” disse Rose.
“Guardala dal lato positivo: avrai tutta l’estate occupata e non la passerai ad annoiarti a non fare nulla” disse Gold accarezzandola sulla testa.
“Sprizzo gioia da ogni parte” disse sarcasticamente Rose.
“E ora fuori di qua, prima che cambi idea e incominci a farti lavorare già da ora” disse Gold aprendo la porta per lei e, con una mano, spingendola letteralmente fuori dal negozio. Rose si voltò e non fece neanche in tempo a chiedergli il perché di così tanta fretta di farla uscire, che Gold le chiuse la porta in faccia. Rose sospirò ed Excalibur abbassò le orecchie.
“Coraggio. Andiamo a trovare il Signor Nolan” disse Rose e, voltandosi, si incamminò. Excalibur emise un altro versetto di disapprovazione. Avrebbe tanto voluto ritornarsene a dormire nella sua cesta in negozio. Ma a quanto pareva, non aveva altra scelta che andare con la sua padroncina.
Poco dopo, Rose arrivò al canile. Era lì che Davi Nolan lavorava da un po’ di giorni. Entrò e notò subito che da ogni lato c’ erano tante gabbie con dentro varie razze di cani. Mentre camminava, essi abbaiavano cercando di attirare la sua attenzione o, semplicemente, perché avevano avvistato Excalibur. Cani e volpi non erano mai andati molto d’accordo. Da sempre acerrimi nemici anche nel passato. Si fermò non appena arrivò davanti al bancone principale. Non c’ era nessuno. Finché una delle porte si aprì e comparve David. Quest’ultimo, non appena vide la bambina, sorrise per poi dire: “Rose, che piacevole sorpresa. Che cosa ci fai qua?”
“Sono venuta a trovarti e a vedere come te la cavi con il nuovo lavoro. Allora, ti piace?” rispose Rose.
“Non mi ricorderò cosa facevo prima, ma almeno non mi posso lamentare. E devo tutto a tuo padre” disse David. Rose sorrise, mentre Excalibur teneva ancora le orecchie abbassate per poi mugugnare. Quindi David domandò: “Excalibur, che cosa c’è che non va?”
“E’ arrabbiata perché, invece di venire con me, preferiva starsene nella sua cesta in negozio a dormire e sognare chissà quale prelibatezza” rispose Rose.
“Le passerà, vedrai” disse David.
“Sì, se le metterò davanti una bella bistecca fumante” disse Rose. Al solo nominare il suo cibo preferito, Excalibur drizzò le orecchie e scodinzolò allegramente. David sorrise, ma poi alzò lo sguardo quando vide la porta d’entrata aprirsi. Rose si voltò per vedere Mary Margaret. La donna, nel vederla, disse: “Oh, ciao, Rose. Che cosa ci fai qua?”
“Salve, Signorina Blanchard. Sono solo venuta a trovare David e a vedere come se la cava nel nuovo lavoro che gli ha dato papà. Lei come sta?” rispose Rose.
“Non mi posso lamentare, anche se parecchi abitanti mi guardano ancora malamente” disse Mary Margaret.
“Non dia loro molta importanza. Mio padre dice di ascoltare sempre se stessi e mai quello che dicono gli altri, perché possono anche condurti sulla cattiva strada” spiegò Rose.
“Non pensavo che il Signor Gold fosse un uomo da dare questi consigli” disse Mary Margaret facendo un piccolo sorriso.
“Mio padre è un uomo molto misterioso e anche io non conosco ancora tutto di lui” disse Rose ed Excalibur emise dei versetti. Mary Margaret guardò David, chiedendogli: “Sei pronto?”
“Sì, sì. Lascia che mi metta la giacca e arrivo” rispose David e, dopo aver messo uno strofinaccio da una parte, andò verso l’attaccapanni.
“Pronto per cosa?” domandò Rose, mentre David raggiungeva Mary Margaret. Poi l’uomo le rispose: “Io e Mary Margaret usciamo per… una passeggiata.” Rose inarcò un sopracciglio. Più che passeggiata, quello aveva tutta l’aria di un appuntamento.
“Scusami, Rose, se non ti ho detto nulla a riguardo. Spero che tu non ci sia rimasta male” aggiunse David.
“Oh no, niente affatto. E poi ero solo di passaggio. Andate pure tranquilli e godetevi la vostra passeggiata” disse Rose. I due la salutarono e uscirono. E la giovane Gold se ne rimase lì. Contornata dai cani.
“Certo che non ci sono rimasta male. Ci sono rimasta malissimo. Ormai dedica tutto il suo tempo a quella là. Non è possibile!” replicò Rose e lasciò andare Excalibur che cadde a terra, emettendo un piccolo guaito. La bambina, quindi, disse, guardando la volpe: “Scusami. Non volevo.” Excalibur la guardò per poi grattarsi dietro un orecchio.
“Se torno in negozio, papà mi farà incominciare ora a lavorare. E per quanto riguarda Henry e Paige non so nemmeno dove siano. Non mi informano mai di nulla e, quando lo fanno, finiamo sempre nei guai” aggiunse la bambina.
Sentirono dei cigolii. Voltarono lo sguardo per vedere una delle due porte dietro al bancone aprirsi ed entrare qualcuno. Si trattava di un ragazzo e, appena si voltò, Rose rimase a bocca aperta: era deforme in viso e aveva la gobba. Il ragazzo se ne rimase immobile. Stava per andarsene quando fu Rose a fermarlo: “No, aspetta, non andartene.”
Il ragazzo si voltò e titubante disse: “Io… io… devo andare. Non posso rimanere.”
“Perché?” chiese Rose.
“Io… io… ti prego, non guardami” rispose il gobbo e si coprì il volto con le mani.
“Non fare così. Io non ho paura di te” disse Rose.
“Be’, dovresti! Sono un mostro!” replicò il ragazzo togliendosi le mani dal volto e guardandola.
“Anche il mio papà è considerato un mostro perché è crudele con tutti e a tutti fa pagare un affitto molto alto. Solo con me, Excalibur e Paige è dolce. Mio padre mi dice una frase che diceva mia madre: “Mai giudicare un libro dalla copertina.” Mi ha detto che lei non lo faceva mai e non lo ho fatto neanche con lui. È riuscita a guardare oltre la sua oscurità. E poi, chi ti dice che sei un mostro è un mostro lui stesso, perché non riesce a guardare la propria cattiveria” spiegò Rose. Il gobbo non disse nulla. Era rimasto senza parole da ciò che aveva detto quella bambina. Lei che non lo aveva mai visto e sembrava non aver paura di lui.
“Come ti chiami?” domandò Rose.
“Vi… Victor” rispose balbettando il gobbo. Poi aggiunse: “E tu?”
“Rose Gold” rispose la bambina. Victor sbiancò. Fu come se si facesse piccolo, piccolo. Rose ovviamente se ne accorse. Quindi chiese: “Che cosa c’è?”
“Sei… sei la figlia del Signor Gold. Io non sono bravo e lui non lo sa. Ma se lo dovesse sapere, mi butterà fuori dalla città” rispose tremando Victor.
“Ehi, è tutto a posto. Dirò a mio padre di non sbatterti fuori città. E poi perché mai dovrebbe farlo? In cosa non sei bravo? A me puoi dirlo” disse Rose.
“Perché dovrei fidarmi di te? Ti ho appena conosciuta e tu non conosci me e sicuramente, da brava figlia, racconterai tutto al tuo papà” domandò Victor.
“Non sono quel tipo di persona che va a raccontare tutto a tutti. Specialmente a mio padre: meno gli racconto ciò che combino e meno rischio di finire nei guai. Anche se c’è già qualcun altro che mi fa finire nei guai” disse Rose e guardò malamente Excalibur, la quale abbassò le orecchie e mise la coda tra le zampe. Poi riguardò Victor e continuò: “E poi se non so di cosa tu abbia paura, non posso rivelare nulla. Quindi, penso che tu possa fidarti di me. Sempre che tu lo voglia.”
Victor la guardò. Ci pensò. Poi disse: “Te lo mostrerò.”
Rose lo guardò con curiosità ed Excalibur drizzò le orecchie, anche lei curiosa di cosa quel ragazzo volesse mostrare loro.



Note dell'autrice: Buona sera. Credavate di esservi sbarazzati di me. Invece eccomi qua con la prima parte del nuovo capitolo. Capitolo inaspettato. Non avevo intenzione di scriverlo. Ma eccolo qua. E con un nuovo personaggio.
Sarà un episodio incentrato per lo più sui flashback nella Foresta Incantata. Conosceremo questo ragazzo deformato e con la gobba e la sua controparte a Storybrooke, ovvero Victor (chissà chi sarà mai. Ma forse lo avrete già scoperto. P.S.: Victor è il nome di un autore di un famoso romanzo ambientato in Francia e altro non vi dico) e del suo rapporto con Tremotino e la sua famiglia (Excalibur compresa ovviamente )
Sperando di non avervi annoiato, vi ringrazio per la vostra  pazienza nell'essere arrivati fino a qua (fra poco la prima serie sarà finita). Ringrazio tutti coloro che stanno recensendo la fanfict; che l'hanno messa tra le preferite e seguite. Grazie anche a tutti i nuovi lettori e nuove lettrici. E grazie ancora alla mia amica Lucia.
Con ciò ci risentiamo alla prossima parte del capitolo. Buona notte dearies e sogni "Gold"

 

 
  
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