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Autore: nikita82roma    25/06/2016    3 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Passarono i pomeriggi e le serate a vedere tutti quei film usciti negli ultimi anni che Kate non aveva visto e che Rick faceva finta di vedere per la prima volta con lei, ridendo e commuovendosi insieme. Discutevano dei thriller e ipotizzavano chi fossero gli assassini proprio come discutevano dei casi quando lavoravano insieme e Rick improvvisava teorie strampalate come suo solito, anche per quelli di cui già conosceva bene la storia, però gli piaceva troppo giocare così con lei, che sapeva che lui stava fingendo, ma non le importava, si divertiva e stava bene
Rick le fece una raccolta delle canzoni più belle da ascoltare, le consigliò i migliori libri da leggere, ovviamente dopo che aveva finito di leggere la saga di Nikki Heat, le faceva conoscere i nuovi personaggi dello spettacolo diventati famosi recentemente ma lei non ne trovò quasi nessuno di suo gradimento.
La mattina quando il clima era più mite uscivano per fare delle brevi passeggiate al parco, riposandosi di tanto in tanto su qualche panchina sotto gli alberi. Rick scherzava molto su questo, dicendo che pensava che quella era la vita che avrebbero fatto quando sarebbero stati molto più vecchi, magari dovendo guardare i loro nipotini che correvano in giro e loro non ce la facevano a tenere il ritmo. Kate si era abituata a sentirlo parlare del loro futuro come se fosse una cosa normale e scontata. Per lei non lo era ancora, ma non glielo aveva mai detto, per non turbarlo. Si divertiva, però, ad ascoltare tutto quello che si immaginava per loro, dalle sue bizzarre idee di giri del mondo in barca solo loro due, ma la barca sarebbe stata di lusso ci teneva a specificarlo, perché lei stesse comoda, a quella di trasferirsi in qualche villaggio sperduto ai confini del deserto, dove tutte le notti potevano guardare le stelle brillare nell’oscurità assoluta. La cosa più normale che le aveva proposto era quello di una fattoria in Canada con la prospettiva di pomeriggi passati sotto il grande albero del giardino sul dondolo a parlare dei bei tempi passati, sorvolando sul fatto che lei al momento non li ricordava, ma quello era solo un fastidioso dettaglio che rovinava le sue fantasie.
Quando gli aveva fatto notare che tutte le sue idee vertevano su posti isolati e solitari Rick non si lasciò scoraggiare, dicendo che se preferiva si sarebbero potuti trasferire a Singapore o a Hong Kong, con il grande vantaggio di poter mangiare cibo orientale fresco ogni giorno, e se le piacevano i grattacieli poteva informarsi se avevano un loft anche nella Burj Khalifa a Dubai che lei non sapeva nemmeno cosa fosse, visto che l’avevano inaugurata durante la sua amnesia. Da lì aveva divagato, parlando di castelli in Francia il luogo perfetto per vivere con una musa, casali in Italia così avrebbero avuto sempre del buon vino per brindare alla sera, ville in isole greche sopra scogliere a picco sul mare, ranch in Texas o haciendas in Argentina. Aveva fatto in un un giro del mondo immobiliare in poco tempo e quando il clima si era fatto troppo caldo e Kate con la gravidanza lo soffriva come mai si era ricordato di averlo fatto in vita sua, gli disse che se voleva gli avrebbe comprato anche un igloo così sarebbe stata al fresco, attirandosi uno di quegli sguardi di Beckett che avevano la capacità di ammutolirlo all’istante, insieme alla minaccia che al fresco ce lo avrebbe messo lei a lui, appena sarebbe tornata a lavoro. 

Facevano più o meno tutti i giorni lo stesso giro, allungandosi di “una panchina in più” ogni volta. A Castle piaceva passeggiare con Beckett e trovava divertente il fatto che ora che non poteva portare i suoi amati tacchi, la differenza di altezza tra loro era molto più accentuata e questo lo faceva sentire ancora più protettivo nei suoi confronti che appariva vicino a lui decisamente più piccola. Arrivarono alla fine vicino alle altalene e Kate non resistette alla voglia di sedersi lì. Castle la seguì, sedendosi in quella alla sua sinistra.
Kate si dondolava appena, appariva rilassata, mentre Rick rimaneva fermo a guardarla. Per lui quelle altalene erano cariche di ricordi.
- Tutto bene Castle? - Gli chiese Kate vedendolo con lo sguardo perso nel vuoto
- Sì, stavo solo pensando a questo posto
- Ti piace?
- Molto, a te?
- Sì, mi piacciono le altalene.
- Qui ti ho chiesto di sposarmi. - Le disse in modo del tutto spontaneo, come se le raccontasse qualsiasi altra sua fantasiosa idea.
- Qui? - Chiese stupita, non era una cosa da Castle, o forse sì.
- Sì, non è bello?
- Pensavo che come minimo avessi organizzato qualcuna delle tue idee megalomani che mi avrebbero imbarazzato tantissimo.
- Quando mi sono messo in ginocchio in pieno giorno davanti a tutti i passanti eri imbarazzata e balbettavi anche. - Disse soddisfatto - Avresti preferito qualcosa di più in grande? Posso sempre rimediare visto che non te lo ricordi!
- Non ti azzardare Castle!
- Ok - alzò le braccia in segno di resa - Però è stato bello qui, veramente.
Il tono di Rick era tornato malinconico. Ripensava a quel giorno e a cosa era successo nei giorni precedenti. Pensava alla sua rabbia e alla sua delusione per essere stato escluso da quella decisione così importante sul futuro di Kate a quella chiacchierata con sua madre che gli faceva notare quanto avesse sempre temporeggiato con lei per prendere ogni decisione per paura di perderla. Pensò che in fondo anche adesso stava facendo la stessa cosa. Temporeggiava per paura di fare quel passo in più che l’avrebbe allontanata. Non capiva ancora quale era il confine dentro di lei tra la Beckett che era e la sua Kate. Non si ricordava di loro, eppure si fidava di lui, per lei non era suo marito, eppure non aveva paura del contatto fisico tra loro. In tutto questo era così diversa e lui non capiva mai fin dove poteva spingersi per non farsi rifiutare.
Anche Kate colpita dal suo silenzio era pensierosa. Guardava Rick che fissava la punta delle sue scarpe dondolandosi appena tenendosi con le mani sulle catene. Lei mise una mano su quella di lui, fermando il loro dondolare.
- Quando ti ho chiesto di sposarmi ti ho detto che se c’erano delle difficoltà da affrontare insieme io ero pronto ad affrontarle e speravo che tu lo fossi per affrontarle con me. Ne abbiamo passate tante da quel giorno, nemmeno ti immagini cosa, ma non pensavo che dovessimo combattere anche contro questo che stiamo passando ora. Però io non mi tiro indietro adesso, anche se devo farlo da solo. 
Rick continuava a guardare a terra mente parlava. Non sembrava più nè malinconico nè triste, anche se lo era. Voleva ostentare quella sicurezza che non aveva per questo parlava senza guardarla, perchè era certo che nei suoi occhi lei avrebbe potuto leggere tutto quello che nascondeva. Kate ogni volta che lui le faceva queste dichiarazioni, sempre più spesso ora che ci pensava, si trovava imprigionata in quel limbo di anima che le impediva di prendere ogni decisione. Non poteva dire di amare Rick, poteva forse dire che le piaceva, molto, ma esteticamente le piaceva anche prima di conoscerlo. Le piaceva l’idea di lui così devoto a lei ma le sembrava una cosa impossibile, quasi irreale e la sua anima diffidente si chiedeva sempre dove fosse nascosta la fregatura, perchè ci doveva essere da qualche parte. Umanamente poi le faceva un’immensa tenerezza. Percepiva vivamente il suo dolore per quella situazione, tanto quanto il suo amore che sembrava realmente incondizionato, qualcosa di così diverso da quello che le avevano dimostrato tutti i ragazzi o gli uomini della sua vita, così diverso da qualsiasi cosa lei avesse mai provato per qualcuno, tanto da farle dubitare, se quello era l’amore, se lei avesse mai realmente amato qualcuno.
Gli voleva dire molte cose, fargli capire che l’idea di farlo star male faceva star male anche lei, che sperava di potersi ricordare di loro, presto, per poter mettere fine alle sue sofferenze ed anche alle proprie, che se quello era il sentimento che lui provava per lei, lei era probabilmente una delle donne più fortunate al mondo, ma non lo fece. Non gli disse nulla di tutto questo per paura di quello che poteva uscire dalla sua bocca senza essere filtrato prima dalla sua mente. Avrebbe rischiato di dirgli più di quello che credeva fosse giusto fare per non ferirlo o illuderlo. O illudersi. Quei giorni passati insieme da soli a casa loro avevano solo aumentato in Kate la convinzione che aveva fin dall’inizio, la compagnia di Castle le piaceva e le piaceva lui. Era poco? Era tanto? Non lo sapeva. Era una situazione troppo complicata per avere un metro di giudizio e trovare uno schema comportamentale adeguato. 

Rick era nella loro camera, stava prendendo dall’armadio alcuni vestiti per i giorni successivi. Kate lo osservava dietro le sue spalle, ripensava a quella mattina al parco a tutto quello che avrebbe voluto dirgli e non gli aveva detto.
- Baciami Castle.
Kate lo disse in tono perentorio, era uno di quei pensieri che non venivano mediati dal cervello, ma nascevano non si sapeva bene da quale parte precisa del corpo e finivano direttamente sulle labbra che li svelavano al mondo. Si sorprese nel sentire la sua voce aver detto quelle due semplici parole. Rick pensava che stesse scherzando e ci rise su. Ma quando si voltò e guardò i suoi occhi, capì che lei era seria. Lasciò perdere i vestiti, buttandoli sul letto.
- Cosa stai dicendo Kate?
- Devo capire. - Aveva perso tutta la sua sicurezza adesso che lui la guardava legando i loro sguardi in maniera così profonda farle rimpiangere quello che aveva appena chiesto. La sua era una richiesta d’aiuto, ma quello che vedeva in lui la spaventava ancor più delle parole che le aveva detto quella mattina. La leggerezza che Rick metteva in ogni cosa per farla stare bene e farla sentire a proprio agio era sparita e si sentì investita da tutti quei sentimenti che immaginava combattessero dentro il corpo di Castle senza che lui li lasciasse mai prendere il sopravvento.
- Pensi di farlo con un bacio? - Le chiese stupito ma nei suoi occhi c’era molto di più dello stupore. Lei si morse il labbro inferiore abbassando lo sguardo, lui le appoggiò due dita sotto il mento, alzandole il volto a cercare una conferma che arrivò con un sorriso appena accennato.
Si avvicinò a lei piano, si guardavano negli occhi con sentimenti diversi. In lui c'era l'urgenza, la stessa necessità di ossigeno di chi è stato troppo tempo in apnea. In lei la paura dell'ignoto e la speranza. Le accarezzò le guance e poi accostò le labbra su quelle di lei faticando a trattenere dentro le emozioni di quel contatto tanto desiderato. Assaporò ogni attimo di quel bacio innocente e l'inconfondibile consistenza delle sue labbra morbide. Lei rimase immobile senza saper reagire: lo aveva voluto lei, sperava che le sarebbe servito per risvegliare ricordi e sentimenti, ma non fu così e la delusione di questo fu pari alle emozioni provate da Rick. Se ne accorse e si allontanò da lui, prima che quel contatto tra le loro labbra diventasse altro, di più. 
- Mi dispiace tanto Castle... Mi dispiace tanto...
Vide quegli occhi azzurri riempirsi di lacrime e voltarsi di scatto per non farsi vedere, ma le lacrime erano state più veloci di lui e le arrivarono dritte al cuore. Non lo voleva far soffrire e nemmeno illudere. Sperava veramente che un contatto più intimo tra loro sarebbe servito a far riaffiorare alla sua mente i suoi sentimenti. Gli appoggiò una mano sulla schiena e sentì i suoi respiri sincopati. Sperò che si voltasse e che le dicesse che andava tutto bene ma non lo fece. Non andava tutto bene, era evidente se lo stava ripetendo mentre lui era lì di spalle per non mostrarsi ferito, ed era stata colpa sua, del suo egoismo, del non aver considerato i sentimenti di lui, perchè lei al massimo non avrebbe ricordato nulla, lui sì, lui avrebbe ricordato tutto e lo aveva fatto. Anzi, lui aveva ricordato più di quanto lei avesse potuto immaginare, non solo per quel contatto, ma anche per quello che le aveva detto dopo. 
Fece scivolare la mano lungo la schiena lentamente, come se fosse una delicata carezza. Lo senti irrigidirsi al suo tocco, uscì dalla stanza non prima di averlo guardato un'altra volta. Andò a sedersi sul divano rannicchiata con le ginocchia al petto. Si diede della stupida, di nuovo. Non si accorse che lui l'aveva presto seguita, e si era portato proprio dietro di lei abbracciandola.
- Sto bene Kate - la rassicurò mentre le poggiava un bacio sui capelli.
Lo invitò a sedersi vicino a lei, aveva gli occhi rossi segnati dalle lacrime. Non stava bene, era inutile che mentiva. E non stava bene nemmeno lei a vederlo così. Soffermò lo sguardo sulle sue labbra. È vero, non aveva sentito quello che pensava avrebbe potuto ricordare, ma non era vero che non aveva sentito nulla e non era vero nemmeno che lo aveva voluto baciare solo per quello. Non aveva aveva il coraggio di dirselo ed il brivido che sentì al contatto tra le loro labbra non era il ricordo di qualcosa del passato, era una sensazione dannatamente del presente della quale ebbe paura. Gli accarezzò il volto come lui tante volte aveva fatto con lei e si ritrovò ad passargli una mano tra i capelli con le dita che scorrevano timide sulla nuca di lui. Si guardavano, non capendo chi dei due era più sorpreso.
Fu Kate ad avvicinarsi a lui, titubante, fermandosi a guardarlo ancora per un istante, come a voler chiedere il permesso. Lui rimase immobile proprio come lei prima ma quando gli fu chiaro che non si sarebbe fermata fu Rick a ritrarsi quel tanto che bastava per farla fermare. Kate lo fece ma solo per un attimo. Poi appoggiò la sua fronte su quella di lui e chiuse gli occhi.
- Non ti voglio baciare per ricordare, Rick… - gli sussurrò mentre con le mani sulla sua nuca lo teneva fermo, per non farlo allontanare di più.
- No? - Chiese lui sorpreso o forse speranzoso.
- No. - Gli rispose sicura, appoggiando le sue labbra su quelle di lui lasciando che questo diventasse un timido bacio - Voglio solo baciarti, non mi chiedere di più, non mi chiedere cosa è. Sto provando a lasciarmi andare alle mie emozioni e se mi conosci sai che non è facile. Ci voglio provare, mi voglio fidare, però non mi chiedere altro, non mi chiedere di dare un nome a questo. Lo so che per te è diverso, non ti voglio fare del male…
- Beckett, tra noi due quello che parlava tanto ero io.
Si sorrisero sulle labbra che poco dopo unirono di nuovo, dolcemente, scambiandosi piccoli baci delicati per conoscersi o riconoscersi. In quel momento non c’era tempo per pensare a ciò che era o era stato. Non contavano nè passato nè futuro quando Kate ruppe gli indugi chiedendo a quel bacio qualcosa di più e Rick la lasciò fare, aspettò che fosse lei a dettare i tempi e i modi di quel bacio e ricambiò le intenzioni di Kate dischiudendo le sue labbra per assaporarsi di più. Rick si impose di non pensare a nulla, di godersi solo il momento, di fermare i pensieri. Riprese coscienza di se e le cinse la vita, avvicinandola ancora al suo corpo, stringendola a se mentre rispondeva a quel bacio con più convinzione. Quando separarono le loro labbra non riuscirono a guardarsi. Kate era ormai quasi del tutto distesa sul corpo di Castle schiacciato alla spalliera del divano e la teneva per non farla allontanare. Appoggiò la testa sulla spalla dello scrittore avvicinando le labbra al suo collo, trovandosi a lasciare a anche lì una lunga scia di baci che lui accettò inclinando di poco la testa per facilitarle il compito. Rick teneva gli occhi chiusi, senza avere il coraggio di aprirli per paura che svanisse tutto. Lo fece solo quando sentì Kate muoversi e reclamare spazio. Si sciolse dal suo abbraccio alzandosi da lui e sedendosi in maniera più composta.
Castle aprì gli occhi appena il contatto tra loro si interruppe. Sapeva che sarebbe successo. Sapeva che non gli sarebbe bastato un bacio solo, avrebbe voluto baciarla per tutta la notte, per tutto il giorno successivo, sempre. Aveva settimane di baci da recuperare. Aveva appuntato mentalmente ogni momento in cui avrebbe voluto baciarla e non aveva potuto farlo e avrebbe voluto recuperare. Ora, invece, lei si era già allontanata e non se lo aspettava. Se la immaginava, come sempre faceva, accoccolata sul suo petto per ore, mentre lui le accarezzava i capelli e la baciava ancora, ogni volta che ne avrebbe avuto voglia. Sempre, quindi. 
Si voltò a guardarla temendo di cogliere sul suo volto tracce di ripensamento, di rimorso per quello che era appena accaduto. Non avrebbe retto.
Kate, invece, sorrideva e non sembrò accorgersi dello sguardo di lui che cercava di cogliere ogni minima sfumatura nelle sue espressioni. Rick attendeva che gli dicesse qualcosa. Era lei che lo aveva baciato, che poi si era allontanata da lui, quindi sarebbe dovuta essere lei anche a parlargli, no?
- Ho incasinato tutto, vero Castle? - Il suo tono era quasi divertito
- Mi piacciono questo tipo di casini Beckett
- Lo possiamo tenere solo per noi?
- Cosa?
- Quello che c’è appena stato. Non voglio dover dare spiegazioni a nessun altro, non voglio dover spiegare cosa non ricordo e cosa sento adesso.
- Quindi senti qualcosa.
- Non bacio qualcuno tanto per fare.
- Prima mi hai chiesto di farlo però.
- Forse non era solo per quello, ma non lo sapevo.
- Resterà solo tra noi. - Le disse serio. Nemmeno lui aveva voglia di dare spiegazioni, anche perchè non avrebbe saputo cosa dire, non sapeva niente nemmeno lui, viveva solo il momento.
- Domani tornano tua madre ed Alexis. - La voce di Kate nascondeva delle note tristi in quell’affermazione. Si sentiva condizionata dalla loro presenza di non poter essere se stessa come era stata negli ultimi giorni con Castle. Rick le si avvicinò, le scostò i capelli dal volto e la fece voltare verso di se.
- Dopo la tua visita di controllo andiamo negli Hamptons, ti va? Abbiamo una casa lì, possiamo stare un po’ da soli, rimanere fino alla visita successiva. Io, te, sole, mare, piscina, relax… Ti piace l’idea? - Aveva capito il disagio di lei e quella proposta era quanto di meglio potesse offrirgli. Avrebbero avuto tutto quello di cui avevano bisogno e non li avrebbe disturbati nessuno.
- Non ti voglio far stare lontano dalla tua famiglia. - si sentiva in colpa per quella richiesta egoista.
- Ehy Kate, sei tu la mia famiglia. Alexis e mia madre capiranno. Ne abbiamo bisogno, io ne ho bisogno. Stare con te, lontano da questo posto per un po’
Le diede un bacio, gli sembrava incredibile averne voglia e poterlo fare. La sorprese, ma era stata lei a rompere quella barriera tra di loro, ora doveva immaginarsi che Castle l’avrebbe preso come un via libera per farlo ancora. Non che le dispiacesse, ma per lei era ancora una cosa inusuale. Doveva combattere perennemente contro la sua razionalità che la frenava, però gli piacevano le sue labbra e gli piaceva essere baciata da lui. 
- Hai un buon sapore Richard Castle, lo sai?
- Sì, lo so. Me lo dici sempre. Allora, ti va di andare negli Hamptons?
- Sì, mi andrebbe molto.
Rick aprì le braccia le la invitò ad avvicinarsi. Lei si accoccolò sul suo petto mentre lui giocava con i suoi capelli cercando di farla rilassare.
Non era tutto normale, però era bello e al momento gli bastava

   
 
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