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Autore: Derfel Cadarn    17/04/2009    0 recensioni
"La realtà consisteva nelle aride campagne che circondavano quella metropoli, una delle ultime rimaste di tali dimensioni: quelle che non erano state spazzate via dalla guerra erano ora disabitate o, peggio, abitate da esseri così deformi e abbruttiti dalle radiazioni e dagli agenti chimici che l’umanità preferiva non pensare alla loro esistenza, arrivando persino a negarla con insistenza: nel nome della “pubblica sicurezza” piuttosto che diffondere “falsi ed inutili allarmismi” si impiccavano coloro che tentavano di far conoscere la verità agli ultimi cittadini rimasti, convinti, questi, che la realtà consistesse nelle ombre che vedevano proiettate sulla parete della loro caverna." Un'umanità schiacciata dalle guerre nucleari. Una dittatura spietata. Un uomo solo e la sua missione.
Genere: Dark, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Catarsi

 

Un oscuro mare di nebbia lattiginosa carezzava e copriva il paesaggio urbano, ovattando i suoni nel suo umido abbraccio. I megaschermi ad ologramma, che da molti anni avevano soppiantato quelli al plasma, figli del secolo precedente e ormai obsoleti, svettavano sui grattacieli, trasmettendo messaggi propagandistici per le ultime elezioni. Le strade, ora dissestate, continuavano ad ospitare le auto ad idrogeno di chi, troppo povero, non poteva permettersi un qualsiasi modello delle aeromobili che sfrecciavano diversi metri più in alto.

Nascosto nell’ombra di un vicolo colmo di lordume, un Reietto osservava gli abitanti, tutti affaccendati nelle loro vane incombenze. Egli sapeva bene che in realtà quella frenesia era solo apparenza…o quasi. La realtà consisteva nelle aride campagne che circondavano quella metropoli, una delle ultime rimaste di tali dimensioni: quelle che non erano state spazzate via dalla guerra erano ora disabitate o, peggio, abitate da esseri così deformi e abbruttiti dalle radiazioni e dagli agenti chimici che l’umanità preferiva non pensare alla loro esistenza, arrivando persino a negarla con insistenza: nel nome della "pubblica sicurezza" piuttosto che diffondere "falsi ed inutili allarmismi" si impiccavano coloro che tentavano di far conoscere la verità agli ultimi cittadini rimasti, convinti, questi, che la realtà consistesse nelle ombre che vedevano proiettate sulla parete della loro caverna.

Stolti. Ciechi. Ottusi. Crudeli. Eppure così pienamente umani…Non si era forse comportato anche lui allo stesso modo quando avevano provato a convincerlo di come stessero realmente le cose? Non si era forse opposto, cercando di salvare le sue convinzioni: poche, semplici, adamantine certezze che gli permettevano di vivere in quella società ormai decaduta, inconsapevole di essere già morta e divorata dai vermi; e assieme a quelle preservare anche una parvenza di sanità mentale? Lo aveva fatto, Dio se ci aveva provato! Ma la verità, la pura e semplice, cruda verità è innegabile, un’arma a doppio taglio per l’Uomo, spesso troppo debole per accettarla, che preferisce quindi vivere nelle menzogne che si costruisce così abilmente giorno dopo giorno. Le stesse che avevano fatto sì che i Governi ignorassero i sintomi della catastrofe imminente, irrimediabilmente esplosa il 12 aprile 2058 con il lancio delle atomiche. Non si sa chi iniziò né perché, solo che fu l’inizio della fine.

La figura interruppe il flusso di pensieri, a lui ormai troppo noti e, senza dare nell’occhio, si immerse in quella che una volta era l’arteria principale della città mentre sulla cima del grattacielo più alto, a qualche centinaio di metri da lui, svettavano i patiboli dove ogni giorno moriva la Verità e con lei gli ultimi che tentavano di renderla nota. "Presto o tardi –pensò con amarezza- anch’io finirò lassù".

D’istinto, come sempre faceva quando rimirava quello scempio, si portò una mano all’altezza del petto, dove era nascosta una piccola croce d’oro, memoria di suo padre, uno degli ultimi che aveva avuto la fortuna, o sfortuna, di morire di vecchiaia, sopravvivendo a molti suoi cari.

Gesto puramente meccanico, ricordo degli insegnamenti ricevuti da bambino, in quanto ormai Dio era stato abbandonato dagli uomini: le chiese erano solo rifugi per sbandati e, come esse, anche le moschee, le sinagoghe e i luoghi di culto tutti. Persino questi erano stati distrutti dalla guerra e dall’uomo. Coloro, pochi, che ancora serbavano un briciolo di religiosità professavano ora una commistione di tutte le religioni, passate e future, ora una storica ma talmente confusa da non poter distinguere l’ortodossia dall’eresia: l’epicureismo e il cristianesimo andavano a braccetto, così come Allah e Bacco si trovavano tutte le sere al pub per il bicchiere della staffa, o Yahweh, Osiris, Taranis e Baphometh si trovavano il venerdì per giocare a poker.

Tuttavia un elemento era comune a questa grande sincresia: la fine del mondo. I più ritenevano che sarebbe avvenuta tra le fiamme, alcuni poiché ciò era necessario e avrebbe portato un nuovo ciclo di rinascita, altri invece ritenevano che sarebbe stata annunciata da trombe divine e che finalmente i giusti sarebbero stati premiati e i malvagi puniti. Le prime erano dei deliri post atomici, l’ultima pura utopia.

"Anche se, visto l’attuale schifo, un bel colpo di spugna non sarebbe male".

Con questo pensiero in testa e le mani affondate all’interno delle tasche del soprabito per controllare l’equipaggiamento, il Reietto continuò a marciare verso il grattacielo, conscio che il suo gesto gli sarebbe costato la vita.

Arrivato a una decina di metri dal reticolo spinato che segnava la zona off-limits, si fermò e studiò la situazione. Via libera. Si avvicinò alla recinzione e cominciò a recidere il filo metallico. Da quel momento in poi avrebbe avuto pochi secondi prima che le guardie perimetrali accorressero. Un rumore di passi, voci concitate si stavano avvicinando sempre di più. "Dannazione!". Rimise velocemente al suo posto la porzione di reticolo divelta, ma non così accuratamente come voleva: una guardia notò qualcosa e fece per avvisare il compagno. Dalla bruma scoccarono due piccoli, sottili, ma mortali dardi. L’assassino non si premurò di occultare i corpi, ormai ogni secondo era prezioso.

"Bene, andiamo avanti e facciamola finita con questa ipocrisia". Si avviò alla sua sinistra, dove avrebbe dovuto trovare una porta metallica, da tutti ritenuta sigillata, che dava accesso diretto ad un corridoio situato due piani più sotto alla Sala di Controllo, dove venivano controllati i cittadini, sia psicologicamente attraverso la manipolazione mentale attuata dai messaggi che apparivano sui megaschermi, sia, fisicamente, da una sottile rete di telecamere e cimici: è così che venivano individuati ed eliminati i Reietti come lui.

Entrò e si richiuse la porta alle spalle. Il tempo a sua disposizione era sempre meno, i cadaveri erano già stati scoperti, o lo sarebbero stati a breve. Cominciò a correre lungo il buio budello di cemento armato, illuminato ad intermittenza da alcuni vecchi neon. Sentì dei rumori di passi, ma non rallentò estraendo invece il pugnale che teneva legato alla coscia; terminato il corridoio svoltò a destra e si imbatté in un’altra guardia che morì con carotide recisa prima ancora di accasciarsi a terra con un tonfo che rimbombò nei corridoi allertando gli altri agenti. Incurante delle urla che cominciavano a sentirsi alle sue spalle, continuò a correre verso le scale che lo avrebbero portato al piano superiore, verso un livello maggiormente vigilato. Non rallentò nemmeno quando trovò nuovi drappelli di guardie, proseguì pur essendo stato ferito alla spalla e al polpaccio, fuggì lasciandosi alle spalle un alone di morte solo per dirigersi direttamente verso la Mietitrice. La sua meta era ormai vicina ma irraggiungibile: schierati davanti al portone di metallo della Sala, come un plotone di esecuzione, stavano cinque agenti con le armi puntate. Fu l’inferno. Le pallottole sibilarono tutto intorno a lui e dentro di lui e dei suoi nemici. Ormai più morto che vivo raggiunse la porta metallica e inserì la chiave magnetica nell’apposita fessura.

Le spesse lastre si scostarono e lui entrò nella Sala, dirigendosi malfermo e sanguinante verso la postazione dell’Operatore.

Il luogo era vuoto e silenzioso. Forse troppo. Ma lui non ci fece caso e cercò la directory che gli interessava. I file in essa contenuti sarebbero stati trasmessi su tutti i megaschermi mostrando così la verità alla gente che abitava quella città.

Trovato il file che cercava e caricatolo, gli mancava solo di dare l’OK.

"Che non darai. Abbiamo bloccato il sistema operativo giusto in tempo per vanificare il tuo lavoro. Ora voltati e guarda in faccia la tua morte!" imperò una voce alle spalle del Reietto, intuendo i suoi pensieri. Una voce fin troppo nota…ed odiata. Una voce abituata a farsi obbedire.

La voce del Dittatore che regnava sui resti di quella città.

Lentamente si girò, cercando di afferrare senza farsi vedere uno dei suoi ultimi dardi avvelenati, deciso a non attraversare da solo lo Stige. Si voltò verso l’uomo di mezza età che aveva parlato, pronto ad affrontarlo e cercare se possibile di portare a termine il suo compito.

"E ora puoi dire addio a questo bel mondo" ingiunse il Dittatore.

Uno squillo di tromba si udì nell’aria. Seguito da un altro e un altro e un altro ancora. Un mistero chi avesse suonato e dove lo avesse fatto.

Delle scosse si avvertirono dalla terra. Gli uomini si guardarono impauriti.

Dalla finestra che guardava verso la piazza fu possibile scorgere un bagliore accecante e una colonna di fuoco che scendeva dal cielo.

Nello scompiglio, l’OK fu dato.

                                                                                                                                  "Il fuoco sopraggiungendo giudicherà e condannerà tutte le cose."

Eraclito

"(…) nel medesimo tempo il sole si eclisserà, allora quando tutte le costellazioni e le stelle saranno state richiamate alla stessa posizione iniziale, potrai considerare compiuto l’anno."

Cicerone

"Poi l'angelo prese l'incensiere, lo riempì del fuoco preso dall'altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono scoppi di tuono, clamori, fulmini e scosse di terremoto. I sette angeli che avevano le sette trombe si accinsero a suonarle. Appena il primo suonò la tromba, grandine e fuoco mescolati a sangue scrosciarono sulla terra."

San Giovanni

  
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